6
fornisce spunti per la ricostruzione di un percorso, per l’enfatizzazione della fatica, per la
celebrazione della conquista e come tale può miniaturizzarsi in singole storie, in
costruzioni di eroi, vincitori o vinti, che andranno poi a popolare l’immenso universo
televisivo3.
Per farsi un’idea di come identità, festa e racconto siano i tre capisaldi
dell’evento sportivo del nuovo millennio basta pensare a ciò che più
appassiona e unisce tifosi e non delle diverse parti del mondo: i mondiali di
calcio. Non è difficile affermare che lo spirito di identità nazionale si
esprime al meglio durante le manifestazioni sportive: la mano nel cuore
durante l’Inno di Mameli, i cori negli stadi e nelle case, le bandiere appese ai
balconi, i visi tinti di azzurro, è più facile che ciò avvenga per una semplice
“partita di pallone” che il 2 Giugno di ogni anno per la festa della
Repubblica. I festeggiamenti hanno luogo nelle case di tutti gli italiani, e
quando la Nazionale vince si è pronti a invadere le strade di ogni città; in
queste occasioni tra nord e sud d’Italia non c’è proprio alcuna differenza.
Ogni singolo giocatore diventa un idolo, ad ognuno viene attribuito un
valore ed un significato tramite le parole dei telecronisti che riescono a
romanzare al meglio un evento che, da semplice gioco, diventa storia.
Si può riassumere quanto detto richiamando il pensiero del giornalista
sportivo Rino Tommasi, che non esita nel parlare oggi del rapporto tra
televisione e sport come di un «vero e proprio matrimonio felice4».
2. Linee evolutive dello sport del calcio nella televisione
Benché lo sport del calcio determini la sua natura di evento e di
fenomeno eccezionale in televisione, esso non nasce grazie a questa.
3
Ivi: 168
4
Cfr. Tommasi 1988: 545-547
7
Secondo Carlo Bascetta, «la nascita di uno sport deve essere fatta coincidere
[…] con la creazione delle singole Federazioni. […] Nel 1888 sorge a
Torino la Federazione Italiana Giuoco Calcio5». Negli ultimi anni del
diciannovesimo secolo hanno luce i primi giornali totalmente dedicati a
tematiche sportive, tra cui La Gazzetta dello Sport, che nasce nel 1894 come
bisettimanale6, precedendo il primo campionato nazionale di calcio
dell’anno 1898.
L’aspetto dello sport cambia completamente con l’avvento del medium
televisivo, stabilendo con questo un rapporto di reciproca influenza:
Gli avvenimenti sportivi hanno avuto sin dall’inizio un forte impatto con la televisione.
Sono stati uno dei fattori che hanno maggiormente contribuito alla diffusione del nuovo
mezzo: hanno accolto e stimolato tutte le innovazioni tecnologiche e hanno dato una
spinta all’evoluzione linguistica ed estetica, sia del giornalismo che dello spettacolo. […]
La partita di calcio è quella che meglio si presta a questo “snaturamento” . L’uso del
replay e del ralenti […] tendono al superamento della riproduzione oggettiva dell’evento
agonistico e creano un altro spettacolo, dove il mezzo impone le sue regole, il suo
linguaggio, la sua logica narrativa e perfino le sue finalità7.
L’ipotesi che lo sport trovi la sua vera essenza nella televisione
raggiunge i suoi estremi quando addirittura si afferma che «nessun evento
sportivo, anche il più prestigioso nel suo ambito come il Mundial, può
avvenire “realmente” senza la Tv, la vera esistenza di ogni realtà è la sua
messa in onda8». Un intreccio indissolubile, dunque, in cui una realtà
ingloba l’altra.
Pur non influendo in particolar modo sul palinsesto, lo sport (e
soprattutto il calcio) nei primi anni della televisione italiana riesce a
ritagliarsi un piccolo ma significativo ruolo. Le trasmissioni e gli eventi
sportivi hanno per lo più cadenza settimanale, e sono consumate dal
pubblico con discrezione. Nel periodo che copre gli anni dal 1950 al 1960 la
5
Cit. Bascetta 1962: 16
6
Ivi: 18
7
Cit. Di Salvo 2004: 179
8
Cit. Simonelli 1988: 261
8
televisione è subordinata all’evento sportivo che rappresenta; la lingua è
semplice, prettamente referenziale, povera lessicalmente (soprattutto se
contrapposta ai virtuosismi linguistici a cui siamo abituati oggi), ed è ancora
chiara la matrice radiofonica di una lingua che non ha ancora trovato una
sua identità9.
Lo sport accompagna la televisione in uno dei suoi progressi più
innovativi di tutti i tempi: la possibilità, negli anni Sessanta, di trasmettere in
diretta avvenimenti aventi luogo in altre parti della terra. Da questo
momento in poi lo sport non riesce ad essere più contenuto entro i confini
prevedibili del palinsesto di ogni emittente, aumenta la richiesta di partite di
calcio in televisione, soprattutto se “in diretta” e a qualunque ora10.
Negli anni Settanta e Ottanta, in linea con quanto già emerso dagli
sviluppi del decennio precedente, la nascita delle televisioni private travolge
completamente il significato dell’evento sportivo, che viene
spettacolarizzato e commercializzato sempre di più:
già nella seconda metà degli anni Settanta la nascita e le sperimentazioni che
accompagnano moltissime televisioni locali si sono espresse nelle relazioni con lo sport
in maniera originale e innovativa, dando vita a nuovi formati e a riposizionamenti delle
emittenti in funzione del nuovo ruolo del pubblico. È però con gli anni Ottanta che si
consolida la posizione della televisione commerciale in termini di concorrenza su tutto il
territorio nazionale. […] In occasione del Mundialito, torneo calcistico organizzato in
Uruguay alla fine del 1980, Canale 5 offre 900.000 dollari a fronte dei 750.000 che offre
l’Eurovisione (attraverso cui la Rai acquistava i diritti di trasmissione)11.
Dagli anni Ottanta in poi, dunque, il duopolio Rai - Mediaset trova un
nuovo terreno di scontro nell’evento sportivo; con le televisioni commerciali
allo sport viene attribuito un forte valore economico, come ci viene spiegato
da Fausto Colombo:
il calcio è un fenomeno culturale complesso, che rispecchia sostanzialmente i rapporti di
dominio sociale nella sua organizzazione, nella sua fruizione e soprattutto nelle sue
9
Ivi: 264-274
10
Ibid.
11
Cit. Abbiezzi 2007: 109-110
9
finalità. […] Il calcio è insomma lo specchio segreto del capitalismo, ma soprattutto è
una grande impresa, i cui obiettivi sono di natura economica; questa grande impresa
trova nei media la possibilità di costruirsi una platea universale e dunque un mercato
globale, e non se la lascia sfuggire12.
Conseguenza di questi cambiamenti è il mutamento del linguaggio, che
diventa più creativo e brillante; rapido è anche lo sviluppo delle nuove
tecnologie usate nella rappresentazione degli eventi (l’introduzione del
colore, la telecamera mobile che indugia sui particolari del terreno di gioco,
i microfoni in prossimità di quest’ultimo, il replay, le scritte elettroniche, la
molteplicità di schermi ritagliati su quello di base)13. In questo senso è
significativa l’osservazione di Dario Baudini, cultore di storia televisiva: «i
primi piani dei giocatori diventano frequentissimi non perché abbiano
compiuto un’azione spettacolare, ma perché star14».
2.1 Elementi distintivi dello sport televisivo del nuovo millennio
Possiamo riassumere i principali cambiamenti dello sport in televisione
in quattro punti:
1) luoghi e tempi. Negli ultimi anni siamo stati spettatori della
proliferazione di un numero altissimo di testate dedicate ai fenomeni
sportivi, così come ad un numero maggiore di reti televisive che non
tralascia questo tipo di informazione. Inoltre in ogni contenitore televisivo
(dai tg al varietà passando per tutta la serie di nuovi generi misti) abbiamo la
possibilità di informarci in tempo reale di quello che accade nel mondo dello
sport, spesso tramite aggiornamenti in sovrimpressione sullo schermo.
All’aumento dei luoghi corrisponde un aumento proporzionale delle ore di
trasmissione a carattere sportivo.
12
Cit. Colombo 1988: 362
13
Cfr. Simonelli 1988: 273-274.
14
Cit. Baudini 1988: 348
10
2) modi. L’informazione sportiva delle origini era trattata
separatamente e non inclusa nei vari programmi, rivolta ad un target di
nicchia ben preciso, meno interessato al lato spettacolare dell’evento che a
dati, cifre e statistiche. Con il tempo la spettacolarizzazione dell’evento
sportivo ha promosso un target più ampio e la contaminazione di più generi.
L’informazione sportiva si integra a interviste e dibattiti, diventando meno
tecnica e più “normalizzata”.
3) strumenti. Anche lo sport viene coinvolto dall’innovazione
tecnologica, facendo ampio uso di strumenti nuovi e attraenti anche per un
pubblico non competente. Tra questi spicca la moviola con la sua capacità di
“dilatare il tempo”, che permette di analizzare minuziosamente le azioni di
gioco.
4) informatori. Alla nascita della televisione la figura dell’informatore
sportivo era piuttosto anonima, indeterminata, tanto quanto il linguaggio da
questo usato. Egli non aveva né una personalità distintiva né particolari
competenze sportive. Con il tempo e le necessità economiche e di
spettacolarizzazione, la figura del telecronista e quella del conduttore di
programmi sportivi si è fatta sempre più determinata: una personalità di
spicco, un linguaggio identificativo, una vera e propria competenza tecnica
sono doti proprie dei migliori giornalisti sportivi di oggi. Le esigenze di
spettacolarizzazione, inoltre, propongono spesso una coppia di conduttori o
cronisti, preferiti al singolo; nelle maggiori trasmissioni sportive al
conduttore è spesso affiancata la figura di una donna, che dà l’impressione
quasi di una provocazione verso il mondo maschile15, mentre nelle
telecronache al commento tradizionale del cronista si affianca quello tecnico
di un ex sportivo, simbolo di sicura competenza nel settore16.
15
la competenza tecnica sportiva è sempre stata riconosciuta come dote maschile più che femminile.
16
Ognuno dei quattro punti è ampiamente trattato in Simonelli 1988: 280-287
11
3. Il genere televisivo dello sport
Abbiamo ampiamente discusso di quanto profondo sia il legame tra la
televisione e l’evento sportivo, di quanto l’uno necessiti dell’altro per
completarsi e acquisire valore. Nonostante questo rapporto di reciproca
dipendenza, però, lo sport non è riuscito a definire un suo “genere
televisivo” che ne contraddistingue in maniera definitiva forme e contenuti.
Probabilmente questa mancanza di categorizzazione che lo sport presenta
nel mondo televisivo non è da intendersi come elemento negativo; come
scrive Paola Abbiezzi, infatti,
il rapporto tra sport e televisione non è arginabile semplicemente entro i confini di una
definizione di genere televisivo, ma presenta i due mondi come co-protagonisti
dell’evoluzione stessa del linguaggio e della storia della televisione.[…] Se parliamo di
genere televisivo dello sport lo dobbiamo intendere come anima e sfondo dell’esistenza
della televisione stessa17.
Un rapporto di coordinazione, quindi, lega televisione e sport in un
unicum che influisce sempre più sulla cultura italiana contemporanea.
Sport e tv nel loro interagire si scambiano continuamente il meglio che
l’uno può offrire all’altro: da un lato lo sport garantisce alla televisione una
matrice spettacolare che le dona un massimo di telegenia, poiché l’evento
sportivo con la passione che suscita nel pubblico è senza dubbio uno dei
principali strumenti che lo avvicinano al medium; dall’altro lato è lo sport
che trova la sua massima realizzazione in televisione, nella quale manifesta
la sua innata vocazione allo spettacolo e al coinvolgimento di quante più
persone possibili18.
17
Cit. Abbiezzi 2004: 161
18
Cfr. Colombo 1988: 383-384
12
Potremmo parlare, piuttosto, di una convergenza di più generi
televisivi, che possono così essere rappresentati nel loro rapporto di mutua
interazione19:
Le trasmissioni televisive parlano di calcio, informano e divertono
strutturandosi però come dei programmi contenitore, avvicinandosi molto al
talk show20, creando uno pseudo genere televisivo definito come
info(sport)tainment21, in associazione alla moderna commistione di generi
fatta anche di edutainment e docufiction.
Tra le trasmissioni televisive dello sport, il cui linguaggio è mio oggetto
di studio, distinguiamo due modalità principali tramite cui esso viene
presentato:
L’informazione che fa spettacolo. Riguarda quei programmi il cui
valore informativo si colloca ad un livello di base, dal quale viene avviato
un processo di spettacolarizzazione dell’informazione che spesso sconvolge
la natura di questa stessa.
19
Ibid.
20
Cfr. Abbiezzi 2001: 145
21
Cfr. Piotti 2008: 341-343
informazione fiction
sport
intrattenimento
13
Lo spettacolo che fa informazione. Riguarda i programmi che
sfruttano l’informazione non spettacolarizzata, che può comunque attrarre
una grande quantità di pubblico. I temi emergono da una lettura della realtà
facendo leva sui valori di autenticità, spontaneità e imprevedibilità proprie
tanto della cronaca quanto dell’evento sportivo22.
4. Le principali trasmissioni televisive dello sport
La televisione, procedendo con lo sport verso uno sviluppo comune,
propone al pubblico un’ampia gamma di programmi sportivi, ognuno dei
quali si caratterizza per un proprio stile definitosi nel tempo. Le nostre
domeniche sono pervase di informazione sportiva: da quella sintetica nel
concludersi di ogni telegiornale, ai veri e propri tg sportivi ad ora di pranzo,
tra cui spicca su Italia 1 Guida al campionato; dai programmi che seguono
gli eventi sportivi in diretta (sconfinando in una molteplicità di generi) come
il popolare Quelli che…il calcio di Rai 2, ai programmi di commento
sportivo serali.
Tra questi ultimi rientrano le trasmissioni sulle quali ho condotto la mia
analisi linguistica: La Domenica Sportiva, tradizionale programma Rai oggi
in onda su Rai 2 al termine del posticipo domenicale; Controcampo,
innovativo programma Mediaset oggi in onda su Rete 4 anch’esso al termine
del posticipo domenicale23; Diretta Stadio…ed è subito goal! neonato
programma in onda su Italia 7Gold, syndication italiana a carattere
nazionale, in onda in maniera quasi ininterrotta per tutta la domenica.
Ognuna di queste trasmissioni ha le sue peculiarità stilistiche e linguistiche
attentamente analizzate.
22
Per un confronto tra i due generi si veda Di Salvo 2004: 180-183
23
Anche in ambito sportivo si manifesta la continua e perenne concorrenza tra Rai e Mediaset.
14
La Domenica Sportiva. Per lungo tempo, sin da quando le reti
Mediaset ancora non esistevano, La Domenica Sportiva è stato il
programma dell’informazione sportiva per eccellenza. Esso ha
accompagnato la televisione italiana nel suo sviluppo e la lingua italiana nel
suo evolversi. Rimane ancora oggi un programma cardine della tradizione
televisiva italiana. La prima puntata ufficiale risale al 3 gennaio 1954 su Rai
1; inizialmente senza conduttore, porta dal 1965 popolarità ad uno dei
giornalisti italiani più stimati, Enzo Tortora. Per prima la trasmissione Rai
introduce la moviola, grande innovazione tecnologica degli anni Settanta.
Lo scopo della trasmissione è sempre stato quello di fare intendere il calcio
come lo sport della collettività, senza invocare un’eccessiva spettacolarità e
senza romanzare gli eventi: lo sport, da sé, garantisce passione e
coinvolgimento. Lo disposizione della scena ha oggi la conformazione di un
teatro greco, luogo in cui si manifestano passioni ed emozioni, ma
soprattutto simbolo della classicità.
Condotta dal giornalista Massimo De Luca, La Domenica Sportiva va
in onda dal 1997 su Rai 2.
Controcampo. La trasmissione è nata nel 1988 come approfondimento
sportivo del lunedì, ma già dalla stagione successiva va in onda la domenica
ponendosi come diretta concorrente de La Domenica Sportiva. Il programma
trova i suoi punti di forza nella spettacolarizzazione degli eventi, nel
dinamismo e nella critica spregiudicata: le pagelle di Paolo Ziliani e i
commenti degli ospiti non risparmiano giudizi a nessuno. Lo studio ha una
disposizione della platea “a raggiera”, di modo che l’attenzione possa essere
focalizzata sui protagonisti: gli ospiti e i dibattiti tra questi, continuamente
accompagnati da fischi e applausi.
Per lungo tempo il simbolo della trasmissione è stato il conduttore, il
giornalista sportivo Sandro Piccinini, che ha garantito al programma uno
15
stile brillante, incisivo e innovativo. Dal 2008 la trasmissione va in onda su
Rete 4 ed è condotta da Alberto Brandi, esperto e brillante giornalista
sportivo24.
Diretta Stadio…ed è subito goal! Il programma nasce già nel 1999,
ma trova la sua popolarità solo da pochi anni a questa parte grazie a due
eccezionali ospiti in studio: Tiziano Crudeli ed Elio Corno. Più tifosi che
opinionisti, questi ultimi si fronteggiano aspramente sui vari temi del calcio
definendo l’uno l’identità milanista, l’altro quella interista. Tifosi di altre
squadre sono rappresentati da altri ospiti con personalità meno spiccate. La
disposizione dello studio rappresenta al meglio il dualismo Crudeli-Corno:
ai lati opposti del palco si trovano, infatti, due banconi dai quali si
fronteggiano le opposte tifoserie. Questa trasmissione rappresenta al meglio
“lo spettacolo della rissa25”, fatto di grida e urla che a stento vengono
contenute dai conduttori. Questi ultimi non offrono molto di sé al
programma, che definisce il proprio stile più in base agli ospiti. Si alternano
tre presentatori, poiché la trasmissione copre quasi tutta la giornata
domenicale: Fabio Santini, Fulvio Giuliani e Giovanna Martini. Rispetto a
La Domenica Sportiva e a Controcampo, la trasmissione offre, oltre ai
commenti post-partita, anche la telecronaca degli incontri, togliendo spazio
a servizi e rubriche presenti invece sia nel programma Rai che in quello
Mediaset.
24
Per la storia di Controcampo e de La Domenica sportiva si veda Piotti 2008: 343-345
25
Cfr. Di Salvo 2004: 185