5
servizi offerti agli adolescenti nella città di Imola. Nella seconda
parte ho distinto i gruppi formali (famiglia e scuola) e i gruppi
informali (gli amici e il gruppo spontaneo fuori da ogni schema o
istituzione). Tutti gli ambiti affrontati in questo scritto
rappresentano occasione di crescita per l’adolescente. La famiglia e
la scuola rappresentano le agenzie formative per eccellenza. La
famiglia è il primo gruppo che l’uomo incontra e a cui appartiene
nella vita. Nella famiglia si forma il carattere il quale condiziona e
influisce sulle scelte future. Un buon rapporto con i propri genitori
e con i fratelli e/o le sorelle è alla base di relazioni solide e serene
nel futuro. Al contrario, spesso chi ha avuto esperienze familiari
fallimentari o traumatiche ha poi, in futuro, grossi problemi nel
costruire nuovi rapporti di fiducia negli altri. Anche la scuola e
l’esperienza sui banchi di scuola può segnare profondamente la
persona. La scuola, infatti, è spesso ricordata con piacere grazie
alle amicizie e ai compagni di scuola che ci hanno accompagnato
nel cammino verso l’età adulta. Spesso, però, il ricordo del periodo
scolastico è offuscato da esperienze di sofferenza e vergogna. Certe
esperienze possono, in un carattere debole e insicuro, provocare
danni irreversibili. Stessa cosa vale per chi ha vissuto l’impegno
scolastico come una guerra tra insegnanti e studenti, per chi è stato
demotivato dai pessimi risultati scolastici nonostante l’impegno
nello studio. C’è chi invece, grazie all’esperienza scolastica,
acquista fiducia in sé e affronta la vita di petto. Sono tanti i fattori
legati alla scuola che possono cambiare la vita di una persona e il
modo c cui affrontarla.
6
Per quel che riguarda invece i gruppi informali, ho trattato
l’esperienza del gruppo dei pari. Soprattutto nel periodo
adolescenziale l’amicizia e il consenso dei coetanei è
fondamentale. Normale è quindi la ricerca da parte dell’adolescente
di un gruppo a cui appartenere e da cui sentirsi protetto e
spalleggiato. Le esperienze del gruppo dei pari sono indimenticabili
perché ogni cosa fatta insieme ha un qualcosa di magico. Nella
terza parte della tesi ho approfondito l’aspetto riguardante i servizi
e le strutture progettati per gli adolescenti. Ho trattato in particolar
modo la realtà di Imola soffermandomi sulle strutture che ho
conosciuto personalmente durante le mie 400 ore di tirocinio. Ho
parlato del centro S.p.A. “Incontri Ravvicinati” e del Centro
semiresidenziale “Peter Pan”. Questi due esempi di interventi pro-
agio adolescenziale concludono questo mio viaggio nel mondo
adolescente, un mondo tanto vasto quanto delicato ma sempre
molto affascinante.
7
1
CHE COS’E’ L’ADOLESCENZA?
1. CARATTERI GENERALI
L’adolescenza è quella fase della vita umana, normalmente
compresa fra gli 11 e i 18 anni, nel corso della quale l’individuo
acquisisce le competenze e i requisiti necessari per assumere le
responsabilità di adulto. Il termine “adolescenza” è normalmente
sinonimo di inquietudini legate a un’identità ancora da conquistare,
da percorsi incerti e contraddittori che attraversano un’età sospesa
tra l’infanzia e il mondo adulto. E’ una stagione di vita “sognata e
temuta” nello stesso tempo, una stagione dai confini incerti e non
classificabile in una rigida fascia d’età perché essa rimane un
tempo soggettivo. Agli occhi degli psicoanalisti chiudere con
l’infanzia è sempre apparso il problema centrale del divenire
grandi. Il desiderio di restare ancora per un po’ piccoli e
dipendenti, negato dalla coscienza, lavora nell’inconscio e
determina le condotte sconclusionate dell’adolescente.
L’adolescenza, infatti, è un periodo “turbolento” che ognuno vive
in funzione della propria precocità o immaturità secondo un ritmo
individuale. Gli adolescenti si trovano quindi su un ponte di
passaggio tra due identità: quella infantile e quella adulta. Questo
però non gli impedisce di partecipare attivamente alla vita del
8
mondo di cui sono parte ed in particolare sono chiamati ad
affrontare i problemi derivanti dal loro stesso sviluppo (biologico,
fisico, psicologico e sociale) e dall’esigenza di acquisire gli
strumenti per entrare a pieno titolo nella vita adulta. Questo periodo
di vita, sostiene l’etnologa Margaret Mead, si conclude
generalmente quando l’individuo è in grado di stabilire rapporti
stabili e significativi con se stesso, con i gruppi di riferimento più
prossimi e con il proprio ambiente di vita più ampio. Nel romanzo
di Hermann Hesse “Siddharta”, troviamo una metafora molto
significativa sulle vicende adolescenziali: l’età in questione può
essere vista come la traversata di un grande fiume impetuoso.
Esistono diversi tipi di avventurieri per questa importante prova.
C’è chi, già abituato alla navigazione, può traversarlo in un giorno
di quiete, con un barcaiolo saggio che lo aiuta a scoprire aspetti
della vita a prima vista inutili, ma carichi di significato. C’è anche
chi, al contrario, assolutamente privo di esperienza, deve
imbarcarsi in un giorno di tempesta con un barcaiolo ubriaco,
confuso e insicuro di sé. Fra i due estremi, poi, ci sono gli
innumerevoli tipi di “passaggi” che toccano alla gran massa dei
viaggiatori: alcuni molto difficili, altri impegnativi ma sicuri, altri
relativamente facili seppur faticosi. Tutti devono affrontare dei
problemi: per alcuni sono distribuiti lungo il percorso e possono
essere affrontati più facilmente uno dopo l’altro; per altri invece
può capitare che essi si presentino tutti assieme e, in questo caso, la
risoluzione è molto più difficile da attuare. In questa serie di
“battaglie” l’adolescente non è mai completamente solo, egli infatti
9
è sempre in compagnia di altri (genitori, insegnanti, coetanei) che
possono aiutarlo significativamente. Negli ultimi anni abbiamo
assistito al cambiamento lento ma costante nel nostro modo di
concepire l’adolescenza. Questo grazie alle profonde
trasformazioni sociali avvenute nei paesi occidentali che hanno
portato l’attenzione su questo gruppo sociale. Fra i vari
cambiamenti il più allarmante è la disoccupazione giovanile: questo
ha determinato la decisione politica di prolungare l’istruzione
scolastica fino oltre i 16 anni. Un altro cambiamento sociale
importante è stato la modificazione nella natura e nella
composizione della famiglia con l’aumento dei divorzi e la maggior
presenza di famiglie composte da un solo genitore. Questi
fenomeni hanno quindi contribuito a portare al centro
dell’attenzione il problema dell’età adolescenziale. Oltre a questo, i
progressi avvenuti nelle teorie dello sviluppo hanno ispirato nuove
ricerche che ne hanno dato una visione più realistica e complessa.
Per quanto riguarda gli psicologi dell’adolescenza, alcuni lavorano
prevalentemente nella scuola o nei suoi dintorni; altri organizzano
relazioni di aiuto per adolescenti in crisi all’interno di servizi
specialistici; altri ancora prestano prevalentemente la loro opera a
contatto con ragazzi devianti; gli psicoanalisti ricevono i giovani
pazienti presso il loro studio privato. Questi sono quindi le
modalità e le occasioni di studio del “problema” dell’adolescenza.
10
2. L’ADOLESCENZA VISTA DAGLI AUTORI CLASSICI
L’adolescenza ha cominciato ad essere trattata come fase della vita
umana attorno al 1900, sia in Europa sia negli Stati Uniti. In
precedenza la nozione di adolescenza come età di transizione fra
infanzia e vita adulta compariva raramente nella narrativa e nella
letteratura scientifica. Il termine adolescenza si usava
sporadicamente anche nei periodi precedenti ma l’interesse vero e
proprio scoppia con la fine dell’ 800 e l’inizio del ‘900 quando, per
la prima volta, fu considerata una nuova categoria della vita umana
trattata in psicanalisi, in psicologia, in pedagogia, in sociologia
oltre che in letteratura. L’idea che l’adolescenza possa essere
descritta come periodo di disturbi risale infatti all’inizio del nostro
secolo, quando Stanley Hall per primo usò la descrizione “tempesta
e stress”. Nonostante occasionali voci contrarie, la descrizione di
Hall rappresenta la concezione dell’adolescenza dominante per la
maggior parte del secolo. Oltre a Stanley Hall tanti sono stati gli
autori che, in ambito psicologico, pedagogico, antropologico e
sociologico, hanno trattato l’argomento dell’adolescenza. Ognuno
ha cercato di darvi una personale interpretazione guardando con gli
occhi sempre diversi alla disciplina della quale gli stessi si
facevano portavoce. La concezione prevalente dell’epoca è ben
illustrata dai titoli di alcune delle pubblicazioni apparse durante
l’ultima parte di questo periodo : “Identità, gioventù e crisi”
(Erikson, 1968) “Adolescenza come disordine di sviluppo” (Anna
Freud, 1969).
11
Naturalmente non potrò citarli tutti quanti ma mi limiterò ad
esporre il pensiero di quelli che hanno affrontato aspetti
dell’adolescenza a noi utili. A questo punto tornerei a Stanley Hall
il quale, utilizzando la tecnica dei questionari, raccolse una quantità
sterminata di dati sull’adolescenza. “Adolescence” è infatti la sua
opera più nota in cui l’autore tenta di esplorare e interpretare con il
metodo scientifico questa fase cruciale dell’esistenza. E’ stato uno
dei primi che ha visto l’adolescenza come una nuova nascita perché
nel corso di essa si verifica un cambiamento di tutti gli aspetti della
personalità. Ha studiato attentamente le differenze tra il soggetto-
bambino ed il soggetto-adolescente ed è arrivato a stilare alcune
differenze importanti fra i due: il bambino è tutto interessato al
mondo esterno, mentre l’adolescente tende più a guardarsi dentro;
per il bambino gli avvenimenti ed i fenomeni che osserva
significano solamente quel che sono, senza altre simbologie e
spiegazioni, per l’adolescente i fenomeni sono invece simboli e
manifestazioni di stati d’animo, sentimenti, modi di essere; per il
bambino lo spazio e il tempo sono limitati, hanno dei confini ben
precisi, mentre per l’adolescente la realtà spazio-temporale non ha
limiti e, se li ha, sono molto ampi, quasi infiniti. Hall inoltre
credeva che le caratteristiche acquisite possano essere ereditate e
che, l’acquisizione dei tratti ereditari avvenga proprio nel periodo
dell’adolescenza. Per lui infatti le esperienze fatte in età
adolescenziale possono incidere profondamente sulla personalità
dell’adulto e dei suoi eredi. Hall espresse quindi il timore per la
grande devianza minorile presente a suo tempo la quale, avrebbe
12
potuto condurre ad un declino anziché ad un miglioramento del
genere umano. Da qui la sua preoccupazione per il futuro delle
generazioni future. Ritenendo che la causa di tanta devianza fosse
la precocità eccessiva del comportamento sociale di tanti
adolescenti, riteneva giusto far in modo di rendere più naturale
possibile il ritmo di maturazione con l’aiuto di valori e regole da far
rispettare con l’aiuto della famiglia, della scuola, della chiesa e
della società in genere.
Anna Freud vedeva questo particolare periodo della vita come uno
“stato disturbato, un periodo di squilibrio psicologico”. E’ stata fra
i primi psicanalisti a riconoscere i cambiamenti qualitativi che
caratterizzano la pubertà: nell’adolescenza l’individuo è conteso tra
l’energia istintuale che si risveglia in lui ma, contemporaneamente,
il suo Io fa di tutto per controllare e trattenere le forze pulsionali.
Questo conflitto porta alla formazione del carattere. Nella fase
adolescenziale non si verifica tanto una proibizione di certi,
specifici, desideri istintuali, quanto un blocco di tutti di desideri
istintuali che assume il significato di una proibizione sessuale
indifferenziata. Anna Freud considera la turbolenza del
comportamento adolescenziale come un indice di sviluppo della
personalità. Erikson parla di “crisi d’identità. Altri, come Kurt
Lewin, hanno descritto “lo status marginale” dell’adolescenza. Tutti
gli autori definiscono l’adolescenza come un periodo di transizione.
Si può, secondo Lewin, tentare di caratterizzare la natura di questo
periodo di passaggio indagandone aspetti diversi, senza però mai
13
cadere in facili semplificazioni di tipo riduttivo. Per Lewin quindi
l’adolescenza può essere vista come:
ξ Un cambiamento nell’appartenenza a categorie sociali. Il soggetto
non si considera più un bambino e non vuole più essere trattato
come tale. Egli prova ad entrare nella vita adulta ponendosi nella
prospettiva di un’occupazione e di uno stile di vita adulto. Questo
passaggio da uno status ad un altro modifica non solo la situazione
momentanea del soggetto ma tutto il suo mondo, tutto il suo
contesto di riferimento
ξ Posizione di incertezza di comportamento. Il passaggio dal gruppo
dei bambini a quello degli adulti è una transazione da una posizione
conosciuta ad una sconosciuta, nuova sul piano cognitivo. Il
soggetto non sa che cosa bisogna fare e che cosa bisogna evitare
per raggiungere certi obiettivi. Questa mancanza di chiarezza porta
all’incertezza sul da farsi, appunto. Ogni azione è ambigua,
conflittuale. L’incertezza è maggiore quanto più l’individuo è stato
tenuto fuori dal mondo degli adulti e all’oscuro delle sue regole.
ξ Sentimento di disagio rispetto al proprio corpo. Il momento della
pubertà comporta cambiamenti che, a volte, fanno sì che il soggetto
si senta disturbato dal proprio corpo e dai suoi cambiamenti.
Esperienze nuove lo fanno percepire estraneo e sconosciuto. Queste
esperienze nuove in genere riguardano lo sviluppo in altezza e in
peso, i cambiamenti di aspetto e di motricità, l’intensificazione e
l’investimento genitale delle pulsioni sessuali.
14
ξ Allargamento dello spazio di vita. Allargamento che concerne sia
l’ambiente geografico (desiderio di conoscere luoghi e costumi
diversi) sia l’ambiente sociale (interesse a gruppi politici e sociali)
sia la dimensione temporale. Per quanto riguarda quest’ultimo
aspetto, l’adolescente si trova a far piani per una prospettiva
temporale molto vasta.
ξ Rifiuto di appartenere al gruppo dei bambini. Consapevolezza di non
essere pienamente accettato in quello degli adulti. Per questo
ultimo aspetto l’adolescente si trova in una situazione simile a
quella definita dell’ “uomo marginale”. Sintomi caratteristici
dell’uomo marginale sono l’instabilità emotiva e la sensibilità.
Mostra comportamenti squilibrati, o violenti o timidi, esibisce una
grande tensione e comportamenti contraddittori. Be’, anche
l’adolescente mostra gli stessi sintomi. Egli infatti è desideroso di
essere un adulto ed essere riconosciuto come tale. La realtà spesso
però è molto diversa perché viene considerato ancora un bambino e
se ne rende benissimo conto. Anche secondo Peter Blos è nel corso
dell’adolescenza che avviene la formazione definitiva del carattere.
Per lui infatti il carattere è quell’aspetto della personalità che
modella le risposte di ogni individuo agli stimoli che gli giungono
dall’esterno. Blos ha tracciato uno schema di adolescenza che
comprende diversi stadi, ciascuno caratterizzato da un preciso
problema :
a. Adolescenza precoce, in cui l’interesse del soggetto è orientato
sull’amicizia con coetanei dello stesso sesso e sull’adozione di
valori diversi da quelli familiari.