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INTRODUZIONE
Se tu hai una mela e io ho una mela e ce le scambiamo,
abbiamo sempre una mela per uno.
Ma se tu hai un’idea e io ho un’idea e ce le scambiamo,
allora abbiamo entrambi due idee.
J. B. Shaw
Si legge nel sito Governativo del Dipartimento per le Politiche Europee
1
, che l'Unione
Europea mira ad uscire dalla crisi e a sviluppare l'economia per il prossimo decennio
attraverso la strategia “Europa 2020”. Tre priorità chiave e cinque ambiziosi obiettivi
per rilanciare il sistema economico e promuovere una crescita "intelligente, sostenibile
e solidale". Una sfida che si giocherà anche nelle misure economiche di bilanciamento
all’invecchiamento della popolazione e nell’assorbimento nel mercato del lavoro delle
nuove generazioni. Ciò viene sottolineato sempre più dagli esperti del settore, sulla base
di dati e rapporti che vedremo illustrati in questo lavoro.
Oltre alle sfide che da sempre intere generazioni di giovani hanno dovuto affrontare al
momento di affacciarsi al mondo degli adulti, questa generazione in particolare dovrà
farsi carico della responsabilità di una popolazione sempre più vecchia. Il futuro
immediato dell’Europa sembra dipendere quindi, secondo una lettura dei dati Eurostat,
da 94 milioni di europei di età compresa tra 15 e 29 anni. È quindi motivo di
preoccupazione il fatto che questi giovani siano stati così gravemente colpiti dalla crisi
economica: nel 2011 i giovani occupati erano soltanto il 34%, la percentuale più bassa
mai registrata dall’Eurostat.
Anche le cifre sulla disoccupazione confermano che il mercato del lavoro è sempre
meno accessibile per le giovani generazioni: dall’inizio della recessione, la
disoccupazione giovanile è infatti cresciuta di 1,5 milioni, raggiungendo quota 5,5
milioni (21%) nel 2011.
1
http://www.politicheeuropee.it/attivita/18503/europa-2020.
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Per evidenziare maggiormente il fenomeno, i responsabili politici dell’Unione europea
stanno facendo sempre più ampio ricorso al concetto di NEET: “not in employment,
education or training”.
Il concetto fa riferimento ai giovani tra 15 e 29 anni che non hanno un’occupazione,
non seguono alcun tipo di formazione o non sono classificati come studenti. Si tratta
quindi di una misura del distacco dal mercato del lavoro e, vedremo, dalla società in
generale.
Il presente lavoro analizza la situazione dei giovani NEET in Europa e in Italia.
Saranno presi in esame i fattori caratterizzanti l’appartenenza al gruppo NEET, i costi
economici e sociali dei NEET, gli interventi che l’UE e i vari Governi hanno
predisposto per arginare il fenomeno.
Nel primo capitolo sarà illustrato il fenomeno a partire dalla distinzione tra giovani
disoccupati e occupati, affiancando agli indicatori classici il nuovo indicatore NEET
costruito per mettere maggiormente in evidenza l’eterogenea composizione dei giovani
non occupati tra i 15 e 29 anni. Attraverso la mappatura del territorio dell’UE si
individueranno gli Stati membri a più alta concentrazione di NEET, riportando l’analisi
di 4 diversi cluster raggruppanti i Paesi con caratteristiche simili di NEET, secondo le
variabili: istruzione, genere, politiche di “flexicurity” attuate, sistemi di istruzione e
formazione, mettendo in rilievo il diverso significato dei termini: scoraggiati, inattivi,
disoccupati.
Nel secondo capitolo si traccerà un profilo-tipo nel NEET italiano, confrontandone le
caratteristiche con le tipologie rilevate nei diversi stati dell’UE. Si evidenzieranno le
similarità e le caratteristiche prettamente nazionali, indagando inoltre le possibili cause
culturali, sociali e congiunturali. L’analisi interna definirà le aree a maggior
concentrazione di NEET, sia a livello regionale che provinciale, confermando la
distinzione Nord/Sud e le variabili discriminanti sesso ed istruzione. Si distinguerà tra
giovani inattivi e scoraggiati, disimpegnati e disaffezionati in relazione anche al
mercato del lavoro e alla transizione dal mondo della formazione.
Nel terzo capitolo saranno esposte alcune ricerche europee che hanno tentato di definire
i costi economici e sociali dei NEET. Impresa non semplice perché molte variabili
consistono in costi indiretti e non hanno un corrispondente valore monetario. Si tenterà
di delineare anche una stima dei costi in relazione al Pil dei Paesi dell’UE.
La trattazione metterà in luce anche un profilo di NEET “per scelta”, rivelando come
parte delle nuove generazioni siano, volontariamente o per calcolo, “a carico” delle
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fasce adulte e come si siano creati, in maniera differenziata all’interno del Paese, forme
di “Welfare sommerso” che incidono sulla creazione del capitale sociale e sulla fiducia
verso le Istituzioni
2
.
Nel quarto capitolo, infine, si illustreranno le modalità attraverso cui i responsabili
politici degli Paesi membri, con particolare riguardo per l’Italia, stiano cercando di
intervenire per attivare politiche che aiutino effettivamente i giovani a superare lo stato
di NEET e farsi strada nel mercato del lavoro o ad inserirsi maggiormente nella società.
2
Ferrara A., Fregujaz C., Gargiuolo L., (2011) La difficile condizione dei giovani in Italia: formazione
del capitale umano e transizione alla vita adulta, Decima conferenza nazionale, Istat, Roma.
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CAPITOLO 1
GENERAZIONE NEET: GLI ORFANI DI FUTURO
Premessa
Gli indicatori tradizionali di partecipazione al mercato del lavoro forniscono una
rilevanza limitata alla composizione della popolazione più giovane, quindi ricercatori,
autorità nazionali e le organizzazioni internazionali stanno sempre più utilizzando il
concetto di NEET per descrivere e analizzare la vulnerabilità dei giovani nel mercato
del lavoro. Il termine, originario della Gran Bretagna, è oggi utilizzato a livello di UE
per descrivere i giovani di età compresa tra 15-24 o 29 anni che sono disoccupati o
inattivi, secondo la definizione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, e che
non continuano gli studi o la formazione.
I NEET presentano situazioni eterogenee
3
. Le caratteristiche comuni e le vulnerabilità
di questo gruppo possono rivelarsi problematiche, soprattutto perchè non sviluppano
capitale umano attraverso i canali formali e hanno maggiori probabilità di accumulare
svantaggio e di avere scarsa possibilità di partecipazione al mercato del lavoro.
Ciò ha portato i NEET al centro del dibattito politico europeo. Anche attraverso
l'agenda Europa 2020
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, i governi e le parti sociali dovrebbero attuare gli obiettivi
generali prefissati per la riduzione del tasso di NEET con politiche mirate secondo i
diversi sottogruppi rilevati dalle analisi.
In media, il tasso di NEET tra le donne è più alto di quello maschile, e i giovani con
basso livello di istruzione sono sovrarappresentati nella categoria. La maggior parte di
loro non hanno mai lavorato. Circa la metà sono registrati come disoccupati e la metà di
questi sono inattivi.
Tra coloro che sono inattivi, il 63% dichiarano di essere disponibili a lavorare ma non
in cerca di un posto di lavoro a causa di indisponibilità personale o perché ritengono
che non ci siano posti di lavoro disponibili per loro. Alti livelli di lavoratori scoraggiati
si concentrano in alcuni Stati membri.
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I dati provengono dal database di Eurostat: http://epp.eurostat.ec.europa.eu/.
4
http://ec.europa.eu/europe2020/index_it.htm.
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Se ampliamo il concetto di NEET per includere il gruppo di età fino ai 29 anni, aumenta
l'eterogeneità e si possono distinguere quattro gruppi di analisi.
Caratteristiche del primo gruppo (Austria, Danimarca, Finlandia, Germania,
Lussemburgo, Paesi Bassi, Svezia e Regno Unito): bassi tassi di NEET con una quota
elevata di lavoratori inattivi. Molti NEET hanno esperienza di lavoro e sono spesso
poco qualificati. Ci sono alcuni lavoratori scoraggiati in questi Paesi.
Il secondo gruppo (Bulgaria, Grecia, Ungheria, Italia, Romania, Polonia e Slovacchia)
mostra alti tassi NEET, con un’alta percentuale di NEET femminile e sono per lo più
inattivi e senza esperienza di lavoro. Una ampia quota è altamente istruita e molti sono
scoraggiati.
Il terzo gruppo (Estonia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Portogallo e Spagna) comprende i
Paesi che sono stati più colpiti dalla crisi. Hanno alti tassi NEET e la maggioranza sono
di sesso maschile. Sono per lo più disoccupati, ma spesso hanno precedente esperienza
di lavoro, quindi con un alto livello di abilità. Alta la quota di lavoratori scoraggiati.
Infine, il quarto gruppo (Belgio, Cipro, Repubblica Ceca, Francia e Slovenia) è
piuttosto eterogeneo. La maggior parte dei NEET sono registrati come disoccupati e
hanno precedenti esperienze di lavoro. Ci sono alcuni lavoratori scoraggiati e i NEET
hanno, in genere, un livello di abilità media.
Per i responsabili politici e le parti sociali, è fondamentale conoscere e capire perché
alcuni giovani potrebbero rientrare nella categoria NEET a causa di fattori sociali,
economici e personali.
Essere NEET non è solo uno spreco dei talenti dei giovani, ma costituisce anche una
sfida per la società e l'economia.
1.1. Mappatura della giovinezza nell’Unione Europea
“I giovani non son più quelli di una volta”: è un’espressione ricorrente ripetuta dalle
generazioni più “mature” ma mai come ora rispecchia anche una reale situazione
quantitativa. Se guardiamo all’Europa, l’evoluzione della fascia 15-29 anni dal 1985 ad
oggi è rappresentata nelle Figure 1, 2, 3: solo tra il 2000 e il 2010 si è registrato un
decremento di più di 4 milioni di giovani, non ugualmente distribuiti.
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Figura 1: Percentuale di giovani sulla popolazione totale, media dell'UE-27, per età,
1985-2010
Fonte: Eurostat.
Figura 2: Variazioni della fascia 15-29 anni tra il 2000 e il 2010
Fonte: Eurostat.
E come si distribuivano i 94 milioni di giovani europei in fasce di età nel 2011 sul totale
della popolazione?
Uguale o maggiore del 20%
Tra il 10% e il 19%
Tra lo 0% e il 9%
Tra -10% e 0%
Uguale o maggiore di -20%
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Figura 3: Indicatore giovani UE: % di giovani sulla popolazione totale, per età, 2011
Fonte: Eurostat.
Il range dei giovani sul totale della popolazione varia dal 15% in Italia ad oltre il 23% a
Cipro e il 22% in Polonia e in Slovacchia. Spicca la Turchia, dove i giovani di età
compresa tra 15 e 29 anni rappresentano più di un quarto della popolazione totale.
Che effetto fa scoprirsi i meno giovani dell’EU?
Non sarebbe gravissimo se questi “pochi” giovani partecipassero tutti attivamente al
mercato del lavoro. Ma, come illustrato dalla Figura 4, vediamo il tasso di occupazione
giovanile nei Paesi dell’UE: in diversi Paesi, come il Belgio, Lituania, Portogallo e
Slovenia, il rinvio della transizione dalla scuola al lavoro è chiara. I tassi di attività sono
molto elevati per l'età da 25 a 29 anni, mentre per i 20 - 24 anni i tassi di età sono
inferiori alla media dell'UE. Tuttavia, in molti altri Paesi, tra cui Danimarca e Paesi
Bassi, i tassi di attività osservata nei tre gruppi di età (da 15 a 19, da 20 a 24 e da 25 a
29) sono i più alti, molto al di sopra della media UE.
In questi Paesi, la maggioranza dei giovani combinano studio e lavoro sia come
tirocinanti che come apprendisti nel quadro di un sistema duale di istruzione, o come
studenti- lavoratori nell'istruzione terziaria.
Ci sono però anche giovani che abbandonano l'istruzione o la formazione e non sono in
grado di accedere al mercato del lavoro.
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Figura 4: Tassi di attività dei giovani (di età compresa tra 15-19, 20-24 e 25-29 anni), per Paese, 2011
Fonte: Eurostat.