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Introduzione
La legislatura italiana, come vedremo in seguito, definisce la banca
un’impresa autorizzata a raccogliere risparmio, tramite forme diverse presso il
pubblico ed a erogare credito. Più nel dettaglio, “la banca è un azienda di
produzione che svolge sistematicamente, istituzionalmente e a proprio rischio un
attività di intermediazione finanziaria, cioè un attività di conferimento di risorse
finanziarie a titolo di credito, utilizzando prevalentemente fondi ottenuti da terzi a
titolo di debito e, in parte minore, a titolo di capitale proprio”
1
.
Tali definizioni, in un’analisi più ampia, sono piuttosto riduttive e definiscono
la banca il solo luogo della contabilità, dei numeri, dei finanziamenti, dei depositi
e dei prelievi.
La banca invece oggi è molto di più, la potremmo definire “uno dei crocevia
sociali dove si incontrano e riflettono sempre più sogni e bisogni delle persone”
2
.
Pertanto, in quest’ottica, il denaro e la finanza costituiscono solo “strumenti” per
la ricerca di un benessere, (non solo economico) dei soggetti, e più in generale
dell’intero sistema nazione; mentre la banca può proporsi come partner della
persona umana (intenta a soddisfare i propri molteplici bisogni) nelle sue diverse
“forme”: persona fisica, azienda, ente ecc.
3
1
Nadotti P., Porzio C., Previati D., (2010), Economia degli intermediari finanziari, McGraw Hill,
Milano, p.95.
2
Siri G., ordinario di teorie della personalità e comportamenti di consumo presso l’Università
IULM di Milano.
3
Cfr.: Rutelli P., Zani G., Inama L., (2003), La segmentazione dei comportamenti di consumo,
Franco Angeli, Milano, p.13 e segg.
2
Ciò significa, che l’operatore bancario che deve interloquire con la propria
clientela, necessita di comprenderla e categorizzarla, o meglio “segmentarla” con
metodologie sempre più sofisticate, accostando a quella che potrebbe essere una
semplice segmentazione demografica ed economica, una segmentazione che tenga
conto anche di paradigmi psicosociali. Questo perché “non si può essere al
servizio del mercato senza conoscerlo, non si può conoscere il proprio mercato se
non si studia e si approfondisce il senso e il significato dei suoi comportamenti di
consumo che stanno alla base della trasformazione dei desideri e bisogni delle
persone in traguardi e successi”
4
.
Oggi i consumatori sono alla ricerca di un nuovo loro sé, percorrono
quotidianamente i circuiti simbolici della loro identità e dei loro ruoli,
attraversando le più complesse pratiche di consumo tra desiderio e realtà, tra
speranza e frustrazione, tra incertezza e soluzione, tra dubbio e sicurezza. Si tratta
di ambivalenze che fanno della banca il luogo di una psicologia economica al
tempo stesso tradizionale ed inedita dove la rete dei circuiti culturali si intreccia
con quelli economici.
E’ per queste ragioni, che la segmentazione dei consumi rappresenta per la
banca il sistema, il metodo e le tecniche per misurare queste ambivalenze,
tentando di riconoscere e di interagire con individui e gruppi, ascoltando
linguaggi, interpretando comportamenti al fine di costruire un universo comune
nel quale la banca e cliente ritrovino il proprio sé condiviso. Una segmentazione
4
Melchiori G., Presidente della Cassa Rurale d’Anaunia.
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sensibile a variabili psicologiche ed a dinamiche di cambiamento, capace di
aiutare la banca a comprendere i significati dei comportamenti e del linguaggio
degli utenti/clienti, le loro esigenze, desideri, aspettative individuali, rendendo poi
possibile la loro oggettiva realizzazione attraverso lo sviluppo di servizi dedicati e
idonei alla soddisfazione di ogni singola e particolare esigenza.
Una volta che la banca ha condiviso l’esigenza dei vari soggetti del mercato
di vedere correttamente interpretata e poi adeguatamente corrisposta la natura dei
propri bisogni, essa si è trovata irreversibilmente incamminata sulla strada del
marketing inteso nella sua più elementare accezione di “democrazia di mercato”,
in cui viene dato ascolto alle diverse espressioni dei consumatori. Ne è derivata
una nuova capacità di leggere le situazioni, a volte anche recondite o non
immediatamente decifrabili, che determinano la domanda finale da parte del
mercato. Attività di marketing che offre quindi “un contributo tangibile alla
misura dell’intangibile”
5
.
5
Cfr. Rutelli P., Zani G., Inama L., (2003), La segmentazione … cit., p.14.
4
I. Contesto di riferimento
I.1. L’attività bancaria
Viene definita “banca” l’impresa che è autorizzata all’esercizio dell’attività
bancaria (D.lgs.385/1993, art.1). Tale definizione chiarisce che la banca è un
impresa, che opera in forza di un’autorizzazione formale concessa dalla Banca
d’Italia quando sussistono le condizioni previste dall’ex art 14 del D.lgs.385/1993
(condizioni che in linea generale devono garantire la “sana e prudente gestione”).
In realtà la definizione di banca rinvia direttamente alla nozione di attività
bancaria
6
.
Per l’ordinamento italiano (art.10 del TUB), costituiscono attività bancaria, la
raccolta di risparmio tra il pubblico e l’esercizio del credito. Essa ha carattere
d’impresa ed è riservata alle banche, ciò implica che, per aversi attività bancaria,
la raccolta del risparmio presso il pubblico dei risparmiatori e la concessione dei
prestiti, devono necessariamente svolgersi congiuntamente (in altre parole, la sola
raccolta del risparmio o il solo esercizio del credito separatamente, non integrano
la nozione di attività bancaria). Poiché l’esercizio dell’attività bancaria è riservato
alle banche e la raccolta del risparmio tra il pubblico è vietata ai soggetti diversi
dalle banche (art.11 del TUB), queste ultime rimangono per volontà espressa dal
legislatore, gli unici intermediari abilitati in via esclusiva all’esercizio dell’attività
bancaria.
6
Cfr.: Forestieri G., Mottura P., (2009), Il sistema finanziario, Egea, Milano, p.77 e segg.
5
Le banche esercitano, oltre all’attività bancaria, ogni altra attività finanziaria
7
secondo la disciplina propria di ciascuna, nonché attività connesse e strumentali
(ad esempio la produzione di servizi informatici per uso proprio), salvo le riserve
di attività previste dalla legge; ciò vuol dire che la combinazione raccolta del
risparmio-esercizio del credito, costituisce una combinazione minima, ispirata a
un modello europeo cosiddetto di banca “universale”. Ciascun intermediario può
realizzare liberamente, secondo le proprie scelte strategiche, la combinazione
produttiva desiderata, conseguendo un livello di specializzazione/diversificazione
configurabile secondo le direttrici prodotto/mercato/tecnologia
8
.
La banca è inoltre un “impresa il cui operare è necessariamente governato da
una funzione obiettivo nella quale il profitto ha un ruolo rilevante”
9
. Profitto che
originariamente veniva a maturarsi grazie ad un’attività creditizia orientata
principalmente alla formazione di un cosiddetto “margine di interesse”, pari alla
differenza fra interessi attivi su prestiti/investimenti finanziari e interessi passivi
sulla raccolta. Attualmente invece, per effetto dell’integrazione tra attività
creditizia e attività mobiliare
10
, la banca diventa un intermediario orientato al
“margine di intermediazione”, rappresentato dal margine di interesse (che è quindi
tradizionalmente il risultato dell’attività di intermediazione creditizia), sommato
7
Dall’intermediazione creditizia all’intermediazione mobiliare, dalla negoziazione in conto
proprio alla negoziazione delegata, dai servizi di pagamento all’attività di servizio, fino
all’assunzione diretta di partecipazione nel capitale di rischio delle imprese industriali.
8
Cfr.: Nadotti P., Porzio C., Previati D., (2010), Economia … cit., p.97 e segg.
9
Ibidem, p.97.
10
L’attività mobiliare ha ad oggetto il finanziamento mobiliare attraverso l’assunzione di
partecipazioni in imprese non finanziarie e lo svolgimento dei servizi di investimento quali
esecuzione e ricezione di ordini, mediazione, negoziazione, consulenza, gestione individuale di
portafogli e collocamento titoli.
6
al margine commissionale (rappresentato dalle commissioni nette sui servizi),
aggiungendo infine dividenti e altri proventi (ad esempio quote di fondi o polizze
assicurative, plusvalenze o minusvalenza realizzate dalla vendita o dal
mantenimento di attività finanziare).
I.2. Ragioni dell’esistenza degli istituti bancari
Dal punto di vista teorico, risulta difficile dare una spiegazione all’esistenza
delle banche. In linea di principio, secondo l’ipotesi di perfezione dei mercati
finanziari, non vi sarebbe ragione della loro esistenza: infatti, se si muove
dall’assunto che il mercato sia perfettamente competitivo, che gli “scambisti
primari” di risorse finanziare siano perfettamente razionali e dispongano tutti della
stessa informazione, che l’esito dello scambio non sia condizionato dall’incertezza
e che lo scambio non comporti per le parti alcun costo di transazione, non vi sono
ragioni di necessità o convenienza per cui lo scambista debba ricorrere al servizio
di un intermediario, in quanto quest’ultimo non sarebbe in grado di produrre
utilità o valore
11
. In sostanza, l’incrocio diretto di domanda e offerta di risorse
finanziarie risulterebbe perfettamente efficiente consentendo a ciascun prenditore
e datore di fondi di trovare il proprio punto di equilibrio senza che rimangono
soggetti insoddisfatti e senza l’intervento di mediatori o intermediari.
Come evidenziato da molti autori contemporanei (tra i primi Gurley e Shaw),
le ragion d’essere degli istituti bancari e, più in generale di tutti gli intermediari
11
Cfr.: Forestieri G., Mottura P., (2009), Il sistema … cit., p.212 e segg.