possibilità di reperirlo; per altro la produzione degli ultimi anni è stata veramente
molto abbondante ma non sempre di qualità. Il problema diventa ora la necessaria
selezione da operare a monte (ossia senza poterlo visionare tutto).
Dare conto dei problemi richiamati dalla mediazione culturale, dei dubbi e delle
potenzialità che la figura del mediatore culturale esprime all’interno della nostra
società è quanto mi prefiggo in questa ricerca presentando, fin da subito, la
rilevanza del dibattito odierno sulla mediazione culturale oggi in Italia ed alcuni
problemi riguardanti la figura del mediatore culturale (capitolo primo).
Il secondo capitolo vuole allargare gli orizzonti ed offrire un solido fondamento
al discorso sull’integrazione. Affrontare temi quali l’identità e la sua formazione, i
meccanismi attraverso i quali si creano e si modificano nel tempo cultura e
tradizione, l’impatto della globalizzazione sulle società e sugli “io” occidentali,
significa richiamarsi ad un quadro teorico di ampio respiro, operazione necessaria
per andare alla ricerca di soluzioni soddisfacenti ai problemi presentati dalla prassi
della mediazione culturale.
In Italia, le questioni riguardanti l’integrazione e la mediazione sono all’ordine
del giorno da quando il fenomeno dell’immigrazione ha assunto proporzioni di
rilievo. Si è rapidamente passati, dalla percezione dell’ondata migratoria come
emergenza assoluta e temporanea, a considerare gli stranieri residenti in Italia
come una componente stabile ed importante da un punto di vista demografico,
economico e civile della società italiana. Affrontare i problemi della convivenza e
dell’integrazione tra diversi da questo nuovo punto di vista, comporta riflettere
seriamente sull’accesso ai diritti (umani, sociali e civili) inteso come pari
opportunità per tutti. Si tratta di temi complessi che chiamano in causa la barriera
imposta dalla cittadinanza come nuovo limes di esclusione, all’interno di un mondo
in cui la globalizzazione si presenta come discriminante nei confronti dei diritti
delle famiglie e degli individui (capitolo terzo).
Una società che si scopre pluriculturale può pensare che la presenza di diversità
possa essere in se stessa fonte di arricchimento ed illudersi che non sia necessario
4
nessun intervento di governo della situazione (multiculturalismo). Anche questo è
uno dei possibili modelli di integrazione e si accosta a quelli che vedono gli
stranieri come risorsa solo economica (segregazionismo), oppure che propongono
agli immigrati una strada veloce verso gli stessi diritti dei nativi a prezzo
dell’assimilazione. Mediare tra culture e tra diritti è sicuramente più difficile ed a
volte meno popolare, ma è anche l’unica strada verso una società interculturale,
nella quale a nessuno è chiesto di perdere la propria identità e dove la diversità,
non è semplicemente tollerata, ma considerata opportunità e ricchezza per gli
individui e per la collettività.
È qui che si inserisce la riflessione sul mediatore culturale. All’esperto in
comunicazione linguistica tra due lingue e culture, si affianca colui che possiede le
competenze necessarie per favorire una reale integrazione attraverso
l’accompagnamento nella società di accoglienza dell’immigrato, aiutandolo a
conoscere ed osservare i propri doveri, ma anche ad esercitare i propri diritti e ad
accedere ai servizi sociali in un’ottica di pari opportunità. L’opera del mediatore
sarà anche quella di rendere più usufruibili i servizi, favorendo il loro rimodellarsi
a partire dalle peculiarità culturali dell’immigrato. Ponte tra differenti culture è la
formula sintetica coniata per descrivere questo ruolo.
Il contributo principale del presente lavoro è costituito dal portare in primo
piano un altro possibile profilo del mediatore culturale, rimasto piuttosto in ombra
nel dibattito pubblico e che appare di fondamentale importanza, in vista di una
integrazione autentica e recepita positivamente da tutti i membri di una società. Si
tratta di un mediatore culturale capace di inserirsi nel ciclo progettuale, che è
fondamento di ogni società moderna e democratica. Suo compito sarà quello di
intervenire, ai vari livelli dell’organizzazione sociale, attraverso progetti di
integrazione capaci di indirizzare azioni e risorse, affinché l’idea di società
interculturale diventi realtà.
5
Il quarto capitolo è completato da uno sguardo di insieme sulle risorse, le
prospettive ed i problemi riguardanti la formazione dei mediatori culturali e le
leggi italiane.
Tra i vari saperi importanti all’interno del bagaglio conoscitivo del mediatore
culturale ideatore di progetti di integrazione, un ruolo rilevante può essere
ricoperto dalla conoscenza della religione, dei suoi meccanismi sociali ed identitari
e delle sue modalità concrete di presentarsi nella storia degli uomini e dei popoli
(le singole religioni). Le religioni si presentano infatti spesso come elemento di
criticità nel confronto e nel dialogo tra diversità. La conoscenza delle opportunità
di incontro offerte dalle differenti tradizioni religiose è necessaria per disegnare
altri scenari rispetto allo scontro fra civiltà ipotizzato da alcuni.
È questa la linea su cui si muove l’interessante proposta del corso di Laurea
Specialistica in Antropologia ed Epistemologia delle Religioni promosso
dall’Università “Carlo Bo” di Urbino. Ad una sua presentazione critica è dedicato
il quinto capitolo della ricerca.
Nota: Durante la lettura si potrà incontrare l’utilizzo dell’impersonale, ma anche
quello della prima persona singolare o plurale. L’impersonale si richiama a volte
ad un’oggettività (reale o presunta) ed a volte alla genericità. L’io vuole invece
sottolineare la responsabilità personale di chi scrive, il noi la speranza di vedere il
lettore coinvolto in un cammino pecorso, o da percorrere, insieme.
6
1. Il mediatore culturale in Italia: breve
storia di un nuovo soggetto sociale
1.1 Il dibattito pubblico contemporaneo
Il 28 aprile 2005, utilizzando il motore di ricerca della rete internet “Google”
(nella versione italiana) ho cercato “mediatore culturale” ed ottenuto 52.100
risposte! Una ricerca piuttosto empirica e che chiunque può svolgere con pochi clic
del mouse, ma che credo renda l’idea del rilievo che va assumendo questa nuova
figura sociale. Fino ad ora il ritmo di crescita delle citazioni mantiene ritmi
impressionanti, basti pensare che il 4 aprile 2005 la stessa ricerca aveva
evidenziato 50.600 siti ed il 10 ottobre del 2004 appena 19.000!
Oggi dunque il mediatore culturale si impone al dibattito pubblico italiano: le
citazioni internet infatti riflettono quello che succede nella società in quanto
riprendono quanto scritto in altri media, convegni, pubblicazioni, dibattiti, corsi di
formazione, aggiornamenti…
Figura pressoché sconosciuta fino a metà degli anni '80, in questi ultimi 20 anni
il mediatore culturale ha dunque saputo acquisire uno spazio di assoluto rilievo
all’interno del dibattito italiano. Purtroppo però dietro al termine non c’è
l’univocità di una figura con ruolo, profilo e formazione ben definiti, ma una
pluralità di immagini, tra le quali è spesso piuttosto arduo orientarsi e distinguere.
Gli stessi termini sono utilizzati spesso in maniera confusa: mediatore culturale e
mediatore interculturale per alcuni indicano la stessa figura, mentre per altri vanno
a delineare profili diversi.
1
In uno dei saggi più recenti, ampli e documentati sulla
1
Per Duccio Demetrio, ad esempio, mediatore culturale è chi appartiene a una data cultura nazionale o locale e di
essa, in quanto rappresentante di diritto e per nascita, si rende divulgatore e animatore; mentre mediatore
interculturale è chi fa in modo di tradurre i valori dell’interculturalismo indipendentemente dalle sue radici. La
distizione tra i due profili è netta ed è approfondita in: Demetrio D., Agenda interculturale, Roma, Meltemi, 1997,
7
mediazione culturale Anna Belpiede sostiene che, solo facendo riferimento ad
istituzioni pubbliche (e dunque a quanto di più ufficiale esiste al momento), le
seguenti espressioni sono utilizzate come sinonimi: mediatore culturale, mediatore
interculturale, mediatore linguistico culturale, operatore di madre lingua, interprete
linguistico culturale.
2
Proprio per questi motivi risulterà particolarmente utile uno sguardo alla genesi
dell’affacciarsi in Italia del termine mediatore culturale ed all’evolversi delle
problematiche riguardanti la mediazione ed il mediatore culturale in particolare.
1.2 La nascita del mediatore culturale in Italia
La figura del mediatore comincia ad emergere negli anni '80, legata al tema
dell’immigrazione ed al problema della comunicazione, e dunque in quegli ambiti
dove la difficoltà a comprendersi rendeva complicata o impossibile l’espletazione
dei servizi stessi ed in particolare: il sistema dell’istruzione, il sistema giudiziario
(istituti di pena e tribunali), il sistema sanitario.
3
In particolare è nella scuola che il
dibattito ha preso maggiormente corpo.
Il profilo del mediatore culturale che emerge nella prima fase della sua
affermazione è quello del traduttore, dell’interprete linguistico, ossia di colui che
mette in comunicazione due lingue diverse, oggi ci si riferisce a questo ruolo
utilizzando spesso la dicitura mediatore linguistico, ed alcuni interpretano il ruolo
di mediatore culturale ancora principalmente così.
Con la sensibilità maturata oggi, diventa difficile anche solo rendere a parole
questo concetto di limitazione della funzione del mediatore al solo livello di aiuto
linguistico, in quanto gli stessi termini di interprete e mediatore linguistico
evocano contesti molto più ampi. La traduzione non può mai limitarsi a singole
pag. 78. Tale linea di differenziazione dei profili è però decisamente minoritaria e non verrà dunque presa in
considerazione in questa ricerca.
2
Belpiede A. (a cura di), Mediazione culturale. Esperienze e percorsi formativi, UTET, Torino, 2002, pag. 21.
3
Cfr. Pisapia G., Prassi e teoria della mediazione, Cedam, Padova, 2000.
8
parole in quanto ogni oggetto-concetto è inserito in un orizzonte culturale più vasto
che ne regola non solo l’uso, ma anche quello che potremmo definire un sentire
comune a proposito dello stesso oggetto-concetto.
Si può dunque parlare di come agli inizi si prospetti una figura debole di
mediazione, un vero e proprio interpretariato che prevede la traduzione
possibilmente simultanea e letterale; questa visione tende ad affermarsi soprattutto
nell’ambito giudiziale e sanitario. Un ruolo differente e più attivo del mediatore
viene considerato come ingerenza, come aggiunta inutile alla comunicazione, un
elemento superfluo che complica inutilmente il processo comunicativo e che rende
pertanto più difficile la comprensione.
È soprattutto in ambito scolastico che ci si accorge dei limiti di questa
prospettiva. Certamente, in particolare nelle prime fasi di inserimento, il ruolo
dell’interprete è decisamente utile, ma i problemi non terminano con l’acquisizione
della lingua italiana di base che permette in qualche modo di parlarsi, anzi neanche
un discreto possesso della lingua risulta sufficiente ad una comprensione reale, a
quell’inserimento ed a quella socializzazione culturale cui ogni grado di scuola
mira.
Non è sufficiente tradurre parole quando i riferimenti culturali sono diversi. Di
qui la necessità di mettere in contatto due mondi distinti nel tentativo di
comprendersi realmente. Il mediatore comincia quindi ad assumere una funzione
più attiva (appunto di mediazione): è chiamato a comprendere quali idee,
sensazioni, sentimenti le due parti intendono comunicarsi ed a tra-durle
4
nell’altra
cultura con parole, immagini, similitudini (e didascalie) adatte.
Questo discorso vale sia per il lavoro con gli alunni, sia per quello con le
famiglie che si rivela spesso ben più arduo, soprattutto quando le problematiche
suggeriscono di monitorare una situazione, oppure di intervenire in varie maniere
per supportare il lavoro scolastico. Si tratta infatti non solo di descrivere le
difficoltà del ragazzo, ma di aiutare le famiglie a comprendere la problematicità
4
Letteralmente dal latino traduco: condurre al di là, fare passare, trasferire, trasportare oltre. Da: Castiglioni L.,
Mariotti S., Vocabolario della lingua latina, Loescher, Torino, 1966.
9
della situazione e ad attivarsi per una sua evoluzione positiva (o almeno a
permettere ad altri operatori sul territorio di tentare aiuti specifici).
La caratteristica, tutta italiana, di una immigrazione di piccole proporzioni fino a
tutti gli anni '80, ha permesso una riflessione piuttosto articolata ed approfondita
nel mondo della scuola circa la figura del mediatore culturale; in questo senso la
successiva fase di emergenza immigrazione
5
ha segnato una regressione del
dibattito nel nostro paese affidando nuovamente, in alcuni casi, al mediatore la
funzione di interprete linguistico.
Il migliore mediatore è considerato l’immigrato già socializzato alla nostra
cultura, già integrato, spesso assimilato.
6
L’ideale è così per molti un mediatore
della stessa nazionalità dell’immigrato bisognoso del servizio di mediazione, ma in
mancanza di meglio ci si può accontentare anche di una stessa area geografica di
appartenenza, dove l’area geografica può essere vasta anche come un continente.
Dietro questa immagine e questo modo di procedere, si può riscontrare: in primo
luogo la difficoltà a reperire le persone considerate adatte; in secondo luogo una
difficoltà teorica di elaborazione, che vede necessario l’appartenere -in qualche
modo- alle due culture per essere in grado di fungere da mediatore; ed infine una
prospettiva piuttosto razzista (magari inconsapevole) che assimila tutti gli africani
dalla pelle scura o che magari non è in grado di leggere come anche l’appartenenza
nazionale possa essere segnata da culture differenti e magari antagoniste (non so
quanto un mediatore caucasico potrebbe esserci di aiuto per la nostra integrazione
di italiani immigrati nella società mozambicana!).
5
L’immigrazione è stata vissuta dalla società italiana prima come emergenza, poi come invasione, questo al di là del
fatto che la realtà del fenomeno, da un punto di vista numerico, giustificasse o meno tale interpretazione.
Approfondiremo tale aspetto nel capitolo 3.
6
Cfr. 4.1 per i vari vari modelli di integrazione.
10