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Introduzione
Le lingue dei segni racchiudono in sé un mondo diverso ma particolare: quello del silenzio.
Questo silenzio, tuttavia, è assordante, non è destinato all'oblio, perché le persone che le
adoperano sono individui dotati di un'identità, hanno dei valori, e cercano di trovare il loro
posto nel mondo come tutti gli uomini che vivono su questo pianeta. Per loro è più difficile
avere una vita “normale” rispetto alle persone udenti, perché vi sono degli ostacoli in più da
superare, sia a livello di disabilità in sé, sia a livello sociale. Come tutte le lingue vocali, le quali
sono caratterizzate da molteplici e complessi aspetti linguistici, anche le lingue dei segni
presentano diversi elementi che le rendono uniche ed affascinanti. La domanda principale che
mi sono posta prima di iniziare questo lavoro di tesi è la seguente: perché molte persone udenti
provano una sorta di senso di superiorità rispetto alla persona sorda e pensano che la lingua che
adoperano i giorni sia migliore della lingua dei segni? Si cercherà di dare una risposta a questo
quesito nel corso di questo testo.
In questo elaborato finale si affronterà il tema delle lingue dei segni, ma si darà
particolare attenzione alla Lingua dei Segni Italiana (LIS) e il British Sign Language (BSL).
Verranno messi a confronto gli aspetti etici, storici, legislativi e, infine, linguistici di due lingue
completamente diverse, ma che hanno in comune anni di lotte affrontate con grande coraggio
affinché arrivassero ad essere due sistemi linguistici riconosciuti nei loro paesi e ad avere un
ruolo di primo ordine nelle rispettive Comunità Sorde.
Nel primo capitolo ci si soffermerà sull'aspetto etico/morale che ruota attorno al mondo
dei sordi. Nello specifico, si cercherà di capire come si può arrivare all'accettazione del proprio
deficit distinguendo le tre definizioni di menomazione, disabilità ed handicap. Vedremo quali
sono gli eventi più importanti che hanno contribuito al cambiamento e all'evoluzione a livello
internazionale del concetto di handicap, fino ad arrivare a comprendere meglio quali sono le
espressioni e i termini che si dovrebbero usare per addentrarsi nella realtà della Cultura Sorda.
In contrapposizione a questa parte, parleremo di quali sono, invece, le definizioni che una
persona udente non dovrebbe mai più usare, quindi, si darà spazio all'argomento del pregiudizio
che caratterizza sia la Comunità Sorda Italiana che quella Inglese. Un altro tema molto
importante che verrà affrontato in questo capitolo è la definizione di sordità e come la persona
sorda riesce a convivere con questo deficit. Analizzeremo i numeri della sordità a livello globale
e, naturalmente, dei paesi che interessano questa tesi. Ci addentreremo nella realtà della Cultura
Sorda e, in particolare, nel mondo delle Comunità Sorde dell'Italia e del Regno Unito.
Nel secondo capitolo ripercorreremo la nascita delle lingue dei segni fino ad arrivare
all'evento più importante della storia del mondo dei sordi, il quale segnò il vero punto di svolta:
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il Congresso di Milano. In seguito, andremo ad esaminare la situazione in Italia e nel Regno
Unito prima e dopo questo importante evento, e vedremo come nasceranno la Lingua dei Segni
Italiana e il British Sign Language. Per ultimo, capiremo quanto sia importante l'educazione
bilingue e il biculturalismo in queste due nazioni.
Nel terzo ed ultimo capitolo, dopo una breve introduzione su cosa sono le lingue dei
segni, analizzeremo la LIS e il BSL sotto il punto di visto linguistico, prestando particolare
attenzione alla dattilologia o finger-spelling, e capiremo come le due lingue dei segni si
comportano sotto questo punto di vista, esaminando alcuni aspetti della loro fonologia,
morfologia e sintassi. Da questo confronto potremo osservare se queste due lingue dei segni
sono dei sistemi linguistici completamente diversi o se vi troveremo delle similarità.
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CAPITOLO I
IL MONDO DEI SORDI E I PREGIUZI DEGLI UDENTI
1. La disabilità della persona sorda: principi generali e l'accettazione del deficit
Negli ultimi decenni l'idea di persona sorda ha subito cambiamenti piuttosto rilevanti nel mondo
Occidentale, sia dal punto di vista di accettazione del deficit fisico da parte dell'individuo che
lo vede coinvolto in prima persona, sia da parte di colui/colei che viene definito/a 'udente'. Tutto
ciò è potuto accadere poiché, nel corso dei decenni, vi sono stati molti passi in avanti al fine di
abbattere le barriere della comunicazione. Tra le lotte più importanti possiamo ricordare quella
del primo documento dell'Organizzazione Mondiale della Salute del 1980, denominato ICIDH
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,
da cui si avrà la svolta decisiva in merito alla classificazione dei concetti di menomazione,
disabilità e handicap, considerati fino a quel momento dei sinonimi:
– La menomazione
Una menomazione (in inglese 'impairment') è “la perdita o anormalità a carico di una struttura
o di una funzione psico-logica, fisiologica o anatomica.” (ICIDH in Maragna, Marziale 2012:
41).
– La disabilità
Una disabilità (in inglese 'disability') è la “qualsiasi limitazione o perdita (conseguente a
menomazione) della capacità di compiere una attività nel modo o nella ampiezza considerati
normale per un essere umano” (ICIDH in Maragna, Marziale 2012: 41). Perciò, la disabilità
deriva da un unico tipo di menomazione.
– L'handicap
L'handicap (in inglese 'handicap') è “la condizione di svantaggio conseguente a una
menomazione o a una disabilità che in un certo soggetto limita o impedisce l'adempimento del
ruolo normale per tale soggetto in relazione all'età, al sesso e ai fattori socioculturali”. (ICIDH
in Maragna, Marziale 2012: 41). Quindi, l'handicap si può rimandare a diversi tipi di disabilità
che, a loro volta, possono essere derivanti da più tipi di menomazione.
Dopo aver fatto chiarito qual è il vero significato di queste tre definizioni, possiamo dire
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International Classification of Impairments, Disabilities and Handicap.
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che la persona sorda soffre di un tipo di disabilità che può trasformarsi in handicap se il suddetto
individuo trova degli svantaggi nell'ambiente in cui esso vive e da ciò possono derivare
conseguenze che non lo portano ad avere le stesse pari opportunità, diritti e doveri dei soggetti
udenti. Ma, come viene riportato nella prima parte di questo sottoparagrafo, nel corso degli anni
80 qualcosa si è smosso e si è cominciato ad avere una nuova visione su questo tipo di disabilità,
poiché l'OMS
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ha associato “lo stato di un individuo non solo alle funzioni e alle strutture del
corpo umano, ma anche ad attività a livello individuale o partecipazione alle vita sociale.”
(Maragna, Marziale 2012: 41).
Il 1980 è stato un anno di grandi progressi, ma tutto ciò non poteva bastare. Infatti,
l'ulteriore passo che è stato compiuto è stato quello di rendere globale la definizione di handicap
e di stilare dei criteri comuni per misurare e classificare la disabilità a livello mondiale. Tutto
ciò è avvenuto il 21 maggio 2001, quando hanno partecipato 191 paesi alla 54esima edizione
dell'Assemblea Mondiale della Sanità per l'accettazione del cosiddetto ICF
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. A differenza della
classificazione fatta dall'OMS nel 1980 quella del 2001 viene caratterizzata dalle “componenti
della salute e degli stati ad essa correlati” (ICF, 2001:13) e, quindi, fare in modo che venga
descritto lo stato di salute delle persone in base agli ambiti esistenziali (sociale, familiare,
lavorativo). Il fine di tutto ciò è quello di captare le difficoltà che, nel contesto socio-culturale
a cui ci si riferisce, possono causare disabilità. La vera novità di questa classificazione, e che la
rende ancora più innovativa, è che non si vuole descrivere la persona nella sua disabilità, ma
sottolineare il soggetto in questione nella sua unicità e globalità e, inoltre, concentrarsi sulla sua
situazione quotidiana in relazione al contesto ambientale in cui egli vive. Questa classificazione,
in definitiva, vuole concentrarsi maggiormente sul tipo di rapporto che la persona disabile ha
con l'ambiente che lo circonda e quali sono le difficoltà che egli può avere tutti i giorni. Da qui
parte l'analisi dell'ICF in merito alla relazione salute – ambiente e, soprattutto, al nuovo concetto
di disabilità, inteso come “termine ombrello per menomazioni, limitazioni dell’attività e
restrizioni della (alla) partecipazione. Esso indica gli aspetti negativi dell’interazione tra un
individuo (con una condizione di salute) e i fattori contestuali di quell’individuo (fattori
ambientali e personali)” (ICF, 2001:181). Per concludere questa piccola sezione dobbiamo
aggiungere che l'ICF si è posta tanti scopi per arrivare a capire come risolvere determinate
situazioni di vita di persone con patologie e disabilità e come migliorarle, e si è arrivati ad avere
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Organizzazione Mondiale della Salute.
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International Classification of Functioning, Disability and Health.
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un concetto di disabilità universale, il che comporta che codesto modello di classificazione
viene applicato a qualsiasi persona normodotata o diversamente abile, in quanto la disabilità
non viene vista solo come un problema che può riguardare un singolo individuo in una
comunità, ma può essere un'esperienza che può colpire chiunque durante la propria vita.
Il terzo ed importante successo per il mondo della disabilità è arrivato a giugno del 2011,
quando l'OMS e World Bank hanno realizzato il primo 'World report on disability'
4
. Con la
pubblicazione di questo documento siamo di fronte alla consapevolezza che le persone con
deficit non sono da emarginare ma bensì da includerli nella vita sociale e trattarli come persone
normali. Infatti, oltre a spiegare i diversi numeri della disabilità nel mondo questo documento
si propone come una sorta di strumento per tutti coloro che lottano contro l'emarginazione
sociale di questi soggetti, analizzando diversi settori quali mondo della medicina, educazione,
assistenza, ecc. Attraverso queste analisi e dimostrando che, eliminando diverse barriere e
ostacoli, le persone con disabilità possono avere la giusta e meritata integrazione e entrare in
quel mondo che gli spetta, o meglio, avere gli stessi diritti e doveri delle persone udenti, come
favorire l'educazione, la riabilitazione e l'inserimento nel mondo del lavoro.
2. Distinguere la persona sorda: scoprire e conoscere le diverse definizioni
Sia nella lingua italiana che nella lingua inglese si possono riscontrare errori ed incomprensioni
quando una persona udente si avvicina al mondo dei sordi. Questo può avvenire in quanto il
soggetto stesso non è a conoscenza di vari aspetti che possono influire nella relazione che
codesta persona vuole instaurare con un individuo sordo oppure vuole semplicemente
approcciarsi al mondo della 'deafness'. Generalmente, quando non si ha un'approfondita
conoscenza in un determinato ambito è opportuno informarsi poiché una non accurata
sensibilità può portare a creare dei disturbi, come pregiudizi, stereotipi
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. Perciò, si può iniziare
a conoscere questo 'mondo silenzioso' partendo dalla distinzione di varie definizioni che
vengono generalmente usate in italiano e in inglese:
– 'sordo' o 'deaf': questi due termini molto comuni in entrambe le lingue vengono usati
per far riferimento ad una persona che soffre della perdita di udito. In lingua inglese, a
differenza della lingua italiana, questa definizione si riferisce, in particolare, a coloro
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Vengono riportati a livello mondiale i numeri delle persone con disabilità.
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Argomenti che verranno affrontati nei paragrafi successivi.