5
l'acquisizione di una società con fondi derivanti
prevalentemente da capitale di debito.
Essendo molto spinto l’indebitamento, e dunque lo
sfruttamento della leva finanziaria, tale operazione è
caratterizzata da una rischiosità intrinseca strutturalmente
più elevata rispetto a quanto normalmente osservato nel
mercato della riallocazione proprietaria delle imprese.
Ulteriore peculiarità di questa operazione è che essa
comporta la traslazione di un debito sul patrimonio della
società acquisita (target): in altri termini, il debito
contratto per l’acquisto grava sul soggetto acquisito e non
su quello acquirente, solitamente mediante la successiva
fusione della target con la società che ne ha acquisito il
controllo (cd. merger leveraged buy out).
Si tratta di un fenomeno alquanto complesso e, come tale,
in grado di essere analizzato e studiato da diverse
prospettive di indagine che vengono proprio considerate
nel secondo capitolo, dove prima si cerca di definire
l’operazione e le sue finalità, poi se ne delineano le fasi
nonchè le origini e il mercato italiano.
Dopo aver trattato delle problematiche giuridiche
sollevate in merito alla liceità del LBO, esauritesi in
seguito alla riforma del 2003 che ha voluto
definitivamente affermarne la liceità, nel terzo capitolo si
analizzano tutti i documenti che, per obbligo di legge,
devono essere prodotti, sottolineando l’interesse
principale del legislatore che è quello della tutela di
soggetti più deboli quali sono i creditori e gli azionisti di
minoranza.
6
Dopo una completa panoramica dei LBO, nella seconda
parte di questo lavoro l’analisi è stata focalizzata su una
particolare tipologia, ovvero il Family Buy Out che
consente ai soci fondatori ed eredi di un’impresa a
carattere familiare di acquistare le azioni o le quote dei
familiari uscenti, rivolgendosi a soggetti terzi per reperire
le liquidità necessarie per effettuare tali operazioni.
La scelta di un’ analisi approfondita a questo tipo di
operazione è legata principalmente alla peculiarità del
sistema industriale italiano, caratterizzato, come è noto,
per la maggioranza da imprese a carattere familiare, e
dall’importanza che questa tipologia di LBO può assumere
durante una fase molto delicata che, come si dirà, è quella
del passaggio generazionale.
Infine viene analizzato un family buy out di successo
attuato nel 1996 dalla Mirato Spa, società leader nel
mercato italiano dell'igiene e bellezza. I brillanti risultati
ottenuti dalla società, fanno di questa operazione di FBO
una delle più riuscite degli ultimi 15 anni.
7
Capitolo 1
-
Le strategie di crescita delle imprese
1.1. La crescita nell’ottica di gestione dell’impresa
orientata al valore
L’attuale contesto in cui si trovano ad operare le
imprese impone di assumere la creazione del valore
come obiettivo fondamentale dell’attività d’impresa. Il
processo di creazione di valore risulta coerente con
l’obiettivo di sopravvivenza, sviluppo nel lungo periodo e
con la capacità dell’azienda di rinnovarsi e di far fronte ai
continui mutamenti ambientali.
La crescita di per sé non è utilmente perseguibile se non
accompagnata dalla possibilità di creare nuovo valore: il
tema del valore diviene pertanto elemento centrale
dell’analisi delle strategie di crescita, anche perché le
alternative disponibili comportano differenti effetti del
valore.
Guatri sottolinea la necessità di una ricerca sistematica e
continua di tutte le opportunità per accrescere il valore
dell’impresa. Nel modello delle leve del valore
1
si
individuano tra le principali leve per la creazione di valore
delle imprese, proprio le opzioni di acquisizione,
1
Cfr. G. Brugger, L’analisi delle strategie di creazione di valore delle
imprese, Italia Oggi, n.20. 1994
8
comprese nell’ambito più generale delle decisioni che
attengono alla gestione dello sviluppo.
In una generale e costante tensione alla creazione di
valore, ogni impresa si pone in primo luogo obiettivi di
stabilità economico-finanziaria, utilizzando leve che
accrescano i risultati positivi nel breve periodo, oltre che
assicurarne il mantenimento nel tempo. Essa si preoccupa,
pertanto di curare l’efficienza tecnico-produttiva, di
gestire al meglio il capitale investito e i flussi di liquidità,
di mantenere un’equilibrata struttura finanziaria, di
controllare il grado di rischio e i fattori che lo
determinano, di prestare attenzione alle relazioni con tutti
gli interlocutori esterni.
In secondo luogo, ogni impresa che ambisca ad essere
vincente e ad eccellere nei settori in cui agisce, non
soltanto cura la stabilità a breve ma, spostando
l’orientamento delle proprie strategie nel medio-lungo
termine, tende a creare valore attraverso programmi di
miglioramento della composizione dell’attivo, di ridisegno
della struttura finanziaria, di risistemazioni societarie e,
soprattutto, tende a crescere, a ricercare lo sviluppo
qualitativo e dimensionale del proprio patrimonio di
risorse.
La crescita implica la realizzazione di programmi
d’investimento, che portino ad aumentare le capacità
produttive, a creare altri e diversi prodotti, a conquistare
nuovi mercati, facendo affidamento su risorse
autogenerate o fornite da terzi; ma essa si ottiene anche e
soprattutto progettando o realizzando alleanze e accordi di
9
vario tipo con altre imprese, acquisizioni e apporti,
fusioni, concentrazioni, scissioni, conferimenti.
L’attuazione delle sopra menzionate operazioni
straordinarie si mostra come efficace mezzo di creazione
del valore, ma non solo, essa infatti può servire a
conservare il valore che già si detiene o per tentare di
salvarne il possibile
2
.
Le operazioni di gestione straordinaria sono istituti
economici che contraddistinguono la vita delle imprese,
pur non costituendo oggetto dell’ordinaria gestione
3
; esse
sono da vedere collocate tra le operazioni strategiche di
cui ogni azienda si trova a disporre e fra le quali opera le
proprie scelte per raggiungere gli obiettivi che si propone,
nel perseguire le finalità di fondo che ispirano la sua
azione e il suo comportamento.
1.2. Crescita interna e crescita esterna
Alla luce delle moderne teorie d’impresa la crescita
si caratterizza per il fatto di essere coerente con il
patrimonio genetico dell’impresa, è proiettata nel lungo
periodo e orientata alla ricerca di qualità ed eccellenza
4
; si
2
Cfr. Lucio Potito, Le operazioni straordinarie nell’economia delle
imprese, Giappichelli Editore. Torino.
3
Cfr. Veronica Tibiletti, Collana Determinazione e comunicazione
del valore nelle aziende: Concentrazioni Aziendali, Giappichelli
Editore. Torino.
4
Cfr. Coda, 1988.
10
può affermare che la crescita o sviluppo dell’azienda è
una rilevante espressione della sua vitalità
5
.
I processi di crescita delle imprese possono essere definiti
come quei percorsi che comportano una crescita
quantitativa dell’impresa stessa, tanto sul piano della
dimensione operativa (variazione del fatturato o delle
quantità prodotte), quanto di quella strutturale (aumento
del numero di dipendenti, incremento della capacità
produttiva, variazioni dell’attivo totale netto di bilancio).
Crescita spesso accompagnata da uno sviluppo qualitativo
che comporta cambiamenti di ordine più propriamente
strategico, quali quelli determinati da decisioni di
investimento in processi di innovazione di
prodotto/processo o in azioni di miglioramento
dell’immagine aziendale.
Le modalità strategiche di sviluppo si possono ricondurre
a due grandi categorie:
ξ crescita interna: è una crescita che si basa
essenzialmente sulle capacità e sulle risorse
disponibili in ambito aziendale;
ξ crescita esterna: è una logica di crescita fondata
essenzialmente sull’acquisizione di imprese o di
organizzazioni già esistenti ed operanti.
L’opzione della crescita esterna si pone in
contrapposizione alle decisioni di investimento interno e
con esse deve essere confrontata per un’analisi di
convenienza e fattibilità; è anche vero, d’altra parte, che si
5
Cfr. Renzo Corticelli, Collana di studi economico-aziendali “E.
Giannessi”: La crescita dell’azienda, Giuffrè Editore.
11
è assistito con maggiore frequenza a strategie di sviluppo
interne ed esterne convergenti, dove le seconde appaiono
sempre più complementari alle prime.
Come qualsiasi altra decisione di make or buy, anche
l’alternativa tra l’investimento interno e l’acquisizione
esterna segue i principi della classica analisi costi-
benefici: la decisione finale non può prescindere da una
valutazione che ponga a confronto i pro e i contro
derivanti da entrambe le alternative, ma in questo caso il
confronto tra le due alternative appare particolarmente
complesso.
La distinzione fra crescita interna ed esterna è in parte di
natura giuridica: mentre la seconda si realizza mediante
operazioni societarie di acquisizione di aziende già
operanti, la prima avviene attraverso un processo di
sviluppo delle unità esistenti.
Dal punto di vista strategico le finalità perseguite sono in
genere differenti. Mentre la crescita esterna assume spesso
le forme di una sorta di costruzione di un impero ed ha
come scopo ultimo il rafforzamento del potere di mercato,
la crescita interna si caratterizza più di frequente per
essere maggiormente orientata all’innovazione e alla
costruzione di nuove competenze distintive
6
.
L’impresa, perseguendo una via interna, apre uno scenario
costituito da una molteplicità di alternative, ognuna delle
quali incorpora specifiche soluzioni operative: può
realizzare i propri obiettivi di crescita portando a
6
Cfr. Sergio Pivato, Andrea Gilardoni, Elementi di Economia e
Gestione delle Imprese, EGEA.
12
compimento appropriati programmi d’investimento
nell’area produttiva e/o in quella commerciale, facendo
leva sull’autofinanziamento o ricorrendo ad aumenti di
capitale e ad altre idonee fonti di finanziamento esterno.
La crescita interna può essere spiegata dall’esistenza, in
ogni organizzazione, di risorse (umane, tecniche,
distributive, e di qualsiasi altro genere) utilizzate
solamente in modo parziale
7
. Tali potenzialità inutilizzate
si traducono in tensioni interne verso le crescita
organizzativa o si presentano comunque come opportunità
di espansione e miglioramento: l’organizzazione, nel suo
sforzo di usare le risorse in modo razionale, è spinta a
sfruttare le opportunità interne, ridefinendo ed allargando
lo spettro di attività.
Condizione preliminare per crescere in questo modo è
quindi che si sia in possesso, o che si arrivi ad una rapida
disponibilità, delle risorse necessarie. Una singola
impresa, per molte strategie che intende porre in atto,
spesso non possiede, né può agevolmente creare, tutte le
competenze occorrenti ed è per questo che la via interna
non è facilmente attuabile.
Le strategie di sviluppo basate sulla crescita esterna sono,
invece, quelle realizzate attraverso acquisizioni, fusioni od
altre combinazioni interaziendali. Tali strategie sono
sicuramente vantaggiose sotto diversi punti di vista:
innanzitutto la crescita ottenuta per via esterna consente di
centrare determinati obiettivi strategici in tempi più rapidi
rispetto alla crescita interna, con la quale si rischia di
7
Cfr. Penrose, 1959.
13
conseguire l’operatività quando il mercato ha già concluso
il momento di espansione, inoltre in taluni casi è l’unica
modalità che consente l’ingresso in settori o in mercati nei
quali le barriere all’ingresso risultano insuperabili o che
richiedono condizioni specifiche che siano estremamente
difficili da procurare.
La crescita esterna tuttavia implica l’avvio di un’iniziativa
irreversibile, almeno nel breve periodo, con costi in uscita
talvolta così elevati da sconsigliarne la decisione: per tali
motivi la scelta si considera altamente vincolante. Essa
inoltre pone seri problemi di integrazione delle attività e
degli stili di direzione di organizzazioni prima separate e
potrebbe essere apportatrice di risorse non sfruttabili
utilmente, o costituenti duplicazione di altre già
possedute; tali problemi non si presentano invece attuando
una strategia di crescita interna, la quale porta alla
costruzione di un tutto armonico e soprattutto consente di
ridurre il rischio di mettere in gioco l’identità profonda
dell’impresa.
Una via intermedia rispetto alla crescita interna ed esterna
è data dalla crescita contrattuale, che ricomprende
un’ampia tipologia di iniziative di collaborazione con terzi
soggetti; essa si può definire intermedia poiché accomuna
alcune caratteristiche tipiche delle due opzioni originarie
8
.
I vantaggi perseguiti attraverso questo tipo di accordi sono
innanzitutto il raggiungimento di economie di scala, di
apprendimento e di altri vantaggi di costo legati ad effetti
8
Cfr. Conca V., Le Acquisizioni: il processo, il mercato, i prezzi,
EGEA
14
sinergici, l’accesso ad asset esclusivi messi a disposizione
dal partner (tecnologie, personale esperto, prodotti, ecc.),
la riduzione dei rischi e la condivisione degli investimenti
finanziari e l’unione delle forze nell’attuazione di strategie
volte a modificare la struttura del settore.
A prescindere dalla modalità di crescita va prestata
comunque massima attenzione alla salvaguardia del
patrimonio di cultura e di conoscenza di cui l’impresa è
riuscita nel tempo a dotarsi.
1.3. Crescita contrattuale: tipologie
Le imprese nel perseguire le proprie strategie di
crescita possono ricorrere anche ad una terza opzione che,
come si è già detto, rappresenta una via intermedia tra
crescita interna e crescita esterna, pur avendo maggiori
similitudini con quest’ultima: si tratta della crescita
contrattuale.
Gli accordi interaziendali possono assumere natura
alquanto diversificata ed essere analizzati secondo
numerose dimensioni; secondo il modello di
Faulkner(1995)
9
, la crescita contrattuale è riconducibile a
una varietà di forme tecniche per lo più rappresentate da:
ξ network stabili di fornitura e distribuzione;
ξ network cooperativi deboli;
ξ rapporti di fornitura stabili con rapporti societari
(il modello del keiretsu giapponese);
9
Cfr. D. Faulkner, International Strategic Alliances, Londra,
McGraw-Hill,1995.