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Sebbene alcune culture pre - Colombiane abbiano riportato casi di craniotomie nelle
loro rappresentazioni artistiche (come nelle ceramiche di Moccica), gli Egizi sono
stati i primi a mettere sistematicamente per iscritto informazioni di natura medica.
(Leca, 1987) Di tutti i papiri oggi noti, il papiro chirurgico di Edwin Smith (fig. 1),
della lunghezza di 4,68 metri e largo 33 centimetri, ritrovato nel 1862 e
completamente tradotto nel 1930, primeggia come primo rapporto scritto sugli effetti
di lesione alla testa (Steele, 2002). Il papiro, che è considerato il primo documento
medico nella storia dell’umanità, contiene la descrizione di 48 casi, molti dei quali
importanti per le neuroscienze perché descrivono il cervello, le meningi, il midollo
spinale e il liquido cerebrospinale per la prima volta nella storia scritta. Il papiro
chirurgico prende il nome da Edwin Smith, un egittologo americano. I 48 casi
contenuti nel papiro chirurgico riguardano 27 traumi cranici, 6 traumi della gola e del
collo, 2 traumi alla clavicola, 3 traumi delle braccia, 8 traumi dello sterno e delle
costole, 1 trauma della spalla e 1 trauma della colonna vertebrale. Gli studiosi di storia
della medicina sono stati colpiti dalla razionalità e dall’approccio scientifico alla
diagnosi e al trattamento dei pazienti; raramente, inoltre, vi è traccia di magia o
superstizione. (Jevolella, 1998).
Fig. 1 Papiro chirurgico di Edwin Smith
9
1.2 Periodo greco - romano
La culla della prima fase della medicina greca fu la Magna Grecia; solo con Ippocrate,
a partire dal 460 a.C. il baricentro della scienza medica si spostò sulla Grecia.
La più antica tra le scuole mediche preippocratiche fu quella di Mileto (VII sec. a.C.).
I maestri di questa scuola furono filosofi (Talete, Anassagora, Anassimandro,
Archelao e Diogene) che affrontarono lo studio dell’uomo anche da un punto di vista
naturalistico. Molte delle intuizioni di questi pensatori si sono rivelate esatte. I filosofi
di Mileto capirono che il cervello è il centro di controllo delle funzioni psichiche e
somatiche e che gli organi di senso sono connessi ad esso attraverso canali di
comunicazione (i nervi).
La scuola di Pitagora nacque a Crotone (VI a.C.) e si diffuse in tutto il mondo antico.
Con Pitagora lo studio della medicina fu affrontato da un punto di vista quantitativo
poiché era il numero che stava alla base di tutte le cose. Su queste basi Pitagora
condannava gli eccessi di qualsiasi natura e poneva l’attenzione sulle regole igieniche
dell’alimentazione e della vita. Le dottrine di Pitagora furono sviluppate da una serie
di medici greco – italici tra cui Alcmeone.
Alcmeone nacque a Crotone verso il 560 a.C. Egli effettuò le prime dissezioni di cui
si abbia memoria scritta descrivendo i nervi ottici. Il suo lavoro lo portò a proporre
che il cervello fosse la sede delle sensazioni e del pensiero (Gross, 1998). Alcmeone
effettuò interessanti considerazioni sull'uomo e fu molto interessato alla medicina (lui
stesso era medico).
Molto interessante fu anche la sua teoria su quale fosse l'organo principale del nostro
organismo: fu il primo a rispondere che era il cervello (a noi pare ovvio), avanzando
così un'ipotesi encefalocentrica. Generalmente si era creduto che l'organo
fondamentale fosse il fegato o il cuore, mentre il cervello non fu mai preso in
considerazione perchè è un organo insensibile. Alcmeone fu il primo a dire che il
cervello fosse l'organo più importante (Kranz – Lami, 1991).
Ippocrate (fig. 2) nacque nel 460 a.C. a Coo (Grecia). Le sue teorie influenzarono i
medici dell’occidente per circa 2000 anni. Pose le basi della medicina scientifica. Il
suo insegnamento portò al superamento della medicina sacerdotale e magica e
all’avvento di una scienza medica fondata sull’osservazione e sul ragionamento
(Adler, 2004). Egli considerava lo stato di salute e di malattia legati ad una situazione
rispettivamente di equilibrio e di squilibrio tra i quattro umori fondamentali del corpo
10
(sangue, flemma, bile gialla e bile nera) dalla cui miscela sarebbe dipeso anche il
temperamento individuale. Ippocrate fu, inoltre, il creatore del codice etico dell’arte
sanitaria, rappresentato dal giuramento, nel quale egli fissava i compiti e i doveri del
medico (Byerd, 1944).
Fig. 2 Ippocrate (460 – 370 a.C.)
Platone (fig. 3) nacque ad Atene nel 428 a.C. Egli credeva in una triplice anima. Una
parte di essa si trovava nella testa ed era responsabile dell’intelletto, un’altra si
trovava nel cuore e determinava la rabbia, la paura, la fierezza ed il coraggio e la terza
parte si trovava nel fegato ed era responsabile della libidine, dell’avidità, del desiderio
e di tutte le passioni del basso livello (Byerd, 1944).
Fig. 3 Platone (428 – 347 a.C.)
11
Aristotele (fig. 4) nacque a Stagira nel 384 a.C. Era convinto che fosse il cuore ad
essere la sede dell’intelletto, della percezione e delle funzioni ad essi correlate.
Secondo lui il cervello svolgeva una funzione importante nel raffreddare il cuore.
Aristotele pensava che il cuore, e non il cervello, fosse la sede dell'intelligenza e del
pensiero (Strathern, 1998).
Fig. 4 Aristotele (384 – 322 a.C)
Le scuole di Alessandria (III sec.a.C.) Intorno al III secolo a.C. Alessandria d’Egitto
diventò un centro molto vivace per l’insegnamento della medicina. Erofilo ed
Erasistrato furono i due maestri più famosi. Entrambi, oltre che ad insegnare, si
cimentarono con successo nell’anatomia. Erofilo si occupò dello studio del sistema
nervoso centrale; Erasistrato, invece, fece importanti osservazioni sull’apparato
cardiocircolatorio (Adler, 2004).
La dottrina pneumologica di Galeno. Galeno (fig. 5) nacque a Pergamo nel 129 d.C.
Fig. 5 Galeno (129 – 201)
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Egli concepiva il cervello come una specie di pompa che attraeva il neuma psichico
dagli organi di senso nei ventricoli anteriori e lo spingeva nei nervi motori per far
contrarre i muscoli; ciò si verificava grazie a contrazioni attive del cervello (Adler,
2004).
Galeno praticò numerose dissezioni di animali e fu un attento osservatore della loro
anatomia anche se, nel riferire al corpo umano le descrizioni che ricavava da quelli,
cadde in alcuni errori che però furono ritenuti verità per molti secoli. In fisiologia
studiò i disturbi che conseguivano a vari tipi di lesioni cerebrali (Finger, 1994).
Secondo Galeno vi erano tre anime umorali fisiologiche nel cervello in cui
risiedevano le funzioni attribuite al neuma. La concezione galenica persiste nella
tradizione medico scientifica fino alle soglie dell’Ottocento. Nella parte anteriore
avrebbero sede le funzioni sensoriali e immaginative, nella parte centrale le funzioni
razionali, infine nella terza la virtù della memoria, in particolare quel tipo di memoria
in grado di richiamare i ragionamenti e i ricordi complessi (Colish, 2001).
1.3 Medioevo e Rinascimento
La medicina nel Medioevo è dominata dalle figure di grandi medici e filosofi arabi
che furono i veri eredi del pensiero di Aristotele e di Galeno. La medicina cominciò
ad affermarsi nel VIII secolo, in cui si distinse soprattutto per la traduzione e il
commento dei testi classici greco – romani. A partire dal X secolo però non si
limitarono più ad un lavoro di commento ma svilupparono vere e proprie Scuole
Mediche, che aggiunsero molto lavoro a quanto si conosceva (Penso, 1991).
Avicenna (fig. 6) nacque a Bukhara nel 980 (Jolivet, 2001). La sua influenza sulla
medicina occidentale fu grande, specialmente attraverso un’opera che divenne presto
uno dei libri di medicina più utilizzati nell’ambito universitario: il Qanun fit at-tibb,
col nome di Canon Medicina. Il Canon è innegabilmente legato alla tradizione
aristotelica dei quattro elementi così come è derivata dagli studi galenici la sua
concezione anatomica, anche se spesso e volentieri la predilezione di Avicenna per
Aristotile, piuttosto che per Galeno, è fuori discussione quando i due grandi studiosi
antichi si trovano su posizioni contrastanti. Sebbene il trattato si presenti come una
sorta di enciclopedia medica, esso risulta essere in realtà più una sapiente erudizione
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libresca che non una raccolta sistematica di osservazioni ed esperienze personali.
(Goodman, 1995).
Fig. 6 Avicenna (980 – 1037)
Mondino de’Liuzzi nacque a Bologna attorno al 1270. Le innovazioni da lui riportate
all’anatomia umana furono l’introduzione dell’analisi diretta sui cadaveri (fig. 7),
l’introduzione dell’anatomia regionale, l’elevazione del livello accademico delle
scienze anatomiche e l’attitudine a controllare in modo pratico le fonti classiche.
Fig. 7 Dissezione regionale del corpo umano
Mondino associò per la prima volta nozioni di fisiologia, patologia e clinica alla
descrizione del corpo umano. Scrisse Anothomia, forse una collezione di “dispense”
per i suoi studenti, compilata in momenti diversi all’inizio del XIV secolo.
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Il metodo di dissezione regionale del corpo umano a scopo didattico, così come è
stato descritto per la prima volta da Mondino, è fondamentalmente quello ancora
usato nelle sale di dissezione delle scuole di medicina di tutto il mondo (Sournia,
1991).
Nella prima metà del XV secolo si assiste al rapido declino di quel ritorno di fiamma
nella cultura che nel secolo precedente sembrava dover diventare un incendio
indomabile e che, invece, si spense rapidamente come un fuoco fatuo. Si ricadde in
breve tempo nello scolasticismo e nella comoda e supina accettazione dei dettami dei
vecchi Autori: Galeno, Plinio e Avicenna. Tutto in medicina sembrò ritornare
irrimediabilmente ad un atteggiamento di rinuncia ad ogni revisione critica,
all'ossequiente dogmatismo, alla falsa scienza della magia e del filosofismo.
Ma per fortuna nella seconda metà del secolo i fermenti del prossimo Rinascimento
artistico e culturale cominciarono a farsi sempre più decisi ed evidenti.
Il rinnovamento nell’anatomia fu il primo ad imporsi proprio per la natura stessa
dell'indagine, che presupponeva, come nell'arte, l'osservazione diretta, attenta e
disincantata dell'artista (o dell'anatomista) dei particolari della Natura o della
"fabbrica del corpo umano", oltre che la sua fedele riproduzione. Non per nulla ne fu
protagonista uno dei massimi artisti del tempo, un profondo innovatore non solo della
meccanica, ma dell'anatomia, della fisiologia e della biologia: Leonardo da Vinci.
Con Leonardo fu il risveglio del senso critico, del desiderio di vedere con occhi
propri, in diretta, e non con la cieca fede negli antichi Maestri. Con la maggiore
disponibilità di cadaveri, specie dagli ospedali, le autopsie rivelarono ogni giorno
sempre nuove verità, sino allora sepolte (Sterpellone, 1988).
Leonardo da Vinci (fig. 8) nacque nel 1452. Leonardo si interessò scientificamente al
corpo umano ed alla sua fisiologia (misurando ad esempio il volume delle varie cavità
iniettandovi cera liquida, ed eseguendo infinite dissezioni su cadaveri e su carogne di
animali)(Natali, 2002). Egli accertò l’indurimento delle vene, oltre a quello delle
arterie, nell’arteriosclerosi; descrisse i rapporti tra nervi e muscoli, studiò a fondo
l’anatomia dell’occhio e individuò il martello e l’incudine nell’orecchio medio.
Descrisse inoltre accuratamente i muscoli della lingua, le valvole cardiache, le
posizioni del feto nell’utero, attribuendo ai reni (e non alla vescica, come si credeva a
quel tempo) la produzione di urina. Nel primo periodo rivolse il proprio interesse allo
studio del sistema nervoso e delle facoltà sensorie e della vista all’interno del cranio.
Dopo un’interruzione di una ventina d’anni, Leonardo riprese i suoi studi anatomici,
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focalizzando l’interesse sui movimenti all’interno del corpo umano. Dichiarò di aver
sezionato oltre trenta cadaveri, e, per superare difficoltà di rappresentazione grafica,
escogitò soluzioni ingegnose (Netter, 2004).
Fig. 8 Leonardo da Vinci (1452 – 1519)
Nella seconda metà del '400, con la laicizzazione delle Università e la prima fioritura
dell'Umanesimo, fu un grande riaccendersi di interessi intorno all'anatomia e alle
varie altre branche della medicina, e cominciarono a farsi sempre più duri gli attacchi
contro l'astrologia e la magia. Ma questo rinnovamento non poteva naturalmente
realizzarsi tutto d'un colpo.
Così, verso la fine del secolo, lo studio sulla patologia risentiva ancora delle vecchie
vedute, basate sull'antica teoria degli umori e dei temperamenti, anche se i medici
fondavano ora sempre più le loro diagnosi su riscontri obiettivi come l'esame
(macroscopico) del sangue, delle urine e dell'espettorato. Ancora più ancorata al
passato era la terapia, nella quale un posto principe era occupato dal salasso,
ritenendosi che nella maggior parte dei casi la malattia fosse dovuta ad eccesso di
sangue.
La rinascita nel '500 degli studi di anatomia del corpo umano trova uno dei suoi più
validi esponenti in Andrea Vesalio.
Andrea Vesalio partito dal presupposto che il vecchio insegnamento fosse costellato
di gravi errori, fece tabula rasa delle nozioni acquisite e considerate certe dai suoi
contemporanei e riedificò dal nulla la scienza anatomica sulla base delle sue
dissezioni cadaveriche.
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Convinzione ferma ed imprescindibile di Vesalio era l’importanza delle sezioni
anatomiche al fine di poter comprendere la struttura e la fisiologia del corpo umano;
teoria questa in netto contrasto con le convinzioni galeniche basate su un’idea
organicistica del corpo umano, secondo cui non vi possono essere lesioni funzionali
del corpo se queste non sono associate a lesioni effettive degli organi interni. Vesalio
arrivò per primo a comprendere la struttura dei diversi apparati e sistemi
dell’organismo umano e la loro fisiologia, spazzando via in tal modo rapidamente le
antiquate ed inesatte teorie di Galeno. Descrisse per la prima volta il decorso delle
vene e l’anatomia del cuore (Adler, 2004).
La sua eredità all'Università di Padova fu raccolta dal giovanissimo allievo Realdo
Colombo, che, pur avendo avuto una vita quanto mai breve (poco più di una
quarantina d'anni), lasciò un'opera memorabile di anatomia (De re anatomica), specie
nelle parti riguardanti la descrizione della pleura, del peritoneo e del cristallino: a lui
si deve la scoperta della circolazione polmonare.
A Realdo Colombo successe l'appena ventottenne Gabriele Falloppio (fig. 9), al quale
resta legata la scoperta delle tube uterine (tube di Falloppio) e di alcune strutture
anatomiche nel viso; a lui si deve anche l'introduzione di termini anatomici tuttora in
uso come vagina, placenta, coclea, labirinto, palato e velo palatino.
Fig. 9 Gabriele Falloppio (1523 – 1562)
Non soltanto in Italia l'anatomia diveniva finalmente scienza. Anche in Francia vi fu
un grande fermento in questo campo, ispirato dal rinnovato spirito di verifica e di
ricerca. Uno dei maggiori esponenti di questo revival dell'anatomia fu Silvio, che
molti considerano tuttora erroneamente un italiano (Busacchi, 1973).
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In realtà si chiamava Jacques de la Boë. Pur essendo indubbiamente il primo
anatomista del suo tempo, gli viene indebitamente ascritto il merito della scoperta di
quell'arteria "silviana", di quella "scissura" e di "quell'acquedotto di Silvio", che
saranno invece descritti più di un secolo dopo dal suo omonimo Silvio: ma
quest'ultimo si chiamava François (Franciscus), e per di più era nato ad Hanau. Jacues
de la Boë fece alcune scoperte in anatomia (valvola della vena cava inferiore, muscolo
accessorio flessore del piede) e coniò aggettivi come giugulare, gastro-epiploico,
mesenterico. Si mostrò sempre un acceso seguace di Galeno, del quale non ammise
alcun errore, nemmeno dinanzi alle prove più evidenti (Dousset, 1985).
Diversamente dall'Italia e dalla Francia che nel '500 già contavano numerose
Università di lunga tradizione, la Germania e i paesi di lingua tedesca risentirono più
tardivamente dell'influenza del Rinascimento essendo le loro Università relativamente
più giovani o meno numerose. Ancora più dei Paesi di lingua tedesca, l'Inghilterra per
il suo isolamento geografico risentì tardivamente dei fermenti del Rinascimento che
scuotevano l'Europa (Guthrie, 1958).
Se nel secolo precedente l'interesse degli studiosi si era focalizzato prevalentemente
sull'anatomia, una volta che fu definita nelle sue parti principali la struttura dei vari
organi ed apparati esso si spostò sul modo con cui questi funzionano, cioè sulla
fisiologia. Così il '600 vide fiorire due tendenze principali di interpretazione generale
dei fenomeni vitali.
Cartesio (fig. 10) nacque nel 1596 a La Haye in Turenna.
Fig. 10 Cartesio (1596 – 1650)
Secondo il filosofo francese gli animali erano organismi meccanici simili ad orologi,
il cui comportamento sarebbe controllato dagli stimoli ambientali. Similmente, alcuni
movimenti del corpo umano sarebbero meccanici ed involontari, come i riflessi e non
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richiederebbero la partecipazione della mente, avvenendo automaticamente. Tuttavia
Cartesio era un dualista atipico e per primo ipotizzò l’esistenza di una connessione,
quasi un’interfaccia, tra la mente umana e il suo sostrato.
Egli pensava che la mente regolasse i movimenti del corpo, mentre questo, mediante i
suoi organi di senso, forniva alla mente una rappresentazione dell’ambiente e dei suoi
oggetti. In particolare, secondo Cartesio, questa interazione avveniva nella “ghiandola
pineale” una piccola appendice del talamo posteriore (Lojacono, 2000).
Marcello Malpighi (fig. 11) nacque a Crevalcore. La sua attività scientifica, volta in
particolare all’anatomia microscopica, lo portò ad indagare la struttura polmonare, il
sistema ghiandolare, i problemi della sensibilità, il campo dell’embriologia e la
struttura dei viscere (Murri, 2003).
Fig. 11 Marcello Malpighi (1628 - !694)
Malpighi fondò l’anatomia microscopica, la botanica moderna, l’entomologia, iniziò
lo studio dell’anatomia patologica, scoprì i capillari sanguigni e gli alveoli polmonari
(fig.12).
Fig. 12
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Per quanto riguarda il cervello, però, anche nell’opera di Malpighi non si assiste ad un
rinnovamento veramente radicale, anche se si cominciò a dare più importanza alla
massa del cervello rispetto alle cavità che erano considerate il centro delle funzioni
più elevate dell’organismo.
Egli vide la corteccia cerebrale come costituita da una miriade di ghiandole produttrici
di un fluido che poi scorreva nei nervi (il fluido nervo).
Nello stesso periodo di Malpighi e nello stesso ambito di rinnovazione scientifica del
sapere, si occupò dello studio del cervello anche l’inglese Thomas Willis (scopritore
del cosiddetto circolo di Willis, il circuito arterioso che si costituisce alla base del
cervello per l’anastomosi tra le carotidi interne e l’arteria vertebrale).
Thomas Willis (fig. 13) nacque nel 1621. Con lui l’aspetto esterno del cervello
cominciò a corrispondere a quello moderno (fig. 14).
Fig. 13 Thomas Willis (1621 – 1675)
Willis studiò l'anatomia del sistema nervoso, fu il primo a identificare il diabete
mellito e descrisse numerose malattie nervose. Scoprì l’undicesimo nervo cranico o
nervo accessorio spinale, responsabile della stimolazione motoria dei muscoli del
collo (Mc Grew, 1985).
Fig. 14 Veduta della faccia inferiore del cervello
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Stenone nacque a Copenhagen nel 1638. Nel sezionare la testa di una pecora scoprì il
dotto della ghiandola salivare parotide (dotto di Stenone). Successivamente (1662)
scoprì anche le ghiandole sottolinguali e descrisse in dettaglio le ghiandole lagrimali
(Angeli, 1996).
Nel libro De musculis et glandulis enumerò altre sue scoperte, come le ghiandole
ceruminose dell'orecchio esterno, le ghiandole della guancia, il dotto sublinguale, i
dotti ghiandolari del palato e dell'epiglottide, il dotto naso-lagrimale.
Stenone si interessò altresì all'anatomo-fisiologia del cuore e dei vasi sanguigni.
Sostenne che il cuore aveva tutte le caratteristiche di un muscolo e che non era affatto
la sede degli "spiriti vitali" (Ascani, Kermit, Gunver).
1.4 1700 – 1800
Sulla spinta del potente influsso cartesiano e del rinnovato fervore culturale, il XVIII
secolo fu tempo di continui progressi, specialmente nella descrizione clinica dei
sintomi e delle malattie. Furono introdotte nuove idee sul cervello; gli spiriti animali
furono sostituiti dai liquidi nervosi, sostanze che si riteneva fossero prodotte nel
cervello e circolassero poi lungo i nervi cavi. Alla fine del secolo il concetto di
elettricità animale rivestì un ruolo di grande importanza nella ricerca dei principi
fondamentali della neurobiologia. Nella prima metà del 1700 il bulbo era considerato
poco più di un’espansione del midollo spinale, mentre il cervelletto era considerato la
sede delle funzioni “animali” ed alcuni vi attribuivano tutti i movimenti vitali
(Marshall – Magoun, 1998).
Anton van Leeuwenhoek nacque a Delft nel 1632. Probabilmente per la sua esperienza
con i tessuti, che doveva controllare con una lente, si occupò egli stesso della
costruzione di lenti e riuscì a costruire un prototipo di microscopio costituito da
un’unica piccola lente biconvessa montata in un tubo metallico (fig. 15).
Scoprì così i protozoi, molti parassiti, i saprofiti della bocca, gli spermatozoi, le
cellule del sangue. Nel 1668 confermò la scoperta dei capillari fatta da M. Malpighi
(Schierbeek, 1963).
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Fig. 15 Microscopio di van Leeuwenhoek
Domenico Cotugno (fig. 16) nacque a Ruvo di Puglia nel 1736. Nel De aquaeductibus
auris humanae internae (1761) descrisse per primo gli acquedotti del vestibolo e della
chiocciola, dimostrando inoltre che il labirinto era pieno di liquido e privo di aria
(Mac Millan, 1985).
Fig. 16 Domenico Cotugno (1736 – 1822)
Sempre in questo periodo uno dei più grandi anatomici del Settecento, il francese
Vicq d’Azyr, (1746–1794) disegnò la superficie esterna del cervello senza
intravedervi alcuna apparente regolarità come si vede dalla figura 17, dove le
circonvoluzioni avevano piuttosto un aspetto “decorativo” e richiamavano
visivamente l’immagine di minuscole anse intestinali.