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RIASSUNTO
Il gallo cedrone (Tetrao urogallus, L.) rappresenta, nell’ambito della fauna alpina, un
elemento di indiscutibile importanza naturalistica, oltre che di notevole interesse storico,
etico e sociale, e come tale deve essere difeso, protetto e conservato. Nasce da qui la
necessità e l’intento di tutela e miglioramento dell’ambiente al fine di proteggere la specie.
Il presente studio si inserisce nel Progetto Galliformi avviato nel 2007 dal Parco Naturale
Adamello Brenta in Trentino, con la partecipazione del Servizio Fauna e Foreste della
Provincia Autonoma di Trento. Esso prevede la caratterizzazione ambientale degli habitat in
cui il gallo cedrone è stanziale con buone densità di popolazione e il loro raffronto con le
aree in cui la specie era presente storicamente ma che ora non frequenta più. A tale scopo
sono stati effettuati dei censimenti al canto in periodo riproduttivo per verificare l’attività o
meno nelle arene segnalate all’interno del territorio del Parco: ciò ha permesso una
discriminazione dei parametri ambientali (copertura, area basimetrica, componente erbacea
etc.) raccolti durante i rilievi estivi tra punti di canto attivi e non più attivi. Una
discriminazione in tal senso è stata effettuata anche tra il punto di canto effettivo e l’habitat
circostante utilizzato dal tetraonide durante la maggior parte dell’anno. Tali accostamenti si
prefiggono di offrire spunti interessanti per una corretta gestione selvicolturale e ambientale
degli habitat potenzialmente utilizzabili dal tetraonide.
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ABSTRACT
Within the alpine typical wildlife, the capercaillie (Tetrao urogallus, L.) represents an
element of unquestionable naturalistic value, but also of notable historical, ethical and social
interest which has to be protected and preserved. Here starts the need and will to defend
and improve the environment in order to safeguard the species.
The present study is a consequence of Progetto Galliformi (Grouse Project), promoted in
2007 by Adamello Brenta Nature Park ‐ Trentino together with Forest and Wildlife Service –
Trento Province. It is focused on the characterization of the environmental parameters of
the habitats in which the capercaillie is present with good densities of population and the
consequent comparison of such features with those of areas of historical presence, which
are not frequented by the species anymore.
To such purpose, census were conducted during the reproductive period in order to verify
the possible activity in the leks known within the Park boundaries: this permitted a
discrimination among active and non active leks related to the environmental parameters
(canopy, base tree area, etc.) which were collected during summer field surveys. Such a
discrimination was conducted also comparing leks with the surrounding habitat used by the
capercaillie during the year.
The hope is that present analysis can offer interesting hints for an efficient management,
both from an environmental and from a forestry point of view, of capercaillie’s potential
habitat.
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1. INTRODUZIONE
Il gallo cedrone (Tetrao urogallus L.) è il più grande dei tetraonidi che popolano i boschi del
Trentino e la sua consistenza di popolazione è in forte declino da alcuni decenni. Avendo
preferenze ambientali precise e strettamente definite (Storch, 2001) e home range
piuttosto ampi, è particolarmente sensibile alle modificazioni degli habitat e del paesaggio
montano. È una specie sedentaria e nidificante, considerata come indicatrice delle foreste di
conifere naturalmente rade, con elevate proporzioni di popolamenti vecchi e aperti: inoltre,
preferisce habitat ricchi di ericaceae, in particolare di mirtillo (Vaccinium myrtillus – Storch,
1993). Nidifica tra i 1000 ed i 1900 m di quota con preferenza per la fascia 1300‐1600 m. Per
quanto concerne le principali minacce alla conservazione, va sottolineato come un discreto
numero di fattori sia stato indicato come significativo nel contribuire al recente declino
numerico della specie: tra questi si possono citare una progressiva perdita, degradazione e
frammentazione dell’habitat favorevole, l’eccessivo disturbo antropico, un possibile
aumento della predazione da parte di carnivori e rapaci, i cambiamenti climatici (Marti &
Picozzi, 1997, Moss et al. 2001) ed il prelievo venatorio legale (in Trentino fino al 1989) ed
illegale. Molto probabilmente tali cause agiscono contemporaneamente e hanno un diverso
peso relativo in aree differenti. In termini generali però, le pratiche selvicolturali e
l’innalzamento della temperatura globale rappresentano i fattori di maggiore importanza
nell’influenzare la dinamica di popolazione di questo tetraonide.
Il Parco Naturale Adamello Brenta, sulla base delle indicazioni contenute nella Revisione del
proprio Piano Faunistico, ha intrapreso dal 2007 una ricerca pluriennale sui galliformi, la cui
prima fase ha riguardato proprio il gallo cedrone. Il presente studio, che da essa scaturisce,
ha lo scopo di elaborare una caratterizzazione ambientale degli habitat in cui il galliforme è
presente con buone densità di popolazione, comparandola a quella relativa alle aree in cui la
specie era presente storicamente ma che ora non frequenta più. Tale confronto si prefigge di
offrire spunti interessanti per una corretta gestione selvicolturale mirata alla tutela di questo
tetraonide, attraverso la salvaguardia degli habitat da questo potenzialmente utilizzabili.
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2. FINALITÀ DELLO STUDIO
Poco si sa attualmente su come la modificazione di alcuni fattori ambientali (in senso lato),
per causa umana e non, influenzi le dinamiche di popolazione del gallo cedrone. Si avverte
dunque l’importanza di studi volti a chiarire maggiormente in che modo le condizioni di vita
del tetraonide vengano modificate (in peggio, visti i trend di consistenza della specie negli
ultimi decenni) da fattori quali il cambiamento dell’habitat e il riscaldamento globale.
Lo scopo del presente lavoro è quindi quello di confrontare, sotto il profilo della struttura
arborea (copertura, diametri, area basimetrica etc.) e della composizione erbacea ed
arbustiva, aree attualmente utilizzate dal gallo, con altre frequentate in passato ma non più
attualmente. Inoltre si cercherà di accertare se, come ipotizzato da molti, a causa del
riscaldamento globale il cedrone si stia alzando di quota alla ricerca di condizioni climatiche
più favorevoli. In caso di risposta positiva, potranno essere fatte delle ipotesi di gestione
selvicolturale e ambientale per le aree di nuovo e futuro insediamento, anche basandosi sui
dati forestali raccolti durante la fase di campo.
2.1. AREA DI STUDIO: IL PARCO NATURALE ADAMELLO BRENTA
Il Parco Naturale Adamello Brenta è istituito nel 1967: assieme al Parco Naturale Paneveggio
Pale di San Martino la Provincia Autonoma di Trento lo include nel primo Piano Urbanistico
Provinciale (PUP). Nascono così i primi due parchi naturali d'Italia, anche se bisogna
attendere ancora un ventennio prima che il Parco diventi operativo. Durante questa fase la
gestione del Parco rimane a capo alla Provincia che, attraverso il Servizio Parchi, attua per
anni una politica di blanda valorizzazione naturalistica. Tuttavia i criteri del vincolo
urbanistico salvaguardano il territorio dalle discutibili speculazioni edilizie che interessano
tutto il territorio provinciale. Nel 1987 il nuovo PUP amplia in modo significativo i confini
dell'area protetta, portando dai 504 km² iniziali, a 618 km². L'anno successivo viene
promulgata la Legge provinciale 6 maggio 1988 n° 18, riguardante l'ordinamento dei parchi
naturali, che anticipa i criteri sanciti dalla successiva Legge quadro nazionale 394/91.
Vengono così definite le finalità dei parchi naturali trentini come “la tutela delle
caratteristiche naturali e ambientali, la promozione dello studio scientifico e l'uso sociale dei
beni ambientali” stabilendo l'organizzazione amministrativa e le linee generali di gestione
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dell'area protetta. Ma è solo nel 1999 che, grazie al Piano del Parco, viene accolto a livello
sociale, consentendo in questo modo di sviluppare le proprie finalità. Con la nuova revisione
del Piano urbanistico provinciale avvenuta nel 2003, sono stati nuovamente ampliati i confini
portandoli ad una superficie attuale di 620,52 km².
La vita del Parco evolve continuamente, ottenendo nel 2006 la certificazione Emas e
l'adesione alla Carta Europea del turismo sostenibile e diventando il primo Parco certificato
ISO 14001 in Europa. Il più importante progetto promosso dal Parco Naturale Adamello
Brenta è stato, probabilmente, la reintroduzione dell'orso bruno. Constatata nel 1996 la
presenza di soli 3 orsi, e classificata quella orsina come “popolazione biologicamente
estinta”, è nato un progetto denominato “Life Ursus” finalizzato a ricostruire un nucleo vitale
di orso bruno nelle Alpi Centrali. Il progetto, finanziato in parte dall'Unione Europea, è stato
attuato in stretta collaborazione con la Provincia Autonoma di Trento e l'Istituto Nazionale
per la Fauna Selvatica (oggi ISPRA) e con la collaborazione dell'Associazione Cacciatori della
Provincia di Trento, oltre che di numerosi altri enti ed associazioni. L'area interessata dal
progetto è quella delle Alpi Centrali e comprende le provincie di Trento, Brescia, Sondrio,
Bolzano e Verona. Dopo un'attenta fase di studio e pianificazione, nel 1999 sono iniziati i
rilasci, proseguiti fino al 2002, con l'arrivo del decimo orso. Tutti gli individui, provenienti
dalla Slovenia, sono stati muniti di radio‐collare permettendo ad uno staff tecnico di seguire
gli spostamenti degli animali, fino all'esaurimento delle batterie, e constatando nel 2002 le
prime nascite, segno del successo del progetto. Nel 2003 è stato sperimentato il
monitoraggio genetico sulla neopopolazione che, unitamente alle ricerche scientifiche
associate al “Life Ursus”, ha permesso di valutare il graduale adattamento degli orsi al nuovo
ambiente e di acquisire importanti informazioni sulla biologia della specie, sul suo
comportamento e sulle sue abitudini. Attualmente, nelle Alpi centrali, si stima presente un
nucleo di circa 30 esemplari, la maggior parte dei quali frequenta, almeno in certe fasi del
ciclo vitale, le Dolomiti di Brenta.
Numerosi sono gli altri aspetti faunistici che caratterizzano l'area protetta, in modo
particolare si riscontra la presenza di molte specie animali caratteristiche dell'Arco Alpino,
tra le quali ha fatto la sua recente comparsa una lince (Lynx lynx) proveniente dalla vicina
Svizzera. L’esemplare, un maschio di cinque anni, è munito di un radiocollare GPS che
permette di controllarne gli spostamenti: fino ad ora ha frequentato la parte meridionale e
orientale delle Dolomiti di Brenta. Presenza ancora sporadica è anche quella del lupo (Canis
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lupus), le cui tracce del passaggio nel territorio del Parco (prima segnalazione certa di
un’esemplare in vita dopo oltre 150 anni) sono state ritrovate proprio nel corso di uno dei
sopralluoghi preliminari sulle arene del gallo cedrone effettuati lo scorso inverno. La pista
(fig.1) e le tracce di urina, che raccolte e
successivamente analizzate hanno dato
la certezza che si trattasse di un giovane
esemplare di lupo, sono state rinvenute
in località “Doss de la quarta” nella bassa
Val di Non.
Ben presenti sono invece gli altri
carnivori come la volpe (Vulpes vulpes), il
tasso (Meles meles), la faina (Martes
foina), la martora (Martes martes),
l'ermellino (Mustela erminea) e la
donnola (Mustela nivalis). Di gran lunga più numerosi sono gli ungulati, con un'imponente
presenza del camoscio (Rupicapra rupicapra), del cervo (Cervus elaphus), e del capriolo
(Capreolus capreolus). Per lo stambecco (Capra ibex) è stato promosso un progetto di
reintroduzione che ha riportato la specie a ripopolare le zone di origine con un discreto
risultato. In numero esiguo è il muflone (Ovis musimon), specie alloctona introdotta a partire
dagli anni '70 del secolo scorso. Ricca e interessante è la presenza di roditori, come lo
scoiattolo (Sciurus vulgaris) e la marmotta (Marmota marmota), e di lagomorfi, come la
lepre comune (Lepus europaeus) e la lepre bianca (Lepus timidus). L'avifauna conta
numerose specie tipiche dell'ambiente alpino con i galliformi rappresentati, oltre che dal
gallo cedrone, dalla pernice bianca (Lagopus mutus), dal gallo forcello (Tetrao tetrix) dal
francolino di monte (Bonasa bonasia) e dalla coturnice (Alectoris graeca). I rapaci diurni
sono rappresentati dall'aquila reale (Aquila chrysaetos), la poiana (Buteo buteo), l'astore
(Accipiter gentilis), lo sparviere (Accipiter nisus), il falco pecchiaiolo (Pernis apivorus), il falco
pellegrino (Falco peregrinus) e il gheppio (Falco tinnunculus). Presenti inoltre tutte le specie
di picidi alpini e dalla metà degli anni ’90 il gipeto (Gypaetus barbatus), anche se solo
occasionale. Tra i rapaci notturni si possono citare l'allocco (Strix aluco), il gufo comune (Asio
otus), la civetta nana (Glaucidium passerinum), la civetta capogrosso (Aeglolius funereus).
Rappresentanti dell'erpetofauna sono tra gli anfibi, il tritone alpestre (Triturus alpestris), la
Figura 1: tracce di lupo rinvenute durante uno dei sopralluoghi
sulle arene. Foto Armanini M.
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salamandra pezzata (Salamandra atra), e la rana di montagna (Rana temporaria); tra i rettili,
la lucertola vivipara (Lacerta vivipara), l'aspide (Vipera aspis) e il marasso (Vipera berus).
L'ittiofauna è quella tipica delle acque fredde dei laghi e dei corsi d'acqua alpini: sono
dunque presenti il salmerino alpino (Salvelinus alpinus), la trota marmorata (Salmo [trutta]
marmoratus) e la trota fario (Salmo [trutta] trutta).
Figura 2: cartina del Parco Naturale Adamello Brenta con la sua localizzazione nel territorio nazionale e provinciale