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Introduzione
Come noto, la globalizzazione è il fenomeno di crescita progressiva degli scambi
e delle relazioni a livello mondiale e, in particolare, in campo economico denota la forte
integrazione degli scambi commerciali internazionali e l’affermazione di imprese
multinazionali nello scenario economico globale.
Sono soprattutto i progressi e gli sviluppi nelle tecnologie dell’informazione e
della comunicazione che hanno introdotto nei sistemi economici trasformazioni senza
precedenti, giustificando l’impiego generalizzato del termine globalizzazione,
l’aumento della portata dei canali di comunicazione, la semplicità del loro utilizzo e,
soprattutto, la tipologia dei contenuti che è possibile immettere in essi.
La diffusione della ICT (Information & Communication Technology) e la new
economy (la nuova forma dell’economia legata al mondo dei computer e delle reti)
hanno travolto la vita delle imprese, quelle commerciali soprattutto, poiché per esse si è
prospettato, accanto al mercato reale, un nuovo e fruttuoso mercato virtuale che implica
scelte strategiche e modalità peculiari di fare economia, organizzare l’offerta, vendere,
comunicare e promuovere. L’utilizzo massiccio di Internet ha i n sostanza ridefinito la
struttura produttiva-distributiva e rielaborato le tecniche di gestione del commercio e di
fornitura di valore per i consumatori.
In questo contesto, anche il marketing sta vivendo una vera e propria
rivoluzione, andando a ricoprire un ruolo fondamentale nella gestione dell’impresa e
permeando l’intera organizzazione; la comunicazione si evolve grazie all’utilizzo di
nuovi strumenti in rete e a un approccio più interattivo, sociale ed esperienziale: il tutto
per ottenere maggiore visibilità sui vari mercati e soddisfare al massimo il cliente,
sempre al centro dell’attenzione.
È chiaro che l’espressione “globalizza zione della comunicazione” evoca , per
associazione naturale e immediata, Internet e i “new media”, ma finisce per mettere in
secondo piano una dimensione altrettanto fondamentale della comunicazione globale,
vale a dire i media più tradizionali (c.d.“old media”). Il digital divide, dovuto al fatto
che la diffusione della rete è ancora settoriale, separa in modo significativo diverse aree
del pianeta e varie classi e gruppi sociali: la Tv e la stampa sono invece mezzi ormai
diffusi in tutto il mondo e che permettono quindi di raggiungere un maggior numero di
utenti.
4
Obiettivo di questa tesi è evidenziare come l’avvento di In ternet ha modificato i
processi di acquisto e di consumo a livello globale, sottolineare l’importanza del web
marketing e del social media marketing come strumenti innovativi per aumentare la
conoscenza e notorietà di marca e dimostrare, inoltre, come l’in tegrazione tra tecniche
di marketing online e offline sia una strategia vincente per le aziende che vendono sul
Web e che vogliono acquisire una maggiore fiducia, nonché instaurare una relazione
bidirezionale con i clienti. Il lavoro è articolato in quattro capitoli.
Il primo capitolo si sofferma sul concetto di azienda “born g lobal”, ossia
un’azienda che può essere considerata globale sin dalla nascita, descrivendone le
caratteristiche principali e le peculiarità operative; successivamente si procede a
illustrare come Internet e le nuove tecnologie di informazione e comunicazione hanno
influenzato lo sviluppo del commercio internazionale, con particolare riferimento all’e -
commerce e l’e -tailing, emblemi del concetto di impresa nata globale, e ai relativi fattori
di successo in un sistema economico multinazionale.
Nel secondo capitolo vengono illustrate le principali tecniche di marketing a
disposizione di un Internet retailer internazionale, ossia il web marketing e l’importanza
della comunicazione partecipativa attraverso l’utilizzo dei social network; nell’ultima
parte, un focus particolare sulla rilevanza del media marketing mix per l’efficacia delle
campagne promozionali e, quindi, dell’integrazione tra mezzi tradizionali e strumenti
innovativi.
Il terzo capitolo si apre con un’analisi dettagliata del concetto di brand
awareness, la quale, insieme alla brand image, costituisce la brand equity (patrimonio di
marca); proprio l’incremento della brand awareness è l’obiettivo di ogni attività di
marketing mix di un’azienda, in particolar modo di quelle operanti sul Web: la notorietà
e il ritorno positivo di immagine si traducono indubbiamente in migliori risultati
economico-finanziari. Si procede successivamente a descrivere quali sono le misure per
valutare l’e fficacia della strategia di marketing online e sui social media, nonché quali
sono gli strumenti e gli indicatori maggiormente utilizzati.
Alla luce di quanto detto, il quarto capitolo assume una connotazione più
concreta poiché è costituita da casi studio. Nello specifico, vengono analizzate tre
imprese e-tailer internazionali che hanno fatto dell’integrazione tra tecniche di
marketing online e offline la chiave del loro successo su numerosi mercati esteri; si
tratta di Zalando, che si occupa di abbigliamento e accessori moda, Trivago, leader
nell’ambito turistico, e AutoScout24, che opera nel settore automotive.
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L’ultima parte del lavoro mette a confronto le tre piattaforme prima descritte
illustrando i successi raggiunti in termini di brand awareness e internazionalizzazione;
viene poi svolta un’ analisi dettagliata dei domini Italiani e delle performance relative
alla web analysis secondo gli strumenti a disposizione e, infine, si procede ad analizzare
l’attività delle tre aziende sui nuovi mezzi di comunicazione, ossia i social network,
evidenziando note positive ed eventuali criticità.
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CAPITOLO I
Le aziende born global nell’Internet retailing
1. Il concetto “born global”
Le tradizionali teorie sull’internazionalizzazione, come ad esempio il modello di
Uppsala, considerano l’internazionalizzazione delle imprese come graduale ed evolutiva
(la c.d. “teoria degli stadi”), e affermano che la decisione di un’impresa di diventare
globale è influenzata principalmente da età, dimensione, esperienza di apprendimento e
attività innovative. Secondo tali teorie, generalmente le imprese, dopo essersi affermate
nel mercato interno, iniziano gradualmente a esportare in mercati geograficamente e
culturalmente vicini per ridurre il rischio e l’incert ezza, e solo in seguito si impegnano
in mercati più lontani.
Circa vent’anni fa, è emerso da una serie di studi che a causa dell’innovazione
tecnologica e della globalizzazione molte aziende hanno tuttavia iniziato a esportare
entro un paio di anni dalla loro nascita. Esse sono le c.d. “born global” (nate globali) e i l
concetto più diffuso è quello di Oviatt e Mc Dougall, che definiscono “a international
new venture as a business organization that, from inception, seeks to derive significant
competitive advantage from the use of resources and the sale of outputs in multiple
countries”
1
, vale a dire un’impresa che sin dall’origine cerca di ottenere si gnificativi
vantaggi competitivi dall’uso delle risorse e dalla vendita dei prodotti in diversi paesi.
In sostanza, le born global sono imprese che ottengono rapidamente una
percentuale elevata di esportazioni (almeno il 25%) in diversi paesi esteri, fortemente
guidate dalla mentalità globale del management che percepisce fin dall’inizio il mondo
intero come mercato di destinazione, e dalla necessità di fare più affari di quelli che si
possono ottenere nel mercato interno. Questo tipo di imprese sono presenti in tutti i
settori dell’economia, ma il loro portafoglio di prodotti/servizi è caratterizzato da alt i
livelli di tecnologia, design e innovazione; riempiono lacune importanti nelle catene
1
Oviatt B. M., McDougall P. P., Toward a theory of international new ventures, in “Journal of
International Business Studies”, Vol. 25, n.1, 1994, p. 49
7
globali del valore e sono inserite in reti internazionali ben strutturate che garantiscono il
loro successo
2
.
Quando si parla di aziende “born global ” possono essere qu indi sollevate due
questioni:
1. perché improvvisamente emergono un nutrito gruppo di aziende attive a livello
internazionale sin dalla fondazione?
2. come il fenomeno è collegato ad altre tendenze relative al business
internazionale, quali ad esempio l’ipercomp etizione e l’evoluzione verso
l’information intensive economy?
Per la prima questione le risposte possono essere due: i cambiamenti
nell’economia e i cambiamenti delle imprese stesse, soprattutto per quanto riguarda la
prospettiva del management e dei fondatori. In particolare, la globalizzazione dei
mercati ha coinvolto molte imprese in un processo internazionale di
approvvigionamento, produzione e commercializzazione e di alleanze transfrontaliere
per lo svolgimento delle attività; la globalizzazione, associata alla crescente
omogeneizzazione delle preferenze dei consumatori in tutto il mondo, ha reso più
semplice lo sviluppo dei prodotti, il posizionamento sui mercati esteri e, di
conseguenza, gli affari internazionali.
Per quanto riguarda la seconda domanda, il progresso relativo alle tecnologie di
informazione e comunicazione sta riducendo gradualmente il costo delle transazioni
commerciali; la diffusione capillare di e-mail, Internet e relativi strumenti ha reso
l’internazionalizzazione una soluzione va lida e conveniente. Child & Mc Grath usano
l’espressione “information -intensive economy” proprio per descrivere il passaggio da
un’economia basata sui materiali a un’economia basata sui flussi informativi; questa
transizione si traduce necessariamente in forme organizzative più flessibili attraverso le
quali le imprese si adattano ai rapidi cambiamenti dell’ambiente e sono in grado di
operare in veloci spostamenti di reti e relazioni con altre imprese e altri attori in un
contesto sempre più internazionale
3
.
2
Cfr. Eurofound, Born global: The potential of job creation in new international businesses, Publications
Office of the European Union, 2012, p. 9
3
Cfr. Rasmussen E. S., Madsen T. K., The Born Global concept, Paper for the EIBA conference, 2002, p.
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1.1 Le caratteristiche delle imprese born global
Le born global sono principalmente micro o piccole imprese, ma possiedono
tuttavia un elevato potenziale di creazione di posti di lavoro; tutto il personale (compresi
i vertici) è altamente qualificato, soprattutto per quanto riguarda le competenze
tecnologiche e linguistiche e, inoltre, grazie al modo di fare business (ad esempio
attraverso l’outsourcing) e alle relazioni con altre imprese, esse causano effetti a catena
in termini di creazione di occupazione in altre aziende. Operando sin dalla nascita in
diversi paesi, le born global soffrono la notevole mancanza di risorse finanziarie,
nonché di attrezzature, impianti e altre risorse fisiche, ossia di quelle risorse tangibili su
cui le aziende tradizionali puntano per guidare la loro performance nei mercati esteri; al
contrario, le born global sfruttano le capacità basate sulla conoscenza dei mercati e delle
operazioni internazionali sin dall’inizio della loro evoluzione e, l’efficienza con cui tale
conoscenza è acquisita, è una determinante critica di superiori prestazioni all’estero. Il
possesso di risorse intangibili basate sulle competenze aiuta infatti tali imprese ad
attenuare la liability of foreigness e la liability of newness
4
, e l’abilità di replicare le
capacità attraverso numerosi e vari mercati produce valore sostenendo così l’espansione
internazionale.
In sostanza, nonostante la scarsità di risorse finanziarie, umane e materiali,
l’avanzamento per l’internazi onalizzazione delle born global è relativamente rapido (in
genere il periodo che intercorre dall’inizi ale stabilimento domestico all’ingresso nel
mercato estero è tre anni o meno), e le ridotte dimensioni conferiscono una sorta di
flessibilità che offre vantaggi fondamentali per il successo nei mercati esteri.
La capacità di internazionalizzare presto e avere successo è funzione quindi dei
processi di innovazione e delle capacità interne dell’azienda. L’innovazione può
derivare dall’attività di Ricerca & Sviluppo che attinge dalla conoscenza accumulata
internamente, oppure dall’imitazione delle innovazioni di altre imprese; in particolare,
la R&S, oltre all’introduzione di nuovi prodotti e metodi produttivi, supporta anche
l’apertura di nuovi mercati e la rimodulazione delle operazioni aziendali per se rvirli in
maniera ottimale. Le capacità organizzative riflettono invece l’abilità dell’azienda di
4
La prima riflette la mancanza di familiarità, ossia l’estraneità che le aziende sperimentano nei mercati
esteri, mentre la seconda si riferisce sia allo stato di essere una giovane o nuova impresa e sia all’ingresso
in nuovi mercati.
Knight G. A., Cavusgil S. T., Innovation, Organizational Capabilities, and the Born-Global Firm, in
“Journal of International Business Studies”, Vol. 35, n.2, 2004, p.128