6
sono aumentati dal 72,1% del 1992 al 80% del 2000 ed il secondo è sceso
dal 33% del 1992 al 26,7% del 2000 (Mediobanca, 2001)
La prospettiva teorica adottata è quella dell’Economia dei Costi di
Transazione, che distingue due tipologie di strutture di governo: il mercato e
la gerarchia.
Nell’ottica transazionale, dunque, la rete d’imprese è una forma
intermedia tra i due concetti forti di mercato e gerarchia: si possono
chiamare reti d’imprese tutte quelle forme organizzative che sono un mix di
mercato e gerarchia.
Distinguiamo tuttavia:
a) Forme impure di mercato, in cui il mercato è corretto da un certo grado
di cooperazione tra i partecipanti;
b) Forme impure di gerarchia, in cui un certo grado di competizione
corregge le rigidità burocratiche del potere gerarchico puro.
La prima forma è caratterizzata da basso grado di centralizzazione
delle decisioni, da bassa profondità dei controlli, da bassa standardizzazione
e da bassa formalizzazione; l’altra, al contrario, da alto grado degli aspetti
considerati.
Abbiamo dunque due forme di governo dei business network: una
vicina alla gerarchia e l’altra vicina al mercato.
La scelta tra le due forme di governo, quella vicina alla gerarchia e
quella vicina al mercato, è fatta perseguendo il bilanciamento del trade-off
tra costi di transazione e costi della struttura di governo.
Questo trade-off è bilanciato definendo le strutture di governo, in
sintonia sempre con l’Economia dei Costi di Transazione, in relazione alla
specificità dell’asset, all’incertezza, all’opportunismo, all’intensità degli
incentivi e, integrando le conclusioni della suddetta teoria, alla strategicità.
7
In questa prospettiva, alta specificità dell’asset, alto opportunismo,
bassa intensità degli incentivi, alta incertezza ed alta strategicità richiedono,
per ottenere performance elevate, di ricorrere alla forma di governo
gerarchica; livelli opposti delle variabili considerate richiedono invece il
ricorso alla forma di governo del mercato.
Al fine di valutare l’esistenza di una relazione di questo tipo tra
struttura di governo, configurazione della rete d’imprese e performance, è
stata svolta un’analisi empirica, che ha riguardato un campione di reti
d’imprese tratte dal “Fifth Framework Programme” database.
Ciascun network è stato valutato considerando i seguenti costrutti:
Tabella 1. I costrutti
Governance structure Network configuration Network performance
Centralizzazione Specificità dell’asset Costo
Formalizzazione Opportunismo Tempo
Standardizzazione Incertezza Qualità
Specializzazione Strategicità
Intensità degli incentivi
Un primo passo importante è stato quello di individuare i fattori in
grado di esprimere al meglio i costrutti considerati.
Dopo un progressivo processo di screaning che ha portato
all’eliminazione di quelli vaghi, ambigui e ridondanti, i fattori rimasti sono
stati tradotti in criteri che, a loro volta, sono stati inseriti in un questionario
suddiviso in più sezioni, ognuna riferita ad uno dei costrutti in tabella.
I dati sono stati acquisiti attraverso interviste personali, telefoniche
e via internet.
Si è proceduto quindi ad uno screaning delle risposte, ed i dati
ritenuti validi sono stati inseriti in un database e sono stati sottoposti ad una
serie d’analisi:
8
a) Un’analisi fattoriale per verificare se i criteri scelti sono coerenti con i
fattori;
b) Un’analisi di correlazione in ordine all’esplorazione ed all’eliminazione
di ridondanze tra i fattori;
c) Un’analisi regressiva al fine di esplorare meglio le correlazioni tra
Struttura di Governo, Configurazione della rete d’imprese e performance e
confrontare i risultati con le conclusioni della Teoria dei Costi di
Transazione.
Tutta l’analisi è svolta utilizzando il programma SPSS per
Microsoft Windows.
Alla fine, le implicazioni della ricerca empirica sono discusse.
9
CAPITOLO PRIMO
1 IL CONCETTO DI RETE D’IMPRESE
1.1 La rete d’imprese come strumento teorico d’analisi
Obiettivo del nostro lavoro è quello d’analizzare le problematiche e
le caratteristiche del governo delle reti d’imprese.
Un buon punto di partenza è quello di rispondere alla domanda che
cos’è una rete di’imprese?
Diversi sono i significati che il termine rete può assumere.
Da un lato la rete è un semplice strumento descrittivo: col termine
rete possono essere designate le forme di cooperazione che sono allacciate
tra diverse imprese per lo scambio d’informazioni e risorse, ossia l’insieme
degli accordi, delle alleanze ed in genere delle relazioni cooperative che
hanno un ruolo sempre più rilevante nella concorrenza tra imprese.
Ma al termine rete si può dare anche un altro significato: quello di
strumento teorico d’analisi.
In questo senso il concetto di rete deve trovare fondamento non
tanto in una delle diverse forme empiriche, quanto in una teoria del
capitalismo industriale e della sua evoluzione organizzativa.
La riflessione teorica che con maggior successo ha dato
sistemazione alla questione dell’organizzazione industriale è stata la teoria
dei costi di transazione di Williamson
1
, che come ho già ricordato
nell’introduzione rappresenta il nostro riferimento teorico.
Nella prima parte di questo capitolo, quindi, cercheremo di definire
la rete come strumento teorico d’analisi, mentre nella seconda si procederà
1
Cfr. Williamson O. E., I meccanismi di governo. L’economia dei costi di transazione: concetti, strumenti, applicazioni,
FRANCO ANGELI, Milano (1999)
10
ad una descrizione empirica delle reti d’imprese nei loro reali processi di
sviluppo.
1.1.1 La rete d’imprese secondo l’economia dei costi di transazione
La tesi principale su cui si basa l’economia dei costi di transazione
è quella d’assegnare le diverse tipologie di transazioni alle diverse strutture
di governo in maniera selettiva, con il fine di economizzare nei costi di
transazione.
L’economia dei costi di transazione, dunque, sofferma la sua
attenzione sul mercato, la gerarchia e la rete, considerandoli esclusivamente
nella loro funzione di governo delle transazioni.
Esistono diverse definizioni di rete coerenti con questa
impostazione.
Jones, Hasterly e Borgatti
2
definiscono l’organizzazione reticolare
come un insieme selezionato, duraturo e strutturato d’imprese autonome,
impegnate nella creazione di prodotti e servizi sulla base di contratti
impliciti, incompleti, socialmente e non legalmente vincolanti, che
consentono l’adattamento alle contingenze ambientali e che coordinano e
garantiscono gli scambi.
Da questa definizione possiamo ricavare alcuni caratteri salienti
delle reti d’imprese, che vengono enfatizzati anche da altri autori.
Innanzitutto, l’organizzazione reticolare è un insieme “selezionato”
perché gli appartenenti alla rete normalmente non coincidono con l’intero
settore, ma costituiscono un sottosistema nel quale gli scambi sono frequenti
tra gli appartenenti e rari con i non appartenenti.
2
Cfr. Jones C., Hesterly W. S., Borgatti S. P., Le reti organizzative, SVILUPPO & ORGANIZZAZIONE N° 170 (1998).
11
La rete d’imprese è, poi, un insieme “persistente” perchè gli
appartenenti alla rete lavorano ripetutamente insieme nel tempo.
Si tratta dunque di relazioni di lungo periodo, cosa sottolineata da
Larson
3
, che definisce la forma organizzativa network come una serie di
scambi ricorrenti nel lungo termine, che creano interdipendenze sulla base
di un intreccio d’obbligazioni, aspettative, reputazioni ed interessi reciproci,
ed anche da Gerlach e Lincoln
4
che parlano di relazioni strategiche di lungo
termine.
Una rete d’imprese è anche un insieme “strutturato” perchè gli
scambi interni alla rete non sono casuali, ma piuttosto seguono un modello
organizzativo, che riflette la divisione del lavoro.
Dubini e Aldrich
5
fanno di quest’aspetto l’elemento caratterizzante
delle reti d’imprese che definiscono appunto come un insieme di relazioni
strutturate che hanno luogo, a diversi livelli, tra individui, gruppi ed
organizzazioni.
Altro aspetto importante da considerare è che le imprese
componenti le reti, sono, almeno potenzialmente, indipendenti.
Focalizzando la loro attenzione su quest’aspetto, Alter e Hage
6
definiscono i network interorganizzativi come gruppi, con o senza confini,
d’organizzazioni che rappresentano collettivi non gerarchici d’unità
legalmente separate.
Da questa definizione, emerge anche un’altra caratteristica delle
reti d’imprese: in esse vengono impiegati meccanismi di coordinamento,
adattamento e garanzia non fondati sull’autorità e su contratti legali.
3
Cfr.Larson A., Network dyads in entrepreneurial settings: a study of the governance of exchange relationship,
ADMINISTRATIVE SCIENCE QUARTERLY n. 37 (1992)
4
Cfr. Gerlach M. L., Lincoln J. R., The organization of business networks in the United States and Japan, in Nohria N., Eccles
R. G., Networks and organizations. Structure, form and action,HARVARD BUSINESS SCHOOL PRESS (1992)
5
Cfr. Dubini P., Aldrich H., Personal and extended networks are central to the entrepreneurial process, JOURNAL OF
BUSINESS VENTURING (1991)
6
Cfr. Alter C., Hage I., Organizations working together, NEWBURY PARK (1993)
12
Jones, Hesterly e Borgatti
7
, parlando di “contratti impliciti e
incompleti”, intendono sottolineare proprio quest’aspetto, che emerge anche
dalla definizione di network “sociale” data da Liebeskind, Oliver, Zucker e
Brewer
8
, che parlano di collettività di individui tra i quali hanno luogo
scambi supportati solo da norme condivise e comportamenti basati sulla
fiducia, ed anche in quella di Kreiner e Schultz
9
che definiscono le reti
d’imprese relazioni inter-organizzative informali.
Queste definizioni si raggruppano intorno a due concetti chiave:
a) Interazione negli scambi e nelle relazioni,
b) Flussi di risorse tra unità indipendenti.
Gli studiosi che enfatizzano il primo concetto, focalizzano la loro
attenzione sugli scambi orizzontali e laterali, su quelli ricorrenti per lungo
termine che creano interdipendenze, sulle collaborazioni informali tra
imprese e sui canali di comunicazione reciproci.
Alcuni poi si soffermano sulle relazioni schematizzate tra individui,
gruppi ed organizzazioni, sulle relazioni strategiche di lungo periodo e su
imprese che ricorrono a vincoli di livello intermedio.
Gli studiosi che enfatizzano il secondo concetto, focalizzano invece
l’attenzione sui flussi di risorse tra gruppi non gerarchici d’organizzazioni,
formati da unità legalmente distinte, oppure sull’indipendenza delle unità
interagenti.
L’Economia dei Costi di Transazione considera la rete d’imprese
un “ibrido”, intendendo così dire che essa è una compenetrazione di mercato
e gerarchia, le uniche due forme pure di governo delle transazioni.
7
Cfr. Jones C., Hesterly W. S., Borgatti S. P., Le reti organizzative, op. cit.
8
Cfr. Liebeskind J. P., Oliver A. L., Zucker L., Brewer M., Social networks, learning and flexibility: sourcing scientific
knowledge in new biotechnology firms, ORGANIZATION SCIENCE n. 7 (1996)
9
Cfr.Kreiner K., Schultz M., Informal collaboration in R & D: the formation of networks across organizations,
ORGANIZATION STUDIES n. 14 (1993)
13
Coerentemente con questo punto di vista, Granovetter
10
definisce i
business groups, nel cui ambito egli ricomprende le reti cooperative tra
imprese, collettivi d’imprese collegate attraverso modalità formali ed
informali da legami di livello intermedio tra mercato e gerarchia, e Miles e
Snow
11
parlano di “organizzazione network” come di un gruppo d’imprese
o unità specializzate coordinato da meccanismi di mercato.
L’approccio transazionale presenta, tuttavia, un evidente limite nel
descrivere le reti d’imprese.
Coerentemente con l’approccio contrattuale
12
, infatti, le relazioni
tra imprese vengono considerate unità di analisi atomistiche, isolate dal
tessuto socio economico nel quale risiedono, e conseguentemente private
delle potenzialità che tale tessuto può dispiegare in termini di maggiore
valore prodotto e di minori costi (minori costi di transazione e di controllo
delle performance, minori rischi di opportunismo post-contrattuale e di
indebite appropriazioni delle rendite relazionali)
In realtà lo stesso Williamson
13
cerca di superare questa obiezione
all’economia dei costi di transazione, ovvero lo sviluppo separato della
ricerca sull’ambiente istituzionale e di quella sulle istituzioni di governo.
Egli afferma, infatti, che l’efficacia delle diverse modalità di
governo varia al variare dell’ambiente istituzionale.
L’ambiente istituzionale (macro aspetto) definisce le regole del
gioco: qualsiasi variazione nei diritti di proprietà, nella legislazione, negli
usi e nelle norme contrattuali, provoca variazioni di governo e solitamente
una riconfigurazione dell’organizzazione economica.
10
Cfr. Granovetter M. S., Business groups, in Smelser N. J., Swedberg R., The handbook of economic sociology, PRICETON
UNIVERSITY PRESS (1994)
11
Cfr. Miles R. E., Snow C. C., Causes of failures in network organizations, CALIFORNIAN MANAGEMENT REVIEW n.
34 (1992)
12
Cfr. Lanza A., Le relazioni tra imprese all’origine dei vantaggi knowledge-based, ECONOMIA & MANAGEMENT n. 5
(1998)
13
Cfr. Williamson O. E., I meccanismi del governo. L’economia dei costi di transazione: concetti, strumenti, applicazioni, op.
cit
14
Le caratteristiche contestuali rispetto alle quali viene messo a punto
un governo specifico della transazione sono la cultura sociale, la politica, la
regolamentazione, la cultura aziendale e l’esistenza di ordini professionali.
Da parte sua il governo può influenzare l’ambiente attraverso
retroazioni strumentali e strategiche.
Williamson
14
va anche oltre, considerando le interazioni che
intervengono tra governo e singoli individui economici (micro aspetto).
Tali interazioni hanno luogo in un verso attraverso le preferenze
endogene indotte dalla pubblicità e dall’istruzione, e nell’altro verso
attraverso la razionalità limitata e l’opportunismo.
Infine, occorre sottolineare che la caratteristica delle transazioni
che viene considerata dall’approccio transazionale ai fini della scelta della
forma di governo è la specificità dell’asset, ovvero la non ricuperabilità
degli investimenti.
Le reti d’imprese, come vedremo nei successivi paragrafi, ai fini
della loro costituzione e del loro funzionamento richiedono investimenti
specifici e, coerentemente con l’adozione dell’approccio transazionale come
nostro riferimento teorico, è la loro entità che noi consideriamo ai fini della
scelta della forma di governo delle reti d’imprese, quella di mercato o quella
gerarchica.
1.1.2 La rete d’imprese secondo l’approccio evoluzionista
L’approccio evoluzionista si discosta da quello transazionale
considerando la rete non un ibrido ma una forma pura di governo, risultato,
14
Cfr. Williamson O. E., I meccanismi del governo. L’economia dei costi di transazione: concetti, strumenti, applicazioni, op.
cit.
15
e nel contempo fonte, in un processo iterativo, dell’evoluzione del
capitalismo industriale.
Ulteriore aspetto che distingue i due approcci è che per quello
evoluzionista, le forme organizzative non sono più soltanto meccanismi per
regolare le transazioni, ma anche strumenti per conseguire nuove
conoscenze tecnologiche e commerciali radicali
15
.
La singola impresa, infatti, anche se di grandissime dimensioni,
incontra enormi difficoltà nel basare il proprio sviluppo innovativo
esclusivamente su processi d’accumulazione e d’apprendimento interni.
Nell’attuale fase di trasformazione del sistema industriale, per
l’impresa è sempre più arduo basare il suo sviluppo innovativo su una logica
fondata sull’autosufficienza, cioè finalizzata al controllo diretto delle risorse
strategiche per la sua crescita, con riferimento sia ai processi
d’apprendimento, sia all’assunzione del rischio.
Infatti, le risorse conoscitive accumulate all’interno della singola
impresa, risultano insufficienti rispetto alle conoscenze utilizzabili dalla
stessa impresa che vengono continuamente prodotte dal sistema scientifico e
tecnologico.
Lo sviluppo di relazioni cooperative finalizzate ad obiettivi
d’efficienza dinamica
16,
è una necessità per la valorizzazione, in chiave
innovativa e competitiva, delle competenze o aree d’eccellenza interne
all’impresa, attraverso l’acquisizione di risorse complementari difficilmente
autoproducibili.
Occorre tuttavia sottolineare che lo sviluppo delle capacità
relazionali deve essere accompagnato da una valorizzazione dell’autonomia
dei soggetti stessi, necessaria affinché ciascuna impresa possa valutare, in
modo opportuno, le potenzialità di cui sono portatrici le altre imprese.
15
Un’innovazioni è radicale quando non è frutto delle esperienze passate, ma al contrario è completamente indipendente dal
“learning by doing”.
16
L’efficienza dinamica va intesa come apprendimento radicale.
16
In quest’ottica Rullani
17
definisce la rete un sistema reversibile e
ubiquitario che mette in comunicazione una pluralità di punti attraverso un
linguaggio specializzato e che permette anche la loro auto-organizzazione
tramite l’uso dell’informazione
18
.
In definitiva la rete è un sistema in cui:
a) Ciascun punto deve poter entrare facilmente in contatto con ciascun
altro tramite un medium comunicativo (linguaggio specializzato) che
codifica e de-codifica l’informazione, permettendone la circolazione senza
rumore, ossia senza perdita d’informazioni;
b) Le potenzialità informative presenti nell’intero sistema devono potersi
manifestare ubiquitariamente in ciascuno dei punti della rete, senza
dotazioni precostituite;
c) Il potenziale comunicativo della rete deve rimanere intatto o accrescersi
per effetto delle relazioni correntemente allacciate tra i diversi punti, dando
così luogo a relazioni reversibili.
Si noti, che è la peculiare natura della conoscenza formalizzata
19
a
determinare relazioni ubiquitarie e reversibili tra una pluralità di punti, e
17
Cfr. Rullani E., L’impresa come sistema artificiale: linguaggi e apprendimento nell’approccio evolutivo alla complessità,
ECONOMIA E POLITICA INDUSTRIALE N° 56 (1988); Rullani E., Economia delle reti: i linguaggi come mezzi di
produzione, ECONOMIA E POLITICA INDUSTRIALE N° 64 (1989); Rullani E., La conoscenza e le reti: gli orizzonti
competitivi del caso italiano e una riflessione metodologica sull’economia d’impresa, SINERGIE N° 2 (1993); Rullani E., Il
valore della conoscenza, ECONOMIA E POLITICA INDUSTRIALE N° 82 (1994)
18
L’informazione è conoscenza concreta leggibile attraverso un codice di significati stabilito a priori.
A differenza della scienza che si riferisce ad eventi generali ed astratti, l’informazione è una forma di conoscenza concreta, che
si riferisce ad eventi localizzati nel tempo e nello spazio, e dunque individuali (Rullani E., Economia delle reti: i linguaggi
come mezzi di produzione, op. cit.).
19
La conoscenza formalizzata è una conoscenza del concreto, mediata da significati astratti, definiti a priori da un codice o da
un linguaggio.
Il codice è un sistema di elaborazione chiuso caratterizzato da una varietà chiusa di input e da una varietà chiusa di output. Il
linguaggio è invece un sistema di elaborazione aperto caratterizzato da significati elementari e da regole grammaticali, che,
combinando tra loro i significati elementari, consentono di rappresentare un evento concreto, anche se esso non è stato
codificato a priori (Rullani E., Economia delle reti: i linguaggi come mezzi di produzione, op. cit.).
17
quindi a rendere possibile la concettualizzazione della forma organizzativa a
rete.
La conoscenza non formalizzata, incorporata nel sapere pratico
degli uomini e nelle routines delle organizzazioni, non da luogo a circuiti
comunicativi che abbiano le caratteristiche delle reti.
Un consistente uso di conoscenza astratta ripresa da codici e
linguaggi, permette di essere maggiormente flessibili nei casi concreti,
potendo scegliere la risposta da dare all’interno della varietà governata dal
codice o dal linguaggio.
E’ importante fare un’osservazione: la formalizzazione della
conoscenza, richiede il sostenimento d’investimenti specifici per la
realizzazione del linguaggio condiviso.
Possiamo quindi trarre una prima importante conclusione: la
costituzione di una rete d’imprese richiede investimenti e risorse specifiche,
destinate al mantenimento ed al funzionamento del sistema stesso.
E’ una conclusione molto importante, che richiama un concetto
centrale nell’ambito della Teoria dei Costi di Transazione: la specificità
dell’asset.
Se da una parte dunque Williamson considera la specificità
dell’asset quale variabile determinante nella scelta della forma di governo,
dall’altro l’approccio evoluzionista sottolinea che gli investimenti specifici
sono un aspetto caratterizzante delle reti.
Nello stesso tempo, parlando di capacità d’autorganizzazione viene
evidenziata anche l’esistenza in una rete d’imprese di una capacità di
governo.
Possiamo quindi affermare che investimenti in risorse specifiche,
linguaggio formalizzato e capacità di governo sono tre caratteristiche
proprie delle reti d’imprese.