6
La tesi si propone di esaminare la politica di apertura del nuovo re e di
capire se vi sia una reale volontà di riformare il paese. Nei mesi immediatamente
successivi alla sua incoronazione il giovane sovrano ha promesso di
intraprendere riforme ad ampio raggio, che permettano al paese di progredire e
svilupparsi in maniera moderna e liberale. Tuttavia, in questa fase di
cambiamento, la monarchia continua a rivestire un ruolo centrale; le riforme
auspicate o di fatto realizzate da Mohamed VI non intaccano la sua autorità e il
suo potere.
Obiettivo della tesi è anche quello di evidenziare come e se il nuovo
sovrano possa conciliare la tradizione monarchica, che risale al XVII secolo, con
le esigenze della modernità e della democrazia, che impongono l’instaurazione
dello Stato di diritto. Molti osservatori internazionali sostengono che il Marocco
non può diventare uno Stato democratico finché il sovrano, imponendosi sul
Parlamento e sul governo, continua a detenere il potere maggiore nella gestione
politica del paese.
Nel primo capitolo, dopo una breve descrizione della struttura politica del
Marocco e del lungo regno di Hassan II, si esaminano la successione dinastica e
l’entusiasmo causato dall’ascesa di Mohamed VI. Nel secondo capitolo sono
analizzati i primi sei mesi del regno di Mohamed VI attraverso i discorsi ufficiali
del nuovo sovrano, soprannominato “re dei poveri”, e la direzione data alla
politica estera. Il capitolo terzo tratta della minaccia del fondamentalismo e della
politica di contenimento adottata dal palazzo reale, soprattutto dopo gli attentati
terroristici di Casablanca del 16 maggio 2003. La delicata questione
dell’emancipazione femminile costituisce l’oggetto del quarto capitolo, poiché
l’arrivo del giovane sovrano e il suo matrimonio, distante dalla tradizione, hanno
riacceso le speranze delle donne. Le innovazioni introdotte da Mohamed VI nel
settore politico e economico, le riforme del sistema scolastico e dei mass media e
il suo impegno per una maggiore tutela dei fondamentali diritti dell’uomo sono
esaminati nel quinto capitolo. L’ultimo capitolo traccia un quadro della spinosa
questione del Sahara Occidentale, che avvelena da ormai troppi anni le relazioni
7
fra Marocco e Algeria, con conseguenze negative per l’intera regione
maghrebina.
Considerata la stretta contemporaneità dell’argomento trattato, la ricerca
bibliografica è stata alquanto lunga e complessa, poiché Mohamed VI e la sua
politica non sono stati ancora oggetto di studi approfonditi. Le opere generali
consultate sono servite per delineare un quadro generale del Maghreb e del
particolare rapporto che in questa regione intercorre tra Islam e politica, oltre che
per comprendere il sistema politico del Marocco. La maggior parte della
documentazione utilizzata per la tesi è stata reperita tramite lo spoglio di riviste
specializzate, sia in lingua francese che inglese, in particolare Confluences
Méditerranée
1
, Le Cahiers de l’Orient
2
, Monde Arabe Maghreb Machrek
3
,
Mediterranean Politics
4
, Journal of Democracy
5
. Lo spoglio di queste riviste si è
rivelato utile soprattutto per evidenziare le principali problematiche del Marocco
contemporaneo e la posizione assunta da Mohamed VI rispetto a esse.
Un’importante fonte primaria è stata la stampa periodica di lingua francese, sia
marocchina che internazionale, in particolare i settimanali Jeune Afrique
6
e
Maroc Hebdo International
7
e il mensile Le Monde Diplomatique
8
, dei quali è
stato effettuato lo spoglio sistematico di tutti i numeri dal 1999 al 2003. Per
ulteriori precisazioni e approfondimenti si è fatto riferimento alla
documentazione disponibile on-line e a incontri e scambi di idee con studenti
marocchini.
1
Rivista trimestrale sull’attualità politica dei paesi del Mediterraneo pubblicata a Parigi dal 1991 a cura
del FASILD (Fonds d’action et de soutien pour l’intégration et la lutte contre les discriminations) e del
CNL (Centre National du Livre).
2
Rivista trimestrale incentrata sui paesi nordafricani e del vicino oriente pubblicata a Parigi dal 1986 a
cura del Centre de Réflexion sur le Proche-Orient.
3
Rivista bimestrale di informazione generale sui paesi arabi pubblicata a Parigi dal 1964 a cura del
Centre d’études et de recherches internationales e del Centre d’études de l’Orient contemporain
dell’Università Parigi III.
4
Rivista quadrimestrale pubblicata a Liverpool dal 1996 a cura del Europe in the World Centre presso
l’università di Liverpool.
5
Rivista trimestrale di relazioni internazionali pubblicata a Washington dal 1990 a cura della Johns
Hopkins University.
6
Settimanale sull’attualità africana pubblicato a Parigi dal 1960 a cura di Le Group Jeune Afrique.
7
Settimanale indipendente di informazione generale, politica, sociale e economica, fondato nel 1991 a
Casablanca.
8
Mensile di politica internazionale pubblicato a Parigi dal 1953 e oggi diretto da Ignacio Ramonet.
8
La ricerca bibliografica è stata condotta, oltre che presso la biblioteca di
studi storici, politici e sociali dell’Università degli Studi di Perugia,
principalmente a Bologna, presso la biblioteca del centro Amilcar Cabral, la
biblioteca universitaria Roberto Ruffilli della Facoltà di Scienze Diplomatiche e
Internazionali dislocata a Forlì e presso la biblioteca della Johns Hopkins
University.
9
I
Da Hassan II a Mohamed VI: osservazioni sulla vita politica del
Marocco
Situato in posizione strategica, alle porte del Mediterraneo, governato
dalla dinastia alawita fin dal XVII secolo
1
e tenuto in alta considerazione a livello
internazionale in quanto stabile monarchia costituzionale, il Marocco vive, dalla
fine degli anni ’90, un momento politico particolarmente intenso, caratterizzato
dall’apertura e dal cambiamento. Un periodo di liberalizzazione a piccoli passi e
di stentata transizione democratica era già iniziato negli ultimi anni del lungo
regno di Hassan II (1961-1999) con la nomina, nel 1998, di Abderrahmane
Youssoufi, leader dell’USFP (Union Socialiste des Forces Populaires), a Primo
Ministro di un governo di alternanza
2
. Oggi il paese vuole proseguire in maniera
più decisa nel cammino delle riforme politiche e sociali; le istituzioni e la società
marocchina sono attraversate da una vivace volontà di rinnovamento e sempre
più pressanti sono le richieste di maggiori libertà in tutti i campi. Di fronte a
questa situazione Mohamed VI, re del Marocco dal 30 luglio 1999, sembra avere
due alternative: continuare sulla via percorsa da suo padre, ovvero un dispotismo
illuminato anche se ingentilito da un maggiore impegno nel campo del sociale,
oppure trasformare il Marocco in una reale democrazia, diventando il detentore
di un potere soltanto simbolico
3
.
1
Per maggiori informazioni sulla storia del Marocco si rimanda a White Gregory, Tessler Mark, Entelis
John, «Kingdom of Morocco», in Long David e Reich Bernard, The Government and Politics of the
Middle-East and North Africa, IV ed., Oxford, Westview Press, 2002, pp. 392-395.
2
Per governo di alternanza si intende un governo guidato dai partiti dell’opposizione, ovvero i partiti di
centro-sinistra, giunti per la prima volta al potere nel 1998.
3
Cfr. Maghraoui Abdeslam, «Monarchy and Political Reform in Morocco», in Journal of Democracy,
vol. 12, gennaio 2001, p. 84; Daoud Zakya e Abderrahim Kader, «Le Maroc change-t-il vraiment?», in Le
Monde Diplomatique, n° 551, febbraio 2000, p. 14.
10
1.1 L’organizzazione politica
Il sistema politico del Marocco sfugge a ogni modello esemplificativo. La
sua costituzione, all’articolo 1, afferma: “Il Marocco è una monarchia
costituzionale democratica e sociale”. Questo articolo, che compare in tutte le
costituzioni che si sono succedute in Marocco dal 1962
4
, presenta un notevole
grado di ambiguità. Secondo l’interpretazione data da Hassan II, su cui sembra
oggi concordare Mohamed VI, la costituzione sancisce la preponderanza del
potere del sovrano in un sistema che lascia comunque spazio alla
partecipazione/adesione dei partiti politici, alla designazione dei rappresentanti
del popolo mediante suffragio universale, al riconoscimento dei diritti personali
fondamentali. Di diverso orientamento sono i partiti politici, soprattutto quelli di
ispirazione più progressista, che aspirano all’instaurazione di un Parlamento con
poteri effettivi, affiancato da una monarchia che sia solo il simbolo delle radici
storiche del paese.
In Marocco, dunque, contrariamente a quanto accade nelle monarchie
costituzionali classiche
5
, come Spagna o Gran Bretagna, il re non solamente
regna ma anche governa, essendo il rappresentante supremo della nazione e il
fulcro dell’intero sistema politico
6
. Fra i poteri del re vi è la nomina degli alti
funzionari di Stato, compreso il Primo Ministro, e l’approvazione ultima delle
decisioni prese dal governo. Il re promulga le leggi approvate dalle due Camere
dei deputati, ha l’autorità di sciogliere il Parlamento, di sottoporre le leggi a
referendum popolare, di firmare e ratificare i trattati internazionali e di dichiarare
lo stato di emergenza, durante il quale egli governa tramite decreti. Presiede il
4
La prima costituzione marocchina venne concessa da re Hassan II nel 1962. La seconda costituzione
data 1970, la terza 1972; quest’ultima è stata revisionata nel 1992 e nel 1996.
5
Per monarchia costituzionale classica si intende una forma di governo dualistica fondata sulla
separazione fra il potere esecutivo del re e quello legislativo del Parlamento, che hanno una distinta
legittimazione. Il re è il titolare dell’indirizzo politico e i suoi poteri derivano dalla sua collocazione al
vertice dello Stato. Ciò non comporta comunque un ruolo secondario del Parlamento, il quale detiene il
fondamentale potere di approvare il bilancio del palazzo reale. Per maggiori dettagli si rimanda a Volpi
Mauro, Libertà e autorità. La classificazione delle forme di Stato e delle forme di governo, Torino,
Giappichelli, 2000, pp. 85-87.
6
Per un approfondimento di queste tematiche si rimanda a Cubertafond Bernard, Pour comprendre la vie
politique au Maroc, Parigi, L’Harmattan, 2001, capitolo 2, pp. 93-117.
11
governo, il Conseil Supérieur de la Magistrature, il Conseil Supérieur de
l'Enseignement e il Conseil Supérieur de la Promotion Nationale et du Plan (art.
32 della costituzione).
Il re del Marocco non dispone solo di poteri politici, ma anche di una
fondamentale autorità in campo religioso. Questa doppia valenza, secolare e
religiosa, è sancita persino dalla costituzione. L’articolo 19, infatti, recita: “Il re,
Amîr al-muminîn, rappresentante supremo della nazione, simbolo della sua unità,
garante della perennità e della continuità dello Stato, veglia sul rispetto
dell’Islam e della costituzione. Egli è il protettore dei diritti e delle libertà dei
cittadini, dei gruppi sociali e della collettività”. Questo articolo, generalmente
invocato dal re nel momento dell’emanazione di dahîr (decreti) che investono la
sfera religiosa, attribuisce al sovrano la fondamentale qualifica di “comandante
dei fedeli” (Amîr al-muminîn). Questa qualifica è divenuta, nella pratica e nei
discorsi politici, una sorta di istituzione sacra che non implica soltanto
venerazione ma anche e soprattutto autorità. Un’autorità certamente limitata dai
precetti del Corano, ma che comunque permette al monarca di intervenire anche
nel campo del diritto personale e di famiglia e in tutte le questioni legate alla
religione
7
.
Le fonti del potere e del prestigio del re sono, pertanto, di varia natura.
L’autorità morale del sovrano si basa sul suo ruolo di imām o leader spirituale
della comunità islamica, che gli permette di essere a capo non solo della
collettività civile, ma anche di quella religiosa. Egli è considerato portatore della
benedizione divina e discendente del Profeta ed è per questo profondamente
venerato, in particolare dalla popolazione rurale. Lo status di “comandante dei
fedeli” per il sovrano è una risorsa politica fondamentale, soprattutto se si
considera la forte interconnessione che esiste, in Marocco, tra politica e religione.
L’idea originaria è che il potere politico del re deriva da Dio, obbedire al sovrano
significa dunque obbedire a Dio, porsi sotto la sua autorità e protezione vuol dire
riconoscere l’autorità e la protezione di Dio. Autorità e obbedienza diventano
7
Cfr. Tozy Mohamed, «Réformes politiques et transition démocratique», in Monde Arabe Maghreb
Machrek, n° 164, aprile-giugno 1999, pp. 77-79.
12
sacri, così come sacro diviene il potere regale. L’autorità del re è ulteriormente
rafforzata dal legame esistente fra monarchia e lotta per l’indipendenza
nazionale. Il Marocco, ex-protettorato francese, è divenuto indipendente nel
1956, soprattutto grazie all’azione del partito dell’Istiqlâl, parola araba che vuol
dire “indipendenza”. Inaspettatamente la monarchia ha tratto il maggior
vantaggio dall’indipendenza a discapito dei partiti nazionalisti, che sono stati
relegati a un ruolo secondario. Il Marocco rappresenta infatti un caso unico nel
mondo arabo, in quanto la sua lotta di liberazione nazionale è ruotata intorno
all’esilio, liberazione e acclamazione di un sovrano, Mohamed V, che durante la
dominazione coloniale era stato piuttosto inattivo. Venerato dalla popolazione
per la sua baraka (qualità religiose), Mohamed V ha approfittato delle divisioni
interne al partito dell’Istiqlâl per instaurare una monarchia autoritaria, in cui il
potere maggiore è detenuto dal re
8
.
Oggi il re è a capo di un’organizzazione bicefala composta da
un’amministrazione moderna (governo e Parlamento) e da un makhzen
tradizionale
9
. Il makhzen, che può essere letteralmente tradotto come “deposito
del tesoro pubblico”, simboleggia la tradizionale autorità del sovrano sui sudditi.
Si tratta di una struttura politico-amministrativa sulla quale poggia il potere, una
struttura fatta di sottomissione, rituali, cerimonie e tradizioni. Il makhzen è un
elemento tipico e unico del sistema politico marocchino, una concezione
dell’autorità del tutto particolare che coinvolge l’intera classe politica e di cui il
re costituisce l’elemento chiave
10
. I vari gruppi sociali promettono fedeltà al re,
ricevendo in cambio protezione e sostegno. Si crea così un sistema piramidale
che dal re giunge ai controllori locali, i muqaddam, passando dal Ministro degli
Interni, versione moderna del gran visir, ai governatori e ai qādî (giudici).
L’autorità che consente al re di occupare la cima della piramide non è soltanto di
natura tradizionale, ma anche carismatica e religiosa
11
.
8
Cfr. White Gregory, Tessler Mark, Entelis John, op. cit., pp. 394-395.
9
Per un approfondimento del concetto di makhzen si rimanda a Tozy Mohamed, Monarchie et Islam
politique au Maroc, II ed., Parigi, Presses de Sciences Po, 1999.
10
Cfr. Ramonet Ignacio, «Le Maroc indécis», in Le Monde Diplomatique, n° 556, luglio 2000, p. 12.
11
Per un approfondimento si rimanda a Cubertafond Bernard, «Mohamed VI: quel changement?», in
Annuaire Français des Relations Internationales, vol. I, 2000, Bruxelles, Bruylant, p. 40.
13
Con “makhzenizzazione” del sistema politico del Marocco si intende la
mancanza di autonomia del governo rispetto al re e dell’amministrazione locale
rispetto all’apparato centrale
12
; in effetti, i poteri del re prevalgono decisamente
su quelli del governo. Esistono anche vari ministeri, detti “di sovranità” (Interni,
Esteri, Giustizia, Affari Religiosi), che non sono sotto la responsabilità del
governo ma del sovrano, a capo dei quali egli pone uomini di fiducia. Il re, oltre a
gestire direttamente la difesa nazionale, è molto attivo anche nel settore
economico, fornendo continuamente direttive e orientamenti, e nel settore
sociale, dove dispone di autonomi mezzi di intervento tramite le fondazioni
Mohamed V e Hassan II. Si tratta di due organizzazioni di beneficenza, create e
dirette dal sovrano, che utilizzano sia fondi statali che contributi privati.
Riguardo all’amministrazione moderna, esiste in Marocco una parvenza di
regime parlamentare classico: elezioni legislative abbastanza regolari, governo
nominato dal re e responsabile dinanzi al Parlamento, frequente consultazione
popolare tramite referendum. A seguito della revisione costituzionale del 1996 il
Parlamento è divenuto nuovamente bicamerale, guadagnando un maggior potere
decisionale. Il sistema parlamentare, però, è ancora molto lontano dall’essere
maturo e pienamente funzionale, anche se con la nomina, nel 1998, di un
governo di centro-sinistra si è iniziato a parlare di un progressivo incremento dei
poteri parlamentari e di un’eventuale evoluzione alla spagnola del paese
13
. La
nuova classe dirigente è desiderosa di staccarsi dal vecchio regime e di vedere
finalmente instaurata una democrazia moderna, con un governo autonomo eletto
in maniera trasparente e regolare. Non è però facile riuscire a conciliare le
esigenze della modernità e della democrazia con il sistema del makhzen, eredità
del passato e specificità del Marocco, basato su rapporti autoritari e feudali.
Negli ultimi anni del suo regno Hassan II ha cercato una soluzione adeguata a
questo problema.
12
Cfr. Cubertafond Bernard, Pour comprendre …, op. cit., pp. 66-67.
13
Cfr. Lamchichi Abderrahim «La grande sfida del re Mohamed VI», in Lamchichi Abderrahim, Il
Marocco oggi: monarchia, islam e condizione femminile, Torino, L’Harmattan Italia, 2001, pp. 32-35.
14
1.2 Il lungo regno di Hassan II
Non è semplice sintetizzare la politica seguita da Hassan II
14
nel corso del
suo lungo regno. Egli è stato l’artefice delle istituzioni e dell’amministrazione del
Marocco odierno
15
ed è oggi ricordato per il suo straordinario talento politico,
che gli ha permesso, nonostante le tante difficoltà, di mantenere stabile il suo
potere e di guadagnare rispetto e ammirazione a livello internazionale.
Diciassettesimo re della dinastia alawita, Hassan II salì al trono il 26
febbraio 1961, in seguito alla morte del padre Mohamed V, e si trovò a guidare
un paese che aveva da poco riconquistato l’indipendenza. Durante i suoi trentotto
anni di regno rafforzò sempre di più la monarchia, relegando i partiti politici a
una posizione subordinata nonostante il sistema multipartitico vigente. Il suo
potere egemonico si basava su tre pilastri: l’alleanza con l’élite rurale, i cui diritti
di proprietà vennero tutelati, il controllo dell’apparato burocratico dello Stato e
delle forze armate, la riduzione dei privilegi della borghesia urbana. Tuttavia, per
ristabilizzare il potere dopo gli attentati dei primi anni ’70, Hassan II acconsentì a
una limitata partecipazione politica dei partiti, fra i quali emerse l’Istiqlâl. Questa
cauta apertura non implicò nessun cambiamento nei rapporti fra monarchia e
partiti dell’opposizione, né una diminuzione del potere supremo del sovrano. Da
questa situazione derivarono una serie di conflitti politici che continuarono anche
gli anni ’80, riducendo la possibilità di instaurare in Marocco un sistema
realmente democratico. Per rafforzare il suo potere, Hassan II fece ricorso anche
al clientelismo e alla distribuzione iniqua di privilegi, oltre che alla
neutralizzazione di ogni dissidenza, mediante repressione, arresti e perfino
uccisioni
16
.
14
Per una biografia essenziale di Hassan II si rimanda a Balta Paul, «Hassan II, da monarca assoluto a
sovrano liberale», in Lamchichi Abderrahim, op. cit., pp. 43-51.
15
Per maggiori dettagli si rimanda a Hachimi Idrissi Khalil, «L’alchimie marocaine», in Maroc Hebdo
International, n° 383, 30 luglio-5 agosto 1999, p. 6.
16
Cfr. Desrues Thierry e Moyano Eduardo, «Social Change and Political Transition in Morocco», in
Mediterranean Politics, vol. 6, n° 1, 2001, pp. 21-22; Layachi Azzedine, «Economic Reform and Elusive
Political Change in Morocco», in Zoubir Yahia, North Africa in Transition. State, Society, and Economic
Transformation in the 1990s, Gainesville, University Press of Florida, 1999, pp. 48-49.
15
Hassan II fu coinvolto da suo padre nella gestione politica del Marocco fin
da ragazzo e uno dei suoi primi atti, una volta divenuto re, fu la concessione di
una costituzione approvata tramite referendum il 7 dicembre 1962
17
. Così venne
instaurata, almeno nominalmente, una monarchia costituzionale basata sulla
separazione dei poteri. I primi sforzi di Hassan II furono volti a consolidare
l’indipendenza acquisita nel 1956 e a ristabilire l’integrità territoriale del paese,
frammentato dalle ambizioni coloniali di Francia e Spagna. A questo proposito,
nel novembre 1975, egli organizzò la Masīra o Marcia Verde, con l’intento di
riconquistare i territori del Sahara Occidentale colonizzati dagli spagnoli
18
. In
quella occasione ben trecentocinquantamila civili si radunarono al confine tra il
Marocco e il Sahara Occidentale e marciarono in direzione della capitale
sahariana Laâyoune. Questo gesto eclatante indusse la autorità spagnole a
intraprendere le trattative diplomatiche che si conclusero con gli Accordi di
Madrid del 14 novembre 1975, in seguito ai quali la Spagna si ritirò dal territorio
sahariano. Da quel momento questa striscia di terra ricca di risorse minerarie è
stata oggetto di una violenta disputa tra Marocco e Algeria.
A livello economico le scelte compiute da Hassan II nei suoi trentotto anni
di regno non furono semplici
19
. Il forte ritardo nello sviluppo economico non
permise al Marocco di intraprendere un programma di industrializzazione di
ampio respiro né di reggere la concorrenza dell’Europa e degli Stati Uniti. Anche
per queste ragioni la priorità fu sempre accordata all’agricoltura, con una
strategia di modernizzazione e di sviluppo rurale. Questa politica prevedeva di
far fronte alle avversità climatiche con la costruzione di grandi e piccole opere di
irrigazione, un progetto che ottenne anche il consenso della FAO
20
. Hassan II
inoltre cercò di salvaguardare la piccola imprenditoria privata promuovendo un
programma di liberalismo controllato.
17
Per un approfondimento dell’evoluzione costituzionale del Marocco si veda Rousset Michel, «Le
Maroc de Hassan II: une monarchie constitutionnelle», in Les Cahiers de l’Orient, n° 58, 2000, pp. 39-50.
18
La disputa relativa al Sahara Occidentale è trattata nel capitolo VI.
19
Per maggiori dettagli si rimanda a Mansour Abdellatif, «Le pouvoir d’anticiper», in Maroc Hebdo
International, n° 383, 30 luglio-5 agosto 1999, p. 9.
20
Nel febbraio 1999 Hassan II è stato premiato per la sua politica di irrigazione con la Medaglia Agricola,
la più alta onorificenza dell’Organizzazione della Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura
(FAO). Cfr. Mouaffak Seddik, «Indépendance alimentaire», in Maroc Hebdo International, n° 383, 30
luglio-5 agosto 1999, p. 36.
16
In politica internazionale Hassan II fu sempre un importante alleato degli
Stati Uniti e anche oggi le relazioni tra i due paesi sono molto intense. Tuttavia,
durante la Guerra Fredda egli riuscì a mantenere il Marocco nel campo dei “non-
allineati”, conservando strategicamente legami con entrambi i blocchi. Considerò
una delle priorità della politica estera l’avvicinamento all’Europa; dopo l’accordo
di cooperazione del 1976, il Marocco fu tra i primi paesi in via di sviluppo a
firmare un accordo con l’Unione Europea per la creazione di una zona di libero
scambio
21
. Hassan II riuscì ad avere buone relazioni anche con il mondo arabo (il
Marocco fa parte della Lega araba dal 1958) e mantenne stretti rapporti con i
paesi del Golfo, soprattutto con l’Arabia Saudita. Egli cercò di svolgere un ruolo
di mediatore, organizzando numerosi summit interarabi con lo scopo principale
di accelerare il processo di pace in Medio Oriente. Il sovrano marocchino, infatti,
si mostrò sempre molto sensibile riguardo alla causa palestinese
22
: dopo aver
facilitato gli accordi di Camp David (1978) e il trattato di pace arabo-israeliano
(1979), in un vertice svoltosi a Fèz nel 1982 riuscì a far approvare il piano di
pace del re Fahd d’Arabia, con cui i paesi arabi, tranne la Libia, riconobbero
implicitamente lo Stato di Israele. Riguardo alla questione di Gerusalemme,
Hassan II sostenne sempre le pretese dei palestinesi relative alla parte est della
città e desiderava che la città santa divenisse un luogo di coesistenza pacifica e
tollerante fra i credenti delle tre religioni monoteistiche
23
. Nei rapporti con gli
altri paesi del Maghreb Hassan II favorì la costruzione di un Maghreb unito e
l’apertura delle frontiere per permettere la libera circolazione di beni e persone.
Nel 1989 venne firmato a Marrakech l’accordo costitutivo dell’Unione del
Maghreb Arabo (UMA), anche per migliorare i rapporti con l’Algeria e la
Mauritania. Tuttavia, a causa della disputa relativa al Sahara Occidentale, l’UMA
non entrò mai in vigore. Hassan II fu anche il primo capo di Stato arabo ad
accogliere, nel 1985, Papa Giovanni Paolo II.
21
La realizzazione di una zona di libero scambio tra Marocco e Unione Europea deve essere completata
entro il 2012.
22
Per maggiori dettagli si rimanda a White Gregory, Tessler Mark, Entelis John, op. cit., pp. 418-421.
23
Cfr. Mansour Abdellatif, op. cit., p. 9.