6
interpositori è legato all’evoluzione della struttura produttiva, la
consapevolezza di dover regolamentare tali manifestazioni è connessa al
carattere fraudolento spesso insito in essi.
Le problematiche e le prospettive del diritto che sono alla base di tali
mutamenti introducono elementi nuovi nell’analisi evolutiva dei fenomeni
in esame. Per questo quindi il legislatore, dovendo trovare un adeguato
equilibrio fra la domanda di garanzie e di stabilità dei lavoratori e
l’esigenza di flessibilità e di adattamento della dimensione occupazionale
da parte delle imprese, ha previsto un insieme variegato di figure
giuridiche “atipiche” tra cui scegliere.
Si è poi voluto dedicare interamente il capitolo 2 all’analisi del fenomeno
interpositorio dal punto di vista storico e legislativo: dalla figura del
capo-comittista, con ascendenze risalenti alle origini della rivoluzione
industriale, passando attraverso la proibizione del cottimo collettivo
autonomo prevista dall’art. 2127 cod. civ. odierno, per arrivare alla legge
1369/1960 che detta una normativa innovativa in tema sia di
interposizione sia di appalti di opere e servizi. Essa cerca infatti da un
lato di combattere il decentramento fittizio, estendendo e rafforzando il
divieto di intermediazione, interposizione e appalto di manodopera, e
dall’altro di scoraggiare lo stesso decentramento genuino, rendendo più
oneroso il ricorso ad appalti d’opera e servizi anche legittimi.
Quando l’obsolescenza della disciplina legislativa e contrattuale in
materia di intermediazione e di appalti e la necessità di conformarsi alla
disciplina comunitaria richiedono una revisione della normativa è il
“Protocollo sulla politica dei redditi e dell’occupazione, sugli assetti
contrattuali, sulle politiche del lavoro e sul sostegno al sistema
produttivo” del 23 luglio 1993 che prevede l’introduzione anche nel
nostro paese del lavoro interinale. Si dovrà tuttavia aspettare il Patto per il
lavoro del 24 settembre 1996 affinché venga data una spinta decisiva per
l’approvazione della legge n. 196 del 1997, che introduce anche in Italia il
lavoro temporaneo tramite agenzia (cd. lavoro interinale).
7
Nel capitolo 3 ci si dedica ad una trattazione approfondita della disciplina
di questo nuovo istituto che dà la possibilità di fornire prestazioni
lavorative da parte di agenzie specializzate. Viene così aperto un varco,
anche se molto ben delimitato grazie ad una normativa rigida e
minuziosamente regolata, nel divieto generale dettato dalla legge
1369/1960 che colpiva indiscriminatamente forme di sfruttamento dei
lavoratori e servizi utili. Si è quindi compiuta un’analisi dettagliata di
questo nuovo rapporto trilaterale instaurabile sulla base di una specifica
regolamentazione: nei limiti stabiliti dal legislatore viene consentito ad un
soggetto (impresa fornitrice) di assumere lavoratori dipendenti per
metterli a disposizione di un terzo (impresa utilizzatrice) che possa
avvalersi dalle loro prestazioni senza per questo dover acquisire la
titolarità del rapporto e la posizione datoriale. Questa complessa
fattispecie che si caratterizza per una dissociazione fra titolarità giuridica
del rapporto di lavoro ed effettiva utilizzazione della prestazione
lavorativa si fonda su tre rapporti bilaterali che collegano i tre soggetti
coinvolti (i due datori e il lavoratore) secondo uno schema triangolare.
In seguito si analizza nel capitolo 4 la svolta importante alla quale giunge
il processo di riforma del mercato del lavoro italiano con il decreto
legislativo 276/2003 attraverso il quale trovano attuazione le deleghe in
materia di occupazione e mercato del lavoro contenute nella legge 30/2003
(legge Biagi). Per mezzo di tale decreto vengono introdotte nuove
disposizioni nel sistema normativo esistente che in parte lo innovano e in
parte lo abrogano. In particolare la materia del lavoro interinale viene
ridefinita in una normativa che abroga sia la legge 1369/1960, che vietava
l’interposizione nelle prestazioni di lavoro e regolamentava il lavoro negli
appalti da eseguirsi all’interno delle aziende, sia gli artt. 1-11 della legge
196/1997, che avevano introdotto la legittimazione della fornitura di
lavoro temporaneo tramite agenzia aprendo un varco nel divieto generale.
La nuova disciplina regolamenta quella che ora viene definita
“somministrazione di lavoro” (non più “fornitura”) che si distingue dalla
precedente normativa per importanti novità quali l’ampliamento delle
8
ipotesi in cui è ammesso il contratto di somministrazione di lavoro e per
l’ammissibilità della fornitura di lavoratori anche a tempo indeterminato
secondo il modello anglosassone dello staff leasing.
L’istituto della somministrazione subisce quindi uno sdoppiamento, “la
fornitura professionale di manodopera” potrà ora realizzarsi “a tempo
indeterminato o a termine”: da un lato la somministrazione a tempo
determinato sostituisce la disciplina del lavoro temporaneo ai sensi degli
artt. 1-11 (abrogati) della legge 196/1997, dall’altro l’introduzione della
somministrazione a tempo indeterminato apporta una rilevante novità. Le
imprese potranno infatti utilizzare le prestazioni di lavoratori dipendenti
da speciali agenzie in presenza di date ragioni giustificative anche a
tempo indeterminato senza che fra l’utilizzatore e il lavoratore venga
stipulato alcun tipo di contratto. Questo servizio, fornito da un soggetto
operante in forma imprenditoriale e che goda di stabilità finanziaria e di
affidabilità, permette all’impresa utilizzatrice di ridurre i costi di
reperimento e gestione della forza lavoro e di potersi avvalere della stessa
con maggiore flessibilità e minori vincoli. Le odierne forme di
organizzazione del lavoro e l’attuale tessuto produttivo, soprattutto nel
terziario, richiedono che questo servizio di reperimento e gestione della
forza lavoro sia fornito professionalmente e sia opportunamente garantito
da parte di soggetti a ciò autorizzati: si tratta di ipotesi di
somministrazione di lavoro che svolgano una funzione economicamente
positiva e socialmente non pericolosa.
Infine nel capitolo 5 si è voluto completare il quadro di riferimento
inserendo dati e informazioni concrete che caratterizzino l’istituto
dell’interinale nel contesto effettivo del mercato del lavoro italiano.
Per la sintesi proposta sono state utilizzate come fonti le due associazioni
di categoria Ailt
1
e Confinterim
2
, una ricerca condotta dall’IRES
3
conclusa
1
Cfr., www.ailt.it. Ailt: “Associazione Nazionale delle Imprese di fornitura di lavoro
temporaneo”.
2
Cfr., www.confinterim.it. Confinterim: “Confederazione italiana delle associazioni delle
imprese fornitrici di lavoro temporaneo”.
9
nel febbraio 2003 per conto del Ministero del Lavoro, e alcune
elaborazioni predisposte dagli istituti Isfol
4
e Istat
5
.
Si è posta l’attenzione principalmente sulle tendenze generali del settore,
sulla distribuzione geografica delle filiali delle agenzie, sul settore
produttivo di appartenenza e sulla dimensione prevalente delle aziende
clienti per regione, nonché sulle caratteristiche dei lavoratori interinali in
termini di età, sesso, titolo di studio e professioni svolte. Si è cercato
anche di mettere in relazione le informazioni raccolte con i motivi che
portano ad una tale configurazione del settore.
3
Ricerca intitolata: “Ragioni e articolazione territoriale del lavoro interinale” (pubblicata su:
Rapporto di Monitoraggio sulla politica occupazionale e del lavoro 2003, del Ministero del
lavoro e delle Politiche Sociali).
4
Cfr., www.isfol.it. Isfol: “Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei
lavoratori”.
5
Cfr., www.istat.it. Istat: “Istituto nazionale di statistica”.
10
CAPITOLO 1
MERCATO DEL LAVORO
1.1 Introduzione
Il mondo sta attraversando una serie di cambiamenti con una velocità che
non trova precedenti significativi nel recente passato.
A partire dagli anni Novanta i contesti competitivi in cui si trovavano ad
operare le aziende sono mutati e si sono inaspriti, e hanno imposto un
ripensamento strategico e organizzativo che ha caratterizzato alcuni
cambiamenti all’interno degli assetti aziendali. Le nuove esigenze
emergenti hanno interessato anche il diritto del lavoro, al quale è stato
richiesto uno studio e un adeguamento alle nuove caratteristiche dei
mercati e del mondo del lavoro in generale.
I mutamenti più significativi hanno catalizzato l’attenzione degli operatori
intorno a tre grandi trasformazioni tra loro interdipendenti: la rivoluzione
tecnologica, la globalizzazione dei mercati e la terziarizzazione
dell’economia
6
.
I rapidissimi progressi delle Tecnologie dell’Informazione e della
Comunicazione
7
stanno ridefinendo le modalità di lavoro. La
digitalizzazione dell’informazione permette di raggiungere una
popolazione nettamente più numerosa rispetto a prima con un’offerta di
contenuti selezionati e personalizzati. Molte attività industriali hanno la
possibilità di svincolarsi dal contesto fisico e temporale legato alla
fabbrica o all’ufficio; si creano nuove condizioni favorevoli alla crescita
del commercio internazionale che implicano l’inasprimento della
competizione globale e la nascita di un ambiente estremamente complesso
per le imprese.
6
Cfr., M. Napoli, Lavoro, diritto, mutamento sociale (1997-2001), Torino, Giappichelli, 2002,
pag.9.
7
In Inglese: ICT (Information and Communication Technology).
11
Se da un lato l’internazionalizzazione dei mercati in continua espansione
ha costretto le aziende a ridurre i costi di produzione e del lavoro per
mantenere alto il livello di competitività, dall’altro la rivoluzione
tecnologica e la diffusione della terziarizzazione hanno introdotto nuovi
profili professionali e cambiato i moduli organizzativi dell’attività
produttiva.
Il dinamismo ambientale ha imposto alle strategie aziendali di rivedere le
modalità di analisi e studio della domanda per poter aggredire e
conquistare il mercato attraverso una nuova serie di strumenti economici
che sotto il profilo operativo individua nella segmentazione del processo
produttivo
8
il suo fattore critico di successo (FCS).
9
Di fronte a questa nuova situazione economico-sociale si è
progressivamente sottolineata l’esigenza di un rapido adattamento della
dimensione occupazionale delle imprese all’entità della domanda di
lavoro.
In particolare questo processo ha visto un duplice intervento del
legislatore: innanzitutto la rigidità del rapporto di lavoro a tempo
indeterminato è stata attenuata attraverso l’istituzione di una serie di
rapporti di lavoro flessibili sottratti a interi blocchi della disciplina della
subordinazione, con la mediazione della contrattazione collettiva; inoltre,
in merito alla disciplina del mercato del lavoro, la gestione delle
eccedenze di personale è diventata più flessibile.
8
Cfr., P. Ichino, Il diritto del lavoro e i confini dell’impresa, Relazione alle Giornate di studio
dell’AIDLASS, Trento, 4-5 giugno 1999. “Il termine segmentazione del processo produttivo
viene convenzionalmente usato per indicare sia il caso in cui l’imprenditore affida a un terzo
una funzione produttiva, ivi compresa l’acquisizione e gestione della forza lavoro, in
precedenza svolta da lui stesso mediante la propria organizzazione aziendale (quello che nella
lingua franca dell’economia e degli affari viene indicato oggi con il termine di outsourcing),
sia il caso in cui il ricorso a un fornitore terzo ha invece carattere originario, avendo l’impresa
committente sempre operato in quel modo.”
9
Cfr., F. Proietti, Il contratto di lavoro temporaneo: problemi e prospettive della disciplina,
Torino, Giappichelli, 2000, pag.82.
12
1.2 Contesto storico-economico
La terza rivoluzione industriale in Italia inizia verso la metà degli anni
Settanta e si caratterizza per la progressiva diffusione della cultura e degli
strumenti legati all’informatica e alle telecomunicazioni.
Negli ultimi cinquant’anni di storia le innovazioni tecnologiche si sono
susseguite con un ritmo vertiginoso e hanno catalizzato l’attenzione di
innumerevoli utenti. Il mercato dell’informatica, inizialmente
rappresentato da operatori del settore, si è allargato sempre più
coinvolgendo imprese e istituzioni, fino a interessare il pubblico di massa.
Le imprese hanno compreso l’importanza di questa rivoluzione solo in un
periodo relativamente recente. E’ infatti dagli anni Sessanta che il
computer è considerato uno strumento di supporto alle numerose attività
aziendali, il cui utilizzo si dimostra sempre più utile ed efficace: dai
complessi server che costituiscono il cuore dei sistemi informativi sino ai
semplici personal computer presenti sulle scrivanie di tutto il personale.
Il nuovo scenario all’interno del quale si trovano ad operare le
organizzazioni porta all’innovazione della struttura produttiva in termini
di automazione, che può generare una crescente esuberanza di
manodopera.
Durante gli anni Ottanta il sistema economico italiano evolve in accordo
con la tendenza al ridimensionamento industriale e alla baricentrizzazione
delle attività verso il terziario. L’interesse degli utenti non si rivolge più
al semplice prodotto finito, ma a tutta una serie di servizi che lo
accompagnano nel pre e post vendita, che vengono gestiti e promossi da
una nuova e importante componente: il capitale umano.
La tecnologia informatica ha effetti diretti sulla struttura organizzativa
portando alla contrazione della stessa e alla conseguente riduzione di
fabbisogno di personale; le condizioni per operare efficientemente sul
mercato cambiano e ci si orienta sempre più verso un assetto tecnico
produttivo flessibile e dimensioni non elevate.
13
Si è vista una progressiva disintegrazione delle grandi organizzazioni e
l’affermarsi di imprese specializzate di piccola dimensione interagenti fra
loro attraverso rapporti di cooperazione (anche senza legami di natura
societaria), la cui attività è finalizzata alla realizzazione di un output
produttivo di tipo diverso rispetto a quello dell’impresa manifatturiera del
passato. Il nuovo modello organizzativo prevede un’impresa che non
svolge più al suo interno l’intero ciclo produttivo (dall’acquisto delle
materie prime al prodotto finale) ma commette all’esterno determinate fasi
dello stesso
10
.
La tendenza verso la de-verticalizzazione e la concentrazione sulle fasi
critiche del processo produttivo si è poi accentuata dalla seconda metà
degli anni Ottanta con la creazione di organizzazioni più flessibili,
efficaci ed efficienti, orientate all’innovazione continua.
Il trend dominante negli ultimi quindici anni è stato, ed è tuttora,
caratterizzato dalla necessità di fronteggiare al meglio i rapidi
cambiamenti che l’ambiente circostante continua a proporre in un clima di
incertezza e in termini di mutamenti continui e sempre più repentini.
Una nuova opportunità, rappresentata dalle potenzialità e dalle prospettive
dell’Internetworking, ha interessato ulteriormente le economie di impresa,
evolvendosi con graduale intensità dall’inizio degli anni Novanta, fino a
esplodere, in maniera esponenziale, negli anni compresi tra il 1998 e il
2001. Internet e le nuove tecnologie hanno trasformato il mercato a livello
mondiale così da interessare la maggior parte degli operatori.
L’innovazione rappresentata da questi strumenti ha interessato
direttamente la struttura di molteplici settori, introducendo nuove forme di
relazione tra offerta e domanda. Ha poi creato nuovi e importanti mercati
con caratteristiche e concezioni diversissime, e ha offerto nuove
opportunità per un vasto tessuto aziendale a livello internazionale.
10
Cfr., L. Corazza, Esternalizzazione di un’attività e trasferimento di ramo d’azienda: il caso
Ansaldo, in Rivista italiana di diritto del lavoro, 1999, I, pag.417. Quello che in termini
aziendalistici viene definito outsourcing. “Questo termine riassume le tecniche mediante le
quali un’ impresa dismette la gestione diretta di alcuni segmenti dell’attività produttiva e dei
servizi che non ne costituiscono le “competenze di base” (il c.d. core business), affidandone la
gestione ad un’altra impresa attraverso un contratto d’appalto o di fornitura.”
14
Le novità riguardano anche la scomparsa di alcune tipologie di
intermediari tradizionali e il rafforzamento di nuovi operatori e
consumatori, che hanno osservato un incremento del proprio potere
derivante dalla maggiore velocità di circolazione delle informazioni e dal
conseguente aumento della loro trasparenza.
Non si possono certamente trascurare gli aspetti legati alle opportunità e
alle minacce emergenti. Molte aziende hanno e avranno sempre più a
disposizione nuovi fattori di differenziazione che incideranno sulla
propria competitività, che rappresenteranno un effettivo beneficio per chi
sarà in grado di sfruttare al meglio i nuovi strumenti, e potranno costituire
una minaccia per chi li ignorerà e si farà superare da concorrenti più
attenti. Lo scenario rispetto al passato è cambiato notevolmente, e le
aziende si stanno avvicinando alle nuove tecnologie nella speranza di
trovare nuove fonti di vantaggio competitivo.
Nello scorso decennio, i temi intorno ai quali si è focalizzata
maggiormente l’attenzione sono stati il controllo dei costi e la
conseguente ricerca dell’efficienza aziendale. Il lavoro è stato condotto
sul fronte interno ed esterno.
Nel primo caso si è ricercata l’ottimizzazione dei processi aziendali,
attraverso la reingegnerizzazione delle attività e delle routine,
l’esternalizzazione delle attività ritenute non strategiche, la
semplificazione delle procedure e l’appiattimento delle gerarchie
organizzative (accorciamento della catena di comando) al fine di
minimizzare le problematiche di integrazione e di aumentare la velocità di
risposta alle difficoltà gestionali.
Nel secondo caso, sul fronte esterno, le aziende hanno cercato di
comprendere le determinanti dei comportamenti che animano i mercati, i
concorrenti e i clienti, al fine di imparare a riconvertire rapidamente i
propri prodotti, servizi e processi così da poter riconfigurare la propria
offerta sostenendo la propria differenziazione e il proprio ruolo sul
mercato.
15
Ora, grazie anche alle opportunità offerte dall’ICT, le imprese stanno
comprendendo l’esistenza di un’altra dimensione da sfruttare per
incrementare il vantaggio competitivo. L’alta velocità di cambiamento dei
bisogni dei clienti e la forte pressione dei concorrenti non impone solo di
rivolgere l’attenzione intorno alla dimensione interna dell’azienda, ma di
curare soprattutto la relazione con il cliente.
La turbolenza ha preso il posto della stabilità come tratto caratteristico
delle organizzazioni odierne. La competizione globale, l’adattarsi al
rapido cambiamento, la gestione delle conoscenze e delle informazioni, la
necessità di evitare fenomeni di espansione e contrazione della forza
lavoro in dipendenza della fluttuazione della domanda, la competizione
attraverso l’e-business, il mantenimento di alti standard etici e di
responsabilità sociale stanno portando a cambiamenti nella progettazione
organizzativa: la tendenza è quella di allontanarsi da sistemi altamente
strutturati basati su un modello meccanico per muoversi verso sistemi più
flessibili basati su un modello organico
11
.
11
Per un’esauriente confronto fra organizzazioni create per operare in modo efficiente
(modello meccanico) e quelle progettate per un apprendimento e adattamento continuo
(modello organico), R. L. Daft, Organizzazione aziendale, Milano, Apogeo, (2001), cap.1
pag.33.
16
1.3 Nuove forme di impresa
Mentre il modello fordista si basava su un mercato del lavoro
relativamente omogeneo, rispetto al quale era possibile praticare
l’obiettivo della piena occupazione, e su di un sistema produttivo fondato
sulla prevalenza della produzione di massa nei settori di base, che tendeva
a creare condizioni di lavoro stabili per la maggior parte degli occupati, il
profilo dell’emergente società post-fordista ci consegna mercati del lavoro
frantumati e un sistema di produzione che risponde a bisogni e consumi
segmentati e altamente personalizzati
12
.
Le organizzazioni hanno la necessità di avere una giusta corrispondenza
tra struttura interna e ambiente esterno; l’adattamento al rapido
cambiamento di quest’ultimo ha significato per le grandi aziende compiere
operazioni di rifocalizzazione e downsizing concentrandosi sui rispettivi
core business.
Una tendenza crescente nelle aziende è quindi quella di limitarsi allo
svolgimento di poche attività che sono eseguite con efficacia ed
efficienza, cioè concentrare le risorse umane e finanziarie sulle
competenze strategiche che possano garantire il successo dell’impresa, e
lasciare che specialisti esterni si occupino del resto, approfittando della
loro alta specializzazione.
Si è così diffusa la tendenza a ricorrere sempre più spesso alla
segmentazione del processo produttivo come diretta conseguenza di
aggressive politiche per la riduzione dei costi di produzione e di ricerca di
maggiore redditività determinate da necessità di competitività, flessibilità
e automazione.
Sono utilizzate sempre più diffusamente le strutture con una rete
(network) dinamica grazie alla quale un’azienda subappalta la maggior
parte delle proprie funzioni non ritenute strategiche ad aziende separate e
coordina le loro attività attraverso una piccola organizzazione centrale.
12
Cfr., A. Perulli, Interessi e tecniche di tutela nella disciplina del lavoro flessibile, Atti delle
giornate di studio dell’AIDLASS 24-25 maggio 2002.
17
Servizi come la contabilità, la progettazione, la produzione, la
distribuzione, il marketing o le pubbliche relazioni anziché essere ospitati
da un’unica struttura o trovarsi all’interno di un’unica organizzazione,
vengono esternalizzati a organizzazioni separate collegate
elettronicamente all’hub centrale
13
.
Il network implica uno stile più libero e orientato alle logiche di mercato,
che sostituisce la tradizionale gerarchia verticale. Gli appaltatori entrano
ed escono dal sistema per rispondere efficacemente e rapidamente alle
mutevoli esigenze.
La velocità e la facilità della comunicazione elettronica rendono oggi il
network un’opzione percorribile per aziende che cercano di mantenere
bassi livelli di costo.
Un vantaggio strategico principale delle strutture a rete è rappresentato
dal fatto che l’organizzazione può essere davvero globale
indipendentemente dalle sue dimensioni effettive, attraverso l’utilizzo di
risorse provenienti da tutto il mondo che permettono di migliorare la
qualità e il prezzo dei propri prodotti o servizi, che potranno essere
venduti facilmente all’interno di numerosi mercati con caratteristiche e
regole differenti.
Anche le organizzazioni completamente autonome e verticali che non
adottano strutture a network si stanno rapidamente evolvendo,
rivolgendosi a partner commerciali per la gestione di una parte sostanziale
delle attività e degli obblighi dell’azienda, ottenendo così benefici in
termini di abbattimento di costi e maggiore reattività nei confronti dei
clienti.
Le vie per lo sviluppo sono fondate sempre più sulla crescita esterna
attraverso l’instaurazione di accordi e di legami forti con imprese terze (e
quindi assetti reticolari) e sempre meno sulla crescita lineare e
incrementale di tipo interno.
13
Cfr., R. E. Miles - C. C. Snow, The New Network Firm: a spherical structure built on a
human investment philosophy, Organizational dynamics (spring 1995).
18
Il caso delle costellazioni
14
o delle reti
15
è emblematico. L’impresa guida
organizza una coalizione di imprese che le permette di crescere secondo
tempi e modalità che non potrebbe realizzare con le risorse interne
disponibili.
Le altre imprese che la circondano, che singolarmente considerate
manifesterebbero una bassa propensione alla crescita, sono funzionali al
nuovo assetto strutturale, dove la somma dei partecipanti dà l’impronta
all’organizzazione nel suo complesso. Le condizioni del successo sono
legate ad una crescita molto rapida perché la dimensione dei mercati
potenziali è globale fin dall’inizio dell’attività.
14
Cfr., G. Lorenzoni, Imprenditori e imprese, cap.8, pag.176.”Le costellazioni sono assetti
organizzativi dove convergono imprese diverse che svolgono attività in aree diverse, con
formule imprenditoriali diverse. L’asimmetria fra i diversi attori è un tratto costante delle
costellazioni: dall’incontro di queste componenti e di questi apporti si può prefigurare un
organismo capace di progettare, produrre, commercializzare un bene o un servizio. Le
asimmetrie fra attori distinguono le costellazioni dai consorzi orizzontali fra imprese che
riuniscono, con legami deboli, imprese simmetriche e intercambiabili.”
15
Cfr., G. Lorenzoni, Imprenditori e imprese, cap.8, pag.181. “La rete rappresenta una forma
organizzativa più evoluta della costellazione dal momento che è fondata su una intuizione
originale di progettazione, più consapevole delle potenzialità, degli elementi e dei metodi di
supporto necessari al funzionamento e allo sviluppo dell’organizzazione .Rispetto alle forme di
costellazione siamo di fronte a progetti deliberati e a forme organizzative consistenti, capaci di
sostenere processi di crescita dimensionale e di affrontare condizioni competitive selettive”.
19
1.4 Sfide del mercato e diritto del lavoro
Affinché il mercato possa garantire efficienza e correttezza in un contesto
di tali trasformazioni il legislatore è intervenuto principalmente su due
versanti: la disciplina del rapporto di lavoro, attraverso la creazione di
uno spazio per una serie di tipologie di rapporti di lavoro flessibili, e la
disciplina del mercato del lavoro, in termini di politiche attive per
l’occupazione
16
.
L’obiettivo di tutelare l’interesse del lavoratore ad un posto di lavoro
stabile e continuo è stato sempre uno dei criteri di riferimento della
legislazione del lavoro, anche in ragione delle disposizioni costituzionali
che individuano il lavoratore come contraente debole del rapporto e lo
inseriscono nel contesto più ampio della società civile nel cui ambito deve
essere perseguita l’eguaglianza sostanziale dei cittadini
17
.
Il divieto d’intermediazione o d’interposizione, cioè la disciplina di
divieto degli appalti di manodopera, è un esempio significativo
dell’applicazione di tali tutele, che spesso a torto o a ragione sono stati
individuati come elementi riduttivi dell’autonomia negoziale delle parti
nella formazione ed esecuzione dei contratti di lavoro.
Con il divieto di interposizione il legislatore vuole principalmente
prevenire sia lo sfruttamento dei lavoratori in termini di trattamento
retributivo e normativo sia l’indebolimento della garanzia dei loro crediti
in caso di insolvenza dell’interposto
18
rispondendo ai principi della c.d.
legislazione anti-fraudolenta, che se da un lato mira alla prevenzione della
frode, dall’altro risponde all’esigenza di monitorare in modo continuo il
mercato del lavoro.
16
Cfr., G. Santoro Passarelli, Flessibilità e diritto del lavoro, Torino, Giappichelli, 1997,
pag. 4.
17
Cfr., F. Proietti, Il contratto di lavoro temporaneo. Problemi e prospettive di disciplina,
Torino, Giappichelli, 2000, pag.82.
18
Cfr., M. T. Carinci, La fornitura di lavoro altrui: interposizione, comando, lavoro
temporaneo, lavoro negli appalti, Milano, Giuffrè, 2000, pag.16.