Premessa__________________________________
finanziari sofisticati e complessi e si è estesa rapidamente a tutte le altre aree
economiche attraverso i canali creati dall’integrazione finanziaria.
I primi effetti negativi della crisi sull’economia reale si sono già manifestati,
soprattutto con il rallentamento della crescita economica nei paesi avanzati, a causa
della minore domanda interna, determinata dalla riduzione della crescita dei consumi
delle famiglie e degli investimenti delle imprese.
L’accresciuta concorrenza e la conseguente compressione dei margini, unitamente al
difficile momento congiunturale che ha interessato e interessa attualmente, sia pur in
misur differenziata, tutte le economie dell’Europa occidentale, ha alimentato la
discussione su quali possano essere le strategie che le banche devono seguire per
superare questo periodo di grave crisi.
Una delle opzioni che a lungo si è manifestata come più valida ed è stata
concretamente percorribile è certamente rappresentata dall’ingresso sui mercati
dell’Europa centro-orientale, la cui attrattività è stata, almeno in parte, legata al
progressivo completamento del processo di allargamento dell’Unione Europea, anche se
rallentamenti nel tasso di sviluppo del Pil hanno iniziato a manifestarsi anche in alcuni
mercati emergenti dell’Europa e del Medio oriente.
I mercati creditizi dell’Europa centro-orientale hanno, infatti, hanno a lungo
rappresentato nell’ultimo decennio un’ottima opportunità di investimento per il sistema
bancario, poiché in grado di abbinare elevati livelli di crescita a una rischiosità
relativamente contenuta.
Le eccellenti prospettive di crescita sono state sostenute da un contesto
macroeconomico decisamente favorevole, grazie all’incremento degli investimenti
diretti esteri, alla crescente domanda interna, alla vivacità dell’export e all’apporto di
fondi strutturali.
Naturalmente, tutte queste considerazioni vanno rimodulate in ragione della crisi
globale in atto, di cui è difficile tratteggiare i confini. Nondimeno, una volta superata la
crisi, l’importanza dell’integrazione economica con i paesi dell’Est Europa sarà di
sicuro un elemento prezioso.
Il marketing dell’internazionalizzazione da parte delle banche___________ 5
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Infatti, nel corso del terzo trimestre 2008 sono aumentate le preoccupazioni riguardo
l’impatto sui Paesi emergenti della frenata delle economie mature e dell’instabilità dei
mercati finanziari internazionali.
Da una parte, consumi e investimenti hanno continuato a decelerare, risentendo
dell’aumento dei tassi di interesse, nonché delle crescenti pressioni inflazionistiche.
Dall’altra, anche la domanda estera ha cominciato a rallentare influenzando
negativamente la dinamica delle esportazioni nette.
La crescita del PIL è diminuita soprattutto nei Paesi Baltici, in particolare in
Lettonia ed Estonia e in alcuni paesi dell’Est Europa, dove ci si è avvicinati ad uno stato
di recessione.
L’agenzia di rating Moody's
2
osserva che dopo anni di solida crescita dell'economia,
in questo contesto, i paesi dell'est europeo rischiano una fase di crisi profonda e
prolungata, con conseguenti ripercussioni per gli interessi delle banche europee
occidentali presenti nei paesi dell'est; questo perché i sistemi bancari dell'Europa
orientale si sono modernizzati solo durante gli scorsi due decenni e non hanno ancora
raggiunto il livello di maturità di quelli occidentali, il che li rende più vulnerabili nei
periodi di forti tensioni.
Pericolo da cui sono tutt'altro che esenti le due principali banche italiane, tra quelle
occidentali le più attive nell'Europa orientale, Intesa Sanpaolo ed, in particolare,
Unicredit che è esposta anche attraverso le sue consociate in Austria, dove è il primo
gruppo bancario, ed in Germania, dove è il secondo gruppo.
Perciò, prima di soffermarsi sull’internazionalizzazione del sistema bancario
italiano, questa tesi si propone di affrontare il tema dell’internazionalizzazione
produttiva, facendo ricorso alla letteratura economica per analizzare se il fenomeno
dell’internazionalizzazione da parte delle banche è collegato o indipendente a quello
della delocalizzazione delle imprese distrettuali nei Paesi dell’Est Europa
3
.
2 Fonte: www.moody.it
3 Farabullini F., Ferri G, Passaggi a est per le banche italiane e i distretti industriali: collegati o
indipendenti?, Atti del convegno Economie locali, modelli di agglomerazione e sviluppo internazionale,
Nuove ricerche della Banca d'Italia sullo sviluppo territoriale, Bologna;
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L’evidenza empirica dimostra che un grosso supporto nel loro processo di
internazionalizzazione produttiva le imprese lo hanno avuto con l’allargamento
all’estero anche delle banche che in qualche modo andavano a sostenere pure colà
l’attività in termini finanziari delle imprese italiane.
Le banche, infatti, hanno un ruolo fondamentale nell’aiutare le imprese a crescere; è
essenziale per le imprese potersi muovere in un ambiente finanziario con operatori
professionalmente capaci, efficienti, pronti a recepire per tempo le esigenze di
finanziamento della clientela e a offrire gli strumenti più adatti alle diverse necessità.
Nel percorso di internazionalizzazione, il sistema bancario italiano assiste le imprese
nelle varie forme che il processo può assumere: finanziamento dell’interscambio
commerciale e degli investimenti diretti esteri; assistenza e consulenza per lo sviluppo
delle esportazioni, per la stipula di accordi commerciali, per una migliore conoscenza
dei mercati di sbocco. Un sostegno efficace richiede, quindi, di saper riconoscere le
imprese più promettenti, di offrire forme di finanziamento adeguate, di affiancare al
credito servizi di consulenza, di informazione, di relazione.
Le banche italiane possono sostenere il processo di internazionalizzazione delle
imprese in aree caratterizzate da elevate prospettive di crescita oltre che per il tramite
delle proprie reti domestiche, con una presenza diretta sui mercati esteri, mediante uffici
di rappresentanza, filiali, o attraverso l’acquisizione di partecipazioni di controllo in
intermediari esteri (filiazioni).
Indagini recenti sulle forme organizzative dell’internazionalizzazione delle banche
italiane
4
mostrano che esse sono, almeno in parte, influenzate dal processo di
delocalizzazione produttiva delle imprese finanziate. Le banche, specialmente attraverso
la presenza in loco tramite uffici di rappresentanza o sportelli, attuano strategie di
follow the customer, per rafforzare il rapporto con la clientela, migliorare la qualità del
servizio e allo stesso tempo mantenere un livello di informazione adeguato del profilo di
rischio del cliente.
4 Birindelli G., Del Prete S., Direzione e forme organizzative dell’internazionalizzazione delle banche
italiane: un’analisi empirica, mimeo, 2006.
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Il nostro sistema bancario da diversi anni finalmente in via di rapido cambiamento
quanto ad assetto proprietario e cultura di mercato, si pone l’obiettivo di raggiungere
quegli standard di esperienza, cultura e organizzazione che consentono agli intermediari
finanziari di altri paesi di fornire tempestivamente e professionalmente alle proprie
imprese clienti tutta l’assistenza informativa, tecnica e finanziaria necessaria per
partecipare efficacemente alla competizione globale. Il riassetto proprietario e
manageriale delle maggiori banche italiane sta producendo un veloce inserimento in
logiche di rete internazionale e di alleanze multinazionali.
Alla luce di questi fatti si può evincere che il settore creditizio procede a
internazionalizzare il proprio business secondo due modelli tra loro distinti
5
:
- le Multinational banks: interessate a espandere la propria sfera di influenza su
paesi terzi al fine di incrementare la capacità di intelligence e migliorare il proprio
posizionamento competitivo;
- le Banche internazionali: che in virtù delle loro minori dimensioni partecipano alla
globalizzazione finanziaria come risposta alle mosse della loro clientela corporate.
Un altro aspetto particolarmente importante è quello del dialogo banca-impresa, in
quanto le banche sono sempre più chiamate a svolgere un’apprezzabile azione di
partnership con la propria clientela corporate, sia offrendo nuovi servizi ad alto valore
tecnologico, sia proponendosi come partner nell’internazionalizzazione dell’attività
commerciale, sia infine offrendo alla clientela aziendale la tradizionale affidabilità e
sicurezza delle informazioni finanziarie, garantendo il regolamento delle transazioni, e
anche le prestazioni oggetto della transazione stessa.
L'abbandono delle strategie basate sulle imperfezioni del mercato e l'orientamento
verso strategie di valorizzazione del patrimonio relazionale hanno generato la necessità
di conoscere al meglio la propria clientela, di soddisfarne le esigenze e di prevederne i
comportamenti, inducendo, anche le banche, a dotarsi di risorse, sia umane che
tecnologiche, e di metodologie innovative che consentano di mettere in pratica politiche
5 Oriani M., Banche italiane e internazionalizzazione. Strategie e casi di successo, Banca Editrice,
Milano, 2006.
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di selezione e di fidelizzazione. Il Customer Relationship Management (CRM),
fondandosi su ipotesi di relazione stabile tra le variabili service quality, customer
satisfaction e customer loyalty e sugli effetti esercitati dalle stesse sugli obiettivi finali,
mira a creare attraverso la costruzione di relazioni più o meno personalizzate in
funzione della redditività attuale e prospettica.
L’obiettivo è quello di seguire meglio le imprese, di garantire loro anche all’estero
la stessa qualità disponibile sul mercato domestico attraverso l’utilizzo di strategie di
marketing.
La Tesi verrà quindi divisa in quattro capitoli.
Il primo capitolo vede un’analisi del contesto economico e delle sfide che il sistema
bancario italiano deve affrontare nell'era della globalizzazione, considerando gli effetti
del ciclo recessivo in atto per via della crisi dei mercati internazionali.
Illustra quelle che sono le forme d’entrata prescelte dalle banche italiane per entrare
nei mercati esteri e quindi, la scelta della struttura con la quale la banca deciderà di
espandersi, fattore fondamentale perché dà l’idea di come la stessa decide di insediarsi
nel paese prescelto. Analizza, infine, le determinanti che sollecitano il loro processo di
internazionalizzazione soffermandosi nello specifico su quella che riguarda il cosiddetto
“follow the client” o, per meglio dire, l’azione bancaria di sostenere
l’internazionalizzazione delle imprese clienti.
Il secondo capitolo si sofferma sulle opportunità di investimento offerte dai Paesi
dell’Est Europa, analizza le principali problematiche che una banca deve affrontare per
potersi internazionalizzare e quindi le varie strategie da adottare, la scelta del paese nel
quale investire riservando una particolare attenzione al fattore rischio, che rappresenta
un fattore fondamentale nelle scelte di investimento e di finanziamento da parte delle
banche. Cosa importante poi è il ruolo che la presenza delle PMI distrettuali nell’Est
Europa riveste nelle decisioni di investimento da parte delle banche italiane.
Nel terzo capitolo si analizzano le moderne strategie di marketing utilizzate per
favorire l’incontro tra domanda e offerta di servizi bancari nell’Est Europa,
soffermandosi sull’importanza del rapporto diretto con il cliente, sull’offerta di servizi
finanziati “personalizzati”, che si adattano alle specifiche esigenze della clientela
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Corporate e, in ultima istanza, sull’importanza rivestita dal marchio nelle decisioni di
internazionalizzazione: il Re-branding.
Nell’ultimo capitolo verranno, infine, analizzati alcuni aspetti distintivi del
posizionamento dei principali istituti di credito domestici operativi al di fuori dei
confini nazionali.
La scelta dei casi da porre sotto osservazione è ricaduta sui gruppi UniCredit e
Intesa Sanpaolo, ovvero sulle due istituzioni che vantano una presenza
quantitativamente significativa su territori stranieri.
L’obiettivo è quello di analizzare il percorso di internazionalizzazione adottato dalle
due banche illustrandone la configurazione organizzativa prescelta per andare all’estero,
le caratteristiche operative delle società acquisite, il supporto finanziario e consulenziale
fornito all’internazionalizzazione delle imprese italiane considerando gli effetti della
crisi finanziaria internazionale sulle strategie adottate nei paesi dell’Europa centro-
orientale e sui risultati raggiunti a livello economico-reddituale.
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