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pubblici e privati, si assiste ad una volontà da parte di tutti gli operatori interessati di cambiare
“rotta”.
Con questo lavoro si vuole mostrare quali sono le reali opportunità attuali per la crescita ed il
finanziamento delle PMI. In particolare ci si e’ focalizzati sulle opzioni offerte da specifici
comparti del mercato borsistico.
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CAPITOLO PRIMO
I CANALI DI FINANZIAMENTO A DISPOSIZIONE DELLE
IMPRESE
Le imprese possono approvvigionarsi di mezzi finanziari sul mercato dei capitali in vari modi.
Tali alternative possono essere sintetizzate in due categorie:
ξ Finanziamenti con capitale di debito, vale a dire prestiti bancari ed emissioni
obbligazionarie;
ξ Finanziamenti con capitale di rischio, in pratica emissioni azionarie.
A supporto delle imprese troviamo diverse tipologie di intermediari in grado di soddisfare le
esigenze dell’impresa cliente operando da trait-d’union tra le imprese stesse ed i mercati
finanziari.
1.1. Finanziamento con capitale di debito
Il finanziamento tramite indebitamento è solitamente scelto dalle imprese per coprire esigenze
che, pur essendo talvolta di lungo termine, sono però limitate nel tempo.
In questo modo è possibile finanziare qualsiasi progetto d’investimento e trattenerne i frutti
almeno dal momento in cui il debito appositamente contratto risulta interamente ripagato. Se lo
stesso progetto fosse finanziato, ad esempio, con un allargamento della compagine proprietaria,
i promotori del progetto dovrebbero condividere gli utili futuri (anche quelli derivanti da altri
investimenti) con i nuovi soci rischiando di mettere in discussione anche lo stesso controllo
dell’impresa.
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1.1.1. Finanziamenti bancari a breve termine
Il finanziatore principale è rappresentato dal sistema bancario, in grado di soddisfare le richieste
di liquidità sia a breve, sia a lungo termine attraverso soluzioni “tradizionali” e soluzioni più
innovative.
Nella prima categoria rientrano buona parte delle operazioni attuate dalle aziende di credito per
impiegare la propria liquidità.
Qualsiasi operazione che comporti l’erogazione di un prestito da parte di un istituto di credito è
preceduta dalla concessione di un fido al cliente richiedente.
Il fido è la somma massima che la banca è disposta ad erogare ed è stabilita, solo previa attenta
valutazione di requisiti economico-finanziari e morali dei clienti. Tali valutazioni, che rientrano
nella cosiddetta istruttoria mirano ad accertare:
ξ Le performance reddituali e finanziarie in altre parole gli utili ed il cash flow, degli
ultimi tre esercizi: l’eventuale presenza di perdite o utili persistemente bassi può essere
causa di mancata concessione del fido;
ξ Le prospettive future di crescita dell’impresa e il loro impatto sul bilancio;
ξ Le prospettive future dei mercati in cui opera l’impresa;
ξ I requisiti di onorabilità dei titolari ed amministratori dell’impresa cliente;
ξ La presenza di garanzie personali dei soci (fideiussioni, ipoteche su immobili, pegni su
beni mobili).
Al termine di tale procedura l’ufficio fidi della banca delibera in merito alla concessione del
prestito, alla sua durata, al suo ammontare e forme tecniche di utilizzo.
Il sistema bancario risponde alla necessità di finanziare il capitale circolante fornendo prestiti a
breve termine riconducibili ad una pluralità di soluzioni contrattuali.
La forma tecnica di più largo utilizzo è rappresentata dall’apertura di credito in conto corrente.
Si tratta della possibilità di utilizzare il conto corrente bancario anche con saldi passivi a tempo
determinato o più comunemente a tempo indeterminato.
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Il correntista dispone così di uno strumento di finanziamento veramente flessibile: quando i
flussi di cassa in uscita in uscita prevalgono su quelli in entrata esso utilizza il fido che gli è
stato concesso ma, quando succede il contrario può istantaneamente rientrare rendendo
nuovamente utilizzabili una parte del fido.
I costi dell’apertura di credito sono rappresentati dagli interessi passivi (rilevati sui saldi passivi
del conto corrente), dalla commissione di massimo scoperto ed altri oneri bancari.
Questa soluzione appare particolarmente indicata per quelle imprese caratterizzate da fabbisogni
di cassa a breve termine, poco prevedibili ed intermittenti, poiché rende possibile l’utilizzo del
fido solamente nei momenti in cui è necessario con conseguente risparmio sugli oneri finanziari.
L’apertura di credito a tempo indeterminato è revocata solo in casi gravi e comporta l’obbligo di
rientro entro quindici giorni.
Altre forme tecniche di largo utilizzo sono quelle che consentono di smobilizzare cambiali
attive e crediti verso clienti, quali lo sconto di effetti, gli anticipi su fatture e su RI.BA. e le
anticipazioni salvo buon fine ed il factoring.
Con lo sconto cambiario è possibile cedere alla banca uno o più effetti ricevendo in cambio il
loro valore nominale decurtato di oneri bancari e di interessi passivi.
Questi ultimi sono calcolati sulla base dei giorni di anticipo rispetto alla scadenza naturale
dell’effetto maggiorati di alcuni “giorni banca”. Affinché un effetto possa essere scontato deve
soddisfare determinati requisiti: natura commerciale, scadenza a breve ma non troppo
ravvicinata (generalmente da due mesi a un anno), non deve contenere clausole che limitino le
azioni cambiarie (“senza spese”, “senza protesto”).
Questa operazione avviene pro-solvendo in quanto il rischio di mancato pagamento rimane a
carico del cliente cui sarebbe addebitato l’importo nominale dell’effetto protestato più le relative
spese di protesto.
Attualmente le banche scontano anche le ricevute bancarie poiché tali strumenti hanno
gradualmente ridotto l’impiego delle cambiali.
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Le RI.BA. sono quietanze di pagamento che non rappresentano titoli di credito. Sono emesse
dal venditore alla fatturazione della merce con scadenza predefinita e consegnate alla banca
d’appoggio.
Quest’ultima può, su richiesta del cliente-venditore, anticipargli l’importo delle stesse salvo
buon fine.
Tale meccanismo viene anche attuato nella forma tecnica dell’anticipo su fatture.
Entrambe le forme di finanziamento possono avvenire:
ξ Con accredito diretto in conto corrente;
ξ Con accredito su un conto transitorio e fruttifero e successivo storno sul conto
corrente.
Nel primo caso il costo dell’operazione è rappresentato da oneri bancari ed interessi passivi
calcolati sugli scoperti che si formano sul c/c per effetto di anche di perdite di valute applicate
dalla banca. Il cliente pagherà gli interessi solo sull’effettivo utilizzo del fido, mentre la scelta
della seconda opzione comporta un costo maggiore a causa dell’utilizzo del conto transitorio
fruttifero il cui saldo negativo è dato dall’intero ammontare degli anticipi concessi.
La banca, in sede di concessione del fido stabilisce anche l’importo del cosiddetto castelletto
salvo buon fine cioè la somma massima finanziabile con queste forme tecniche
1
.
Una forma di finanziamento a breve termine attuata dalle banche a fronte di pegni è
rappresentata dalle anticipazioni su pegno su merci o su titoli.
Tale soluzione prevede l’erogazione di una somma predefinita pari al valore delle merci o dei
titoli decurtato di un consistente scarto percentuale.
L’ammontare dello scarto è solitamente, più elevato sulle merci a causa della maggiore
difficoltà nella loro conservazione. Se, invece, si utilizzano i titoli come garanzia, lo scarto è più
contenuto sui titoli meno rischiosi e più facilmente liquidabili (ad esempio, lo scarto sui BOT
sarà più basso di quello calcolato su azioni).
1
Fabrizi P.L., Forestieri G., Mottura P., Gli strumenti Finanziari, ed. E.G.E.A., Milano, 1997, pagg. 31-47.
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Il costo dell’operazione è rappresentato da interessi passivi e spese di perizia.
I titoli possono essere utilizzati dall’impresa anche per ottenere un’altra forma di finanziamento
a breve termine: il riporto finanziario. Si tratta del contratto mediante il quale il riportatore
trasferisce in proprietà dei titoli al riportato (ad es.: banca) pattuendo il prezzo di vendita ed il
prezzo di riacquisto futuro.
In questo modo l’impresa riportatrice può ottenere un finanziamento privandosi solo
temporaneamente dei titoli, il riportatore, invece, può lucrare sulla differenza tra i due prezzi (i
titoli sono riacquistati ad un prezzo maggiore), o rispetto al prezzo di mercato del titolo al
termine del contratto. Tale operazione è meno onerosa per l’impresa se eseguita su titoli con
vasto mercato
2
.
1.1.2. Finanziamenti a medio-lungo termine
Il principale strumento di finanziamento offerto dalle banche alle imprese con necessità di
reperire capitali per realizzare investimenti a lungo termine quali, la stessa costituzione
dell’impresa, il suo ampliamento o, qualsiasi progetto che preveda la realizzazione di nuovi siti
produttivi, e’ costituito dal mutuo.
Con questa tipologia contrattuale la banca mutuante presta una somma di denaro, di solito
consistente, per un periodo non inferiore a cinque anni con una garanzia ipotecaria su immobili,
all’impresa mutuataria. Essa restituirà l’importo preso a prestito più gli interessi passivi secondo
un piano di ammortamento prestabilito.
La banca propone una pluralità di varianti sulle varie clausole, che possono essere così
riepilogate:
ξ Tasso di interesse può essere fisso per tutta la durata del prestito oppure
variabile, cioè indicizzato al tasso d’inflazione, al tasso euribor o ad altri indici;
2
R.Ruozi, (a cura di), Le operazioni bancarie, ed. E.G.E.A., Milano, 1993
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ξ Rate possono essere costanti (con quota interessi decrescente e quota capitale
crescente), come previsto dal piano di ammortamento francese, decrescenti
(quota capitale costante, quota interessi decrescenti), come previsto dal piano di
ammortamento italiano, oppure crescenti;
ξ Valuta può essere l’euro o una valuta estera: la seconda opzione e’ però meno
utilizzata.
La maggior parte delle piccole medie imprese italiane ricorre, almeno in fase di costituzione al
mutuo bancario, dando in garanzia immobili di proprietà dei soci.
Gli imprenditori agricoli e gli artigiani che debbano sostenere elevate spese per costruire,
ampliare, ammodernare laboratori o acquistare macchinari ed attrezzi possono ottenere i
finanziamenti a medio-lungo termine nella forma della sovvenzione cambiaria.
E’ un prestito di durata fino a dieci anni ed importo non superiore al 70% del programma
d’investimento il cui piano di rimborso e’ costituito da rate semestrali e posticipate. Il cliente o i
suoi garanti rilasciano un numero di pagherò diretti pari al numero delle rate da rimborsare con
le relative scadenze.
Tra gli altri finanziamenti bancari a medio lungo termine possiamo anche annoverare:
ξ I prestiti sindacati;
ξ I finanziamenti stand-by
ξ I finanziamenti evergreen
I prestiti sindacati sono erogati da pool di banche per finanziare grandi progetti riguardanti
infrastrutture (complessi fieristici, aeroportuali, ferroviari o altre opere pubbliche) il sostegno da
parte di un solo istituto di credito non sarebbe possibile.
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Con questa soluzione il rischio dell’operazione viene, infatti, suddiviso tra le banche aderenti ed
una di loro, di solito quella con più elevato standing, assume il ruolo di capofila, mentre le altre
hanno, in alcuni patti di sindacato, la facoltà di recedere dallo stesso.
Normalmente questo tipo di affidamenti non sono protetti da garanzie reali ma solo da
fideiussioni, quali lettere di patronage rilasciate dalle case madri estere di imprese italiane.
Questi prestiti sindacati, inoltre, possono presentare eterogeneità anche sul piano delle scadenze
e delle forme tecniche di utilizzo giacché il fido può essere suddiviso in una quota a breve e ad
una quota a medio lungo termine per meglio rispondere alle complesse esigenze finanziarie
legate alla realizzazione d’infrastrutture.
Un prestito a lungo termine può avvenire anche nella forma tecnica di apertura di credito (stand-
by). Si tratta di una linea di credito concessa in pool che il cliente può utilizzare
discrezionalmente in una o più soluzioni con preavviso alla banca secondo durate
predeterminate contrattualmente.
Il cliente affidato deve però impegnarsi a non utilizzare il fido in periodi prestabiliti degli anni
solari successivi a quello di stipulazione del contratto. Costui può rientrare dai vari utilizzi
dando un profilo oscillante alla sua esposizione evitando che la stessa rimanga fissa su livelli
prossimi all’importo massimo per troppo tempo.
Il cliente può recedere dal contratto in qualsiasi momento con preavviso rimborsando il tutto.
Deve inoltre pagare una commissione di credito di solito bassa, sull’importo inutilizzato del
fido.
I prestiti evergreen sono anch’essi erogati da pool di banche ma senza fissare una scadenza
contrattuale prevedendo unicamente una facoltà di recesso con preavviso per le banche (da sei a
quindici mesi).
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Il fido viene utilizzato trimestralmente per importi costanti, mentre l’ammontare globale del fido
non e’ rigidamente definito, in quanto ciascuna banca può autonomamente recedere in
qualunque momento
3
.
1.1.3 Finanziamenti parabancari
Questa categoria riguarda finanziamenti introdotti nella pratica commerciale solo a partire dagli
anni ‘80 in Italia: si tratta del leasing e del factoring.
Il leasing e’ il contratto mediante il quale una società di leasing (di solito emanazione di un
gruppo bancario) cede un bene strumentale in locazione finanziaria all’impresa utilizzatrice,
fatto da essa appositamente costruire dal produttore.
Ci sono due tipi di leasing:
ξ Leasing operativo, il locatore e’ anche il produttore
ξ Leasing finanziario, quando il locatore e’ la società di leasing ma il produttore e’
un’altra impresa.
La prima soluzione e’ di solito preferita per i beni più standardizzati quali gli immobili e gli
automezzi, mentre l’altra e’ più adatta per beni strumentali più specifici ad alto contenuto
tecnologico, da realizzare su ordinazione.
Il contratto di leasing prevede che il locatario (l’impresa utilizzatrice) paghi un maxi canone
iniziale e dei canoni periodici (di solito mensili) soggetti ad IVA. Al termine del contratto
l’utilizzatore può riscattare il bene diventandone proprietario pagando un prezzo di riscatto
sensibilmente inferiore al valore di mercato del bene, oppure può restituire il bene stesso alla
società di leasing.
Nella prassi finanziaria il leasing e’ diventato una valida possibilità all’acquisto con mutuo
poiché entrambe le soluzioni consentono di diluire nel tempo un esborso finanziario solitamente
di elevato ammontare.
3
Ruozi R., Le operazioni bancarie, Ed. E.G.E.A. Milano, 1989, p.170-195.
15
E’ opportuno ricordare che con il leasing il passaggio di proprietà del bene si ha solitamente
dopo il suo riscatto, quindi, qualora il bene, al termine del contratto non sia più adatto alle
mutate esigenze dell’utilizzatore e del mercato (perché obsoleto o troppo specifico) può essere
semplicemente restituito senza dar luogo a minsusvalenze.
I canoni pagati, comprensivi di IVA sono in ogni modo deducibili fiscalmente, mentre la
deducibilità dei beni strumentali acquistati in proprietà e’ limitata alle quote di ammortamento.
Attualmente il leasing e’ molto sviluppato in tutti i comparti dell’industria e rappresenta una
delle più valide risposte date dal sistema finanziario alle imprese che desiderano investire in
immobilizzazioni tecniche.
Il factoring e’ una forma di finanziamento parabancario a breve termine che si basa sullo
smobilizzo dei crediti commerciali.
Con il contratto di factoring un’impresa cede in parte o, più comunemente in tutto, i suoi crediti
commerciali ad un factor ricevendo in cambio un ammontare di denaro pari al valore nominale
dei crediti decurtato di uno scarto e di rimborsi spese e commissioni varie.
Il factoring, di solito gestito da società di emanazione bancaria ha in realtà due componenti:
ξ Una componente finanziaria costituita dall’anticipazione del valore attuale dei
crediti commerciali al cedente. La cessione può essere pro-solvendo o pro-
soluto: nel secondo caso tutti i rischi di mancato pagamento si trasferiscono in
capo al factor ed e’ perciò più costoso.
ξ Una componente di servizi costituita da tutte quelle operazioni tipicamente
amministrative di cui il cedente non dovrà più occuparsene: quali la gestione
contabile dei crediti, la raccolta sulle informazioni dei debitori e l'attività di
riscossione recupero crediti. In tale ottica l’impresa cedente, grazie al factoring,
potrebbe conseguire risparmi di costi nell’ambito della funzione amministrativa
(attraverso, ad esempio, la riduzione del personale).