6
Allo stesso tempo non verranno tralasciate l’analisi e la valutazione del
lavoro fin qui svolto dalle istituzioni locali, al fine di individuare nuovi approcci
operativi che agiscano da stimolo e si inseriscano, in modo corretto, in un
percorso di sviluppo consapevolmente mirato ad una organizzazione più efficace
ed efficiente dei servizi della macchina amministrativa rivolti all’utenza.
Partendo dalla meritoria opera svolta dal Centro Internazionale di Studi
Gioachimiti, la struttura che per eccellenza ha approfondito ed esposto, tramite
iniziative e convegni di portata internazionale, tutto il pensiero dell’Abate di
Corazzo e di Fiore, navigando in lungo e in largo tra le illustre fonti, sollecitando
un’attenta riflessione dei suoi scritti nella trattazione di autorevoli lavori;
continuando con la trattazione delle esperienze lontane e recenti dei diversi luoghi
interessati dalla presenza gioacchimita per un confronto tra l’efficacia e le carenze
di progettualità e metodo nelle diverse realtà, si cercherà di evidenziare il rapporto
della figura dell’Abate con la Chiesa di Roma e come essa ne abbia considerato
tutto il suo operato e, in sintesi, si tenterà di valutare l’influenza delle meditazioni
gioachimite all’interno di alcune teorie o movimenti ereticali.
Infine sarà interessante affrontare più nello specifico le possibilità di
intervento attuabili a medio e lungo termine, per perseguire quello che vuol essere
lo scopo del lavoro di tesi: contribuire, seppur in una dimensione ridotta, a
proporre uno scenario nuovo, di più ampio respiro, che possa determinare una
crescita sia in termini culturali che di immagine del territorio. Una reazione a
catena che attivi delle ricadute sia dal punto di vista culturale che economico per
l’intera comunità e, che pertanto solleciti ad una maggiore cooperazione tra tutte
le componenti e le risorse del luogo, costituite, come si evidenzierà, per la
maggior parte da un enorme capitale umano fatto di giovani competenze e
professionalità portatrici di potenzialità e di idee.
Prendere coscienza delle proprie capacità e della ricchezza insita in ciascun
elemento costitutivo di una totalità, è il primo importante passo da compiere,
perché dà la misura e il senso di quanto e fino a che punto si può osare. Il passo
successivo, è costituito dal coinvolgimento delle pubbliche istituzioni in un
maggiore dialogo con i cittadini; dialogo nel senso di ascolto e lettura dei bisogni
e risposte adeguate alle istanze della comunità. È il caso di sottolineare come
“l’unione fa la forza” in quanto ognuno, per il proprio ruolo e secondo le proprie
competenze e conoscenze, costituisce una ricchezza, e può fornire un apporto
7
positivo al raggiungimento di un fine comune, che può portare benefici per tutti.
Si farà riferimento a tutte le proposte e idee che si ritengano utili alla diffusione e
valorizzazione della figura dell’abate e del suo profetico messaggio, con uno
sguardo costantemente rivolto al territorio e alle sue specificità, studiando i diversi
approcci utilizzati da imprese private locali che hanno adoperato con tecniche e
spunti creativi molto efficaci il “marchio Gioacchino”, diffondendo un po’ del
nostro patrimonio storico-culturale oltre le mura di casa. Infine l’accento sarà
posto sulla eventuale possibilità di un rilancio del luogo che potrebbe avvenire
con l’avvio del processo di beatificazione dell’abate Gioacchino, insieme alla
nascita di un Parco speciale ed esclusivo oppure attraverso un’idea certamente
entusiasmante e per certi aspetti rivoluzionaria scaturita dal IV Laboratorio
Internazionale d’Architettura. Questi due temi conclusivi del lavoro,
introdurranno la proposta di una struttura dedicata e specializzata in marketing
territoriale per promuovere nel mondo l’immagine del insigne teologo, profeta e
mistico e della sua terra.
In tale ottica, il lavoro vuole essere una proposta di riflessione con taglio
operativo, nei confronti dell’Amministrazione Comunale di San Giovanni in
Fiore, e intende fornire un modestissimo contributo per la concreta realizzazione
ed applicazione di un piano di marketing completo e dettagliato che abbia come
fulcro e punto costante di riferimento delle azioni amministrative prossime,
Gioacchino da Fiore.
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1.1 Comunicazione pubblica e politiche di marketing
Negli sviluppi del sistema democratico i poteri pubblici si sono trovati con il
tempo a dover spiegare sia se stessi, sia i propri comportamenti. Da un lato il loro
ruolo, dall’altro i motivi dell’assunzione di determinate decisioni. A determinare
tale trasformazione hanno concorso essenzialmente due fattori: la pressione
sociale e la necessità delle amministrazioni di recuperare credibilità ed
affidabilità. Il primo dei due elementi fa riferimento al principio democratico che
dovrebbe governare nell’azione dei poteri pubblici. Il secondo rinvia, invece, ad
un principio di mercato, perchè riguarda più direttamente la percezione della
collettività sulla qualità dei servizi erogati dalle amministrazioni pubbliche. Si è
venuta via via consolidando la consapevolezza della necessità di modificare –
attraverso riforme che intervenissero in maniera radicale sulle funzioni, sulle
strutture, sui procedimenti – il rapporto tra lo Stato e i cittadini. I poteri pubblici,
insomma, sono chiamati oggi ad intervenire radicalmente attraverso una profonda
riforma del sistema amministrativo in modo da cominciare a colmare la distanza
tra gli enti pubblici e la collettività.1
Nel ricercare una definizione esatta di “comunicazione pubblica”, si è
osservato come spesso essa venga considerata un settore della comunicazione
dotato di un’individualità precisa. Per definire la comunicazione pubblica
dobbiamo necessariamente partire dal concetto globale di comunicazione, inteso
come un’area di trasferimento di informazioni, un atto di condivisione e
partecipazione tra almeno due soggetti, oltre che un modo per dare e ottenere
notizie. Quando si parla di informazione viene spontaneo pensare ai media come
alla sua unica forma di veicolazione. Tuttavia numerose informazioni vengono
altrettanto acquisite e trasmesse negli ambiti di piena socializzazione come la
scuola, il luogo di lavoro, e altri ancora. Quanto ai media, questi sono scelti
dall’utenza e certamente incidono sia sul modo che sulla qualità delle
1
N. Levi (a cura di), Il piano di comunicazione nelle Pubbliche Amministrazioni, Edizioni Scientifiche
Italiane, Roma 2004, pp. 13-15
9
informazioni acquisite. La comunicazione include pertanto il processo
informativo che non può compiersi se emittente (chi produce il messaggio) e
destinatario (chi lo riceve), non condividono alcuna informazione. Si realizza
dunque, uno scambio bidirezionale di informazioni, in cui emittente e ricevente
sono parte attiva dell’azione2.
A questo punto, per limitare l’ambito di analisi è necessario distinguere due
aree fondamentali della comunicazione: la comunicazione di mercato, nella quale
si collocano quelle forme di comunicazione che sono connesse ad interessi socio-
economici, il sistema dei media e la comunicazione di impresa; la comunicazione
pubblica ossia l’area nella quale si inseriscono la comunicazione politica, la
comunicazione istituzionale e la comunicazione sociale.
La comunicazione pubblica si propone di informare i cittadini, le imprese, le
istituzioni no profit per favorire conoscenze utili circa le decisioni assunte dalle
istituzioni pubbliche (o da soggetti privati), sulle opportunità offerte, gli sforzi
operati per il conseguimento di obiettivi supposti generali, altresì per conquistare
il consenso dei cittadini sulla validità delle scelte operate dall’ente.
Le tre tipologie di comunicazione pubblica, (politica, istituzionale e sociale)
spesso di intersecano tra loro e possono essere esercitate da istituzioni pubbliche,
semipubbliche e private. La comunicazione istituzionale costituisce uno dei
terreni su cui si gioca la sfida del cambiamento: proviene principalmente dalle
istituzioni pubbliche ed è finalizzata ad informare e contemporaneamente
raccogliere le richieste dei cittadini e ad indirizzare la pubblica opinione su scelte
esemplari per il bene della comunità e dei singoli. La comunicazione politica
viene promossa da più soggetti e non tutti con l’obiettivo di rivolgersi alla
collettività. In genere proviene da istituzioni ed enti pubblici (Amministrazione
dello Stato, società a partecipazione statale, centri di ricerca, associazioni morali,
università), dai partiti e singoli candidati e da grandi movimenti come ad esempio
i no global o i pacifisti, che sostengono particolari teorie.
La comunicazione sociale tende a sensibilizzare l’opinione pubblica su temi
che riguardano la collettività e su questioni e problematiche che generalmente
necessitano di grandi campagne di comunicazione da parte delle istituzioni, o
inizialmente anche da associazioni e imprese.
2
M. Caligiuri, Comunicazione pubblica, formazione e democrazia, Rubbettino, Soveria Mannelli,
2003, p. 37
10
Quello che qui si intende evidenziare è come la comunicazione pubblica, nel
corso del suo sviluppo, abbia subito notevoli modifiche e come queste abbiano
inciso sulle relazioni nel sistema sociale.
Molti sono i motivi di tali cambiamenti e, sicuramente, i più importanti sono
legati al mutare dei tempi, a nuove realtà sociali, all’aumento e alle trasformazioni
delle esigenze della popolazione, oltre che al nuovo modo d’impostare il rapporto
con i cittadini, non più considerati sudditi, ma utenti di servizi che devono poter
soddisfare una gamma sempre crescente di bisogni. Questo implica superare la
visione del cittadino come cliente/utente, è necessario infatti un ulteriore passo in
avanti: considerare il cittadino come partner della soluzione di un problema e far
vivere, al settore pubblico, le nuove tendenze che stanno maturando nei settori più
avanzati dei servizi di mercato. Diventa quindi necessario aprirsi alla cultura del
marketing relazionale cioè dello sviluppo della partnership con i destinatari
dell’azione pubblica3.
Diventa allora fondamentale una struttura amministrativa pubblica più
efficiente e moderna, interamente rinnovata al fine di cambiare il modo di
concepire il lavoro negli uffici pubblici e l’organizzazione delle loro attività.
Incrementare il rapporto con i cittadini attraverso adeguate azioni di
comunicazione è un’esigenza specifica dell’attuale evoluzione del sistema sociale
e pubblico.
La comunicazione è uno strumento validissimo ai processi di riforma delle
amministrazioni pubbliche: senza di essa, infatti, non si promuove un reale
accesso alle istituzioni e non si assicura l’efficacia dei provvedimenti di
modernizzazione. L’esigenza della comunicazione tra istituzioni e cittadini
emerge sia in relazione alle informazioni possedute e/o utilizzate dai poteri
pubblici, sia in rapporto all’obbligo di favorire la partecipazione dei cittadini
(consentendo un reale accesso ai documenti amministrativi e fornendo loro
informazioni sui servizi di pubblica utilità).
Il radicale cambiamento dei rapporti tra istituzioni e cittadini deve
comportare la formulazione di un preciso dovere: quello di prestare un’adeguata
attenzione alle ragioni del cittadino, sviluppando una vera e propria “cultura del
servizio” tendente al miglioramento delle prestazioni pubbliche. Termini quali
3
N. Levi (a cura di), Il piano di comunicazione nelle Pubbliche Amministrazioni, cit., p. 22
11
semplificazione, trasparenza e tutela dei diritti dei cittadini, che stanno a poco a
poco entrando nel bagaglio culturale delle istituzioni, indicano un nuovo modo di
intendere il rapporto con la comunità, non più di superiorità di una parte e di
sudditanza dall’altra, ma di reciproco interesse e rispetto, e richiedono
atteggiamenti di attenzione, collaborazione e di revisione critica degli atti.
L’amministrazione pubblica sta tentando di operare ispirandosi a principi di
economicità e di efficacia, inserendovi un aspetto tipico dell’attività
imprenditoriale quale l’economia gestionale nell’amministrazione delle risorse,
imponendo all’amministrazione pubblica di evitare sprechi, di impiegare e
formare le disponibilità umane e i materiali, ottimizzando i risultati4.
Nell’opinione pubblica uno dei problemi sostanziali che emerge dai dibattiti,
consiste nella persistente richiesta di snellimento e di eliminazione di vincoli
burocratici inutili, formali e sostanziali, che rendono le amministrazioni pubbliche
inefficienti e poco compatibili con quelle di altri Paesi industrializzati e con il
mercato globale.
Una spinta iniziale può sopraggiungere da un inquadramento innovativo
della promozione dell’immagine e dei servizi dell’amministrazione, delle risorse
del territorio di competenza e dei “prodotti” offerti, in un’ottica aziendalistica. I
cittadini devono essere considerati alla stregua di ordinari consumatori del
“prodotto”. Nel tempo anche l’atteggiamento di subalternità del cittadino ha
subito delle modifiche storico-sociali. Egli ha coscienza oggi che il servizio
erogatogli è stato da lui regolarmente acquisito (dietro pagamento di imposte,
tasse, tariffe, prezzi) e di conseguenza, pretende tutte quelle garanzie, attenzioni
ed assistenze, come se si trattasse di un cliente vero e proprio. Il settore pubblico,
pertanto, non può essere esonerato dall’applicazione della filosofia e della
conseguente azione di marketing con l’attenuante della mancanza dei presupposti
rappresentati dalla concorrenza, dal mercato e dal prezzo. In realtà esiste a
tutt’oggi una certa concorrenzialità sia verso gli enti privati, sia all’interno della
stessa struttura pubblica. Questo avviene soprattutto nel sistema di erogazione di
quei servizi per i quali l’utente può sceglierne il fornitore valutandolo sul
territorio. “Occorre inoltre ricordare ciò che la dottrina del marketing afferma:
anche chi opera in condizioni monopolistiche deve salvaguardare tali condizioni,
4
G. Esposito, Elementi di comunicazione pubblica, Edizioni Giuridiche Simone, Napoli 2000, p. 100.
12
provando ad abbattere le barriere concorrenziali future dei propri potenziali
concorrenti”5.
Ma cos’è il marketing? Il marketing è quel processo svolto per creare,
distribuire, promuovere beni, servizi e idee al fine di facilitare relazioni di
scambio soddisfacenti con i clienti. Inoltre richiede la comunicazione di
informazioni che aiutino il cliente a determinare se il prodotto o il servizio
soddisferà i suoi bisogni. In pratica sia il marketing che la nuova pubblica
amministrazione devono saper ascoltare il proprio cliente. Esaminare il marketing
accostandolo alla qualità dei servizi pubblici non è più argomento insolito: il
servizio al cittadino sebbene erogato tramite leggi e regolamenti, deve esser
prestato con serietà e accuratezza, affinché la soddisfazione delle aspettative di
quest’ultimo, sia da stimolo e incentivo all’attività politica della classe dirigente.
Perciò una comunicazione efficace sostiene un’amministrazione capace, e
viceversa. L’aspirazione dei pubblici poteri a capo di un’amministrazione, di
vedere riconosciuto il proprio impegno e la qualità del proprio lavoro, è più che
comprensibile, ma questo accade se essi dedicano un po’ del loro tempo a far
cogliere la qualità del proprio operare e la valutazione sulla qualità spetta ai
destinatari dell’attività amministrativa.
Il marketing pubblico, in Italia, si comincia ad approfondire a metà degli
anni Novanta senza affrontare in modo determinante e complessivo la
trasformazione dell’amministrazione pubblica, attraverso canoni che assicurino
servizi pubblici di qualità. Le istituzioni pubbliche sono via via costrette a
confrontarsi con gli strumenti del marketing per migliorare le interazioni con i
cittadini, oltre alla qualità dei servizi erogati.
La diffusione della cultura del marketing crea il cosiddetto “orientamento al
cliente”. Questo nuovo approccio si concretizza nel perseguimento di alcuni
obiettivi:
• conoscere il cliente e le sue necessità, che in termini di marketing implica
segmentare il mercato, individuare il target di riferimento, definire il tipo
di prodotto e fissarne il prezzo. Ciò significa considerare la percezione
della qualità da parte del cliente, per cui, conoscere le aspettative del
cittadino per la pubblica amministrazione, è indispensabile. Per
5
Idem p. 103
13
raggiungere tale scopo ci si avvale solitamente degli strumenti di analisi
tradizionali: questionari, sondaggi, sintesi fornite dal personale di contatto;
• tutta l’organizzazione deve ruotare intorno al cliente perché i mercati sono
sempre in continua evoluzione. Possono infatti, variare con il tempo le
richieste di chi si avvale di alcuni servizi, ciò implica un monitoraggio
costante da parte delle pubbliche amministrazioni. Sarebbe opportuno
pertanto rispondere in maniera puntuale e precisa alle esigenze sociali
attraverso un aggiornamento persistente teso ad una maggiore
competitività con strutture private e pubbliche più dinamiche ed efficienti;
• mirare alla piena soddisfazione del cliente è uno degli obiettivi principali:
la valutazione del cittadino/utente deve essere tenuta in larga
considerazione, affinché le aspettative e le critiche possano fungere da
stimolo alla ricerca e all’impegno verso risultati sempre migliori.
Il concetto di “qualità”, in questo contesto, si riferisce alla capacità di
appagare le richieste del cittadino, fornendogli ciò che egli richiede, anche rispetto
alla concorrenza: è un continuo processo di miglioramento. Ma non bisogna
dimenticare che la qualità esiste solo se è percepita, quindi va comunicata. La
socializzazione dei risultati conseguiti, è il primo passo per una corretta
comunicazione pubblica. Il compito quindi non è solo quello di fare e fare bene.
Non basterà nemmeno farlo sapere. Diventa essenziale farlo apprezzare,
convincere della validità sostanziale del proprio operato. Fare capire che la cosa
offerta, la decisione assunta, i servizi erogati, contengono un valore in più, un
beneficio per il cittadino6. Nella pubblica amministrazione l’attenzione verso la
qualità non scaturisce però da motivazioni commerciali e privatistiche, ma oltre a
rappresentare il più efficace elemento di valutazione del servizio, è il fine ultimo
in sé, ossia il dovere originario che trova nell’approvazione e nel sostegno
dell’utenza, gli indicatori del successo.
Se la valutazione del proprio lavoro e del proprio operato si basa sulla
percezione della qualità, è chiaro che la gestione delle aspettative deve puntare a
non vendere realtà che non esistono o che non possono essere realizzate. È
consigliabile evitare gli errori mettendo a rischio il margine di tolleranza del
6
N. Levi (a cura di), Il piano di comunicazione nelle Pubbliche Amministrazioni, cit., p. 22
14
cliente/utente, ed impegnarsi a comunicare con esso e a fornirgli informazioni e
spiegazioni esaurienti per un accesso completo e convincente al servizio.
Pertanto i fattori che contribuiscono a fornire un servizio qualitativamente
alto sono tanti: ad iniziare dall’accesso, ossia l’immediatezza dell’interazione con
l’ente, ancora la comunicazione e quindi un linguaggio chiaro e comprensibile;
competenza, cortesia, capacità di risposta, e credibilità sono tutti elementi chiave
per conseguire la fiducia da parte dei fruitori del servizio, raggiunta attraverso il
rispetto della persona oltre che delle norme; infine sicurezza come assenza di
rischi e pericoli e attenzione posta alle aspettative e alle richieste dell’utente.
Senza dimenticare, però, che l’ente dovrà elaborare i servizi adeguandoli alla
disponibilità delle risorse includendo nel prospetto economico anche i costi
relativi alla qualità, individuati nei costi di prevenzione (per prevenire l’insorgere
della non qualità e quindi destinati ad attività di studio, di ricerca e analisi, ad
attività di formazione delle risorse umane e ad attività di monitoraggio) nei costi
di valutazione del rispetto delle norme e delle procedure (raccolta dati, statistiche,
controlli e rilevazione della qualità percepita) e nei costi della “non qualità”
(sostenuti per attività e risorse impegnate male per non aver eseguito in modo
corretto alcune fasi del processo).
È importante evidenziare come il processo graduale di riduzione degli errori
comporti dei ritorni immediati in termini di immagine e di consenso da parte della
collettività.
15
1.2. Valorizzare le risorse del territorio
Oggi per la crescita economica di un territorio, le istituzioni pubbliche
diventano determinanti quando, attraverso una politica di sviluppo innovativa e
mirata alle esigenze dei cittadini, riescono ad attrarre risorse e investimenti. Non
si tratta sicuramente di un percorso semplice: attrarre risorse comporta dei
presupposti iniziali legati alla presenza sul territorio di prodotti in linea con il
mercato, a studi specifici che guardino al futuro senza incertezze, a un rapporto
attivo e produttivo tra soggetti pubblici e privati, a forme di divisione del lavoro in
rete, a competenze adeguate alla promozione dei servizi e dei prodotti di qualità7.
Il discorso si fa allora più articolato giacché spesso le istituzioni pubbliche
considerano marginalmente il valore delle potenzialità complessive in loro
possesso o, in molti casi, vengono meno gli strumenti e le conoscenze in grado di
promuoverne e incentivarne la crescita generando ricchezza8. Nel nostro contesto
la risorsa principale del territorio è rappresentata dal suo capitale umano che si
trova a dover essere fortemente penalizzato da politiche arretrate e poco flessibili,
le quali causano spesso e volentieri l’abbandono dei paesi di origine verso mete
lontane, luoghi disposti ad impiegare al meglio i talenti e la forza lavoro,
incrementando produzione e competitività. Il problema di fondo è proprio questo,
poiché un territorio può rendersi competitivo e si qualifica, quando al suo interno
le risorse umane vengono adeguatamente formate, indirizzate ad operare e a
produrre9.
La formazione diventa quindi il fattore decisivo per contraddistinguersi nella
società odierna, in cui la comunicazione e le nuove tecnologie hanno determinato
vere rivoluzioni: da una parte un bagaglio inesauribile di conoscenze, determinate
da un flusso inarrestabile di notizie e di informazioni prima inimmaginabili a
disposizione e oltretutto a basso costo, dall’altra la tendenza all’attenzione e
all’acquisizione di notizie banali e fuorvianti. Ancora, un utilizzo delle tecnologie
finalizzato alla rivendicazione di un proprio ruolo nel mondo globale o,
paradossalmente, la tendenza all’omologazione della società e la perdita di una
propria, caratteristica identità. A questo punto i processi di formazione hanno
bisogno di essere incentrati e ripensati intorno all’individuo, in quanto essere
7
M. Caligiuri, Comunicazione pubblica, formazione e democrazia, cit., p. 215.
8
Idem, p. 70 – 75.
9
Idem, p. 286-288.