INTRODUZIONE
L’uomo durante tutto l’arco della propria vita genera e si trova tessuto
all’interno di legami, più o meno significativi, con altri esseri umani.
Di tutte le relazioni una accompagna o dovrebbe accompagnare costantemente
ed è quella che lega i genitori con i propri figli: un legame che viene a crearsi
naturalmente, senza che i due soggetti si scelgano perché se ne amano le
caratteristiche ma che si riconoscono e crescono insieme nella relazione.
Questa relazione è fondamentale per la vita dell’individuo che, attraverso i propri
legami, s’inserisce all’interno di una storia che l’ha preceduto, di cui diventa parte
e che lo supererà.
E’ un legame che consente di conoscere le proprie radici, fondare la propria
storia e riconoscersi all’interno di una primaria relazione d’appartenenza che
condizionerà ciò che questo figlio è e sarà in futuro.
Non sempre però queste relazioni si rivelano essere forti e durature. Con la
rottura della relazione dei coniugi si potranno generare difficoltà nel legame con i
figli: un legame che può diventare più fragile, fino a potersi interrompere
momentaneamente o definitivamente. Alcune volte ciò è determinato da un
disagio temporaneo: adulti che si separano ponendo fine alla propria relazione di
coppia o in difficoltà legate a patologie, a momenti di fragilità o ad eventi critici
prevedibili o non prevedibili che sottraggono attenzione e capacità al compito di
prendersi cura di quanto generato.
Non tutti reagiscono nel medesimo modo e non tutte le difficoltà producono gli
1
stessi effetti.
La debolezza del legame genitori-figli richiede di investire delle risorse affinché
adulti e minori possano essere sostenuti nelle complesse transizioni che si
trovano ad attraversare con fatica.
Lavorare con le famiglie, con adulti e bambini, pone costantemente di fronte a
come certe difficoltà possono essere per alcuni insormontabili. Non si può però
prescindere dalla centralità dei legami e delle relazioni che, nel bene e nel male,
fondano la vita di ciascuno. Possono venire in mente molti esempi di ciò che
l’interruzione di un progetto di vita può portare nella quotidianità che richiama
ciascuno alle proprie responsabilità ma lascia, almeno in un primo tempo, inermi
di fronte all’elaborazione di un lutto, alla gestione dei cambiamenti, al rispondere
a delle domande che dalla voce di un bambino interrogano, chiedendo di trovare
risposte e significati perché ciascuno soffre e si trova impegnato nella ricerca di
un nuovo assetto e di nuovi equilibri.
Obiettivo della mai tesi è quello di verificare se esistono risorse già
sperimentate per accompagnare queste transizioni critiche, individuare quali
siano le loro caratteristiche e quale sia la loro praticabilità nel contesto dei Servizi
del Piemonte.
Intendo inoltre avventurarmi nella formulazione di alcune ipotesi operative circa
l’utilizzo della metodologia del Gruppo di Parola per bambini appartenenti a
famiglie separate, di cui la Professoressa Marzotto ci parlò all’interno del
laboratorio del corso di Psicologia sociale della famiglia, con riferimento ai
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bambini in affidamento familiare.
Il tema del mio elaborato verrà affrontato sotto punti di vista diversi ed in
particolare nel primo capitolo ho analizzato la famiglia rispetto a due transizioni
critiche che possono vederla impegnata: la rottura del legame coniugale e la
difficoltà a crescere i propri figli. Per ciascuna delle transizioni ho cercato di
individuare delle possibili risorse, identificate nella mediazione e nel ricorso
all’istituto dell’affidamento familiare.
Il secondo capitolo è teso ad approfondire la condizione di figlio. La coppia
coniugale di fronte al figlio generato, impegnata a legittimarsi in quanto coppia
genitoriale e il figlio, quale prodotto di questa unione.
Grande attenzione verrà prestata ad una particolare fascia d’età cioè quella che va
dai 6 ai 12 anni, per approfondirne i bisogni anche alla luce dell’essere figli di
genitori separati e figli in affidamento familiare.
Con il terzo capitolo ho voluto approfondire come gli individui vivano
costantemente l’essere parte di un gruppo e quindi, dopo un’introduzione
generale sulla dinamica di gruppo, ho cercato di analizzare la specificità del
gruppo di bambini ed in particolare l’esperienza del gruppo di parola per figli di
genitori separati.
Nel quarto capitolo sperimentale ho riportato l’esperienza da me realizzata con la
conduzione di un gruppo di parola per figli di genitori separati.
E’ stato per me fondamentale, durante questi anni, implementare il circolo
virtuoso teoria - prassi - teoria dove, attraverso la riflessione teorica si costruisce
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una prassi e a sua volta, la prassi consente di ritornare alla teoria per una
maggiore comprensione e per contribuire ad essa, attraverso sollecitazioni e
riflessioni critiche.
Nel quinto capitolo, sollecitata dalla sperimentazione pratica esplorerò la
possibilità di applicare tale metodologia all’interno di transizioni critiche
differenti, in particolare rispetto all’utilizzabilità di questa teoria e di questi
strumenti operativi nei casi di affidamento familiare, situazione in cui i genitori e
i figli sperimentano la rottura di legami e sono sottoposti a particolari difficoltà
di adattamento, facilmente appesantiti dal conflitto di lealtà per la doppia
appartenenza.
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CAPITOLO 1
LA FAMIGLIA E ALCUNE POSSIBILI
TRANSIZIONI DIFFICILI
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La famiglia è costantemente oggetto d’interesse. Molto è stato scritto e
analizzato rispetto alle sue trasformazioni storiche, a che cosa debba intendersi
quando si parla di famiglia oggi e a quali siano le sue possibili forme, a quale
posto occupi nell’immaginario comune e a quali siano le sue peculiarità a fronte
del suo poter essere allo stesso tempo grande risorsa e fonte di criticità.
Da sempre le viene riconosciuto un ruolo essenziale all’interno della vita dei
singoli individui in quanto culla di primari apprendimenti, così come all’interno
del contesto sociale, in quanto luogo di sviluppo del senso di appartenenza e di
sperimentazione all’interno di relazioni primarie, sulle cui basi poi si costruiranno
quelle successive.
Ancora oggi la famiglia viene ritenuta uno dei principali valori di riferimento,
sebbene attraversata da grandi cambiamenti ed evoluzioni.
In passato vi era la famiglia patriarcale [Saraceno, Naldini, 2007] che vedeva
l’uomo investito del ruolo di procacciatore di reddito e la donna impegnata a
curare la casa e i figli; questo nucleo era inserito all’interno di un forte legame
con la famiglia allargata. Con il passare del tempo la donna ha cominciato ad
investire maggiormente verso l’esterno del focolare domestico, divenendo più
partecipe alle attività lavorative e maggiormente inserita all’interno della società;
più forte il legame con il ristretto nucleo familiare rispetto alla più ampia famiglia
allargata.
Si diffusero inoltre tipologie diverse di famiglie: famiglie ricostituite, famiglie
monogenitoriali e famiglie di fatto.
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Nel tempo anche a livello politico sono stati destinati fondi, progetti e studi volti
a proporre interventi e sostegni innovativi tesi a potenziare, sostenere e
accompagnare le differenti forme familiari e le diverse fasi di vita da queste
attraversate.
Essa viene ancora oggi considerata un punto fermo ed essenziale nella vita di
ciascuno ma, allo stesso tempo, non ci si può che accorgere di come essendo
parte di un mondo in continua trasformazione, sia essa stessa partecipe di questo
dinamismo.
Quando si parla di famiglia si possono adottare punti di osservazione e
teorie di riferimento differenti.
Osservare la famiglia e il suo ciclo di vita adottando la prospettiva proposta dal
paradigma relazionale-simbolico [Scabini, Iafrate, 2003], ci porta a metterne in
evidenza peculiarità, punti di forza e criticità significative all’interno delle diverse
transizioni che questa si trova ad affrontare nel tempo. Tutto questo ponendo al
centro la “relazione” che è il file rouge che unisce i componenti della famiglia e il
“simbolico”, che consente di avvicinare le due qualità, affettive ed etiche, che
portano all’emergere dell’essere famiglia.
Questo approccio si avvale di contributi che giungono da più discipline quali la
psicologia clinica e quella sociale, componendo più dimensioni.
«Tale approccio pone infatti al centro della propria riflessione la “relazione”,
intesa come paradigma atto a comprendere la complessità familiare. La relazione,
nel suo duplice aspetto di “riferimento di senso” (re-fero) e di “legame
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reciproco” (re-ligo) rappresenta un punto di confluenza tra dimensioni
intraindividuali affettivo-cognitive ed aspetti intersoggettivi e come tale è posta
alla base dell’organizzazione familiare. La relazione costituisce inoltre il teatro in
cui vanno in scena le inter-azioni delle persone nel presente» [Greco, Iafrate,
2001, 43].
E’ proprio la relazione ad essere essenziale sia per quanto concerne il legame con
il coniuge, sia quello che lega genitori e figli. A questo proposito possiamo
ricordare come la Professoressa Iafrate [2006, 102] ha affermato di recente
«Un’autentica vita affettiva, come esperienza profondamente rispettosa
dell’umano, non può che essere un’esperienza di relazione, congiunta ad una
dimensione etica. (…) Il polo etico e il polo affettivo agiscono nelle diverse
relazioni, da quelle orizzontali-simmetriche (coniugale, fraterna, amicale) a quelle
verticali-asimmetriche (genitoriale, tra generazioni familiari e sociali) nelle diverse
transizioni che il legame attraversa: pertanto, in ciascuno di questi legami ci sono
aspetti di cui occorre prendersi cura per garantire che i processi degenerativi non
prevalgano su quelli generativi, che la disperazione non prevalga sulla speranza».
La famiglia è quotidianamente impegnata all’interno di un percorso, il
ciclo di vita familiare, che la vede tesa a superare un susseguirsi di fasi che le
richiedono di svolgere alcuni compiti determinanti il suo sviluppo. All’interno di
questo percorso si trova impegnata a dover superare degli eventi che la mettono
alla prova, chiedendole di porre in campo una serie di risorse e di discutere e
ridefinire assetti ed equilibri precedentemente raggiunti.
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Le situazioni prese in esame all’interno di questo capitolo, sono quelle che
vedono il sistema familiare impegnato nel superamento di alcuni particolari
eventi critici.
Questi rappresentano il sopraggiungere di un evento che richiede una
ridefinizione di equilibri e di relazioni. Il risultato potrà condurre all’attivarsi di
processi di sviluppo che saranno l’esito di un ricorso a risorse e capacità tali da
ridefinire nuovi assetti, oppure potrebbe al contrario comportare difficoltà
insormontabili per il sistema, tali da arrestarne lo sviluppo e sviluppare così
comportamenti disfunzionali.
I compiti di sviluppo chiameranno in causa i singoli individui ma anche l’intero
sistema. In alcuni momenti l’individuo sarà impegnato singolarmente, in altri il
singolo sarà impegnato con la propria famiglia di appartenenza e, in altri ancora,
saranno impegnate le generazioni con la comunità all’interno della quale l’intero
sistema si colloca.
Gli eventi critici [Scabini, Iafrate, 2003] potranno essere normativi o prevedibili
come ad esempio la morte di uno dei componenti del nucleo in età avanzata, o
essere paranormativi e quindi imprevedibili.
In quest’ultima tipologia rientrano la separazione e il divorzio, che incidono in
prima istanza la famiglia rispetto all’asse della coniugalità, o l’affidamento dei figli
che la investono sull’asse della genitorialità.
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1.1 LA ROTTURA DEL LEGAME CONIUGALE E LA
RISORSA DELLA MEDIZIONE FAMILIARE
La relazione coniugale è destinata lungo tutto il suo corso ad un compito
fondamentale che è quello di impegnarsi nel riformulare, rinnovare, confermare
e rilanciare il patto coniugale a fronte delle diverse transizioni che la famiglia si
trova ad affrontare.
Saper quindi riadattare il patto, rendendolo durevole nel tempo, gestire il
conflitto e negoziare è la sfida che i coniugi si trovano a vivere oggi, più che in
passato, dove la stabilità era garantita maggiormente anche dal punto di vista
istituzionale [Scabini, Iafrate, 2003].
Alcune volte però questa sfida può non essere vinta e la crisi può non rivelarsi
un momento di crescita, di rinnovata progettualità della vita coniugale ma può, al
contrario, portare alla rottura e allo scioglimento del patto originario.
La separazione e il divorzio si configurano allora come possibili conseguenze a
fronte degli eventi critici che si affacciano alla storia e al ciclo di vita familiare.
1.1.1 LA CORNICE STATISTICA
Per comprendere la portata del fenomeno possiamo far riferimento ad
1
alcuni dati.
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www.istat.it
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Questi si riferiscono al periodo che va dal 1995 al 2005 e riguardano
il territorio italiano [Istat, 2007].
Nel 2005 le separazioni sono state 82291 e i divorzi 47036.
Entrambi i fenomeni sono fortemente aumentati nell’ultimo decennio: rispetto al
1995 le separazioni hanno avuto un incremento del 57,3% e i divorzi del 74%.
Indicatori rappresentativi dell’instabilità matrimoniale si ottengono anche
rapportando il numero di separazioni e di divorzi alle coppie coniugate: nel 2005
si registrano 5,6 separazioni e 3,2 divorzi ogni 1000 coppie.
Un fenomeno quindi in decisivo aumento anche per quanto riguarda il Piemonte
dove, alla fine del 2007, un noto quotidiano locale dedicava alcune pagine di
cronaca della città a titoli quali: «Società, crisi della famiglia. La città dei divorzi»,
«Torino, la famiglia scoppia. Record italiano di divorzi» [Rossi, 2007, 56].
Nel 2005 ogni cento matrimoni celebrati si sono registrati 83 tra divorzi e
separazioni, il dato più alto in Italia.
I valori assoluti raccontano un’altra storia: Torino e l’intera Regione restano al di
sotto di realtà come Milano o la Lombardia, molto più popolate. Sono i dati
relativi a fare la differenza: nel 2005 ogni 100000 abitanti nel distretto della Corte
di Appello di Torino sono state ratificate oltre 231 pratiche di divorzio e più di
353 di separazione. Qui la differenza con altre città è abissale: Milano resta ferma
a quota 195 istanze di divorzio, Venezia a 169, Bologna a 192 e Roma a 201.
Per quanto riguarda i dati rispetto al territorio nazionale possiamo notare come
la tipologia di procedimento più comunemente scelta dai coniugi sia quella
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consensuale: nel 2005 si sono chiuse consensualmente l’85,5% delle separazioni
e il 77,6% dei divorzi.
Nel 2005 la durata media del matrimonio al momento dell’iscrizione a ruolo del
procedimento di separazione è risultata pari a quattordici anni; tuttavia circa un
quarto delle separazioni proviene da matrimoni di durata inferiore ai sei anni.
Al provvedimento di divorzio il matrimonio dura mediamente diciassette anni: il
24,7% dei divorzi pronunciati nel 2005 ha riguardato, però, matrimoni celebrati
da meno di dieci anni.
Nel 2005 all’atto della separazione i mariti avevano mediamente 43 anni e le
mogli 40 e sempre lo stesso anno il 70,5% delle separazioni e il 60,7% dei divorzi
hanno riguardato coppie coniugate con figli avuti durante la loro unione.
I figli coinvolti nella crisi coniugale dei propri genitori sono stati 99257 nelle
separazioni e 44848 nei divorzi.
Oltre la metà (il 52,8%) delle separazioni e oltre un terzo (il 36,5%) dei divorzi
provengono da matrimoni con almeno un figlio minore di diciotto anni. Il
numero dei figli minori implicati nei casi di conflitto coniugale nel 2005 è stato
63912 nelle separazioni e 21996 nei divorzi.
Questi dati ci possono aiutare a comprendere come un numero elevato di
famiglie e di figli, siano interessati da questo evento critico che prova la famiglia
e talvolta la lascia sconfitta o propensa a percorrere strade diverse.
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1.1.2 LA CORNICE NORMATIVA
Per quanto concerne il matrimonio e la crisi coniugale può essere utile
individuare i principali elementi e i riferimenti normativi inerenti il fenomeno,
all’interno della legislazione italiana.
Diverse sono le fonti tra le quali dobbiamo richiamare il Codice Civile, la legge
898/1970 (Disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio) e la legge 74/1987
(Nuove norme sulla disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio) che ha
modificato la precedente.
Quella che segue è una tabella che sintetizza e riassume le fonti e gli
articoli più significativi che regolamentano gli elementi essenziali dell’evento
2
[Bresciani, De Pascale, 2007, 12].
MATRIMONIO E CRISI CONIUGALE
L’ordinamento prevedere due possibilità per risolvere la crisi
coniugale. I coniugi possono chiedere la separazione in forma
Crisi coniugale
consensuale o giudiziale. La disciplina sulla separazione non può
(Codice Civile, articoli 151 e 158)
essere estesa alle coppie conviventi in crisi per le quali l’articolo
155 del c.c. offre tutela solo in relazione ai rapporti con i figli
2
Tratta e riadattata da BRESCIANI, R., DE PASCALE, C., La mappa degli argomenti, in «Il Sole
24 ore», 2007, n. 03/07 pp. 12-13.
13
Nel 2006 è stata introdotta una nuova disciplina che prevede
come regola generale, in presenza di una separazione o di un
Affido condiviso dei figli
divorzio, l’affidamento dei figli ad entrambi i genitori. La scelta
(Legge 54/2006)
del legislatore è chiara nel ritenere entrambe le figure (paterna e
materna) indispensabili per un sano ed equilibrato sviluppo dei
minori
L’istituto della M.F. è stato parzialmente riconosciuto anche in
Italia nell’articolo 155-sexies del c.c. Pertanto, in presenza di un
Mediazione Familiare
conflitto tra i coniugi, il giudice può consentire l’intervento di un
(Codice Civile, articolo 155-sexies)
mediatore per ristabilire un dialogo accettabile tra le parti e
raggiungere un accordo sulla tutela dell’interesse materiale e
morale dei figli
Il matrimonio civile viene celebrato in Comune davanti al
Sindaco o all’Ufficiale di stato civile. Quello concordatario è
officiato in Chiesa, secondo il rito canonico, e produce effetti
anche nell’ordinamento italiano. Esiste poi il matrimonio
Il matrimonio civile, concordatario e dei
celebrato avanti ai ministri delle confessioni religiose di
culti ammessi
minoranza. Quest’ultimo non si può considerare un matrimonio
(Codice Civile, articoli 82, 83, 84 e
religioso trascritto, come quello concordatario, ma un
seguenti)
matrimonio civile celebrato in forma speciale, in quanto, per
essere valido nell’ordinamento, deve essere celebrato da un
ministro di una delle confessioni di minoranza la cui nomina sia
stata approvata dal ministero dell’interno
Dall’unione coniugale deriva l’obbligo per entrambi alla
coabitazione, all’assistenza morale e materiale, alla fedeltà e alla
Diritti e doveri dei coniugi
contribuzione alle spese occorrenti per il sostentamento della
(Codice Civile, articoli 143, 144 e 147)
famiglia. Il regime patrimoniale che regola i rapporti patrimoniali
tra i coniugi, in assenza di una dichiarazione contraria o di una
convenzione matrimoniale, è quello della comunione legale
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LA SEPARAZIONE
La separazione può essere consensuale o giudiziale a
seconda del fatto che i coniugi abbiano trovato o
Le tipologie
meno un accordo. In caso di separazione giudiziale i
(Codice Civile, articoli 151 e 158)
coniugi devono comparire personalmente davanti al
Presidente del Tribunale ma è necessaria l’assistenza
di un difensore
Al momento della separazione il giudice deve
provvedere immediatamente all’affidamento dei figli,
I provvedimenti d’urgenza
all’assegnazione della casa e all’attribuzione di un
(Codice Civile, articolo 155)
assegno di mantenimento per il coniuge debole e per
la prole
L’accordo di separazione dei coniugi non produce
La procedura consensuale: l’intervento del giudice
affetto fino al momento in cui è emesso il decreto di
(Codice Civile, articolo 158)
omologazione del Tribunale
Con il decreto di omologazione viene a mutare lo
La procedura consensuale: gli effetti sulla comunione
status dei coniugi e si verifica lo scioglimento della
(Codice Civile, articolo 191)
comunione legale
Per consentire al giudice di prendere i provvedimenti
La procedura giudiziale: il ricorso
opportuni le parti devono presentare nel ricorso
(Codice di procedura civile, articolo 706)
anche le ultime dichiarazioni dei redditi
Il giudice, una volta accertato il diritto di uno dei
La procedura giudiziale: rapporti patrimoniali
coniugi a percepire l’assegno di mantenimento, passa
(Codice Civile, articoli 155, 155-bis, ter e quater)
poi alla sua determinazione tenendo conto di una
serie di parametri
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