definito l’arena pubblica
1
, trasformandosi così in un evento sociale.
Ciò che è particolarmente interessante notare è che il Grande
Fratello ha ampiamente dimostrato come di fronte ad un evento di
interesse generale i diversi media non tendano a soffocarsi l’un l’altro,
ma anzi funzionino come casse di risonanza. Così un evento prettamente
televisivo è riuscito a ritagliarsi ampi spazi sulle pagine dei quotidiani e
dei settimanali italiani, fatto ancora più interessante se si considera il
carattere elitario e fortemente critico nei confronti del mezzo TV che da
sempre contraddistingue la stampa italiana.
1
Joshua Meyrowitz, Oltre il senso del luogo, pag.445-456, 1995
PERCORSO DI ANALISI
Nella prima parte della tesi viene inquadrato il fenomeno Grande
Fratello.
Il capitolo 1 fornisce un excursus storico che rende conto dei
predecessori a cui sembra essersi ispirato il programma.
Il capitolo 2 e il capitolo 3 illustrano le caratteristiche del format e della
sua diversa declinazione nei vari paesi, con particolare attenzione
all’esperienza italiana. Del Grande Fratello in versione italiana vengono
esplicitate le qualità tecniche, il tipo di programmazione e il suo impatto
sul pubblico del programma.
Nel capitolo 4 il Grande Fratello viene definito come evento. Ci si
sofferma in particolare sul suo passaggio da evento mediatico a evento
sociale e sui temi che i giornali italiani, uno degli spazi di dibattito sul
Grande Fratello, hanno fatto emergere. Nella conclusione del capitolo
viene anche tracciata la prospettiva di analisi da cui prenderà le mosse la
seconda sezione della tesi.
La seconda parte della tesi è dedicata a un’analisi che parte dal
presupposto di considerare il Grande Fratello in quanto evento sociale e
quindi con particolare riferimento al suo impatto sul grande pubblico
comprensivo non solo dei “seguaci” del programma, ma anche di
opinionisti, critici, intellettuali e di chi il programma lo ha seguito solo
“per sentito dire”. Un medium classico come la stampa, la cui
aspirazione profonda rimane quella di appartenere ai giornalisti
2
e di
esprimere l’opinione, si è rivelato un termometro attendibile per
misurare non solo la febbre del successo del Grande Fratello, ma anche
per comprendere il tipo di rappresentazione che ne è stato fatto.
A tale scopo sono state analizzate le seguenti testate nel periodo
compreso fra giugno 2000 e marzo 2001:
Quotidiani:
- Corriere della sera
- la Repubblica
- Avvenire
Settimanali:
- Panorama
- L’Espresso
- Famiglia Cristiana
La scelta è stata determinata dalla diffusione trasversale di queste testate
su tutto il territorio nazionale, con l’inclusione di Avvenire in
rappresentanza della visione cattolica e Famiglia Cristiana quale
2
Vittorio Roidi, La fabbrica delle notizie, pag. 54-58, 2001
settimanale religioso più diffuso
3
.
La seconda parte si apre con una premessa in cui viene motivata la
scelta di analizzare una serie di quotidiani allo scopo di parlare di un
programma televisivo.
Nel capitolo 6 viene esemplificata la metodologia utilizzata nella
ricerca. Sono inoltre presenti alcuni esempi di analisi applicata a
specifici articoli.
Nel capitolo 7 sono presentati i diversi modelli narrativi proposti
dai giornali presi in esame.
La terza parte presenta le conclusioni della tesi.
Viene inizialmente sottolineata la centralità dell’esperienza televisiva
all’interno della stampa italiana. L’attenzione è poi rivolta al confronto
tra le strategie narrative messe in atto dai giornali e i loro effetti sulla
costruzione del Grande Fratello come programma-evento.
3
Vedi scheda I e II in appendice
P A R T E P R I M A
L’EVENTO GRANDE FRATELLO
1. EXCURSUS STORICO
1.1. PRECURSORI
Secondo Piergiorgio Odifreddi
4
, il primo episodio di vero Grande
Fratello è in effetti esistito, un caso in cui i concorrenti, oltre a non
sapere di essere continuamente monitorati, erano persone di grande
intelligenza: i concorrenti erano i dieci più famosi fisici tedeschi, rapiti
da un commando angloamericano poco prima della resa e tenuti
confinati in una villa vicino a Cambridge dal luglio al dicembre del ’45.
Le loro conversazioni vennero registrate segretamente. Lo spettacolo di
questo Grande Fratello non fu naturalmente trasmesso in diretta, ma
solo in differita 50 anni dopo, naturalmente senza pubblicità e con scarso
interesse di pubblico.
A parte questo precedente, molte opere, sia letterarie sia
cinematografiche, sono state considerate a torto o a ragione anticipatrici
del Grande Fratello televisivo; fra tutte ho scelto le tre più ricorrenti
nelle citazioni dei media. Ognuna regala al Grande Fratello qualcosa,
anche se nessuna può essere definita come la sua unica origine.
4
la Repubblica, “I giochetti matematici del Grande Fratello”, 24/12/2000
1.1.1. 1984
Il nome ‘Grande Fratello’ è stato coniato da George Orwell
(pseudonimo di Eric Arthur Blair, 1903-50) nel suo romanzo 1984, il cui
titolo deriva dall’inversione delle ultime due cifre dell’anno in cui fu
scritto: il 1948.
La storia vede il protagonista Winston iniziare ad opporsi alla
dittatura del Grande Fratello, spinto dai sentimenti d'amore verso una
donna, Julia. Sentimenti vietati dalla società di Oceania. L'incontro
amoroso avviene in un luogo opaco, dove le telecamere del Grande
Fratello non riescono a riprendere i loro corpi. Scoperti, i due personaggi
vengono torturati e annullati, così come il Partito ha già fatto con il
passato, falsificandone la storia.
Il Grande Fratello è la forma con la quale il Partito ha deciso di
presentarsi al mondo: nessuno ha mai veduto il Grande Fratello, egli è
un volto sui manifesti, una voce dal teleschermo. La sua funzione è
quella di agire come un punto in cui si possa concentrare l’amore, la
paura, il culto, cioè quegli stati emotivi che possono più facilmente
essere eccitati e sentiti verso un individuo piuttosto che verso
un’organizzazione. Il Grande Fratello è onnipotente ed infallibile.
Perché questo sia vero è necessaria un’instancabile capacità di
adattamento nell’interpretazione dei fatti, che vanno controaggiornati di
continuo. Questo processo di controaggiornamento corrisponde alla
manipolazione delle notizie riportate sui giornali, con la contestuale
distruzione delle copie originali. E’ il controllo della realtà, in neolingua
(la lingua ufficiale) il bispensiero (ideologia del partito dominante). Il
bispensiero è condividere contemporaneamente due opinioni, per
esempio, come dice lo stesso Orwell “credere che la democrazia è
impossibile e che il Partito è il custode della democrazia
5
”.
1984 di Orwell ebbe un grande successo nei circoli di fantascienza
ed è stato stampato in moltissime edizioni, sia in versione rilegata che
tascabile. Luigi Pachì
6
pensa che l'autore abbia inteso scrivere non tanto
un romanzo di science fiction, quanto piuttosto un pamphlet politico in
cui l'utopia ha il solo fine di illustrare le sue convinzioni. Dice in
proposito: “Orwell, ricorda Michael Glenny in occasione della sua
introduzione ad un'altra antiutopia (We di Zamjàtin, che condivideva la
repulsione per la tirannia ideologica), vide sotto i suoi occhi la
realizzazione dello stalinismo e, proiettandolo un po' avanti nel tempo,
predisse la sua evoluzione in termini che lo rendevano spaventosamente
evidente anche agli isolati e politicamente compiacenti inglesi.”
7
5
George Orwell , 1984, collana Omnibus, Arnoldo Mondadori Editore, 1984
6
Luigi Pachì, curatore della rivista telematica Delos Science Fiction
7
Luigi Pachì, “Grande Fratello : quello vero!”, Delos Science Fiction, n. 61, novembre 2000
In realtà il Grande Fratello del libro di Orwell è l’esatto contrario
di quello del programma televisivo: da una parte uno sguardo instaurato
da un potere politico, ossessionante, dal quale si fa di tutto per
nascondersi; dall’altra una, o meglio trenta, telecamere, installate da una
rete commerciale, che rendono celebri e arricchiscono e dalle quali si fa
il possibile per farsi trovare.
Se è vero che il potere del Grande Fratello di Orwell può essere
paragonato al potere della Grande Sorella di Carlo Sartori, la televisione
“che ci avvolge e ci coinvolge vivendo con noi quasi ogni momento
della nostra vita”
8
, tant’è che milioni di spettatori sono stati incollati al
video davanti al Grande Fratello televisivo, è anche vero che la pluralità
di culture e di linguaggi dei media contribuisce a far emergere la
capacità critica, la giusta distanza tra noi e gli eventi, che ci permette di
giudicarli.
1.1.2. THE TRUMAN SHOW
Un altro grande esempio che merita una citazione doverosa è The
Truman Show, il film di Peter Weir uscito nel 1998 con grande successo
di pubblico.
Truman Burbank, impersonato da Jim Carrey, è il protagonista
8
Carlo Sartori, La grande sorella, Arnoldo Mondatori Editore, 1989, pag. 115
della più lunga soap opera della storia: solo che lui non lo sa. Vive dalla
nascita sotto una gigantesca campana di vetro, circondato da attori e
osservato da cinquemila telecamere nascoste. Il suo mondo è un
immenso studio televisivo e la sua vita - vera per lui - è fascinosamente
vera e morbosamente attraente per il pubblico che lo guarda in tv dal
mondo che si definisce "reale". Finché un giorno un problema tecnico
incrina questa realtà-spettacolo, e, pur tonto (chi non lo sarebbe nelle sue
condizioni?), Truman comincia a chiedersi cosa ci sia di strano attorno a
lui.
La linea drammatica portante del film è quella della progressiva scoperta
da parte di Truman della propria condizione di recluso e della sua
successiva presa di coscienza che sfocerà nella fuga verso l’Ignoto.
Anche nel Grande Fratello televisivo la vita dei dieci ragazzi
viene filmata 24 ore su 24, e, se vogliamo, indirizzata attraverso il
Confessionale dagli autori del programma, così come nel film la vita di
Truman è condizionata dal comportamento degli altri attori, ma c’è la
consapevolezza di essere ripresi e la scelta preliminare dei protagonisti.
Nel film invece, quando Truman si rende conto della situazione, la rifiuta
e si ribella.
La finzione nel film è nitida, rappresentata dal montaggio, rafforzata
dalle inquadrature prese dall’alto e dal basso, a volte all’interno di
riquadri. Nel Grande Fratello televisivo, invece, le telecamere
riprendono dalla stessa posizione, nella versione su Stream non esiste
l’opera di regia, che è lasciata allo spettatore con la selezione delle
telecamere preferite.
Apparentemente niente di così sconvolgente e pervasivo, eppure
quando Peter Weir è stato interrogato sul Big Brother televisivo ha
dichiarato con fermezza: “La TV è peggio del mio Truman show. La mia
è una satira sul futuribile, mai avrei pensato che potesse succedere. Ci
hanno dato tutta la pornografia possibile riducendo la nostra capacità di
sentire, di vedere.”
9
1.1.3 PANOPTICON
Secondo Giovanni Mariotti, il vero padre del Grande Fratello è
Jeremy Bentham, filosofo e giurista vissuto a cavallo fra settecento e
ottocento
10
. Nel 1786 Bentham scrisse un opuscolo dal titolo Panopticon
o La Casa d'Ispezione, formando il nome inglese sulla base di un calco
greco: il panopticon era un dispositivo attraverso cui l'uomo poteva
appropriarsi di una delle più impressionanti prerogative della divinità,
quella di vedere tutto.
9
Francesco Bolzoni, “La tv è peggio del mio Truman show”, Avvenire, 9/7/2000
10
Giovanni Mariotti, “Bentham, il vero padre del grande fratello”, Corriere della Sera , 6/9/2000
Ci vollero cinque anni prima che l'opuscolo venisse stampato, a
Dublino, nel 1791. Non fu un bestseller, ma questo non impedì che ben
presto Bentham fosse conosciuto come «l'uomo del Panopticon». Il
panopticon benthamiano è una prigione, ma completamente diversa da
quella tradizionale. Jeremy Bentham immaginò una prigione attraversata
dalla luce e frugata dall'occhio di un Ispettore invisibile, laboriosa come
una manifattura. I prigionieri non sanno quando sono osservati e quando
no; essi sono raggiunti attraverso un rudimentale telefono dalla voce
dell'Ispettore, rendendo così sensibile e incombente la sua presenza.
Dopo essere stato prigione, il panopticon era destinato a diventare,
secondo Bentham, manicomio, ospizio, fabbrica, ospedale, scuola,
brefotrofio. Egli riassunse l'effetto psicologico e morale della sua utopia
con queste parole memorabili: «Essere incessantemente sotto gli occhi di
un Ispettore significa perdere la capacità di fare il male e finanche il
pensiero di volerlo fare
11
».
La torre centrale dove abita l’Ispettore è aperta anche ai visitatori,
parenti dei detenuti o semplici curiosi. I detenuti quindi non hanno a che
fare solo con un despota che li controlla, ma anche con gli sguardi di una
folla di sconosciuti che rappresentano l’Opinione.
Viene spontaneo paragonare questa folla ai milioni di telespettatori
11
Sergio Perosa, “Le trasformazioni del Grande Fratello”, Corriere della Sera, 27/9/2000
che hanno seguito la trasmissione del Grande Fratello e notare come il
particolare tipo di voyeurismo bhentamiano sia oggi, insieme alla sua
controparte, la privacy, una delle tematiche più discusse del Grande
Fratello televisivo.