Fabio Nicotera
- 4 -
- INQUADRAMENTO GEOGRAFICO
Il territorio di riferimento preso in esame è quello del comune di Nizza Monferrato in
provincia di Asti attraversato dal corso del torrente Belbo.
Fabio Nicotera
- 5 -
Dall’analisi delle modalità di sviluppo di ogni
singolo evento alluvionale di cui si abbiano notizie
sufficientemente circostanziate, emerge che il primo
punto di grande impatto sulla dinamica fluviale è da
individuarsi nell’attraversamento ferroviario all’ingresso
del t. Belbo nell’abitato che con la sua luce
estremamente ridotta anche a causa di un pilastro
all’interno dell’alveo, costituisce una vera e propria
barriera al libero deflusso delle acque di piena in
occasione soprattutto di eventi eccezionali. Nel suo
corso all’interno del centro abitato, il Belbo,
storicamente, individua un secondo punto debole nella zona di confluenza del rio Nizza dove
si è sempre sviluppato un chiaro effetto di rigurgito determinato dall’impossibilità del rio a
defluire nel torrente a causa delle quote che questo raggiunge in occasione delle sue piene.
Fabio Nicotera
- 6 -
Tale situazione è stata recentemente modificata con la realizzazione di due grandi opere
idrauliche che agiscono in maniera coordinata: la prima è la cassa di espansione e laminazione
realizzata a monte dell’abitato la quale limita a 50 mc/sec la portata massima defluente in
occasione di eventi di piena, la seconda è costituita da un bypass sotterraneo con il quale la
confluenza in Belbo è stata spostata a valle del centro storico. Con tale sistema idraulico il
tempo di ritorno per eventi di esondazione da parte del rio Nizza è aumentato di un fattore 10.
Ulteriore punto debole per l’abitato è costituito dal secondo attraversamento ferroviario.
Dopo l’evento del 1968, il ponte ferroviario è stato raddoppiato aumentando così la sezione
utile per il rapido deflusso delle acque di piena, tuttavia la presenza e la particolare
disposizione del pilone centrale che si appoggia all’interno dell’alveo determina un indubbia
ostruzione che andrebbe eliminata. L’attraversamento stradale costituito dal ponte Buccelli,
presentava anch’esso un pilone centrale in alveo che si opponeva al libero deflusso delle
piene. In questo caso, si è proceduto al rifacimento completo dell’opera eliminando il pilone
centrale. La nuova architettura del ponte Buccelli, in base a quanto deriva dai modelli idraulici
utilizzati in fase di progettazione, costituisce un netto miglioramento anche per il settore a
monte in quanto il deflusso più rapido consente di avere livelli idrici inferiori sia nel tratto
urbano che in quello di monte. La realizzazione della cassa di espansione sul torrente Belbo a
monte di Nizza Monferrato, ormai in fase conclusiva, consentirà un ulteriore salto di qualità
verso un sempre più alto grado di sicurezza dell’abitato.
Fabio Nicotera
- 7 -
- QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO
- L.R. 5 dicembre 1977 n.56 “Tutela ed uso del suolo”
Attraverso questo provvedimento legislativo la Regione Piemonte esercita le proprie
funzioni in materia di pianificazione del territorio disciplinando la tutela ed il controllo
dell’uso del suolo e gli interventi di conservazione e di trasformazione del territorio con
l’obiettivo di incentivare la crescita della sensibilità e della cultura urbanistica delle comunità
locali, ma anche la conoscenza del territorio e degli insediamenti in tutti gli aspetti, fisici,
storici, sociali ed economici. A livello comunale, lo strumento normativo attraverso il quale si
realizza la pianificazione degli interventi sul territorio è costituito dal Piano Regolatore
Generale che viene riferito al territorio di un singolo comune o di più comuni riuniti in forme
associate come consorzi, Comunità Montane o Collinari. L’operatività dello strumento
urbanistico avviene attraverso le Norme Tecniche di Attuazione. Dal punto di vista
procedurale, ai comuni compete la funzione di istruzione del Piano Regolatore Generale, la
sua adozione e la successiva pubblicazione, alla Regione spetta la funzione di approvazione
definitiva.
Per quanto riguarda la fase istruttoria, la Circolare n. 16/URE del 18.07.1989 fornisce,
tra l’altro, alcune importanti disposizioni relative alla realizzazione degli elaborati tecnici
derivanti dalle indagini sul territorio dal punto di vista geologico. In particolare, al punto 3
della Sezione I, vengono elencati gli elaborati tecnici da produrre nel progetto definitivo e,
successivamente, al punto 3.2.1., si pone l’accento sulle indagini e le rappresentazioni
cartografiche riguardanti le caratteristiche geomorfologiche e idrologiche del territorio, l’uso
del suolo in atto a fini forestali ed estrattivi. Ulteriori disposizioni vengono poi fornite, nel
punto 3.2.7., anche riguardo alla compilazione della relazione geologico-tecnica facendo
riferimento, in particolare, al grado di approfondimento dell’indagine che deve risultare
adeguato al livello di rischio idrogeologico presente.
Fabio Nicotera
- 8 -
- Circolare del Presidente della Giunta Regionale del 6 maggio 1996 n.7/LAP
“Specifiche tecniche per l’elaborazione degli studi geologici a supporto degli strumenti
urbanistici” e successive modifiche ed integrazioni.
Si tratta di un importante provvedimento legislativo derivante a seguito di un intenso
lavoro sviluppato da una commissione paritetica costituita dalla Direzione Regionale Servizi
Tecnici di Prevenzione e dagli Ordini Professionali interessati. La Circolare n. 7/LAP indica le
linee guida da seguire nello sviluppo degli studi geologici che costituiscono l’asse portante
dell’istruttoria di un Piano Regolatore Generale Comunale.
L’intero atto legislativo si fonda sui seguenti quattro concetti di base:
a) Pericolosità: Probabilità che diverse tipologie di eventi, interessanti versanti e/o corsi
d’acqua, di una certa intensità si verifichino in un’area determinata in un certo intervallo di
tempo.
b) Valore esposto: Valore sociale, economico, ambientale di persone, beni e infrastrutture
ubicate nell’area di riferimento.
c) Vulnerabilità: Percentuale del valore che verrà perduto nel caso dell’evento in esame.
d) Rischio totale: Probabilità che un determinato evento naturale si verifichi, incidendo sul
territorio in modo da recare danno all’uomo ed alle sue attività.
In considerazione di quanto fin qui esposto, la Circolare n.7/LAP pone come obiettivo
finale allo studio geologico di supporto al P.R.G. la suddivisione dell’intero territorio
comunale in classi omogenee di pericolosità geomorfologica e idoneità all’utilizzazione
urbanistica. Le modalità operative relative all’indagine geologica da svolgere al fine di
conseguire gli obiettivi preposti sono esplicitate nel punto 1.2. all’interno del quale vengono
indicate tre diverse fasi di lavoro:
a) PRIMA FASE: Analisi di tutti gli elementi di carattere geolitologico, geomorfologico,
idrogeologico, idrologico e di quant’altro consenta una valutazione oggettiva della
propensione al dissesto dell’intero territorio comunale e, laddove necessario, per un intorno
significativo al di fuori dei limiti amministrativi (cartografia tematica)
b) SECONDA FASE: In questa fase, la valutazione della tipologia e della quantità dei
processi, sulla base dei dati precedenti, deve condurre alla zonazione dell’intero territorio
comunale in aree omogenee dal punto di vista della pericolosità geomorfologica intrinseca,
indipendentemente da fattori antropici (carta di sintesi della pericolosità geomorfologica e
dell’idoneità all’utilizzazione urbanistica).
c) TERZA FASE: La carta di sintesi, elaborata nella fase precedente, e riferita a tutto il
territorio comunale dovrà essere ulteriormente dettagliata con cartografia alla scala di piano
Fabio Nicotera
- 9 -
non inferiore al supporto 1 : 5 000, per tutte le aree destinate a nuovi insediamenti,
completamenti e interventi pubblici di particolare rilevanza, estesa ad un intorno
significativo. Come già prescritto dalla Circolare n. 16/URE (punto 3.2.1.) devono essere
rappresentate le perimetrazioni e la denominazione delle aree normative individuate dal
piano, al fine di rendere evidenti le condizioni di edificabilità e l’uso di ciascuna di esse.
Le principali classi omogenee di pericolosità geomorfologica e idoneità all’utilizzazione
urbanistica sono le seguenti:
- CLASSE I
Porzioni di territorio dove le condizioni di pericolosità geomorfologica sono tali da non
porre limitazioni alle scelte urbanistiche: gli interventi sia pubblici che privati sono di norma
consentiti nel rispetto delle prescrizioni del D.M.LL.PP. n. 47 del 11.03.88
- CLASSE II
Porzioni di territorio nelle quali le condizioni di moderata pericolosità geomorfologica
richiedono la realizzazione di accertamenti tecnici ispirati al D.M.LL.PP. n. 47 del 11.03.88 e
realizzabili a livello di progetto esecutivo esclusivamente nell’ambito del singolo lotto
edificatorio o dell’intorno significativo circostante tenendo presente che ogni singolo
intervento non dovrà in alcun modo interferire negativamente sulle aree limitrofe.
- CLASSE III
Porzioni di territorio nelle quali gli elementi di pericolosità geomorfologica e di rischio,
derivanti questi ultimi, dall’urbanizzazione dell’area, sono tali da impedirne l’utilizzo qualora
inedificate, richiedendo, viceversa, la previsione di interventi di riassetto territoriale a tutela
del patrimonio esistente.
In realtà, l’assetto del territorio nicese ha condotto ad una maggior articolazione delle
Classi di pericolosità attraverso la definizione di alcune sottoclassi che introducono norme
attuative specifiche
Fabio Nicotera
- 10 -
- Legge 18 maggio 1989 n.183”Norme per il riassetto organizzativo e funzionale
della difesa del suolo” e successive modifiche ed integrazioni e Deliberazione di Comitato
Istituzionale n.19 del 9 novembre 1995: “Adozione del Piano Stralcio delle Fasce Fluviali”
da parte dell’Autorità di bacino del fiume Po
Si tratta di un atto formale che definisce le finalità, i soggetti, gli strumenti e le modalità
operative della pubblica amministrazione in materia di difesa del suolo. Le finalità principali,
come già accennato, riguardano, essenzialmente la realizzazione di un piano territoriale che
abbia i connotati di uno strumento innanzi tutto conoscitivo, ma anche normativo e tecnico-
operativo che definisce, in maniera univoca, i criteri da adottare nella pianificazione, nella
programmazione e nell’attuazione degli strumenti urbanistici, ma anche degli interventi
realizzabili nell’ambito delle fasce di pertinenza fluviale. Queste ultime sono state definite
sulla base dei riscontri oggettivi relativi all’ultimo evento alluvionale del novembre 1994, ma
anche sulla base di dati statistici conseguenti agli eventi precedenti e sulla base di
considerazioni tecniche specifiche riguardanti la presenza di opere di difesa o di
attraversamento dell’asta fluviale e del loro comportamento idraulico durante l’ultimo evento.
Sono state così definite tre diverse fasce principali di pertinenza fluviale:
- Fascia A: fascia di deflusso della piena di riferimento in cui devono essere garantite
le condizioni di equilibrio dinamico dell’alveo e l’evoluzione naturale del fiume in rapporto
alle esigenze di stabilità delle opere di difesa. All’interno della fascia A non è consentita la
trasformazione d’uso dei luoghi sotto l’aspetto morfologico, idraulico, infrastrutturale,
edilizio, non possono essere aperte discariche o aree di stoccaggio provvisorio o per il
semplice deposito di sostanze pericolose o di altro materiale a cielo aperto. In Fascia A sarà
possibile, invece, intervenire per ricostruire gli equilibri naturali e per minimizzare le
interferenze di tipo antropico con il libero deflusso delle acque, saranno altresì consentiti i
prelievi manuali di ciottoli fino ad un massimo di 150 m3 annui senza taglio di vegetazione.
- Fascia B: fascia di mantenimento e di miglioramento delle condizioni di funzionalità
idraulica ai fini della laminazione delle piene e della conservazione e miglioramento delle
caratteristiche naturali ed ambientali. Non potranno essere consentiti interventi che
comportino una riduzione sensibile o una parzializzazione della capacità di invaso, l’apertura
di discariche, il deposito di sostanze e materiali di qualsiasi tipo a cielo aperto, in presenza di
argini non sarà consentita la realizzazione di opere che direttamente o indirettamente
indirizzino la corrente verso il rilevato, non potranno, infine essere realizzati scavi o
abbassamenti del piano campagna che possano pregiudicare la stabilità delle fondazioni