2
O.Wilde quando considera la disobbedienza come una virtù
capace di realizzare il progresso
1
.
Da ciò si può dedurre che l’universo giovanile non è stato
“centrato”pienamente, tuttavia quelle ricerche non sono
completamente da eliminare . Quelle indagini conoscitive
2
quando
non si perdono in indagini statistiche o probabilistiche sono utili
per estrarre da esse elementi per poi trarre riflessioni su quel che
ruota intorno l’universo giovanile.
Per continuare questo discorso è fondamentale chiarire cosa si
intende per “caos”: l’indagine in questione ha preso come spunto
iniziale i rapporti I.A.R.D. i quali hanno preso in analisi un
campione anagrafico che va dai quindici ai ventiquattro anni
mettendo in risalto, soprattutto nell’ultimo rapporto del 1997,
come tale indagine in futuro dovrebbe riconsiderare il campione
anagrafico inteso come età di riferimento.
Da ciò la conseguenza che il giovane del 1984 non è più il giovane
di oggi
3
, che si sono perse quelle certezze che pur col passare delle
generazioni rimanevano le stesse che andavano a identificare il
modello-tipo di giovane. Da questo il “caos”, la perdita di “verità”
1
O.Wilde:Sebastian Melmoth Aphorism,Traduzione Italiana della Newton Compton Editori, Roma
1993
2
Vedi indagini I.A.R.D. condotte da Buzzi, De Lillo, Cavalli.
3
Cio’ da un lato puo’apparire scontato ma nella logica del discorso tale affermazine ha un suo
preciso significato
3
che venivano considerate quasi indistruttibili e la disobbedienza
verso vecchi modelli. Fondamentale è quindi capire se tale
mutamento d’indirizzo, cioè il disancoramento dai vecchi modelli,
sia da considerare come un tentativo di ricostruire nuovi modelli ,
oppure il tentativo di non creare modelli e di lasciarsi spingere
principalmente dalle passioni che sono difficilmente controllabili e
che difficilmente possono essere ricondotte in schemi tipici.
Bisogna comunque ribadire che le indagini I.A.R.D. non vanno
viste in modo negativo soprattutto per il loro contributo
conoscitivo circa i gusti e le abitudini giovanili, anche se tale
precisazione non vuole contraddire i giudizi precedentemente
espressi riguardante i “calcoli” che vengono fatti partendo dai
dati a disposizione. E’ innegabile ,però, che condurre un indagine
sui giovani è impresa “ardua” a causa della complessità della
materia soprattutto alla luce delle ultime indagini che (come
precisato sopra) mettono in luce la perdita di modelli prestabiliti.
Alcuni autori
4
hanno messo in risalto come proprio la perdita di
determinati valori abbia provocato uno sconvolgimento
nell’universo giovanile tale che nel giovane è sorta la
4
Lowe,R.-Shaw,V. :Traveller and Raver ,Edizioni Shake Underground,Milano 1998
4
consapevolezza che niente potrà mai essere come prima
5
:
partendo da queste premesse, egli vive dunque la propria vita
vagando, movendosi a tentoni nel tentativo di trovare un (dei?)
modello che non abbia le “caratteristiche” di vecchi modelli di
riferimento e che non venga travolto, così come i modelli
precedenti sono stati travolti quando hanno cercato di mantenere
quelle spinte di stampo conservativo che poi hanno provocato la
loro stessa “caduta”. Quel che è mancato a quei modelli può
essere individuato nel fatto di non aver saputo più coinvolgere il
mondo giovanile, non sono riusciti più a “scaldare” i cuori dei
giovani: sono venuti meno in quel sentimento chiamato “passione”
.Naturalmente se nei vecchi modelli si è perso questo sentimento
(oppure non è mai esistito), occorerebbe indagare per capire dove
è possibile ritrovarlo, dove si annida per “stanarlo”; e tal
proposito, visto che i giovani non riescono a trovarlo al di fuori di
sé, cioè all’esterno
6
, tale sentimento è forse possibile rintracciarlo
dentro di loro. D’altronte chi meglio di un giovane puo’ avere così
tanto “fuoco di passione”, sentimento che si esprime al meglio
quando il giovane si trova in comunione con altri della sua stessa
5
Nel senso che i modelli a cui ci si rifaceva erano:la famiglia ,la chiesa,le istituzioni,gli amici, la
ragazza/o .
6
Essi intesi come corpo e “anima”
5
età? Quindi è proprio nello spirito comunitario che il giovane più
che in altre situazioni, mette in risalto le sue potenzialità
“passionali”, e questo va affermato nonostante alcune indagini
7
sembrano voler mettere in risalto l’opposto, ossia che la
socializzazione sia una nave guidata a vista. E’ la stessa indagine,
però, a mettere in risalto che la rotta che viene seguita è quella
che porta ad evadere dal mondo degli adulti
8
; viene così messa
ancora di più in risalto la frattura generazionale che porta il
giovane ancor di più a staccarsi dai vecchi modelli, modelli che
mancano proprio dell’elemento passione e che badano a cose che
al giorno d’oggi hanno perso d’importanza tra i giovani.
Quindi vengono cercati quei luoghi dove sia possibile socializzare,
visto il desiderio quotidiano che il giovane ha nel volere stare
insieme, quei luoghi dove lo stare insieme metta in risalto il
sentimento di passione (che è stato occultato nella strutturazione
sociale) che si cela in ogni giovane: si cerca quel qualcosa che
tenda a far si che il giovane non si senta nel gruppo come il
protagonista del romanzo di Pirandello “Uno Nessuno E
Centomila”, non si senta in mezzo a tanta gente e allo stesso tempo
solo. Quel qualcosa che riesce a far si che il sottoscritto si senta
7
Buzzi-Cavalli,Giovani verso il duemila , Bologna, Il mulino(1997)
8
Anche questo puo’ apparire scontato ma tutto entra nella logica del discorso
6
parte di “un gruppo”, lo si può individuare nella musica alla luce
del fatto che il giovane, oggi, la musica non la ascolta bensì la
abita
9
. E’ la stessa musica che è suono e allo stesso tempo passione
comune.
Lo stesso Durkheim, afferma che lo stare insieme fa capaci<<di
sentimenti e azioni di cui si è incapaci quando si è ridotti alle sole
proprie forze>>
10
. Quindi, quale collante migliore se non la
musica stessa per far “riunire i giovani” e farli sentire partecipi di
una “comune”, rendendoli non meri ascoltatori di un’ esecuzione
di virtuosi tecnici di strumenti ma ponendoli sullo stesso piano di
coloro che eseguono quella musica?
Si cerca al giorno d’oggi di riprodurre quel fenomeno che nel 1977
prese il nome di punk. In quell’ ambito si cercò proprio di
eliminare lo steccato tra ascoltatore e “musicista”, tuttavia con il
punk<<si è entrati in una stanza da dove non si è riusciti a trovare
l’uscita>>
11
a causa della portata autodistruttiva del movimento
tutto insito nello slogan dei Sex Pistols<<no future>>.
Il movimento musicale al quale ci si rifà oggi e quello che ruota
intorno alla cosiddetta scena della “Techno-Music” (con annesse
9
Ferrarotti,F.:Homo sentiens, Edizioni Liguori,Napoli 1996
10
E. Durkhein, Les formes élémentaires de la vie religieuse, Parigi,PUF,1968,p.299ss(trad. It. Le
forme elementari della vita religiosa,, Milano,Comunità,1971
11
Julian Temple in Dizionario della musica pop & rock Edizioni Newton 1994
7
tutte le varie ramificazioni). In questa recente scena musicale
scompare quasi del tutto la figura dell’esecutore ed essa viene
sostituita da quella del DJ che suona materiale composto da altri
autori, il cerimoniere che “mena le danze”e che, attraverso la sua
cultura musicale -da non confondere con il tecnicismo nel quale
cadono coloro che fanno musica e non amano essere giudicati da
chi la musica l’ascolta soltanto, quasi che la musica, da
espressione di passioni, diventi soltanto un mero esercizio
“scolastico”-fa partecipare e partecipa esso stesso a questa
comunione che di fatto fa abbandonare la propria individualità e
spinge a sentirsi una cosa sola con gli altri.
Solitamente tali luoghi sono individuati nelle discoteche, rispetto
alle quali è facile sottolineare l’aspetto consumistico
dell’argomento: ecco perche’ alla discoteca si contrappone, nella
scena della techno-music, la dimensione piu’ spartana del luogo di
ballo, ossia i capannoni nei quali si svolgono i Rave
12
.
Usando una metafora molto usata (e abusata) si usa dire che la
discoteca è paragonabile ad un viaggio
organizzato, mentre il rave è tutto meno che un viaggio
organizzato.
12
Rave:raduno nel quale viene suonata(e ballata) musica techno a una velocità di battuta
considerevole.Si svolge ,disolito,senza nessuna autorizzazione e può durare più giorni .
8
Non si vuole, pero’ discutere in questa sede sull’aspetto
organizzativo della questione (per non ricadere nel tecnicismo
prima criticato), ma si vuole individuare<<il luogo o
il non-luogo>>
13
dove la passione prende il sopravvento e quindi
dove più è messo in risalto l’aspetto comunitario.
Inoltre si cercherà di notare, nel corso della tesi, come le varie
istituzioni hanno risposto di fronte ai fenomeni legati alla techno-
music visto il risalto dato dai mass-media proprio a situazioni
legate a questo fenomeno. Da notare che gli aspetti che più
vengono messi in evidenza riguardano fenomeni negativi; non
viene mai messo in risalto l’aspetto passionale e comunitario ( di
cui sopra), al punto da far sorgere il dubbio che si
cerchi di contenere tali fenomeni sulla spinta di pressioni
conservative che, spinte fuori dalla porta, cercano di rientrare
dalla finestra, visto il distacco dei giovani da essi .
13
Auge’,M.:Luoghi e non-luoghi,Edizioni Elèuthera,Milano1999
9
LA SOCIETA’ “TRAPPOLA” PER IL GIOVANE
Precedentemente si è usato il termine “rivoluzione” che nel nostro
paese, quando è accumunato ai giovani, viene sempre unito al
periodo storico relativo agli anni delle proteste giovanili del
Sessantotto, rivoluzione questa che da un lato non ha fatto altro
che consolidare lo “status quo” di quegli anni, ma che d’altra
parte ha dato l’inizio ad un notevole cambiamento delle abitudini,
partendo proprio dai giovani. Ai giorni nostri si può parlare di
una “rivoluzione silenziosa”, rivoluzione che non produce i fragori
della rivoluzione prima menzionata ma, a differenza di quella,
produce invece dei risultati che si notano giorno dopo giorno in
relazione ai diversi comportamenti che i giovani assumono nella
relazione alla vita sociale.
Paradossalmente i modelli contro i quali i giovani si scagliano
provengono da quella generazione che in quegli anni rivendicava
più libertà e che poi ha cercato di dare alla generazione da essa
creata un’educazione libera e vuota da pregiudizi, senza
10
accorgersi che, alla fine, è stata la propria testa che si è ritrovata
vuota.
E’ venuta quindi a mancare la base per costruire qualcosa per i
giovani, costruendosi di fatto un muro tra queste due generazioni
(e probabilmente anche quelle future), il tutto dovuto anche ai
profondi cambiamenti di natura economica.,
Le nuove tecnologie hanno portato profondi cambiamenti con
riguardo all’entrata del giovane nel mondo del lavoro: data la
precarietà dei nuovi posti di lavoro, ci troviamo di fronte ad una
generazione che non vedrà migliorare la sua posizione economica,
sociale e culturale rispetto alla generazione dei padri (è peraltro
logico che le avanzate di
ordine tecnico abbiano un prezzo più o meno salato). Questi
giovani potranno al massimo sperare di tenere ed eventualmente
consolidare le quotazioni raggiunte , ma in molti casi la loro
condizione, dal punto di vista del reddito, dello status sociale e del
livello culturale, appare destinata a peggiorare.
E’ quindi iniziata l’epoca dell’incertezza diffusa, del lavoro
precario (il più delle volte illegale), dei contratti part-time privi di
protezione sociale. Tutto ciò fa nascere nel giovane una
frustrazione profonda e un acuto bisogno di un porto sicuro, il
11
tutto aggravato da una dipendenza troppo prolungata nella
famiglia di origine e dall’incertezza intorno alle proprie capacità
personali di costruirsi una vita indipendente. Anche nel distacco
dalla famiglia d’origine si possono notare le differenze tra la
gioventù degli anni ottanta e quella dei nostri giorni (quindi la
frase <<i giovani di oggi sono diversi da quelli di ieri>>, nel
contesto, ha una sua logica); e questo è dovuto anche ad un
prolungamento del periodo adolescenziale dovuto proprio al fatto
che, “volente o nolente”, il giovane tarda a
tagliare le radici con la propria famiglia d’origine.
Inoltre come lo stesso Andreoli ha ammesso
14
, il giovane è un
prodotto storico e l’adolescenza e in generale la giovinezza sono
invenzioni sociali, cioè non esistono come dati naturali immutabili,
ma variano e si diversificano anche profondamente a seconda dei
diversi contesti culturali e storici.
Dando un’occhiata alle statistiche fornite dallo I.A.R.D., ci
accorgiamo che questa dipendenza dalla famiglia, intesa non solo
economicamente, aumenta con il passare degli anni. Infatti, se
negli anni ottanta era l’eccezione che un giovane, raggiunta l’eta’
adulta, non si creava una famiglia autonoma, ai giorni d’oggi
14
Cit. da F Ferrarotti in Rock rap e immortalità dell’anima Edizioni Liguori , Napoli 1996
12
l’eccezione si è trasformata nella regola e tale svolta non è affatto
positiva; frequentemente le cronache ci narrano di tragedie
familiari dovute alle tensioni che si accumulano nella cerchia dei
rapporti genitori-figli .
La famiglia è sempre un grande valore, un nido sicuro in un
mondo che ti rifiuta; ma alla fine diventa anche l’oggetto di un
odio, di una frustrazione profonda; e contro di essa si scatena
l’aggressività di questi giovani costretti ad essere, nonostante la
loro maturità ormai acquisita, ancora dipendenti dalla vecchia
generazione. Le stesse statistiche I.A.R.D. hanno potuto
confermare che i protagonisti di tali vicende sono ragazzi che
hanno raggiunto una età nella quale, secondo la ragione comune,
dovrebbero oramai essere staccati dall’embrione familiare.
Inoltre la stessa famiglia
si è in primo luogo preoccupata del benessere materiale dei suoi
componenti tralasciando quelle che dovevano essere educazioni
specifiche soprattutto in merito alla socializzazione dei propri
figli.
Si è, invece, battuto il tasto sull’arricchimento culturale
provocando un’alfabetizzazione di massa dovuta alla
scolarizzazione prolungata; ma anche sotto questo punto di vista
13
ci si è trovati in ritardo rispetto alle innovazioni tecnologiche,
visto che ora si protende più per una conoscenza basata sulle
immagini. Questo è dovuto proprio al continuo progresso
tecnologico , e all’attività di alcuni soggetti che cercano di creare
quello che Innis
15
definiva <<monopolio della conoscenza>>
attraverso la creazione di “banche dati” al fine di ottenere la
visione globale del mondo: in tal modo si rischia, di conseguenza,
di perdere l’autenticità e il mito della spontaneità.
Se si è arrivati a ciò lo si deve alla crisi mortale che ha colpito le
istituzioni fondamentali preposte alla socializzazione primaria:
come detto prima tali istituzioni in crisi sono la famiglia , la scuola
e ciò è dovuto al fatto che questa è una società inaridita dal sole
crudele del denaro e del tornaconto privato che fa pagare ai suoi
giovani forse più volenterosi, certamente più sensibili, un prezzo
esoso per la sua cinica ossessione di progresso in termini
puramente monetari.
Gli stessi giovani sanno che, in una società fondata sul successo
misurato in termini di denaro e di beni materiali, non c’è più
spazio per la scoperta, viene penalizzata l’avventura, ed inoltre la
sofferenza, apparentemente immotivata dei giovani, non fa altro
15
Cit. da F Ferrarotti in Rock rap e immortalità dell’anima Edizioni Liguori , Napoli 1996
14
che testimoniare che i loro destini sono stati spezzati
dall’assurdità di una società in frantumi. Il tutto è complicato
dall’opulenza dell’ odierna società che, oltre ad abbondare in
ricchezza, abbonda anche in suicidi; suicidi perpetuati dai giovani
senza che vi sia da parte della società la ricerca del vero motivo
per cui i giovani compiono questo gesto.
Ma le ragioni ci sono, anche se non sempre si vedono ad occhio
nudo e le analisi offerte non sempre sono illuminanti o anche solo
adeguate, poichè si è parlato di apatia, di noia, di passività.
Occorrebbe invece umiltà per riconoscere quelle ragioni,
rinunciando alla saggezza convenzionale e non procedendo a
condanne sommarie: sarebbe incongruo e superficiale scorgere
nel disagio giovanile solo un dibattersi di coscienze immature e
infelici.
Le società dell’abbondanza abbondano di tutto fuorché di ideali
disinteressati; sono società permissive utilitaristiche, in cui ognuno
è incoraggiato a perseguire il suo immediato interesse privato,
anche se ciò significhi la sconfitta degli altri, il loro
danno, la loro sofferenza.
Le società dell’abbondanza concedono tutto, eccetto la capacita di
essere se stessi, al di fuori ed eventualmente contro il conformismo
15
dominante. Da ciò emerge una profonda contraddizione, in
quanto si spingono i giovani ad autorealizzarsi, ad emanciparsi, a
procedere nella vita per conto
proprio, nel nome di un supremo individualismo che si realizza;
ma dall’altra parte si negano a questi giovani i mezzi materiali
indispensabili per vivere in modo proprio.
Sono società generose, ma solo con chi accetta di far parte del
gregge e segue, ubbidiente, la logica dell’armento. E’ addirittura
possibile rintracciare in questa società il dittatore che intende
calcolare la quantità e la
qualità della felicità sociale: lo stesso Durkhein, affermava che è
impossibile e privo di utilità misurare la felicità
16
; in questo senso,
sono società ricche di mezzi materiali, di denaro e di merci ma
povere di ideali.
Le società del benessere non sono in grado di misurare il loro
progresso sostanziale perché hanno rinunciato ad un criterio di
valore esterno alle loro operazioni ma essenziale per valutare la
loro posizione nella prospettiva storica generale.
16
E. Durkheim,De la divisiondu travail social(1983),Parigi,F. Alcan,1926, p.231(trad.it.La
divisione del lavoro sociale,Milano.Comunità,1977