Il Made in Italy condivide con la marca la natura immateriale: i
suoi aspetti connotativi e simbolici aggiungono valore all’offerta in toto
e ai suoi singoli settori. Il Made in Italy è un “vettore di senso”, un
“motore semiotico” in grado di dar vita ad un universo evocativo che
ruota attorno a un sistema di valori base.
I settori di competenza del Made in Italy, nei quali il sistema Italia
gode di gradi di specializzazione e reputazione talmente riconosciuti da
costituire un valore aggiunto nel panorama internazionale, sono
rappresentati dai sistemi moda, arredo-casa, agro-alimentare e meccanica
collegata. Minimo comune denominatore: la qualità estetica, spartiacque
e criterio primo per la definizione del Made in Italy. A ben vedere, però,
risulta legittimo domandarsi quale valore ha, e se lo ha come lo
giustifica, la produzione locale a fronte di un consumo globale, in un
contesto attuale così dinamico e ricco di minacce. In altre parole, il
quesito che si pone oggigiorno all’attenzione di tutti e che costituisce
l’essenza del presente Capitolo, è il seguente: il Made in Italy ha senso
nel panorama ipercompetitivo del mercato globale o, viceversa, è
destinato a soccombere nella corsa all’abbattimento dei prezzi
inesorabilmente vinto dai competitors asiatici?
La tesi che in questa sede s’intende avvalorare è che continuare a
produrre localmente e difendere fermamente la marchiatura d’origine,
per far sì che il mondo valoriale creato nei secoli non venga in poco
tempo distrutto, ha senso solo in vista di un profondo e radicale
cambiamento del modello stesso di Made in Italy, un modello
sicuramente di successo ma che richiede un opportuno riposizionamento,
specie sul mercato internazionale.
Aspetto peculiare del modello Made in Italy è sicuramente quello
legato al settore del lusso: le grandi firme e i marchi prestigiosi del lusso
Made in Italy hanno sapientemente esportato all’estero e accresciuto
2
all’interno del proprio mercato nazionale un’immagine forte,
un’immagine costruita sull’eleganza, il design raffinato, l’eccellente
qualità di prodotti nati dall’estro e dalle innate capacità di creativi
italiani, siano essi stilisti, architetti, ingegneri, gioiellieri.
Il lusso Made in Italy poggia su solide basi fatte di marchi secolari,
di storia e di tradizioni territoriali, il cui fascino consiste nella capacità di
dare l’impronta a un intero stile di vita: chi li compra acquista
un’emozione. Il difficile compito degli imprenditori del lusso Made in
Italy è quello di offrire prodotti che mantengano tutta la loro carica
evocativa, ma al tempo stesso creino valore. La parte conclusiva del
presente Capitolo sarà dedicata proprio al Made in Italy di lusso, di cui si
offre un’ampia trattazione in merito ai settori coinvolti, al vantaggio
competitivo acquisito tanto sul mercato nazionale quanto su quello
internazionale e in particolare ci si soffermerà sul mercato australiano, un
mercato difficile da servire ma al contempo ricco di potenzialità future.
1.2 Caratteristiche del fenomeno
Il Made in Italy è un concetto sistemico ed intrinsecamente unitario.
Produrre in Italia rappresenta un’azione situata, dipendente da tutta la
storia italiana e frutto di un apprendimento cumulato che, pur essendo
difficile da prevedere e virtualmente impossibile da programmare ex
ante, è facilmente riconoscibile ex post. Il Made in Italy è, dunque, una
caratteristica unica e peculiare del sistema produttivo italiano: una
qualità che solo chi vive all’interno riesce ad acquisire e mettere in
valore
1
. L’idea di fondo che una partizione dell’economia, composta da
un certo insieme di settori, aziende e persone, possa sinteticamente
accedere alla denominazione di Made in Italy nasce da una simbiosi
1
Si veda RULLANI, 2000
3
audace e in qualche misura teoricamente ancora da consolidare: la
simbiosi, a livello nazionale, tra un certo insieme di settori ed uno
specifico ambito territoriale, quello italiano.
Per lungo tempo con l’espressione Made in Italy si è inteso far
riferimento, tanto nella letteratura giornalistica quanto in quella
accademica, alla moda italiana. Si tratta indubbiamente di una
definizione restrittiva, alla luce delle numerose specializzazioni che
l’Italia può vantare a livello internazionale anche in altri comparti, come
quelli del legno-mobilio, dei marmi e delle ceramiche, della rubinetteria,
dei casalinghi, dei prodotti tipici dell’alimentare mediterraneo, nonché
dei macchinari industriali legati ai rispettivi indotti. Le produzioni che
contraddistinguono tali comparti vengono effettuate soprattutto da
piccole e medie imprese, spesso organizzate in forma distrettuale
secondo una peculiarità tipica del nostro Paese e in cui sono decisivi i
fattori della tradizione e dell’esperienza nella lavorazione di determinate
materie prime.
In tale sede si preferisce focalizzare l’attenzione relativamente alle
sole attività manifatturiere, trascurando dunque un altro settore
economico rilevante come il turismo; a ben vedere, quindi, per Made in
Italy deve intendersi l’insieme dei settori operanti nelle aree moda e
tempo libero, arredo-casa e alimentazione mediterranea, a cui vanno
aggiunti i comparti della meccanica collegata
2
. Tale definizione di Made
in Italy, per così dire “settoriale”, denota la spiccata specializzazione del
Sistema-Italia nel vestir bene, nell’arte culinaria mediterranea, nel
proporre prodotti per il tempo libero e lo sport, nell’arredare e rendere
più funzionale la casa. Gli elementi distintivi di tali attività produttive
sono rappresentati dallo stretto collegamento esistente tra le relative
produzioni industriali e le specializzazioni tradizionali di tipo artigianale,
2
Si veda FORTIS, 2000
4
in taluni casi con origini secolari, e dalla capacità di lavorare certe
materie prime arricchendo tali produzioni di contenuti qualitativi, che
spaziano dal design sino alla scelta dei materiali. Inoltre, l’esser diventati
progressivamente i migliori al mondo nel fabbricare beni legati al settore
del tessile-abbigliamento, calzature, mobili, ceramiche, gioielli, ha
favorito lo sviluppo, in Italia, di una moderna industria dell’indotto, non
solo a livello di semilavorati e componenti, ma soprattutto di macchinari.
Il nostro Paese, di fatto, è giunto a dominare, insieme a Paesi
storicamente apprezzabili nella meccanica come Germania e Giappone,
anche il mercato mondiale delle macchine tessili, per imballaggio, per
lavorare il legno, le ceramiche, i marmi e le plastiche, per produrre
scarpe. In altri termini, l’idea che l’Italia sia fortemente specializzata nel
Sistema “moda-casa-arredo-alimentazione mediterranea” e nella
“meccanica collegata” non è soltanto il frutto di un sentore comune
radicatosi nell’opinione pubblica, bensì di un rigoroso riscontro
dimostrabile statisticamente.
È possibile ricostruire, infatti, una dettagliata mappatura del grado
di specializzazione commerciale dell’Italia sulla base di un indice di
specializzazione internazionale, il cosiddetto saldo commerciale
normalizzato
3
(Tabella 1). Sulla base del Rapporto ICE, il documento
fornito annualmente dall’Istituto Nazionale per il Commercio Estero
redatto in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Statistica, atto a
fotografare la situazione dell’Italia nell’economia internazionale, il
volume delle esportazioni italiane negli ultimi due anni è diminuito del
2,5%
4
.
3
Il saldo commerciale normalizzato si calcola come rapporto percentuale tra saldo com-
merciale e somma di esportazioni ed importazioni.
4
Si veda al riguardo Rapporto ICE 2005-2006
5
Tabella 1: Grado di specializzazione commerciale dell’Italia
Commercio estero dell’Italia per settori
(valori in milioni di euro)
ESPORTAZIONI
IMPORTAZIONI
SALDI
Settori ATECO
2005
Peso %
2005
Var. %
dei
valori
2004-
2005
200
5
Peso %
2005
Var. %
dei
valori
2004-
2005
2004
2005
Prodotti agricoli,
dell’allevamento e della pesca
4.063
1,4
6,8
9.14
0
3,0
-1,4
-5.468
-5.078
Prodotti dell’industria es-
trattiva
Prodotti energetici
995
458
0,3
0,2
Prodotti dell’industria ma-
nifatturiera
Alimentari, bevande, tabacco
Prodotti tessili e
dell’abbigliamento
Calzature e prodotti in pelle e
cuoio
Prodotti in legno e sughero
(esclusi i mobili)
Prodotti in carta, stampa,
editoria
Prodotti petroliferi raffinati
Prodotti chimici e farmaceutici
Prodotti in gomma e plastica
Vetro, ceramica e materiali non
metallici per l’edilizia
Metalli e prodotti in metallo
Macchine e apparecchi
meccanici
Elettronica, elettrotecnica,
strumenti di precisione
Mezzi di trasporto
Altri manufatti (mobili,
gioielleria)
Altri prodotti
Fonte: Rapporto annuale ICE, 2006
6
Se da un lato sulla flessione della quota di mercato delle
esportazioni italiane pesa l’inefficienza dinamica del modello di
specializzazione italiano, prevalentemente orientato verso settori e
mercati a domanda mondiale relativamente lenta, dall’altro lato è da
considerare sia il mutamento che sta interessando la composizione delle
esportazioni, orientate verso fasce di mercato più remunerative e
qualitativamente superiori, sia la fuoriuscita dai mercati esteri delle
imprese più vulnerabili alla concorrenza dei Paesi emergenti.
Nei settori di punta del Made in Italy si è registrato che le vendite
delle affiliate estere di imprese italiane sono aumentate negli ultimi anni
più rapidamente delle esportazioni, avvalorando l’ipotesi che in qualche
misura le imprese italiane abbiano sostituito le une alle altre. Non si
tratterebbe tanto di una sostituzione diretta sui mercati nei quali sono
stati realizzati investimenti esteri, dove peraltro potrebbero prevalere
rapporti di complementarietà con le esportazioni di beni intermedi e
d’investimento, quanto dei casi in cui gli investimenti sono stati
realizzati in Paesi emergenti usati come piattaforma di esportazione per i
mercati dei Paesi sviluppati, che prima venivano serviti direttamente
dall’Italia
5
(Figura 1). Le imprese appartenenti ai settori di specializ-
zazione, inoltre, adottano in misura rilevante forme di internazio-
nalizzazione intermedie, che non implicano partecipazioni azionarie, ma
si basano su accordi di collaborazione industriale con partner stranieri.
5
Cfr Rapporto ICE 2005-2006
7
Figura 1: Esportazioni e fatturato delle affiliate estere nei settori del
Made in Italy
Fonte: Rapporto annuale ICE, 2006
In via di sintesi, il Made in Italy è l’emblema del modello di
industria all’italiana e tre sono gli elementi che caratterizzano in modo
inequivocabile tale modello:
• in primo luogo la specializzazione produttiva; si tratta di una
peculiare focalizzazione su settori di beni di consumo destinati alla
“persona”, alla “casa” e all’”alimentazione”, nonché su comparti della
“meccanica strumentale” in genere legati a tali beni; nel tempo questi
settori hanno assunto un peso sempre maggiore nel sistema industriale
italiano, fino a caratterizzarlo in modo singolare nel novero dei Paesi
sviluppati, anche a causa del progressivo restringimento registrato dai
settori con più elevato contenuto tecnologico;
8
• in secondo luogo la dimensione delle imprese; il modello del
Made in Italy è, infatti, caratterizzato dalla straordinaria prevalenza di
unità di piccole dimensioni a carattere familiare che posseggono una
particolare attitudine nell’adattarsi facilmente alle differenziate e
mutevoli esigenze della domanda, ma nel contempo presentano anche dei
limiti nel creare e presidiare posizioni stabili sul mercato;
• in ultimo la localizzazione in distretti industriali
6
; si tratta di una
forte concentrazione territoriale delle filiere produttive in particolari
sistemi locali che favoriscono la divisione e la specializzazione del
lavoro tra le imprese ed offrono una serie di economie esterne e di
vantaggi alle imprese radicate al loro interno.
Il Made in Italy rappresenta, dunque, un modello di
specializzazione produttiva che identifica pienamente l’Italia e i suoi
valori. Grazie soprattutto alle realtà imprenditoriali di avanguardia, tale
modello è riuscito a migliorare e rafforzare le proprie performances sotto
il profilo tecnico-produttivo, organizzativo-manageriale, dei servizi
offerti, della qualità e del disegno dei prodotti, raggiungendo così
importanti obiettivi di espansione territoriale e di crescenti vendite
all’estero.
1.2.1 Le origini del Made in Italy
Si scrive Made in Italy e si traduce in abiti eleganti e design
sofisticato. Ma non solo: dal cibo italiano alle soluzioni tecnologiche più
avanzate in campo meccanico e della robotica, sono tanti i settori che
6
Il distretto industriale è un sistema caratterizzato da:
• un’aggregazione di micro-unità (imprese);
• una localizzazione in un’area territoriale concentrata (Regione o Provincia);
• la specializzazione nelle produzioni di una o più filiere.
9
danno lustro all'economia nazionale nel mondo, sostenuta e rappresentata
dal lavoro e dall'iniziativa di grandi imprese e da un vasto reticolo di
piccole e medie imprese. Qual è il segreto che permette loro, però, di
mietere così tanti successi? Le imprese appartenenti ai settori di
competenza del Made in Italy poggiano su una cultura di prodotto molto
forte che trova radici lontane nel tempo, su una storia artistica ed
artigianale antica, nata all’interno delle botteghe rinascimentali, sui mille
musei e chiese sparse su tutto il territorio, che tramandano una diffusa
cultura estetica, accompagnata dall’orgoglio tipico dell’artigiano che
cerca di realizzare un prodotto perfetto per propria intima soddisfazione:
l’orgoglio, cioè, del saper fare e di essere, al contempo, artefice e
creatore.
Il fenomeno del Made in Italy può essere considerato e analizzato
secondo una duplice visione: lo si può considerare un fenomeno
relativamente recente, risalente agli ultimi cinquant’anni, sviluppatosi
per una serie di coincidenze fortuite, che spaziano dal basso costo del
lavoro all’emergere di un nuovo ceto imprenditoriale, dal fiorire di alcuni
stilisti e designer alla voglia di riscatto del popolo italiano dopo le
tristezze della guerra; alternativamente, lo si può considerare come un
fenomeno da inquadrare in una prospettiva lunga della tradizione e della
cultura italiane. Secondo questa interpretazione, il Made in Italy è frutto
di una lunga e fertile cooperazione, ossia una cross fertilisazion, tra
cultura, arte, artigianato, abilità manifatturiera, territorio e memorie
storiche.
Il Made in Italy si pone, dunque, a metà tra lo Stato Italiano,
creatura recente sofferta e sofferente portatrice di due guerre mondiali, di
una dittatura, di tante inflazioni e di molti altri guai, e la civiltà italiana,
ossia una civiltà millenaria, generosa ed universale
7
. La civiltà italiana,
7
Si veda PREZZOLINI, 1994
10
se spogliata dalle angustie a cui l’ha costretta la nascita dello stato
nazionale, ha mille anni di storia che, a partire dai comuni italiani dove si
collocano le vere radici della nuova Europa, la rendono la cultura più
universale del mondo. I prodotti che rappresentano lo stile italiano
vincente non sono frutto del caso, ma sono frutto di questa civiltà.
I caratteri della più alta civiltà italiana furono di tipo universale e
non nazionale, ossia capaci di soddisfare le aspirazioni umane dei popoli
nati nella civiltà greco-latina, non specificatamente italiani. La civiltà
italiana, dunque, può essere considerata interamente dal 1200 al 1800
come un grande rinascimento che ha formato le basi della civiltà d’oggi
in tutti i Paesi di cultura europea. L’Umanesimo rispecchiò la grande
capacità degli Italiani di scoperte e di creazioni, di modelli artistici e di
verità di conoscenza umana che hanno fatto dell’Italia la patria dei geni.
Molti di essi compirono le loro scoperte, però, con l’aiuto di stati
stranieri: scopritori, emigrati, avventurieri italiani furono costretti a
rinunciare al proprio Paese per poter vivere, per poter operare e per dare
ricchezza, potenza e fama ad altri popoli
8
.
Nei secoli in cui l’Italia era il Paese culturalmente più vivo
d’Europa è stata caratterizzata da un’emigrazione, per così dire, nobile,
ossia fatta soprattutto di talenti, di grandi innovatori, alla ricerca della
possibilità di esprimersi al meglio in un mondo globale. Si può parlare di
una vera e propria funzione autodistruttrice dell’Italia, la quale si svenò
di uomini e di idee e trasfuse in tutta l’Europa, e di conseguenza in tutto
il mondo che ha adottato la civiltà occidentale, i propri concetti. La fama
dell’Italia è oggi grande nel mondo per la seduzione del suo sistema di
vita, la cui diffusione è stata il contributo di narratori, poeti, pittori,
scultori, architetti, attori, cuochi, sarti, sportivi e così via.
8
Cfr. PREZZOLINI, 1994
11
L’Italia, con la sua industria e i suoi prodotti, ha saputo esportare
nel mondo tutte le potenzialità della sua civiltà. Il successo del Made in
Italy, infatti, nasce proprio dall’esperienza artigiana, antica e radicata in
alcuni territori. Ne deriva un’organizzazione della produzione molto
particolare , dove quasi i due terzi dell’output e dell’export del Made in
Italy provengono da aree distrettuali o comunque specializzate. In alcuni
casi l’origine della specializzazione dei distretti è antichissima,
medioevale o addirittura precedente. Per immaginare l’Italia del futuro
non si può che ripartire dalle sue radici; anche l’Italia impegnata nella
creatività digitale, nel design dell’interfaccia dei nuovi strumenti di
comunicazione, nella realizzazione delle case e delle soluzioni
urbanistiche del futuro sarà sempre un’Italia artigiana, orientata alla
qualità e alla personalizzazione, radicata sul territorio e dotata di una
credibilità straordinaria dal punto di vista estetico, riconosciuta per il
gusto e capace di soluzioni da architetto
9
.
In tutte le statistiche di competitività internazionale, l’Italia non si
classifica, in questa fase storica, in modo brillante; le uniche statistiche in
cui si classifica nel gruppo di testa sono proprio quelle relative ad attività
che hanno a che fare con la cura della persona e della casa. In altre
parole, lo stile italiano e il sistema di vita italiano, che va dalla moda
all’enogastronomia, dai gioielli al design, dall’arredamento alle
automobili di alta gamma, continua a vivere una fase positiva. Si tratta di
una posizione acquisita nel tempo, ma minacciata dal continuo incalzare
di vecchi e nuovi competitori e, quindi, costantemente da difendere,
rilanciare e riconquistare. Mantenere le posizioni acquisite e sviluppare
le nuove potenzialità richiede un’azione lucida, consapevole, determinata
e proiettata verso il nuovo, ma ben piantata sulle antiche radici. La
valorizzazione del Made in Italy, oltre a dover puntare sulla già
9
Si veda GRANELLI –DE BIASE, 2004
12
accennata distinzione tra civiltà italiana, sinonimo di cultura e saper fare,
e Stato italiano
10
, deve fare leva sulle medie imprese, portatrici principali
di questo saper fare e, al tempo stesso, nuova nervatura economica ed
industriale del Paese. Il tradizionale individualismo italiano, la generale e
diffusa scarsa conoscenza della storia italiana, l’eccessiva
frammentazione settoriale delle organizzazioni imprenditoriali, che rende
difficili azioni coordinate anche nell’ambito di un solo settore, non
possono costituire i fattori disincentivanti, seppur presenti nell’effettiva
realtà del Paese, della valorizzazione della cultura e dello stile italiano e
del sistema di vita come esso si manifesta attraverso i suoi prodotti.
Il Made in Italy è un valore universale ed antico, le cui radici
profonde e forti non devono, però, condurre erroneamente a concepirlo
come una rendita: è un talento da preservare e su cui investire in
formazione, ricerca, cultura e cooperazione. Il capitale principale del
Made in Italy è rappresentato dal capitale creativo, che va curato,
rispettato e valorizzato.
1.2.2 Il vantaggio competitivo dei protagonisti del Made in Italy
Il modello del Made in Italy è sicuramente un modello di successo
che, attraverso l’impostazione di nuove strategie, sta attuando un
processo di rinnovamento per confermarsi tale sul mercato, nazionale ed
internazionale. Le imprese che si stanno impegnando su tale fronte,
mediante la messa a punto di una serie di strategie vincenti, sono
numerose. Avere tante imprese vincenti non è, però, operazione semplice
e le difficoltà di sopravvivenza nei mercati globali negli ultimi anni
mostrano, infatti, una certa divaricazione nei percorsi intrapresi dai
10
Cfr. PREZZOLINI, 1994
13
protagonisti del Made in Italy: alcune imprese rimangono competitive sui
mercati, mentre altre sono costrette a fronteggiare una moltitudine di
problemi per rimanere attori nel processo competitivo. I fattori strategici
che si possono ritenere basilari nel definire l’identikit dell’impresa
vincente Made in Italy sono rappresentati sia da un insieme di fattori
competitivi non di prezzo, come ad esempio la qualità del prodotto o del
servizio offerto, sia dalla struttura di governo dell’impresa stessa
11
.
Con riferimento ai fattori competitivi non di prezzo le criticità sono
numerose. È evidente che, in un contesto come quello attuale, la
concorrenza basata solo sul prezzo non è più sostenibile per le imprese
Made in Italy, le quali hanno dovuto reagire optando per un
riposizionamento sulle fasce alte della gamma produttiva con la
contemporanea perdita delle fasce basse del mercato, conquistate dai
Paesi a basso costo del lavoro. Il collocamento sulle fasce alte, in un
primo momento, non ha tuttavia precluso la scelta dello spostamento
delle fasi produttive più labour intensive in alcuni di questi Paesi.
L’industria del Made in Italy, però, punta molto sull’obbligatorietà
dell’etichetta di origine per contrastare la concorrenza e ciò potrebbe non
bastare nel momento in cui non si rafforza la sensazione che ciò che è
Made in Italy è stato effettivamente realizzato in massima parte in Italia.
È pertanto importante e fondamentale preservare la fase manifatturiera
all’interno, evitando di cercare altrove vantaggi di costo che nel tempo
produrrebbero soltanto una perdita di immagine e, conseguentemente, di
quote rilevanti di mercato.
La competizione non di prezzo, inoltre, non si può basare solo su
un prodotto di elevata qualità, sia essa il derivato di una certa
professionalità artigianale o di un’accurata attività di progettazione; le
imprese del Made in Italy devono essere rapide nel rispondere al mercato
11
Si consulti al riguardo il sito www.pambianconews.com – sezione Studi e Convegni,
Rinnovare il modello di successo del Made in Italy, 2005
14