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ABSTRACT
The main subject of this work is the social psychology
phenomenon of the young adult, faced from a psychodynamic
interpretative key.
Starting from Carter and McGoldrick’s study on Social
Psychology of the Family and, in Italy, from recent Eugenia Scabini and
her collaborators’s empirical contribution, a new period in the course of
life has been delineated that didn’t exist before, the phase of young
adult. It’s placed from the end of adolescence to the beginning of
adulthood.
The appearing of this new psychological reality and its impact on
society has attracted the attention of many sectors of human sciences,
making its study necessarily interdisciplinary.
The topic has been faced in the psychodynamic field by authors
with different backgrounds: among whom we can find authoritative
researchers like Blos, Erikson, Laufer and, in Italy, Pietropolli Charmet
and Novelletto.
The psychodynamic study on transition to adulthood has been a
very prolific field and it has opened new debates and survey areas not
deepened before. Among these themes, intimate objectual relations
seem to be particularly important for their evolutionary value.
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INTRODUZIONE
Negli ultimi venti anni la ricerca psicologica ha individuato e
documentato importanti trasformazioni nelle modalità e nei tempi di
passaggio alla condizione adulta nella cultura occidentale.
Questo fenomeno è apparso rilevante al punto di giustificare
l’istituzione di una categoria sociologica a parte, quella del “giovane
adulto”, relativa a una fase della vita in altri modi denominata “tarda
adolescenza” o “postadolescenza”.
Tradizionalmente il periodo di transizione era breve: l’assunzione
di ruoli professionali e sociali permetteva un rapido inserimento nella
società adulta e portava al raggiungimento dell’autonomia individuale e
della responsabilità personale. Oggi il processo è più lungo e complesso
e in alcuni casi sembra non chiudersi mai, mantenendo l’individuo
permanentemente in una condizione transitoria.
L’ultima fase dell’adolescenza è considerata un luogo necessario
di sperimentazione, nel quale l’individuo mette alla prova e consolida
tutte le acquisizioni evolutive delle età precedenti, costituendo il salto
definitivo e irrevocabile, ma anche sostanzialmente esterno e sociale,
nel mondo adulto. L’età del giovane adulto, da ultimo passo della
metamorfosi adolescenziale, si è quindi trasformata dilatandosi e
sfumando in un contesto che è sempre meno definito e articolato in una
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sequenza rigida di eventi, necessari per la crescita e dolorosi, come
invece avveniva in passato e in altre civiltà. I doveri, le responsabilità e
l’assunzione di ruoli sociali vengono indefinitamente rimandati e spesso
finiscono per comporre solo uno sfondo, un orizzonte sfuocato e privo
di interesse, nonostante essi siano delle necessità, si potrebbe dire
ontologiche, per raggiungere la consolidazione di un’identità adulta e
matura a tutti gli effetti.
Questa situazione costringe così l’individuo ad assumere i
connotati di un adulto solo potenziale, poiché strutturalmente pronto ad
affrontare le sfide e le scelte tipiche della vita adulta, ma non ancora
abbastanza consapevole dell’importanza di questa svolta per il suo
benessere.
Il tema è affrontato dalla letteratura secondo una prospettiva
interdisciplinare, ha evidenti implicazioni sociali e istituzionali e
senz’altro merita e si presta a ulteriori approfondimenti, poiché non è
facile delineare quale possa essere la condizione che meglio di tutte
descrive e delinea che cosa significa essere adulti oggi, i parametri
sociologici, quali ad esempio l’indipendenza economica e abitativa,
l’acquisizione di un lavoro o la costituzione di una coppia stabile e
generativa, non sembrano essere sufficienti, nonostante possano essere
indicatori importanti.
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Nella prima parte del lavoro si prendono in esame le teorie
psicosociologiche di Eugenia Scabini e collaboratori (Scabini, 1995;
Scabini, Rossi, 1997; Scabini, Cigoli, 2000), le quali hanno negli anni
inaugurato un’ampia tradizione di ricerca quali-quantitativa
sull’argomento. Caratterizzate da un approccio evolutivo, esse per prime
si sono occupate di includere la specificità del giovane adulto fra gli
argomenti di ricerca, derivandolo dai più consolidati studi di psicologia
della famiglia che hanno origine negli Stati Uniti e fra i quali si
considerano in questo lavoro i contributi di Elizabeth A. Carter e
Monica McGoldrick (Walsh, 1982; Galimberti, 1991; Donati, 1988). Un
elemento di interesse in queste ricerche è il fatto che lo studio del
giovane adulto avviene “attraverso” la famiglia, fino al punto di
considerare la fase del giovane adulto come appartenente al ciclo di vita
famigliare anziché al ciclo di vita individuale.
Nella seconda parte si guarderà al giovane adulto come a un fatto
principalmente culturale, poichè è molto difficile spiegare un fenomeno
così legato al piano sociale indipendentemente dalla cultura di
riferimento. Verranno così illustrati i contributi di Kenneth Keniston, di
Philippe Aries, di Pietropolli Charmet ed Elena Rosci (Keniston, 1971;
Pietropolli Charmet, Rosci, 1992), attraverso i quali si può osservare
come il processo storico influisca sullo sviluppo psicologico e
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viceversa. La variabile storico-culturale, nella sua dimensione
temporale, verrà presa in considerazione anche in riferimento ai
contributi della psicoanalisi dell’adolescenza in Italia (AA. VV., 2005)
che si sono occupati dell’analisi delle dinamiche affettive individuali,
famigliari e sociali attraverso lo strumento teorico dei codici affettivi
derivato dal modello teorico e clinico di Franco Fornari. Si osserverà
come la cultura di riferimento, le dinamiche famigliari e il fenomeno del
giovane adulto siano realtà fondamentalmente ed inestricabilmente
interrelate.
La terza e ultima parte consiste in una breve rassegna delle teorie
psicoanalitiche che si sono occupate dell’adolescenza, nella quale si è
cercato di descrivere più dettagliatamente i contributi relativi alle ultime
fasi dell’adolescenza o alle prime dell’età adulta e in seguito svolgere
gli eventuali confronti. Benchè il giovane adulto sia un oggetto
relativamente recente, esso è stato infatti studiato più o meno
direttamente da autori quali Raymond Cahn (1991, 1998, 2006), Peter
Blos (1962, 1974, 1977, 1979), Christofer Bollas (2001), Erik Erikson
(1963, 1968, 1982), Moses Laufer (1964, 1976, 1984). Le teorie da loro
elaborate, insieme all’importante contributo di Franco Fornari (1975) e
di tutti gli esponenti della tradizione italiana di psicologia
dell’adolescenza, contribuiscono alla ricerca attuale che oggi si sta
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confrontando sempre più spesso con questo fenomeno. A proposito
verranno citati i fondamentali contributi teorici di Gustavo Pietropolli
Charmet (1999, 2000, 2001, 2006) e di Arnaldo Novelletto (1986, 1992,
2004). Inoltre, all’interno di questa prospettiva, verrà approfondito
l’argomento relativo alle relazioni oggettuali intime perché esso sembra
essere molto pertinente alle problematiche specifiche del giovane
adulto. La sezione più importante della tesi è questa terza parte.
PARTE TERZA:
I MODELLI TEORICI PSICOANALITICI
6. IL PROCESSO DI SOGGETTIVAZIONE DI RAYMOND CAHN
Il pensiero dell’autore, ispirato all’insegnamento di Winnicott,
prende corpo dallo studio dei fallimenti nello sviluppo e nella
trasformazione dei modi di funzionamento in adolescenza e in età
adulta, che rendono impossibile o particolarmente ostico il processo
della cura (Cahn, 1998).
Tra le diverse definizioni che Raymond Cahn dà al concetto di
soggettivazione, e anche in relazione a un suo inquadramento teorico,
assumono rilievo le seguenti caratteristiche:
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• non vuole sostituirsi al modello nevrosi infantile-nevrosi di
transfert, ma completarlo, dal momento che riscopre tutti i registri dello
sviluppo dalla nascita all’ingresso nell’età adulta;
• riserva al periodo dell’adolescenza un’importanza analoga al
precedente periodo di latenza e al contempo rende conto delle
particolarità strutturali dell’insieme dei quadri clinici e delle relative
modalità di approccio analitico, a qualsiasi età;
• si presenta più come processo di differenziazione che come
processo di separazione-individuazione; un processo che, in virtù
dell’esigenza interna di un proprio pensiero, consente….
7. IL CONCETTO DI INDIVIDUAZIONE PROPOSTO DA PETER
BLOS E UNA SUA LETTURA CRITICA
Al centro di questo dibattito teorico c’è la questione se
l’adolescenza prolungata abbia di per sé un significato psicopatologico
oppure no.
Blos (1979) afferma: “L’ adolescenza è il solo periodo della vita
umana durante il quale la regressione dell’Io e delle pulsioni
costituiscono una componente obbligata del normale sviluppo; la
differenza tra l’adolescenza prolungata e altre forme di disadattamento
adolescenziale sembra trovarsi in una notevole resistenza alla spinta
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regressiva, una necessità interiore di mantenere aperta la crisi
dell’adolescenza.”
Innanzitutto sembra utile cercare di dare una sintesi della visione
dell’adolescenza nel pensiero di Peter Blos, sottolineando subito che il
concetto di regressione assume accezioni e funzioni diverse e non
facilmente compatibili nelle teorie da lui elaborate su questo argomento,
ed ha comunque un’importanza notevole. La sua posizione teorica è
sostanzialmente basata sul modello istintuale, in parte modificato dalla
psicologia dell’Io, dalla teoria delle relazioni oggettuali e sul lavoro di
Margaret Mahler, e perciò imperniato…..
9. LA NATURA DELLA GENITALITÀ NEL CONTRIBUTO
TEORICO DI FRANCO FORNARI: LA RECIPROCITÀ,
L’INTIMITÀ, LA PROGETTUALITÀ
Si vogliono qui proporre alcune considerazioni sulle caratteristiche
affettive e cognitive della sessualità adulta attraverso le riformulazioni
delle teorie freudiane sullo sviluppo psicosessuale, ad opera di Franco
Fornari.
Fornari rivisita le teorie di Freud analizzando il rapporto esistente
tra sessualità infantile e sessualità adulta: “ [...] si enuncia una teoria
della sessualità che contrappone sessualità infantile e sessualità adulta,
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in modo molto più radicale di quanto non sia avvenuto in Freud”
(Fornari, 1975).
Fornari intende il passaggio tra la sessualità infantile e la
sessualità adulta come il passaggio dalla fase fallica alla fase genitale,
quindi come il passaggio dal genitale totale (riguardante l’illusoria
teoria sessuale infantile, che concepisce l’esistenza di un genitale unico
e unisessuale, il fallo, per entrambi i sessi) a due genitali parziali.
Partendo dalle riflessioni sulla maturazione corporea, egli osserva
che l’organo genitale si differenzia dagli altri per una caratteristica
specifica, esso è “una parte del corpo che può espletare la sua funzione
solo congiungendosi con una controparte posta in un altro corpo: i
genitali sono “organi intercorporei” e quindi massimamente
eterodipendenti” (Fornari, 1975). Fornari interpreta lo “scambio
genitale” come caratterizzato da una perfetta reciprocità simmetrica, a
differenza della dipendenza asimmetrica pregenitale, che caratterizzano
la sessualità infantile nelle sue forme orale-anale-fallica.
Lo scambio pregenitale è caratterizzato infatti, nella fase di
sviluppo orale, dalla dipendenza passiva del bambino, il quale è il
ricevente di qualcosa di buono (il latte) dalla madre; nell’analità egli è
contenitore di qualcosa di cattivo (le feci) che viene dato all’esterno o
trattenuto, e questo costituisce la dipendenza anale. Riguardo alla fase
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fallica, nella prospettiva dell’oggetto genitale unico, lo scambio non è
possibile, perché la relazione è dominata da una lotta per il possesso e
per il dominio di un oggetto unico, o comunque si realizza in modo
asimmetrico, come tra detentori di fallo e castrati (l’autore nota che è a
livello della relazione contenitore-contenuto orale che si spiega quello
che Freud ha detto sulla fase fallica intesa come genitale totale; inoltre e
comunque l’impossibilità dello scambio è il motivo, sempre secondo
Fornari, per non considerare la fase fallica, e in generale le fantasie
edipiche infantili, come genitali).
La sessualità adulta è quindi contraddistinta dalla genitalità, la
quale “è soprattutto un apparato transazionale di comunicazione
intercorporea, destinato a instaurare una relazione di scambio” (Fornari,
1975). La relazione di scambio, già nella fase del piacere preliminare
dell’atto genitale, consiste nel ricevere e dare stimoli con la prospettiva
di uno scambio di beni simultaneo.
Fornari richiama l’attenzione sull’aspetto della generatività,
affermando che “l’organizzazione genitale non può essere che adulta”
perché la relazione contenitore-contenuto a livello generativo implica lo
scambio intercorporeo; è quindi funzionalmente intercorporea, anche se
sul piano pratico l’intento generativo, costituente inconscio di ogni atto
genitale maturo, può trovare espressione e risoluzione tramite fantasie
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anzichè concretizzarsi in una sua reale messa in opera: “La relazione
contenitore-contenuto a livello generativo costituisce ogni apparato
genitale come possessore di una entità parziale ma estremamente
pregiata, in quanto detentrice di una specie di reale onnipotenza
biologica, [...]. Il seme e l’uovo, in quanto entità pregiata, racchiudono
una specie di miracolo e di onnipotenza reali” (Fornari, 1975).
Un’altra caratteristica della sessualità adulta è che essa è
totalmente dipendente dall’oggetto. Freud stesso aveva osservato che la
sessualità infantile non ha bisogno di oggetto, si fonda sull’onnipotenza
allucinatoria e sull’ attività onanistica; è caratterizzata quindi
dall’equivalenza tra oggetto reale e oggetto illusorio nella quale la libido
può nutrirsi, a tutti i livelli psicosessuali, di oggetti fantasmatici creati in
modo onnipotente attraverso un processo di appropriazione immaginaria
che trasforma il bisogno in desiderio (funzione fondamentale per la
fondazione del pensiero umano in Freud).
Considerando il rapporto tra pregenitalità e genitalità, in termini di
pulsioni, nel pensiero freudiano sembra essenzialmente che la
pregenitalità alimenti la genitalità unidirezionalmente (in linea con il
“bisogno urgente di scarico” della tensione di cui parla Freud). Nel
modello di Fornari invece....
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12. CONCLUSIONI
Lo studio delle più autorevoli ricerche psicoanalitiche sul giovane
adulto ha mostrato, attraverso convergenze e divergenze di linguaggi e
significati, come nel panorama teorico attuale si sia ancora lontani da
una visione chiara, coerente, completa e intelligibile del fenomeno e
delle sue implicazioni. Questo problema è in parte dovuto alla rapida
emergenza, sullo scenario psicologico e sociale, delle problematiche
relative alla tarda adolescenza, che si pongono come specifico oggetto
di ricerca psicologica solo nell’arco degli ultimi decenni. Si afferma
quindi la necessità di una ricerca psicoanalitica capace di spiegare ed
affrontare i problemi del nostro tempo, che hanno portato a riformulare
le teorie evolutive precedenti per adattarle al mutato modello di
sofferenza psichica e alla sua rispettiva visione del mondo. Il problema
del giovane adulto non è un problema strettamente clinico, ma i suoi
risvolti interessano pienamente la clinica e affermano quindi
l’importanza della comprensione delle sue dinamiche, per la
comprensione della realtà psicologica e sociale contemporanea, oltre
che in funzione della pianificazione degli interventi terapeutici.
C’è comunque accordo tra i vari autori su alcuni fondamentali
aspetti della psicologia del giovane adulto: le teorie spesso si
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sovrappongono nelle formulazioni relative all’Ideale dell’Io,
all’intimità, all’identità e alle relazioni oggettuali.
Tutti affermano l’importanza del raggiungimento di un equilibrio
tra polo narcisistico e polo oggettuale: infatti mentre il narcisismo
svolge una insostituibile funzione di supporto transitorio alla crescita in
adolescenza, esso diventa motivo di blocco evolutivo se si stabilizza
nella fase del giovane adulto. Importante quindi è anche il processo di
distacco o trasformazione degli investimenti infantili e l’abbandono
delle idealizzazioni e identificazioni adolescenziali. L’elaborazione del
lutto per la perdita dei legami infantili, nell’età del giovane adulto
coincide con la risoluzione sia della componente depressiva che di
quella narcisistica dell’adolescenza, rafforza il senso di realtà e
contribuisce a sviluppare un migliore rapporto e più produttivo con la
società e le istituzioni. Si tratta anche dell’attuazione di un
fondamentale e conclusivo processo di separazione simbolica e affettiva
dalla famiglia di origine.
La relazione oggettuale nella fase del giovane adulto assume
grande importanza teorica: essa si costituisce con caratteristiche proprie
rispetto a quella tipicamente adolescenziale e le viene riconosciuta una
funzione nel consolidamento dell’Ideale dell’Io e nel supporto
all’edificazione dell’identità adulta. Tutti gli autori sottolineano come la
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vita adulta sia contraddistinta da una sessualità di tipo genitale, che
definisce nuove forme di relazionalità caratterizzate da reciprocità,
progettualità (sviluppo della propensione a progettare il futuro) e
intimità, intesa quest’ultima anche come compito evolutivo specifico
per la transizione all’età adulta. Lo sviluppo dei rapporti a carattere
intimo è profondamente legato al consolidamento dell’identità e alla
progressiva stabilizzazione del Sè. L’evoluzione della scelta d’oggetto
adolescenziale, e delle relazioni che il soggetto intrattiene con le
costruzioni simboliche adolescenziali, porta all’attuazione di un
necessario processo di risimbolizzazione, che implica la costituzione dei
valori etici ed estetici dell’Ideale dell’Io, il quale, insieme agli altri
elementi derivati dalla sessualità adulta genitale, fornisce nuove energie
alle funzioni e agli interessi dell’Io, i quali assumono una
configurazione idiosincratica e adatta al reale.
Una valida prospettiva teorica psicodinamica in Italia proviene
dalle ricerche della psicoanalisi dell’adolescenza, le quali si stanno in
questi ultimi anni confrontando sui più importanti temi relativi alle
difficoltà psicologiche e ai ritardi evolutivi nel lungo passaggio dalla
giovinezza all’età adulta, applicando il modello psicoanalitico alla
terapia degli adolescenti.