5soprattutto rappresenta il prodotto della maturità artistica di uno scrittore
giunto alla fine dei suoi giorni
1
.
Quando si ha che fare con le opere di Orwell è molto facile che la dimensio-
ne artistica venga schiacciata dalla lettura politico-sociologica solitamente
associata al testo. Il libro in questione dette adito ad appassionati scontri
ideologici e a speculazioni politiche che culminarono nella data fatidica del
1984, anno in cui esplosero le letture del romanzo in chiave profetica.
In questo studio, invece, verrà data importanza al momento creativo e
all’indagine auto-critica del ruolo dell’intellettuale, ma soprattutto focaliz-
zeremo la nostra attenzione sull’importanza che il linguaggio assume nel
romanzo di Orwell.
Nineteen Eighty-Four è molto più ambiguo e complesso delle opere che lo
hanno preceduto. I livelli interpretativi sono molteplici e i risvolti psicolo-
gici e metatestuali scavano nell’incubo della realtà descritta, quell’incubo
che si inabissa ancor più in profondità nella mente del protagonista, attra-
versato da un’ideologia che non risparmia nessuno.
Nel primo capitolo di questa tesi riassumeremo le caratteristiche principali
del sistema totalitario di Oceania, e cercheremo di capire la finalità della
distopia creata da Orwell. Poi ci soffermeremo sulle accuse che l'autore
rivolge all’intellighenzia inglese, e su un’analisi metatestuale degli scritti
contenuti nell’opera.
1
George Orwell (pseudonimo di Eric Arthur Blair, nato nel 1903 a Motihari, in India), lavorando
come inviato dell’Observer e del Manchester Evening News, fu testimone e vittima dei disastri della
seconda guerra mondiale. Scrisse Nineteen Eighty-Four quasi interamente nell’isola di Jura, sperduto
angolo delle Ebridi scozzesi dove lo scrittore si rifugiò con la speranza di guarire dai gravi problemi
respiratori che lo affliggevano. Rimasto vedovo nel 1945, morì cinque anni dopo per tubercolosi, a soli
quarantasette anni.
6Il secondo capitolo, invece, verterà principalmente sulle origini del New-
speak: dal cablese al Basic English, passando per gli inquietanti riferimenti
al linguaggio nazista, fino alle più rilevanti teorie sul determinismo lingui-
stico. L’ultima parte di questo capitolo verrà dedicata alla struttura della
lingua del male; cercheremo di approfondirne la grammatica e di capire lo
scopo della sua suddivisione in tre categorie lessicali.
Infine, il terzo capitolo tratterà uno degli aspetti centrali di questa tesi,
ossia l’inarrestabile infezione di Newspeak che contamina l’intero romanzo,
e che termina con la sconfitta finale del protagonista, indotto a una specie
di afasia che coincide con la morte dell’Oldspeak e del mondo passato che
esso rappresenta.
7Capitolo I
Distopia e metascrittura
«If you want a picture of the future,
imagine a boot stamping on a human face-for ever».
1.1 Il codice espressivo: la distopia
1.1.1 Il mondo antiutopico di Nineteen Eighty-Four
L’antiutopia di Orwell è una delle più rappresentative del suo genere. Lo
scenario descritto non lascia vie di fuga, e anche i pochi barlumi di speran-
za e le illusioni disseminate nella narrazione vengono presto schiacciate e
frantumate dal sistema totalitario.
Il Partito che governa Oceania
2
è costituito da un Outer Party, ossia il
braccio esecutivo del potere, e da un Inner Party, la mente della dittatu-
ra socialista personificata nell’onnipresente Big Brother. Quest’ultimo si
rivela una figura infallibile, che nessuno ha mai visto di persona, ma di cui
sono ovunque visibili i grandi manifesti. Attraverso una fittissima rete di
telecamere e teleschermi il Big Brother spia tutti gli abitanti di Oceania e
impartisce ordini fin dentro le loro abitazioni.
La società rappresentata, oltre ai membri dell’Outer e dell’Inner Party,
comprende anche i proles (i proletari), che vengono considerati come
2
Si tratta di una delle tre superpotenze che si spartiscono il mondo. L’Oceania comprende le Ameri-
che, le isole dell’Atlantico, la Gran Bretagna, gran parte dell’Africa meridionale, l’Australia e la Nuova
Zelanda. Gli altri due blocchi sono l’Eurasia, che include Europa e Asia settentrionale, e l’Estasia, che
invece è formata da Cina, Giappone e altre regioni dell’Asia meridionale. I territori contesi da questi tre
superstati sono l’Africa orientale, l’Asia centrale e quella meridionale.
8animali e costituiscono l’85% della popolazione. A loro è concessa maggiore
libertà rispetto ai membri del Partito; vengono descritti come esseri privi di
intelletto, innocui, e quindi incapaci di comprendere i soprusi del potere e
reagire di conseguenza.
Lo Stato si regge sull’odio (indotto e indirizzato dal Big Brother verso nemici
inesistenti) e soprattutto sulla menzogna: fondamentale in tal senso è la
tecnica psichica del doublethink, il bipensiero, secondo cui ogni cittadino
deve riuscire a credere con naturalezza a tutto ciò che dice il Partito, anche
se si tratta dei più stridenti paradossi. Il corpo segreto della ought Police
vigila sul pensiero ed è pronto a reprimere qualsiasi accenno di rivolta.
La vita pubblica e privata delle persone è controllata e organizzata da
Ministeri che si occupano dell’esatto opposto del nome che portano: il
“Ministero dell’Amore” controlla l’ordine pubblico disseminando terrore,
quello della “Pace” si occupa della guerra, quello della “Verità” ha il
compito di manipolare la stampa e pianificare la propaganda, mentre
quello dell’“Abbondanza” mantiene il popolo in condizioni di povertà.
Quasi tutte le risorse statali vengono spese per fare guerre utili solamente
a distruggere ciò che viene prodotto dal lavoro degli uomini. I beni di
consumo devono essere prodotti per mantenere funzionante la macchina
industriale, ma non devono essere distribuiti alle masse, che altrimenti po-
trebbero permettersi di istruirsi e quindi sviluppare una certa intelligenza.
La povertà deve essere mantenuta, e il metodo è quello di portare avanti
conflitti interminabili, i cui equilibri sono costantemente decisi a tavolino
dalle tre superpotenze.
9In Oceania nulla è illegale perché non c’è nessuna legge scritta; l’attività
sessuale deve avere come solo fine la procreazione ed essere il più possibile
disgiunta dal piacere; il progresso scientifico è limitato al perfezionamento
delle tecniche poliziesche; l’Inner Party fa un uso smodato della violenza,
annienta ogni opposizione e porta incessantemente avanti un’opera di fal-
sificazione totale della Storia.
La realtà che emerge dal testo fa sprofondare il lettore in un mondo cupo
e pieno di angoscia. In questo scenario, come vedremo, il potere è capace
di calpestare e impedire la formulazione di pensieri scomodi attraverso la
creazione di un linguaggio fondato sulle rovine dell’Oldspeak (o Standard
English).
1.1.2 La focalizzazione interna fissa e la prescienza di Winston
Il romanzo è scritto in terza persona singolare, ma il distacco dal protago-
nista che sembrerebbe garantito da questa tecnica di scrittura si rivela ben
presto un’illusione perché si avverte la focalizzazione, e quindi il restrin-
gimento alla sua conoscenza. Il narratore, infatti, non supera mai i limiti
della consapevolezza del protagonista. Il personaggio principale è Winston
Smith, un membro dell’Outer Party che è sempre presente in ogni pagina
del libro, e attraverso il quale riusciamo a farci un’idea del terribile mondo
in cui si svolgono le vicende. È la coscienza di Winston a dominare il
campo e a focalizzare l’azione, ed è attraverso la scrittura del suo diario che
emergono importanti questioni metatestuali che analizzeremo in seguito.
Guido Bulla sostiene che potremmo rileggere il testo alla luce di quel che
10
si potrebbe chiamare la “prescienza” del protagonista:
Winston sa fin da principio che la sua ribellione sarà perdente, sa che Syme sarà
vaporizzato, sa che incontrerà O’Brien, sembra conoscere in anticipo i particolari
di tutte le fasi delle tortura fisica e intellettuale che lo attende nelle segrete del
Ministero dell’Amore e che nessuno può avergli descritto; sogni, allucinazioni e
fantasie fanno sì che egli pre-veda molto dettagliatamente quel Paese d’Oro che
diventerà, al centro esatto del romanzo, il teatro reale della sua prima esperienza
erotica con Julia
3
.
La coscienza di Winston viene vista come il fulcro che genera l’intera visione
di Nineteen Eighty-Four, cosicché il testo diventa un «apologo non solo e
non tanto sulla degenerazione storica e politica del mondo contemporaneo
quanto sulla degenerazione politica e morale del soggetto che tal mondo
pensa e interpreta»
4
.
1.1.3 Utopia e Anti-utopia
Il termine “utopia” (dal greco ou, “non”, e topos, “luogo”), allude al
progetto di una comunità ideale. Nell’età dell’Illuminismo, l’utopia aveva
come punto di riferimento un ideale di uguaglianza naturale e di felicità
originaria che la società futura avrebbe dovuto restaurare. Le utopie nate
nella prima metà dell’Ottocento furono spesso di ispirazione socialista,
come avvenne ad esempio con Fourier, Saint-Simon e Owen, che Marx
ed Engels definirono “socialisti utopisti”, per distinguere quei progetti
astratti dalla propria analisi scientifica dei processi economici e sociali
che caratterizzavano l’Occidente. Rispetto alle prime utopie moderne
3
G. Bulla, L’ultima utopia, introd. a G. Orwell, Romanzi e saggi; a cura e con un saggio introduttivo di
Guido Bulla, Mondadori, Milano, 2000, p. XL.
4
Ibidem.
11
(basti pensare alla letteratura utopica del Rinascimento e alle sue isole
immaginarie), le utopie ottocentesche si contraddistinguevano per il fatto
di concepire la società ideale come distante non nello spazio, ma nel tempo,
ossia come un obiettivo da realizzare storicamente.
In Nineteen Eighty-Four e in più recenti opere letterarie di carattere utopico
(da Brave New Word di Huxley a Fahrenheit 451 di Bradbury), il sogno si
rovescia in incubo. Il nuovo quadro socio-politico assume connotazioni
decisamente negative, e si profilano sistemi totalitari che hanno raggiunto
un completo dominio delle coscienze. Si parla quindi di utopie negati-
ve (o anti-utopie), nelle quali viene meno quella tensione positiva verso
un ideale di armonia sociale e di realizzazione individuale, e si descrivono
luoghi e comunità che sono l’estrema proiezione e amplificazione di mali
contenuti nella nostra civiltà.
Il luogo felice si gira nella sua parodia per un meccanismo che pare inevitabile.
L’antiutopia, il paradiso che si disvela inferno, fa esplodere il senso segreto del
desiderio che il “non-luogo-felice” esprime, o con cui, così, si occulta. Oppure
l’antiutopia è la barriera della realtà opposta alla realizzazione del desiderio. Di
fronte alla barriera il desiderio si frantuma nella costellazione delle sue negazioni:
il sogno si gira in incubo
5
.
Ne L’infondazione di Babele: l’antiutopia, Domenichelli mette in evidenza
i molti punti di continuità fra utopia e distopia; ed è in questo studio
che ricercheremo le finalità del genere letterario cui appartiene Nineteen
Eighty-Four.
5
M. Domenichelli, «La prospettiva: l’ou-topos come spazio della morte: la scrittura», in R. Bertinetti,
A. Deidda, M. Domenichelli, L’infondazione di Babele: l’Antiutopia, Franco Angeli Editore, Milano,
1983, p. 12.
12
L’antiutopia costituisce la negazione della fuga dal presente messa in atto
dall’utopia; fa riemergere dal luogo delle libertà e della felicità tutto il male
che è stato mascherato, giungendo ad un approccio che è paradossalmente
più utopistico dell’utopia stessa.
1.1.4 Le finalità della distopia
Nell’anno in cui lavorava a Nineteen Eighty-Four Orwell scriveva:
is business of making people conscious of what is happening outside their own
small circle is one of the major problems of our time, and a new literary technique
will have to be evolved to meet it
6
.
Lo scopo dello scrittore era quello di rappresentare l’irrazionalità e la follia
umana che stavano alla base di ogni totalitarismo. Le illusorie utopie
dell’epoca, espresse soprattutto nel mito dell’Unione Sovietica, rappre-
sentavano i sogni e le speranze di molti uomini. Per smascherare queste
finzioni, Orwell fa appello a sentimenti altrettanto radicati: gli incubi e le
paure di tutti gli uomini. «Soltanto l’antiutopia poteva fronteggiare la falsa
utopia: il terrore dell’inferno davanti al bisogno del paradiso»
7
.
Nineteen Eighty-Four è stato scritto nel 1948 e pubblicato nell’anno succes-
sivo. Il titolo è asciutto e sferzante, una semplice data che proietta il lettore
verso un futuro tanto spaventoso quanto ravvicinato. Orwell scelse il titolo
probabilmente rovesciando le ultime due cifre della data di stesura, sottoli-
neando con questo espediente che il libro non ha nulla a che vedere con il
futuro, ma che è invece solidamente ancorato alla realtà contemporanea.
6
G. Orwell, «As I Please», in e Collected Essays, Journalism and Letters of George Orwell, vol. IV,
Harcourt Brace Jovanovich, New York, 1968, p. 502.
7
K. Kumar, Utopia e antiutopia: Wells, Huxley, Orwell (1995), Blackwell, London, 1987, p. 240.
13
L’opera è scritta al passato remoto, ma, riferendosi a un futuro prossimo,
di fatto riguarda esplicitamente il presente. Come scrive Zecchini in George
Orwell e i mondi virtuali: «[…] l’uso di questo tempo verbale storicizza ciò
che è pura ipotesi o visione e gli dà il carattere del già accaduto, della rovina
diventata realtà»
8
. Non a caso l’ambientazione della vicenda è assai ricono-
scibile: si tratta della Londra grigia e desolante del secondo dopoguerra, e
la sua vicinanza con la storia e il tempo contemporanei all’autore svelano
quella realtà che nell’utopia invece viene mascherata. Una realtà tratteggia-
ta con colori cupi e grotteschi, fortemente inquietanti perché evocano una
modernità che appartiene già ai lettori e non a un futuro inimmaginabile.
E la misura del successo di Nineteen Eighty-Four è proprio la sua credibilità.
Orwell produce l’immagine ultima dell’orrore contemporaneo e, non fa-
cendo più distinzione fra politica di destra o di sinistra, «va a toccare ansie
e paure universali, come testimonia la continua popolarità del libro»
9
. Gli
strumenti utilizzati dallo scrittore mirano ad una presa emotiva tale da
rendere questo sconvolgente romanzo più efficace di qualsiasi pamphlet
scritto sulle tematiche che il libro solleva. Tematiche che, oltre ad essere
particolarmente attuali, si inseriscono in una dimensione psicologica che
sottrae Nineteen Eighty-Four ai limiti del tempo.
Nella distopia di Orwell assistiamo al fallito tentativo del protagonista di
ribellarsi al sistema, alla “rieducazione” violenta che il potere esercita su
di lui e alla morte finale del protagonista, stremato da una serie di torture
8
V. Zecchini, George Orwell e i mondi virtuali: la pratica erotica come principale elemento utopico in
“1984”, Synergon, Bologna, 1993, p. 46.
9
K. Kumar, Utopia e antiutopia: Wells, Huxley, Orwell (1995), Blackwell, London, 1987, p. 240.