8
Eppure se da una parte i tempi e i modi dell’informazione cambiano, dall’altra i
protagonisti e le organizzazioni redazionali restano, anche se al loro interno è stato
necessario un graduale e costante adeguamento in funzione del mezzo.
Il giornalista opera in una realtà nella quale perdono senso le tradizionali definizioni di
impaginazione e di controllo redazionale sui contenuti ed entro la quale il contatto con
il pubblico trasforma il senso stesso della sua attività. In sostanza, il supporto non è più
al centro dell’informazione, ma quello che conta è il contatto, l’interattività, l’attivismo,
la partecipazione diretta all’informazione. A ciò si aggiungono l’aggiornamento e la
capacità di sintesi, l’attendibilità delle fonti anche rispetto a nuove e raffinate forme di
spettacolarizzazione, popolarizzazione e persino falsificazione.
La rete ha determinato, inoltre, lo sviluppo di un nuovo modo di scrivere, diverso da
quello utilizzato per la carta stampata, anche se per certi versi simili al linguaggio
giornalistico tradizionale. Se la velocità e il ritmo delle trasformazioni online sono
determinanti, significa che anche le modalità di scrittura si devono adeguare a queste
nuove caratteristiche del mezzo che le veicola. Brevità, precisione, credibilità,
oggettività, completezza, chiarezza, tempestività... sono alcuni elementi che stanno alla
base della scrittura online.
Nuove professionalità, nuove competenze, ma soprattutto una più specifica formazione
sono oggi richieste dalla nostra società, per coprire quel “vuoto”, che, da questo punto
di vista, l’avvento delle nuove tecnologie ha determinato nell’ambito dei media
tradizionali. Ciò non significa né che i giornalisti più tradizionalisti, né tanto meno quei
mezzi di comunicazione che fino a oggi abbiamo utilizzato di continuo, scompariranno
per lasciar spazio alla rete delle reti. Quello che stiamo vivendo è un momento di
9
passaggio, di trasformazione, che vedrà la ridefinizione di un sistema molto complesso,
in quanto in esso ruotano diversi interessi, sia economici che redazionali-giornalistici.
I vecchi media dovranno adeguarsi alle nuove trasformazioni, ma non saranno sostituiti
dai nuovi media. Da ciò nasce l’esigenza di modernizzare i prodotti informativi e
questo è quello che stanno tentando di fare anche le case editrici e le redazioni
giornalistiche.
Non è sufficiente “esserci” in rete con il proprio sito web, ma quello che diventa
necessario è proporre una serie di servizi aggiuntivi che la stampa tradizionale non
poteva e non può veicolare a causa della limitatezza del mezzo. Tra le innovazioni
principali, oltre all’aumento degli spazi di approfondimento, vi sono la possibilità di
accedere agli archivi dei giornali, quella di personalizzare le informazioni, di ricevere
notizie aggiornate di continuo, ecc...
Sulla base di tutto ciò ho voluto affrontare un percorso di analisi di un prodotto, il
quotidiano, che si è modificato nel corso degli anni per cercare la forma migliore e
soddisfare le esigenze del proprio pubblico e che con l’avvento di internet ha deciso di
cogliere l’opportunità data dal nuovo mezzo per accentuare ancora di più, in meglio
ovviamente, queste trasformazioni.
Dopo una prima parte introduttiva, dove si cercherà di mostrare le caratteristiche del
giornalismo online, le successive due sezioni prevedono un’analisi diretta del
quotidiano inglese “The Times” di Londra nelle sue due versioni, digitale e cartacea,
con l’intento di proporre in primo luogo le caratteristiche del prodotto nella versione
digitale e in secondo luogo un confronto tra le due versioni. Quello che si vuole
dimostrare è come il quotidiano inglese sia riuscito a inserirsi in questo nuovo scenario
e come si sia ristrutturato per accedere alla rete.
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Capitolo 1
IL GIORNALISMO ONLINE
1.1. La nascita del giornalismo online
La storia del giornalismo online è piuttosto recente, se si considera che il primo
giornale della rete risale a soli sette anni fa, quando gli editori del californiano San José
Mercury News capirono l’importanza di internet in ambito editoriale e la sfruttarono per
generare il giornale elettronico della Sylicon Valley. Tuttavia bisogna ricordare che
ancor prima della nascita del World Wide Web da parte di Tim Berners Lee
1
, che
avrebbe consentito di accedere a milioni di documenti multimediali organizzati in un
sistema ipertestuale, un piccolo giornale texano, The Worth Star Telegram, già
trasmetteva, seppur in maniera rudimentale, una propria edizione digitale. Era il 1982 e
il giornale diffondeva la sua versione non cartacea tramite una BBS locale: in altre
parole una sorta di bacheca elettronica, senza immagini e composta da sole pagine di
testo.
1
Tim Berners Lee, un fisico in carico al centro informatico del Cern di Ginevra, è stato l’inventore del
WWW, un sistema ipertestuale per facilitare la condivisione di informazioni.
11
Negli Stati Uniti lo stimolo decisivo ad andare in rete fu dato ai quotidiani dalla paura di
perdere il business della pubblicità locale e degli annunci economici, che tuttora
costituiscono una fonte enorme di guadagno per i giornali americani. La rete, infatti, era
diventata il luogo ideale per la ricerca di annunci e, trasferendosi online, i quotidiani
cercavano in tutti i modi di non perdere la loro fruttuosa prerogativa.
In Italia i primi esperimenti risalgono al 1994 e al 1995. Il primo giornale ad andare in
rete, non solo italiano ma anche europeo, è l’Unione Sarda, su iniziativa portata avanti
dall’imprenditore Nicola Grauso. Nel 1995 è invece l’Unità a fare il suo ingresso in
internet, rivendicando il fatto di essere il primo giornale nazionale online. Entrambi i
progetti consistevano inizialmente nel trasferimento in rete del giornale cartaceo. Sono
quindi le piccole e medie testate a lanciarsi per prime nel mondo digitale nella speranza
di allargare i propri influssi nel paese e di guadagnare nuovi lettori. Più contenute,
invece, le grandi testate che vedono nel nuovo mezzo il pericolo non solo di perdere
l’ormai affermata cerchia di lettori che si sono costruiti nell’arco degli anni, ma anche di
veder tramontare il ruolo della stampa e di tutte le professionalità che si sono costituite
in essa.
Uno tra i primi quotidiani online a offrire però servizi più ampi e completi rispetto al
corrispondente cartaceo è stato Il sole 24 ore, che capì subito l’importanza di inserire
dei servizi informativi aggiuntivi, degli aggiornamenti, dei supplementi, degli speciali e
le quotazioni in borsa continue... Repubblica.it inizia a essere presente in rete piuttosto
tardi, ma ciò non le ha impedito di essere oggi il primo quotidiano online italiano per
numero di visitatori al giorno. Oggi sono presenti in rete ben 84 quotidiani italiani;
all’aumento del numero dei giornali online, si accompagna anche un miglioramento
qualitativo dei siti web editoriali.
12
Dal punto di vista internazionale è Usa Today a mantenere il primato come giornale più
letto in rete, forse sostenuto dal gran successo cartaceo che si aggira attorno ai sei
milioni e mezzo di copie vendute ogni giorno. Un altro punto di riferimento è il sito
della CNN, CNN Interactive, che dal 1995 ha sviluppato un “webgiornale” impaginato e
nato esclusivamente per la rete. Più singolare il caso di Nando Times, il primo
quotidiano solo elettronico mai pubblicato nel mondo. In Italia il primo quotidiano
completamente digitale è nato il 25 ottobre 2000 ed è Il Nuovo.
Oggi, stando ai dati dell’ottobre del 1998, contenuti nell’archivio di “Editor&Publisher
Interactive”
2
, la versione telematica della prestigiosa rivista degli editori americani,
sono più di 10.000 le iniziative editoriali sul Web che ogni giorno riversano in rete
un’enorme quantità di informazioni.
Sono in molti, comunque, a chiedersi se ha senso produrre tanto materiale editoriale su
un mezzo dove i ricavi, dopo una prima impennata, a partire dalla seconda metà del ’99,
si sono clamorosamente ridotti. Secondo alcune indagini però emerge che il numero di
lettori delle versioni digitali aumenta regolarmente, generando così la crescita del
settore e lo sviluppo di un nuovo pubblico interattivo specifico.
2
Editor & Publisher: http://www.editorandpublisher.com
13
1.1.1. Il passaggio dal giornalismo tradizionale a quello digitale
Nel decennio immediatamente successivo alla seconda guerra mondiale il settore
dei media ha visto i giornali essere superati dalla radio come mezzo al quale la gente si
affidava per ricevere notizie e informazioni, soprattutto in un periodo di crisi. L’ascesa
della radio si è comunque arrestata con l’avvento della televisione intorno agli anni ’50.
Una serie di crisi internazionali (come la guerra del Vietnam negli anni Sessanta, il
disastro di Chernobyl negli anni Ottanta, la Guerra del Golfo negli anni Novanta) sono
strettamente legate alla storia della televisione. Nel 1999, durante la guerra del Kosovo,
si apre invece l’opportunità per i lettori dei giornali e gli ascoltatori della televisione di
ricevere le informazioni attraverso un altro medium, Internet appunto, che ha maggior
rapidità della televisione ma soprattutto maggior profondità, nel senso che consente ai
lettori di crearsi dei propri percorsi, di scegliere insomma le informazioni che più
interessano.
In particolare, la gente si affida alla rete per tre ragioni: per trovare informazioni non
reperibili altrove, per comodità (dato che internet è facilmente accessibile sia da casa
che dall’ufficio), e per la possibilità di cercare informazioni su una specifica materia.
Tutto ciò non significa determinare la fine dei giornali tradizionali: i lettori
continueranno ad usufruire di televisione e quotidiani, ma avranno anche il supporto del
Web, per cercare informazioni personalizzate.
Ma vediamo più da vicino come è avvenuto il passaggio vero e proprio al
giornalismo digitale. Lo sviluppo delle notizie online ha seguito due percorsi: da una
parte i vecchi media che hanno creduto di riprodurre online le loro versioni tradizionali
senza concepire l’importanza dell’interattività, e dall’altra coloro che si sono adeguati
14
alle caratteristiche del Web, sfruttando la struttura ipertestuale fortemente multimediale
e interattiva. Infatti, un utente utilizza internet principalmente per cercare, aggiornarsi in
modo tempestivo, divertirsi e scaricare contenuti multimediali, comunicare in tempo
reale… La produzione e il confezionamento dell’informazione online deve seguire
questi “trend”, generati dalla natura stessa del medium. La scrittura, gli audio, i video
devono essere progettati e inseriti sul Web in modo ipertestuale.
1.1.2. Il futuro della stampa tradizionale
L’entusiasmo generato dall’avvento delle nuove tecnologie ha suscitato la falsa
aspettativa di veder scomparire del tutto la carta e tutti i documenti stampati. La verità
sulla tesi che le nuove tecnologie sostituiscono quelle vecchie è molto più complessa.
Lo scenario più probabile è quello di una coesistenza, ma soprattutto di un
completamento a vicenda, tra media digitali e media tradizionali.
Dal canto loro, i sistemi digitali hanno reso possibile lo sviluppo di nuove modalità di
stampa. In questo senso la stampa può sopravvivere, anzi addirittura crescere,
svilupparsi e coesistere a fianco della digitalizzazione. Ad esempio con lo scanner è
possibile trasformare documenti cartacei in digitali, di riconfigurarli in altri formati e
inviarli ovunque per poi magari essere di nuovo stampati su carta.
Su queste basi il mercato si modificherà, ma ciò non significa che la carta sarà
soppiantata completamente dai formati digitali. Prodotti presenti sia in formato cartaceo
che in quello digitale saranno usati per scopi diversi, si completeranno a vicenda. Ad
esempio i giornali tradizionali potranno puntare su approfondimenti, articoli di
15
opinione, riflessioni… e lasciare spazio per gli aggiornamenti continui 24 ore su 24 e
per le notizie di cronaca interna ed estera ai corrispondenti giornali online.
Per invogliare il lettore del giornale stampato a visitare il sito web, oggi si è pensato di
introdurre delle piccole pubblicità o delle anticipazioni che spingano il lettore a
collegarsi alla rete. Così stanno tentando di fare quasi tutti i giornali del mondo. E
viceversa anche il sito web rimanda alla versione cartacea per ricordare agli utenti che
nelle edicole sono a loro disposizione le versioni stampate, affiancate dai settimanali o
delle raccolte di fascicoli o cd, che vengono distribuiti, gratuitamente, insieme al
giornale per incentivare le vendite.
Proprio dal punto di vista delle vendite, il publishing elettronico potrebbe dunque
rappresentare un’occasione da non sottovalutare per riconquistare e fidelizzare un target
al momento forse irrimediabilmente perso dal medium tradizionale ed eventualmente
riavvicinarlo anche a quest’ultimo. Bisogna considerare, infatti, che internet è aperto a
tutti, ma il popolo della rete oggi è soprattutto giovane; il 40% circa degli utenti di
internet ha un’età inferiore ai 34 anni
3
. Dall’altra parte, tutte quelle categorie della
popolazione ancora legate ai media tradizionali continueranno a far uso dei giornali,
anche perché le comodità di sfogliare un giornale sono notevoli.
Un altro aspetto da tenere in considerazione è il tempo. Mentre per fruire di giornali o
televisione lo si può fare mentre si fa qualcos’altro (ad esempio si può leggere il
giornale mentre si sta andando al lavoro col treno, o si può guardare il telegiornale
mentre si mangia…), nel caso di internet si può navigare solo quando si ha tempo per
farlo.
3
E. PRANDELLI, Oltre la notizia, Etas, Milano, 1999, pag. 321-322.
16
Quindi, anche tenendo in considerazione la coordinata tempo si può supporre che i
giornali tradizionali non scompariranno.
Se da una parte c’è chi è fiducioso della stampa cartacea, negli ambienti legati alle
nuove tecnologie si parla già di un’ennesima crisi dei media tradizionali talmente
profonda da correre il rischio di non uscirne più. A sostegno di questa tesi si pone Bill
Gates, il magnate della Microsoft, che in un discorso del 1999 al “World Economic
Forum” di Davos, ha predetto la fine di tutte le pubblicazioni cartacee.
4
I giornali italiani hanno cercato di rivitalizzare le vendite tramite continue campagne
promozionali, ma anche questi interventi a lungo andare non hanno mostrato alcun
progresso. Non c’è settore della carta stampata che non registri perdite consistenti. E la
situazione non è diversa negli altri paesi. In Gran Bretagna The Times, The Guardian e
The Indipendent, nonostante i loro 2,5 milioni di copie vendute, devono fronteggiare la
concorrenza dei tabloid popolari che, puntando su temi come soldi, sesso, sangue,
vendono ogni giorno 12,5 milioni di copie. La conseguenza è che la stampa nazionale,
anche quella di qualità, li sta imitando. A livello di bilanci, comunque, le grandi testate
sono al sicuro, le note negative vengono dalla situazione dei piccoli giornali, ormai a
rischio di sopravvivenza.
Al dilemma se internet soppianterà il giornalismo tradizionale non si è ancora trovata
una risposta uniforme. Le opinioni sono divergenti, le indagini mostrano risultati
contrastanti. L’unica cosa da fare è quella di ristrutturare il sistema dei media
allargandolo e includendo il nuovo mezzo, cioè internet.
4
S. ROMAGNOLO, C. SOTTOCORONA, Mediamorfosi. La metamorfosi dei mezzi di comunicazione di
massa nell’era digitale, Milano, Apogeo, 2000.
17
1.1.3. Gli sviluppi tecnologici e il futuro del giornalismo online
A dar vita a pubblicazioni elettroniche negli ultimi anni non sono stati solo gli
editori tradizionali, ma anche soggetti nuovi attratti in genere dal fascino della novità e
dai bassi costi dell’operazione. Per soddisfare le esigenze degli utenti della rete, alla
ricerca di informazioni non sempre reperibili a causa della vastità del medium, si è
cercato di porre rimedio attraverso il ritorno alle tecniche di lettura dei quotidiani
tradizionali. E’ da questo presupposto che sono nati i portali: porte di accesso alla rete
costituiti da scorciatoie tematiche e gerarchie di argomenti, disposti in un modo simile
alla struttura del quotidiano. Il portale può essere quindi un vero e proprio giornale
online dal futuro certo nella rete, data la sua grande capacità di orientare i lettori.
Di fronte alla grande massa di contenuti generato dal World Wide Web si sta,
comunque, cercando di porre ordine alle informazioni presenti su internet con varie
strategie. Una delle strade possibili è la tecnologia “push”, ovvero la possibilità, tramite
sistemi informatici, di spingere i contenuti verso il destinatario anziché aspettare che
egli se li vada a cercare, come avviene con il sistema “pull”. Il push, definito anche Web
casting, prevede che non sia più l’utente a navigare e a catturare pagine e immagini
attraverso faticosi percorsi interattivi, ma che siano gli stessi contenuti ad arrivare sullo
schermo in forma di canali preselezionati, trasmessi da chi produce le informazioni,
proprio come in tv. Tra i primi programmi push ad essere sviluppati vi fu Point cast,
studiato per fornire agli utenti un’informazione soprattutto giornalistica.
5
5
E. PULCINI, Dopo Internet. Storia del futuro dei media interattivi. L’informazione personalizzata, il
commercio elettronico, la TV digitale, il teleputer, Roma, Castelvecchi, 1999.
18
Non tutti sono però sostenitori di questa tecnologia, perché essa impone sulla rete le
logiche della televisione: canali preselezionati che limitano l’interattività e forte
passività.
C’è chi sostiene che la posta elettronica sarà il vero ambiente dello sviluppo push: si
potranno inviare vere e proprie pubblicazioni con immagini, testi, video… senza che
l’utente intraprenda faticose navigazioni.
Sulla base di tutti questi sviluppi tecnologici, è normale dunque chiedersi se è
possibile un futuro in cui i contenuti giornalistici saranno prodotti da sistemi
superintelligenti in grado di soddisfare tutti i nostri bisogni informativi. In effetti
l’evoluzione odierna ci mostra che le più avanzate iniziative di editoria giornalistica
stanno convergendo al sistema di ricerca, ovvero l’uso di software intelligenti che
cercano al nostro posto le informazioni che ci interessano.
Quando si parla di “search” (ricerca) si è soliti pensare ai motori di ricerca, ma se
restringiamo il campo di indagine al settore editoriale, ecco che quello che appare è uno
scenario del tutto innovativo. Si stanno sviluppando, infatti, dei siti specializzati in
ricerche di articoli e notizie partendo da temi specifici. In sostanza è possibile cercare
tutte le informazioni su un caso che ci interessa affidandoci ad un motore che cerca per
noi, tra tutti i prodotti giornalistici disponibili in rete, le informazioni che potrebbero
interessarci. La precisione della ricerca è altissima. Un esempio è il sito di Presstoday
6
,
un servizio gratuito di rassegne stampa online. Si tratta appunto di un motore di ricerca
specializzato, che analizza le fonti di notizie online (quotidiani, settimanali, mensili…).
Chi usa il servizio non deve far altro che inserire le parole chiave che gli interessano e
in risposta ottiene tutti i nuovi articoli pubblicati che corrispondono alle sue richieste.
6
Per ulteriori dettagli il sito è:http://www.presstoday.com
19
Questo sistema è del tutto centrato sull’utente. La chiave quindi del futuro del
giornalismo online è proprio quest’ultimo e da ciò la possibilità poi di personalizzare
l’informazione.
In ultima analisi, per quanto riguarda il futuro dei giornali digitali, non si può del
tutto escludere l’ambito delle più innovative invenzioni nanotecnologiche ed
elettroniche. A questo proposito, l’IBM ha proposto, qualche mese fa al Futurshow di
Bologna, un giornale elettronico costituito da 16 pagine di carta lucida e una barra degli
strumenti laterale. L’utente si collega alla rete, e successivamente stampa solo gli
articoli che gli interessano, con un notevole risparmio di carta. La stampa avverrà con
uno speciale inchiostro digitale, non ancora in commercio; quest’ultimo si
autocomporrebbe sulla carta in segni e parole, per un giornale tempestivo, interattivo e
innegabilmente personale. La tendenza è quella di conciliare l’intelligenza del computer
con la comodità della carta.
7
7
Ducato online: http://www.uniurb.it/giornalismo/giornali/giornali.htm
20
1.2. L’etica giornalistica sul Web
L’etica è diventata una delle principali questioni del giornalismo in un momento in
cui l’informazione e la comunicazione rivestono una grande importanza sia per lo
sviluppo della personalità dei cittadini sia per l’evoluzione delle società e della vita
democratica.
L’esercizio del giornalismo comporta diritti e doveri, libertà e responsabilità; i
giornalisti devono capire l’impatto della loro professione sugli individui e sulla società e
trovare il modo migliore per raggiungere i risultati. Libertà di espressione e diritto dei
cittadini di ricevere informazioni vere ed opinioni corrette sono i due princìpi di fondo
che regolano l’attività dei mezzi di comunicazione. Per la vigilanza sul rispetto di tali
princìpi gli stessi giornalisti, editori, rappresentanti del settore si sono uniti e hanno dato
vita ad associazioni con loro codici di condotta
8
.
Eppure il proliferare dei codici e degli statuti deontologici non sembra dare i frutti
attesi per due ragioni: in primo luogo tali codici sono privi dei necessari strumenti
sanzionatori, e in secondo luogo c’è una troppo scarsa coesione nella stessa categoria
dei giornalisti e una continua sovrapposizione con altri sistemi e poteri sociali.
Oggi con lo sviluppo della rete emergono nuovi problemi relativi all’etica, purtroppo
tuttora irrisolti.
8
Molti paesi oggi hanno una loro regolamentazione interna. Per quanto concerne la Gran Bretagna
all’indirizzo: http://members.tripod.com/longman/thesis/main.html possiamo trovare i princìpi adottati dal
sindacato inglese dei giornalisti (NUJ) il 29 giugno 1994. Del luglio del 1993 è, invece, la risoluzione
dell’assemblea n. 1003 relativa all’etica del giornalismo del consiglio d’Europa. Per maggiori dettagli
andare all’indirizzo: www.odg.mi.it
21
I collegamenti ipertestuali per primi generano questi problemi, perché conducono i
lettori da un prodotto all’altro e spesso l’utente si ritrova in luoghi, senza sapere di cosa
si tratta, di come ci è arrivato, ma soprattutto non sa come tornare al punto di partenza.
Di chi sono le responsabilità di tutto ciò? Chi garantisce la qualità dei prodotti e la
credibilità delle fonti? Accuratezza, autenticità, qualità sono tutte questioni che
emergono costantemente dal mondo della rete. Tutti possono costruire un proprio
prodotto e pubblicarlo online; i costi sono modesti e non servono nemmeno grosse
capacità tecniche. Un po’ spinti dal desiderio di “esserci”, un po’ per sfida personale,
sono molti oggi a proporre dei loro siti web in internet. Ma il problema di tutto ciò è che
non esiste più la figura di un intermediario, come nell’editoria libraria, che controlla la
veridicità e la qualità del prodotto, perché i produttori diventano loro stessi editori.
Secondo alcuni critici anche l’accuratezza, in un mondo dominato dalla velocità, non è
più possibile. Ciò a cui si punta, soprattutto nei siti di informazione giornalistica, è di
dare la notizia prima possibile venendo meno agli aspetti qualitativi.
Un altro problema presente anche nel giornalismo tradizionale è quello della legittimità.
Quest’ultimo emerge quando la stampa non si rivolge più ai lettori intesi come cittadini
ma a dei consumatori. E in rete tutto questo è facilmente percepibile perché se
erroneamente l’utente clicca col mouse su una di quelle caselle pubblicitarie (banner) si
trova immediatamente su un altro sito, a cui non è interessato. Oggigiorno il
giornalismo sta lentamente abbandonando il suo ruolo di informare i cittadini e tende a
spostarsi verso ciò che interessa ai lettori. Tutto ciò non può che portare a temi più
popolari tipici dei giornali scandalistici, dove l’accuratezza lascia spazio alla
spettacolarizzazione.