4 
1. Le biomasse ed il problema dell’energia 
 
L'età della pietra non terminò per mancanza di pietre... 
l'età del petrolio non finirà per mancanza di petrolio. 
Zaki Yamani 
 
Gli scienziati non sono concordi nel definire le cause di quello che viene chiamato "il 
problema dell'energia": le diverse opinioni puntano il dito da un lato verso le attuali fonti di 
energia e, dall'altro, verso l'eccesso di anidride carbonica prodotta. Per stabilire se il problema 
è, dunque, l’energia o l’anidride carbonica, si deve svolgere un percorso di approfondimento sui 
principali aspetti della questione.  
Il contesto energetico globale è caratterizzato dallo sfruttamento quasi esclusivo di 
combustibili fossili (carbone, petrolio, gas naturale) per la produzione di energia. Cosa certa è 
che i giacimenti ad oggi conosciuti sono in quantità limitata e quindi esauribili. Alla fine del 
2000, il consumo mondiale di energia ha raggiunto circa 10.000 milioni di tonnellate equivalenti 
di petrolio (Mtep). I combustibili fossili hanno soddisfatto quasi l’80% di questo consumo: 3.500 
Mtep con il petrolio, 2.350 Mtep con il carbone e 2.100 con il gas naturale
1
. Sulla base di dati 
più recenti, nel 2007 il consumo totale è stato di 11.100 Mtep
2
, in aumento del 2,4% rispetto al 
2006: un trend che peraltro risulta costante dal momento che negli ultimi dieci anni i consumi 
mondiali sono aumentati del 24,6%
3
. 
Analizzando i consumi delle macroaree geografiche del pianeta emerge quanto segue: 
∞ Nord America   25,6% (USA 21,3%) 
∞ Centro e Sud America  5,0% 
∞ Europa ed Eurasia  26,9% (UE 15,7%) 
∞ Medio Oriente   5,2% 
∞ Africa    3,1% 
∞ Asia e Pacifico   34,3% (Cina 16,8%; Giappone 4,7%; India 3,6%) 
Complessivamente il 50,2% di tutta la produzione energetica mondiale è destinata ai 30 
Paesi industrializzati aderenti all’OCSE, il 9,3% è destinato ai Paesi dell’ex blocco sovietico e il 
40,5% al resto del mondo
4
. 
                                            
1
 Menna, P. (2003). L'energia pulita. Bologna, Il Mulino. 
2
 BP (2008). Statistical Review of World Energy 2008. www.bp.com 
3
 ENEL (2008). www.enel.it 
4
 BP (2008). Statistical Review of World Energy 2008. www.bp.com; ENEL (2008). www.enel.it 
 
5 
Analizzando, inoltre, i contributi delle diverse fonti di energia si evince una discordanza su 
alcuni dati forniti a seconda dell’ente interrogato: 
 
 BP + ENEL EDISON 
Petrolio 35,6% 35% 
Carbone 28,6% 25% 
Gas Naturale 23,8% 21% 
Nucleare 5,6% 6% 
Rinnovabile 6,3% 13% 
Tabella 1.1 – Contributi delle diverse fonti di energia alla domanda globale
5
 
 
Il dato relativo al rinnovabile è dovuto quasi esclusivamente alla generazione di energia 
idroelettrica. Proprio quest’ultimo dato varia molto tra diverse fonti: secondo Enerdata, ad 
esempio, il contributo dell’idroelettrico alla domanda energetica mondiale è del 3%. Si tratta di 
una differenza che raggiunge i 10 punti percentuali di un dato complessivo di 11.100 Mtep (pari 
a 1.110 Mtep), ovvero non proprio una quantità trascurabile
6
. 
Una prima questione da affrontare è relativa, quindi, all’evoluzione futura attesa del mix di 
risorse energetiche, tenendo conto che la disponibilità e l’accessibilità di alcune di esse 
diminuiranno, la domanda di energia aumenterà e quindi il costo si adeguerà a queste 
variazioni. 
 
I combustibili fossili sono i maggiori imputati, insieme con il disboscamento intensivo delle 
foreste, del surriscaldamento globale e dell’effetto serra. “Questi combustibili sono composti 
essenzialmente di carbonio che, in seguito al processo di combustione, per ossidazione si 
trasforma in anidride carbonica (biossido di carbonio - CO
2
). Tra i combustibili fossili, il carbone 
è quello a maggior contenuto di carbonio: a parità di energia utile, produce circa il doppio delle 
emissioni del gas naturale. Attualmente, a livello mondiale, più del 75% delle emissioni di 
anidride carbonica provengono dalla combustione delle fonti fossili. Il restante 25% proviene da 
attività di modifica dell’ambiente naturale. La biomassa, per esempio gli alberi, contiene una 
considerevole quantità di carbonio. Gli alberi che bruciano, o che si decompongono, rilasciano in 
atmosfera il carbonio di cui sono composti sotto forma di biossido di carbonio. Gli ecosistemi, 
però, grazie alla propria attività di fotosintesi clorofilliana, sono in grado di assorbire grandi 
                                            
5
 BP (2008). Statistical Review of World Energy 2008. www.bp.com; ENEL (2008). www.enel.it; Quadrino, U. 
(2008). Edison e la sfida del cambiamento climatico: le strategie di un grande player dell'energia. estratto, Politecnico 
di Milano, Milano. Energy & Strategy Group - Politecnico di Milano. www.energystrategy.it 
6
 Enerdata  
 6 
quantità di CO
2
. Quello che realmente conta per l’atmosfera terrestre è la differenza tra anidride 
carbonica rilasciata e anidride carbonica assorbita dagli ecosistemi. L’enorme difficoltà nel 
misurare i flussi netti di carbonio relativi all’attività delle foreste e l’incertezza che ne deriva 
sono alle origini delle diverse posizioni prese dai vari Paesi ed hanno ostacolato il 
raggiungimento di accordi fra le parti per la riduzione delle emissioni”
7
. 
Di seguito è riportato il risultato di uno studio condotto dalla Commissione Europea sulla 
variazione di emissioni di anidride carbonica suddivise per settore energetico per il periodo 
2005-2020. 
 
 
Grafico 1.1 - variazione emissioni di CO
2
 2005-2020 in Europa
8
 
 
Emerge una prospettiva di aumento esponenziale di emissioni di biossido di carbonio, 
contrariamente a quello che dovrebbe essere il trend da intraprendere. 
Le preoccupazioni di carattere ambientale costituiscono uno stimolo importante per una 
domanda crescente di energia “pulita” proveniente, per esempio, da fonti rinnovabili, 
caratterizzate da emissioni molto basse, magari nulle, di anidride carbonica e di altri gas ad 
effetto serra. 
 
Il 2007 è stato l’anno della celebrazione del decennale della stipula del protocollo di Kyoto, 
documento programmatico per l’intervento di riduzione di quegli agenti antropici responsabili 
                                            
7
 Menna, P. (2003). L'energia pulita. Bologna, Il Mulino. 
8
 Commissione Europea (2007). Biofuel Progress Report 
126
77
27
24
19
‐8
‐12
‐20
0
20
40
60
80
100
120
140
Category
1
Totale
Trasporti
Civile
Terziario
Industria
Produzione
elettricità
Settore
energetico
 
7 
dell’alterazione climatica globale dalla seconda rivoluzione industriale sino ad oggi. Firmato l’11 
Dicembre del 1997 a Kyoto (Giappone) in occasione di una conferenza delle Nazioni Unite sui 
cambiamenti climatici, il protocollo prevede una riduzione di almeno il 5,2%, nel periodo 2008 – 
2012, rispetto alle emissioni registrate nel 1990 di 6 gas considerati inquinanti: anidride 
carbonica, metano, protossido d’azoto, fluoroclorocarburi, perfluorocarburi ed esafluoro di zolfo. 
L’Unione Europea ha ratificato il Protocollo di Kyoto il 31 maggio 2002; il protocollo, tuttavia, è 
entrato in vigore solamente il 16 febbraio 2005, dopo la firma da parte della Russia. Vari paesi 
industrializzati non hanno voluto ratificare il protocollo: tra questi spiccano gli Stati Uniti 
d’America e l’Australia. 
L’Unione Europea ha, quindi, analizzato il problema dei cambiamenti climatici 
congiuntamente al problema energetico e, soprattutto, alla dipendenza energetica dagli altri 
continenti. Con l’intento di ridurre gli agenti inquinanti, di ridurre la dipendenza energetica e di 
rallentare il processo di riscaldamento del pianeta, la Commissione Europea ha definito una 
serie di obiettivi sintetizzati con la sigla “20-20-20”: questi obiettivi consistono nel coprire il 20% 
dei consumi finali di energia con produzione da fonti rinnovabili, una riduzione dei consumi 
attraverso l’efficienza energetica del 20% e un taglio del 20% nelle emissioni di anidride 
carbonica rispetto al 1990, il tutto entro il 2020. Il 20% relativo alle fonti rinnovabili è stato poi 
tradotto, per i diversi Paesi dell’Unione, in obiettivi più specifici: per esempio, l’Italia del 2020 
dovrebbe aver raggiunto un livello pari al 17% di produzione di energia da fonti rinnovabili
9
. 
L’amministratore delegato di Edison, Umberto Quadrino, afferma che in Italia gli incentivi 
previsti e i notevoli investimenti delle aziende energetiche stanno andando nella giusta 
direzione, anche se tali impegni si traducono in notevoli costi per il sistema: per raggiungere gli 
obiettivi fissati dalla Commissione Europea sarebbe necessario sviluppare l’intero potenziale 
massimo di fonti rinnovabili stimato per il nostro Paese con un conseguente aumento di circa il 
40% del costo dell’energia per l’utente finale dovuto all’erogazione di 6-9 miliardi di euro 
all’anno per gli incentivi necessari. A questi si dovrebbero aggiungere circa due miliardi di euro 
per realizzare il programma di efficienza energetica (10 Mtep) che porti i risultati auspicati 
dall’Europa. Bisogna tenere bene presente che l’aumento di produzione di energia da fonti 
rinnovabili, abbinato agli interventi di risparmio energetico, riuscirebbe solamente a compensare 
la CO
2
 dovuta all’incremento atteso della domanda di energia: quindi, le emissioni complessive 
non diminuirebbero affatto rispetto ad oggi. Dovendo comunque raggiungere il terzo obiettivo 
                                            
9
 Quadrino, U. (2008). Edison e la sfida del cambiamento climatico: le strategie di un grande player 
dell'energia. estratto, Politecnico di Milano, Milano. Energy & Strategy Group - Politecnico di Milano. 
www.energystrategy.it 
 8 
della terna “20-20-20”, vale a dire la riduzione della CO
2
 complessiva, bisognerà incidere 
sull’attuale mix produttivo di energia
10
. 
 
Emerge, dunque, un quadro complesso ed incerto, con un equilibrio alquanto instabile. I 
combustibili fossili vengono considerati da un lato una risorsa critica del sistema energetico 
globale e dall’altro i responsabili dell’inquinamento dell’aria che respiriamo e dell’effetto serra. 
Le energie rinnovabili si presentano come una grande opportunità da poter sfruttare, ma non 
tutti sono d'accordo. 
 
1.1   Energia da biomasse 
Il termine “biomassa” abbraccia un numero estremamente ampio e assai eterogeneo di 
materiali di natura organica, di origine vegetale o animale (da cui il prefisso bio). In forma 
generale, si può dire che è biomassa ciò che ha origine organica, con esclusione delle plastiche 
di origine petrolchimica e dei combustibili fossili, ed è in grado di essere utilizzato per produrre 
energia. La produzione di energia può avvenire in modo diretto, mediante la combustione, o 
indiretto, mediante, ad esempio, la fermentazione o la gassificazione. Alcuni esempi di biomassa 
sono: 
∞ residui della lavorazione di prodotti agricoli e forestali, 
∞ apposite coltivazioni agricole a fini energetici (come girasole, colza, soia), 
∞ residui dell’industria agro-alimentare, 
∞ residui dell’industria del legno, 
∞ deiezioni animali, 
∞ alghe e colture acquatiche, 
∞ la frazione organica dei rifiuti solidi urbani (forsu). 
 
Negli anni recenti le biomasse ad uso energetico hanno incontrato un crescente favore 
quale fonte di energia rinnovabile. Il termine “rinnovabile” è qui giustificato in quanto il 
carbonio che viene emesso con la combustione sotto forma di biossido di carbonio è stato 
precedentemente rimosso dall’aria durante la crescita delle piante. Ciò si deve al processo di 
fotosintesi clorofilliana che è alla base dello sviluppo degli organismi vegetali. Si stima che ogni 
anno vengano fissate circa 210
11 
tonnellate di carbonio all’anno, con un contenuto energetico 
equivalente a 70 Mtep, circa 7 volte il fabbisogno energetico mondiale
11
. 
                                            
10
 Ibid. 
11
 Bartolazzi, A. (2006). Le energie rinnovabili. Milano, Hoepli. 
 
9 
Nonostante la voce “biomassa” sia stata inserita nell’Enciclopedia Italiana tra il 1979 e il 
1992, l’utilizzazione della stessa a fini energetici non può essere considerata una fonte nuova, 
essendo noti da tempo biocombustibili e biocarburanti, ma nuovi possono essere i metodi ed i 
processi per ricavarla
12
. In tutto il pianeta la biomassa è largamente distribuita e disponibile, 
sotto varie forme, per essere eventualmente utilizzata a fini energetici. In tal senso, le biomasse 
possono essere sia sfruttate direttamente come combustibili sia trasformate in altre sostanze 
(solide, liquide o gassose) per essere utilizzate più facilmente negli impianti di conversione 
oppure per essere trasportate o stoccate in maniera più economica e meno difficoltosa dal 
punto di vista tecnico. 
Le biomasse hanno una modesta densità energetica se paragonata a quella dei combustibili 
tradizionali. Infatti il potere calorifico, riferito alla sostanza secca, è in genere compreso tra 
16.500 e 18.500 [kJ/kg] contro circa 41.500 [kJ/kg] del petrolio e 50.000 [kJ/kg] del gas 
naturale; non bisogna trascurare che molto spesso il tenore di umidità delle biomasse è assai 
elevato (dal 30% al 50% in peso), per cui in alcuni processi di conversione della materia sono 
necessari opportuni pretrattamenti come essiccazione e densificazione per poterne sfruttare al 
meglio le qualità energetiche
13
. 
 
Biomassa 
Potere calorifico 
[kJ/kg] 
Biomassa 
Potere calorifico 
[kJ/kg] 
Bagassa 18.828 Sorgo 17.573 
Panicum virgatum 18.410 Eucalipto 17.364 
Corteccia 18.200 Scarti del legno 17.154 
Stocchi di girasole 17.991 Paglia 17.154 
Robinia 17.991 Lolla 15.062 
Pioppo 17.573 Rifiuti solidi urbani 10.460 
Salice 17.573   
Tabella 1.2 – Potere calorifico delle biomasse riferito alla sostanza secca
14
 
 
Se i sistemi di combustione sono efficienti, le emissioni di composti inquinanti possono 
essere tenute sotto controllo e, di conseguenza, questo tipo di energia può essere considerata 
‘pulita’. Non a caso, infatti, gli impianti di grandi dimensioni, che bruciano biomassa, 
dispongono di sofisticati sistemi di abbattimento dei fumi. 
                                            
12
 AA.VV. (1979-1992). Biomassa. Enciclopedia Italiana di Giovanni Treccani. Roma. Appendice V: 381 
13
 Bartolazzi, A. (2006). Le energie rinnovabili. Milano, Hoepli. 
14
 Ibid. 
 10 
Tra le energie rinnovabili, le biomasse sono le uniche che necessitano dell'organizzazione 
della produzione della materia prima, del raccolto, del trasporto e dell’utilizzo. La produzione, ad 
oggi, rappresenta spesso il collo di bottiglia della filiera e la materia prima rappresenta la risorsa 
critica di tutto il sistema. Le più recenti testimonianze in Italia e in Europa hanno evidenziato 
che le centrali di produzione di grandi dimensioni devono fare ricorso a materiali di 
importazione, anche extraeuropea, per poter operare. Attualmente l’ipotesi di soddisfare le 
esigenze di un grande impianto con un solo bacino di approvvigionamento locale appare 
aleatoria. Lo sviluppo di un impiego diffuso di impianti a biomasse di piccola e media taglia può 
ragionevolmente contare sulla disponibilità locale di materiali vegetali diversi, come i residui di 
differenti attività e le produzioni energetiche dedicate. 
 
1.2   Tipologie di biomasse 
Residui agro-forestali: 
residui delle coltivazioni agricole: paglie, stocchi e cartocci del mais, ecc. Le paglie trovano 
in genere sbocchi diversi, più remunerativi rispetto a quello energetico. L’impiego delle paglie 
nella produzione di energia presenta problemi tecnici in fase di combustione. Possono essere 
utilizzate, invece, i residui delle potature delle viti e dei fruttiferi. 
Materiale Produzione Potere calorifico [kJ/kg] 
Paglia Cereali 
Riso 
16.527 
15.816 
Potatura vigneti Vite 17.991 
Fruttiferi Colture fruttifere 18.518 
Tabella 1.3 – Biomasse da residui agro-forestali
15
 
 
Residui derivanti da potature e manutenzione del verde urbano: 
questi sono i materiali che spesso sono destinati ad impianti di compostaggio e nel quale 
va verificata la presenza di inquinanti. 
                                            
15
 AA.VV. (2008). Le agroenergie. Milano. 
 
11 
 
Materiale Potere calorifico [kJ/kg] 
Potature stradali di conifere 17.573 
Potatura stradali di latifoglie 17.154 
Foglie secche 18.146 
Erba fresca 2.406 
Tabella 1.4 – Biomasse da potature urbane
16
 
 
Residui della lavorazione di produzioni agricole: 
si tratta di materiali residui del settore agro-industriale, come gusci e noccioli della frutta, 
sanse, vinacce, ecc. 
Materiale Potere calorifico [kJ/kg] 
Vinacce 12.552 
Sansa di olive 26.359 
Gusci di pinoli 18.828 
Gusci di nocciole 18.828 
Tabella 1.5 – Biomasse residue agro-industriale
17
 
 
Residui della lavorazione del legno: 
materiali rigorosamente non trattati (impregnanti, vernici, o altri prodotti tossici) derivanti 
dalla lavorazione del legno, come cortecce, sfridi, segatura, trucioli. 
Materiale Potere calorifico [kJ/kg] 
Scarti lavorazione legno 17.154 
Tabella 1.6 – Biomasse residue lavorazione legno
18
 
 
Colture agricole legnose dedicate: 
le biomasse prodotte sono in genere trasformate in cippato o pellet, oppure utilizzate 
semplicemente sotto forma di legna. 
                                            
16
 Ibid. 
17
 Ibid. 
18
 Ibid.