INTRODUZIONE
Ogni giorno e in ogni parte del mondo, i quotidiani che tutte le mattine si è soliti
sfogliare o scorrere con gli occhi attraverso il monitor di un computer collegato alla
rete, propongono una serie di trafiletti molto diversi dal resto del giornale, sia in termini
di caratteristiche stilistiche che a livello di contenuti, regolarmente pubblicati con il pre-
ciso intento di esprimere il punto di vista della redazione e del direttore, in un contesto,
quello giornalistico appunto, in cui è, o per lo meno dovrebbe essere, la logica del rigore
e dell’imparzialità a farla da padrone.
Si tratta degli editoriali, quegli articoli, impaginati solitamente sempre nella
stessa posizione e quasi mai firmati, dai quali è immediatamente possibile comprendere
l’indirizzo politico e culturale del quotidiano, l’atteggiamento del notiziario relativa-
mente a fatti di politica estera, interna, o della cronaca. Gli editoriali sono quegli scritti
che esprimono un punto di vista, che rappresentano la componente ‘umana’ dei quoti-
diani, il commento emotivo dei giornalisti, lo spazio in cui coloro che riportano i fatti
hanno la possibilità di esternare un’opinione, particolarità, questa, in cui in effetti risie-
de il loro ruolo fondamentale. In una società, la nostra, quella della globalizzazione,
quella in cui il pensiero sembra essere influenzato e modellato in gran parte e soprattutto
dalla televisione, il commento della stampa dimostra di continuare a mantenere una fetta
importante del cosiddetto ‘primato dell’opinione’, di continuare cioè a far sentire la pro-
pria voce, introducendo tematiche, sollevando dibattiti e suggerendo riflessioni. La loro
funzione risiede nel tentativo di offrire a coloro che leggono una versione dei fatti sog-
gettiva, allo scopo, implicito o esplicito che sia, di forgiare nel proprio pubblico un certo
modo di concepire e valutare determinati avvenimenti. Tramite questi articoli la redazio-
ne costruisce una sorta di legame con i lettori, una relazione che mira da un lato a riferi-
re e a commentare un argomento, dall’altro a persuadere circa la correttezza delle infor-
mazioni riportate, invocandone il consenso.
Gli editoriali si configurano quindi come prodotti mediatici e non solamente
come valvole di sfogo di giornalisti costantemente impegnati a riportare le notizie in
maniera oggettiva e impersonale. Gli editoriali sono mezzi di comunicazione, e come
tali si caratterizzano per la loro funzione di informazione e intrattenimento, ma anche e
soprattutto per il loro scopo sociale, contribuendo cioè a dar forma ai valori culturali
delle persone.
3
Naturalmente, l’obiettivo di fornire una certa interpretazione dei fatti, così come
l’intento di influenzare il punto di vista dei lettori, implica l’impiego di strumenti lingui-
stici specifici in grado di esercitare una certa forma di persuasione nei confronti del pub-
blico, strategie che permettano al testo di offrire una serie di valori e convinzioni.
È proprio sulla base di questo presupposto che prende le mosse la mia tesi tesi:
l’oggetto di studio di questo lavoro è infatti la valenza persuasiva del linguaggio degli
editoriali, le sue caratteristiche e i suoi scopi.
Essendo gli editoriali prodotti mediatici, nel primo capitolo tratterò brevemente
della comunicazione di massa, delle sue particolarità principali e degli intenti che si pro-
pone, introducendo anche alcune considerazioni relative al nuovo mezzo di comunica-
zione per eccellenza, Internet, causa dell’espansione giornalistica sul web, dove ho ap-
punto reperito i materiali d’analisi.
La seconda sezione è invece dedicata all’editoriale in quanto tale: parlerò di que-
sto testo specificandone l’essenza e la struttura, indicando anche gli obiettivi di chi lo
scrive così come le aspettative di chi al contrario lo legge.
Nel terzo capitolo metterò in luce gli aspetti del linguaggio valutativo e persuasi-
vo, allo scopo di specificarne caratteristiche e funzioni, per poi passare infine all’analisi
dei testi editoriali evidenziandone gli elementi salienti sotto questo punto di vista. Punto
di partenza dell’osservazione sarà, innanzitutto, un’indagine di tipo quantitativo, realiz-
zata con l’aiuto di AntConc, famoso software utile per lo studio dei corpora. In partico-
lare cercherò di identificare, tra le duecento parole più frequenti del corpus a disposizio-
ne (138 editoriali, raccolti nel periodo tra il diciotto e il trenta gennaio 2008), i termini
che, anche al di fuori del loro contesto, si configurano come elementi chiave della valu-
tazione. Passerò poi ad un esame qualitativo di due editoriali estratti dal corpus, per di-
mostrare che valutazione e persuasione sono aspetti che è possibile mettere in luce so-
prattutto se considerati all’interno del testo nel suo complesso; cercherò, quindi, di rica-
vare quegli elementi lessicali e sintattici che consentono agli articoli esaminati di essere
convincenti e di esprimere i giudizi dei loro autori.
4
I. LA COMUNICAZIONE MEDIATICA
GLOBALIZZAZIONE E COMUNICAZIONE
Il termine attualmente più impiegato per identificare lo scenario della nostra so-
cietà e riassumerne lo sviluppo futuro pare essere quasi sempre lo stesso: globalizzazio-
ne. È ormai prassi comune, in effetti, fare riferimento alla nostra realtà sociale definen-
dola globale, intendendo, attraverso questa espressione emblematica, l’intensificarsi
delle relazioni sociali mondiali, la crescita di interdipendenza a livello planetario, la
compressione del mondo e la sua strutturazione in un tutto unico.
Come già a lungo si è discusso, e tutt’ora si continua a dibattere, questa tendenza
a ‘planetizzare’ la cultura rischia però di diventare una standardizzazione sui canoni dei
paesi occidentali e industrializzati, piuttosto che un reale dialogo e incontro fra differen-
ti tradizioni culturali. Si tratta di ambivalenze molto importanti, la cui trattazione, tutta-
via, non è di rilievo ai fini di questa ricerca, motivo per cui tralascerò di seguito gli
aspetti contradditori e problematici della globalizzazione, focalizzandomi invece sugli
effetti provocati da questo fenomeno sulla comunicazione.
Il passaggio dalla cosiddetta “società del villaggio” (S. Lepri 2005: 4), esistita
almeno fino agli anni Cinquanta del Novecento, all’attuale “società globalizzata” è av-
venuto per mezzo di numerosi cambiamenti e fenomeni importanti, tra i quali spicca
certamente il ruolo svolto dai mezzi di comunicazione di massa e dalle nuove tecnologie
informatiche e telematiche. I media, infatti, giocano una parte fondamentale per quanto
riguarda la diffusione e l’omogeneizzazione dei consumi culturali, dal momento che le
possibilità tecnologiche oggi a disposizione spingono ad una diffusione planetaria dei
messaggi, all’ambizione di una comunicazione mondiale ma allo stesso tempo capillare,
e alla possibilità per tutti di godere degli stessi prodotti. È quindi nella dimensione co-
municativa che le realtà socio-culturali si incontrano.
Viviamo non a caso in un’epoca descritta culla della società globale, ma anche
madre della società dell’informazione e della comunicazione, caratteristica, questa, deri-
vante dal fatto che l’integrazione e la diffusione mediatica si realizzano con una visibili-
tà che è immediata. Sembra infatti che attraverso la comunicazione di massa si stia dif-
fondendo una cultura mondiale. Di pari passo alla globalizzazione della società, infatti,
si va affermando anche ciò che Lepri (S. Lepri 2005: 4) definisce “una diffusione su
5
scala planetaria di informazioni, di idee, di problematiche, di tendenze, di costumi e di
stili di vita”, resa possibile dai nuovi mezzi di comunicazione che hanno consentito un
modo alternativo di comunicare rispetto al passato.
In quest’ottica sorge un nuovo problema sociale significativo, quello dell’identi-
tà collettiva, legato alla condivisione da parte degli individui dello stesso spazio fisico.
Condividere un luogo equivale anche ad avere accesso allo stesso sistema informativo e
quindi anche alla possibilità di sviluppare una identità di gruppo. Tale identità poggia
sul fatto che la prospettiva a partire dalla quale osservare il mondo è uguale per ogni
persona. Questo stato di cose è stato però profondamente modificato dall’avvento dei
nuovi media, i quali, emancipando gli individui dal luogo fisico, di fatto indeboliscono
la loro collocazione nel gruppo, favorendo l’assunzione di nuovi punti di vista. La glo-
balizzazione delle idee e dei comportamenti nel caso dei media, quindi, passa per la loro
capacità di creare un nuovo spazio sociale omogeneo, in cui soggetti appartenenti a
gruppi diversi possono riconoscersi.
1.2 LA COMUNICAZIONE DI MASSA
Con l’espressione “comunicazione di massa” si intende quel particolare processo
comunicativo che, attraverso l’uso di mezzi tecnici appropriati, è in grado di diffondere
con rapidità ed efficacia, una serie di messaggi ad un pubblico relativamente indifferen-
ziato definito appunto, di massa.
Questo tipo di comunicazione implica innanzitutto l’emissione, da parte di un
centro, di un determinato messaggio, indirizzato ad un consistente numero di ricettori.
Si tratta di un processo che può avvenire in diversi modi (via etere, lungo il cavo, attra-
verso i giornali, i libri, i dischi e via di seguito), a seconda del tipo di medium impiega-
to. Gli strumenti responsabili di indirizzare la comunicazione verso una pluralità di de-
stinatari sono appunto i cosiddetti mass media (stampa, cinema, radio, televisione, Inter-
net), i quali, proprio in virtù della loro natura, contraggono i tempi e lo spazio, estenden-
do i confini del “villaggio” all’intero pianeta.
1.2.1 CARATTERISTICHE DELLA COMUNICAZIONE DI MASSA
6
Prerogativa fondamentale della comunicazione di massa è il fatto che differisce
rispetto ad altri eventi comunicativi relativamente ai parametri spazio-temporali (N.
Fairclough 1995: 36): il momento e il luogo in cui un determinato testo viene prodotto,
infatti, chiaramente non coincidono con quelli della ricezione. Per questa ragione, la co-
municazione di massa è definita monodirezionale, cioè una trasmissione in cui i riceven-
ti non hanno la possibilità di rispondere sullo stesso canale in tempo reale (ossia nello
stesso tempo in cui avviene l’emissione) e, soprattutto, con lo stesso potere di chi tra-
smette.
Si parla di potere proprio perché i rischi di manipolazione nell’ambito della co-
municazione di massa sono all’ordine del giorno. Altra caratteristica determinante della
comunicazione mediatica, infatti, è proprio la capacità di diffondere informazioni eser-
citando allo stesso tempo un certo grado di influenza. Una prima considerazione in me-
rito riguarda proprio il fatto che, nella maggior parte dei casi, tanto nei giornali stampati
quanto nei media elettronici, le notizie sono riportate secondo lo schema narrativo tipico
del racconto: viene presentato un protagonista, un antagonista e tutta una serie di azioni,
ognuna delle quali è causa della successiva ed effetto della precedente. È un modello
che non sempre corrisponde alla realtà, ma che riflette piuttosto una determinata etica o
una certa politica di cui sono responsabili gli emissari e il sistema che li sostiene.
In ogni caso, gli eventi comunicativi sono diversamente contestualizzati a secon-
da degli obiettivi, dei valori e delle priorità che gli emittenti si pongono, ma soprattutto
anche rispetto alle categorie di partecipanti coinvolti nel processo. Infatti, nonostante la
comunicazione mediatica sia unidirezionale, non preveda cioè la possibilità di un contri-
buto immediato alla situazione comunicativa da parte dei destinatari, il pubblico ricopre
comunque un’importanza cruciale, dato che tra gli obiettivi della mass communication,
figura anche quello di esercitare un effetto specifico sui riceventi il messaggio (F. San-
tulli 2005: 207). Allo scopo di ottenere riscontri positivi e conseguentemente accapar-
rarsi la fiducia da parte dei riceventi, i creatori dei prodotti mediatici si adoperano per
tenere il più possibile in considerazione le probabili aspettative, le eventuali opinioni e
le prevedibili esperienze del proprio pubblico potenziale, concorrendo a creare una vi-
sione del mondo più o meno condivisa da tutti i partecipanti al processo. Identificare un
possibile audience, e fare in modo di massimizzarlo, contribuisce ad aumentare il potere
dei media e il loro ascendente.
Il contenuto di un testo prodotto dai mass media ha infatti due importanti funzio-
ni: da un lato può offrire alle persone un’interpretazione chiarificatrice ed educativa di
7
determinati argomenti, dall’altro induce i riceventi il messaggio a considerare le temati-
che riportate in un certo modo, attraverso l’uso di un linguaggio persuasivo.
Questi obiettivi derivano dal fatto che i prodotti mediatici sono sottoposti non
solo a necessità culturali, ma anche e soprattutto a pressioni di tipo economico e politico
(N. Fairclough 1995: 42). L’aspetto economico è in effetti decisivo nella pratica dei me-
dia: l’ambiente competitivo in cui sono attivi modella inevitabilmente le scelte dei con-
tenuti. Allo stesso modo, anche l’ideologia politica contribuisce alla forma degli output
mediatici, introdotta nei testi attraverso un determinato uso del linguaggio. Con queste
affermazioni, tuttavia, non si vuole dare a intendere che i media siano immancabilmente
oggetto di manipolazioni di vario genere, piuttosto si desidera mettere in luce che i testi
mediatici, nonostante agiscano in particolare a livello sociale, operano comunque come
prodotti culturali all’interno di un mercato che è concorrenziale, sono quindi esposti essi
stessi alle logiche della società capitalistica.
È in ogni caso evidente che l’attributo più significativo della comunicazione di
massa è ormai il suo ruolo di organizzatore della società e della realtà sociale: i media,
per la loro stessa struttura comunicativa, modificano profondamente la nostra percezio-
ne della realtà e della cultura, attraverso la produzione di messaggi che influenzano le
idee e i comportamenti dei destinatari di tutte le generazioni. Sono infatti importanti
agenti di socializzazione che agiscono su due livelli: da una parte forniscono una serie
di valori, ruoli, competenze e modelli precedentemente procurati esclusivamente dalla
famiglia o dalla comunità; dall’altra offrono informazione e intrattenimento attraverso
cui le persone possono accrescere la propria consapevolezza sulla realtà sociale e allar-
gare la sfera delle conoscenze che possono essere utilizzate negli scambi sociali, rice-
vendo anche strutture interpretative.
8
1.2.2 I NUOVI MEDIA
Il centro politico e culturale del processo mediatico è, come ben noto, la televi-
sione, divenuta fenomeno planetario a partire dagli anni Settanta e, di conseguenza,
campo facilmente sfruttabile da parte dei media:
“Molto più di altri media, la televisione ha mostrato di essere, oltre che
veicolo di messaggi, lei stessa un messaggio, un medium, capace di modi-
ficare strutture mentali e conseguenti comportamenti; e capace quindi,
grazie alla forza prepotente dell’immagine, di creare anche per questo un
modo nuovo e diverso di fare informazione.” (S. Lepri 2005: 5)
Tuttavia, agli inizi del terzo millennio, le frontiere della comunicazione e dell’in-
formazione si sono spinte oltre, segnando l’inizio di una nuova era, quella del computer
e di Internet:
“Il computer si è subito presentato come strumento determinante non solo
nel processo di produzione delle informazioni, ma anche nel processo di
sviluppo della società”. (S. Lepri 2005: 5)
Il computer è infatti il veicolo di una nuova forma di comunicazione: quella on
line. La nascita di Internet ha annullato i limiti del tempo e dello spazio, modificando
profondamente la percezione della cultura. Il world wide web ha aperto nuovi spazi,
consentendo la diffusione, a basso costo e in pochi minuti, di informazioni in ogni parte
del mondo, riuscendo ad affiancarsi, e sempre più spesso anche a sostituirsi, ai mezzi di
comunicazione tradizionali, grazie alla sua relativa economicità e facilità d’uso. Così
come sostiene il giornalista Weinberger (2002):“ il web è destinato a trasformare non
solo le istituzioni sociali, ma anche le nozioni di base della nostra cultura e delle nostre
relazioni”, questo perché la rete è veramente accessibile a tutti, dato che “ospita chiun-
que senza badare a titoli accademici, non è condizionata in nessun modo da limiti geo-
grafici e fisici, privilegiando la spontaneità, i rapporti scelti in base agli interessi e non
ai legami spazio temporali.”(D. Weinberger 2002)
Internet ha quindi operato una vera e propria rivoluzione, con un impatto che ha
condizionato non poco sia il modo di trattare l’informazione, che il modo di condiziona-
re l’opinione pubblica.
9