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CAPITOLO I
CARATTERISTICHE DEL GIORNALISMO D’INCHIESTA
1.1 Cos’è un’inchiesta? Tempi, modi e scopi.
[…]Inchiesta: servizio o, più spesso, serie di servizi che
approfondiscono un argomento. Come rivela il termine, mutuato
dal lessico giudiziario, l’inchiesta si propone di andare oltre alle
informazioni provenienti dalle fonti ordinarie e finisce per
somigliare ad una ricerca o, in casi particolari, ad un’indagine.
Per questo l’inchiesta permette di scoprire situazioni
scarsamente conosciute, segnalandole alla pubblica opinione.
L’inchiesta è dunque lo strumento che più si adatta a un
giornalismo attivo, che non si limita a selezionare informazioni
ma sa produrne autonomamente.
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Come nasce un’inchiesta? L’inchiesta può nascere da una notizia,
da una serie di fatti, da una protesta, dalle segnalazioni dei lettori.
Può anche nascere da una supposizione o un’intuizione del giornalista.
In tutti i casi, la “ causa scatenante ” va verificata ed elaborata con
cura dal suo autore alla luce dell’interesse che assumerà presso i
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CARLO DE MARTINO, FABIO BONIFACCI, Dizionario pratico di giornalismo, Mursia, Mi-
lano 1990, pp. 119-120.
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lettori. Infatti, come afferma Umberto Eco, redigere un testo vuol dire
attuare una strategia nella quale sono incluse le previsioni delle mosse
altrui. È il genere in cui il giornalista ha più autonomia e gestione, è
quindi una forma nobile del giornalismo. L’autore sceglie gli
argomenti, la loro suddivisione, il taglio da dare, il tipo di scrittura,
tenendo però presente che sua prerogativa è collegare notizie e
commenti, fatti e interpretazione dei fatti.
L’inchiesta è un lavoro giornalistico molto diverso da quello
dell’informazione quotidiana. “Scava più a fondo”. È un lavoro meno
immediato e più approfondito; richiede più tempo, più fatica.
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In realtà, però, non esiste una netta linea di confine tra la cronaca e
l’inchiesta, anzi, sembra che non si possa prendere pienamente
coscienza del valore dell’inchiesta se non si accosta alla cronaca.
Ciò accade perché in Italia non c’è una tradizione dell’inchiesta
codificata. Nessuno ne ha mai scritte le regole.
Il giornalismo italiano riduce le proprie pratiche e competenze a un
repertorio ristretto e standardizzato (pochi schemi e poche formule
narrative). La differenza fondamentale tra cronaca e inchiesta sembra
allora risiedere proprio nel fatto che quest’ultima, meno frequente e
quindi meno standardizzata, dovrebbe avere maggiore libertà
nell’adozione di stereotipi e di schemi (nonostante nasca dallo stesso
terreno della cronaca e cresca con gli stessi strumenti).
È questo il punto: l’inchiesta non si contrappone totalmente alla
cronaca quotidiana e alle sue pratiche consuete; cerca solo di
proseguirne il lavoro e allo stesso tempo di non soffrirne i limiti.
Sia chiaro: non esiste un giornalismo prettamente di routine, né uno
prettamente d’approfondimento.
Si può immaginare una linea continua ai cui estremi si trovi il
giornalismo del “tutto ciò che è accaduto ieri”, che si limita a
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CFR. GIAMPAOLO PANSA, 1985a: 403 in ANGELO AGOSTINI, Dentro la notizia, Angeli,
Milano 1988, p.15.
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registrare la notizia quotidiana, e il giornalismo del “tutto ciò che va
oltre” che presenta un tema ai lettori contestualizzandolo,
analizzandolo e problematizzandolo.
Insomma, l’inchiesta appare come una camera di compensazione.
Arriva dove la cronaca non può arrivare: dentro l’evento e dentro la
notizia. Scopo dell’inchiesta è appunto andare oltre il “fatto
quotidiano”. E per farlo ha bisogno di tempi e spazi diversi.
Il “di più” dell’inchiesta è qualcosa che ogni testata vuole offrire in
esclusiva al proprio lettore per qualificare e differenziare il proprio
prodotto editoriale. È per questo motivo che le è concesso uno spazio
maggiore. È lentezza, riflessione, ponderazione. Prevede un lungo
processo elaborativo. Innanzitutto studio, preparazione, accumulo di
dati e materiali; in seguito verifica, correzione, aggiornamenti.
Per fare un’inchiesta degna di essere chiamata tale ci vuole molto
tempo. Settimane o mesi. L’équipe di giornalisti (è comunemente un
gruppo di lavoro a seguirla) nel compiere questo lavoro di ricerca e
scavo deve essere perfettamente organizzata, per perdere il minor
tempo possibile.
L’inchiesta richiede molto lavoro. Richiede: a) di capire bene il
problema su cui bisogna indagare; b) leggere, prima di partire,
una grossa mole di documentazione, per lo meno rendersi conto
di quello che è stato scritto su quella materia; c) bisogna parlare
con molte fonti; d) bisogna confrontare tutto il materiale; e)
bisogna disseppellire lentamente, se non la verità, per lo meno
un pezzo di verità sul tema che ci è stato affidato. Pochi
giornalisti italiani sono disposti oggi a caricarsi sulle spalle
questo impegno di lavoro.
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GIAMPAOLO PANSA, 1985a: 406 in ANGELO AGOSTINI, Dentro la notizia, Angeli, Milano
1988, p.33.
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Quando si avvia un’inchiesta, la prima scelta che si fa è di tipo
editoriale: considerare il target di lettori e lo stile della testata.
In seguito ci sono le scelte da fare nell’ambito delle risorse umane: chi
la condurrà? Chi collaborerà? Infine quelle tematiche e mediatiche:
focalizzare gli obiettivi da raggiungere e stabilire i canali con i quali
condurli. Per iniziare occorre una precisa documentazione:
pubblicazioni, bilanci, testi, statistiche, letture. Molto importanti sono
i rapporti con le fonti che possono essere abituali o occasionali.
Bisogna stabilirne la natura: rapporti personali o di gruppo?
Il rapporto personale può instaurarsi tramite conversazione, intervista,
questionario, telefono; quello di gruppo con gli stessi strumenti, ma si
predilige l’intervista. Del gruppo, nel caso si tratti di autorità politiche,
faranno parte sia i membri dell’opposizione sia quelli della
maggioranza. Deve realizzarsi un confronto, devono emergere i
diversi punti di vista. È fondamentale, infatti, che il conduttore
dell’inchiesta si spogli di ogni pregiudizio e metta da parte le proprie
opinioni per fare spazio a quelle altrui.
Una volta trovato, tutto il materiale è raccolto in appositi “faldoni”,
messi a disposizione del giornale, che contengono anche il resoconto
di tutte le interviste fatte. Non tutto servirà: operazione indispensabile
è quella di selezione, che anticipa quelle finali di articolazione e
identificazione definitiva. La stesura dell’inchiesta, spesso pubblicata
a puntate, è l’ultima tappa di questo lungo percorso e quella meno
difficoltosa.
L’inchiesta deve rispondere anche a scopi economici e commerciali.
Quanto conviene avviare un’inchiesta? È un investimento costoso:
costano i mezzi di trasporto, gli alloggi, il soggiorno, a volte anche le
fonti. E in periodi di perenne crisi i costi vanno tagliati o per lo meno
contenuti. Così accade molto spesso che i giornali pubblichino, sotto
“etichetta” d’inchiesta, materiale di carattere compilativo che in realtà
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non ha niente a che vedere con essa. L’inchiesta è, o dovrebbe essere,
un’indagine vera e propria che rispetti tutti i procedimenti e le fasi
finora riportati.
1.2 Campi di definizione: i tre tipi d’inchiesta.
Non tutte le inchieste sono uguali, non tutte affrontano gli stessi
temi, né si prefiggono gli stessi obiettivi. Ma questi elementi, per
quanto importanti, non bastano per fare una classificazione.
È stato riconosciuto che le altre differenze possano dipendere dai modi
giornalistici di condurre le indagini e di proporne i risultati.
Da come “è presentata” un’inchiesta. Scrivere un’inchiesta in prima
persona, basandola sulle proprie impressioni e orientamenti, è
ovviamente diverso dallo scrivere un’inchiesta fatta di soli dati,
confronti, analisi. È ovvio che queste due si presenteranno al lettore
con stili e finalità differenti.
Il taglio della notizia, in generale, è diretta conseguenza dei fini che il
giornalista e il giornale si propongono nella fase di selezione e
raccolta delle informazioni. Inoltre lo stile adottato, presentando il
messaggio in una certa chiave, riesce a persuadere il lettore e lo
indirizza verso una certa interpretazione dei fatti.
È stata fatta una classificazione dei tipi d’inchiesta analizzando alcune
costanti e alcuni caratteri del lavoro:
È possibile distinguere almeno tre tipi di inchiesta:a) quella
investigativa, che mira all’accertamento di fatti controversi o
poco chiari e che, quando rispetti i diritti della persona e non
ceda ai facili sensazionalismi, è la punta di diamante di un
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giornalismo inteso come ‘cane da guardia’della società; b)
l’inchiesta documentaria, che mira a diffondere informazioni già
esistenti ma poco conosciute perché racchiuse in testi o ambienti
specialistici o comunque non illuminati dai riflettori dei mass-
media; c) l’inchiesta interpretativa che, affrontando fatti noti, si
propone di spiegarne le cause e l’evoluzione, spesso utilizzando
il parere di esperti.
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È una classificazione convenzionale: nessuno segue questo o quel
modello anzi, nella maggior parte dei casi,molte caratteristiche dei tre
tipi confluiscono nella stessa indagine.
L’inchiesta investigativa punta al chiarimento di vicende controverse,
veri e propri misteri per l’opinione pubblica. Fanno parte di questo
tipo le inchieste su scandali politici, casi giudiziari, illeciti sportivi,
guerre economiche. Siamo sempre in presenza di un fatto preciso e
concreto. L’intento è l’accertamento dei fatti e rispondere a domande
del tipo come sono andate le cose? Che cosa è accaduto? La funzione
è di verifica e controllo e il giornalista veste i panni di un detective
che indagando, osservando e infierendo coinvolge il lettore nel suo
“giallo poliziesco”.
L’inchiesta documentaria e quella interpretativa fanno parte della più
grande categoria dell’inchiesta conoscitiva che indaga i fenomeni
sociali, i cambiamenti economici, i modelli culturali.
Vi sono delle differenze tra le due. La prima punta a fare un resoconto
oggettivo della realtà esaminata e a rispondere a domande del tipo
come stanno le cose? Che cosa sta accadendo? Registra e mette in
risalto i dati elencandone le loro connessioni. Vuole appunto
documentare una realtà poco chiara o sconosciuta. O presentare
avventure esotiche.
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CARLO DE MARTINO, FABIO BONIFACCI, Dizionario pratico di giornalismo, Mursia, Mi-
lano 1990, p. 120.