4
coloro che credevano meglio continuare con la politica isolazionista e
coloro che volevano stabilire legami con gli europei. In molti videro il
Trattato “come un espediente razionale per rimpiazzare l’egemonia
anglosassone sul territorio europeo con quella americana, per cui il
Trattato fu presentato come essenziale per la difesa delle nazioni
democratiche contro una qualsiasi aggressione”
3
Quello che gli Stati Uniti avevano capito dalle esperienze nelle
due Guerre Mondiali, era che le “guerre da quel momento in poi
sarebbero state di natura globale e l’America sarebbe stata
inesplicabilmente coinvolta in esse”
4
Gli Stati Uniti erano disposti ad
utilizzare tutti i mezzi a loro disposizione pur di fermare un nuovo
tentativo di aggressione contro chi minacciava la libertà, tutti
credevano che “l’Europa sarebbe caduta sotto il controllo sovietico, e
questo sarebbe avvenuto come risultato del crollo economico e della
povertà e dello sfruttamento che di questo stato ne facevano i partiti
comunisti locali”
5
Il motivo ufficiale della nascita dell’organizzazione
era quello di creare un ambiente di sicurezza per tutte le nazioni
democratiche che volevano aderirvi: come recitava il NSC-68 del
1950, il documento principe della strategia statunitense durante la
Guerra Fredda, “l’obiettivo è creare un ordine mondiale a
preponderanza statunitense, indipendentemente da ogni azione che
l’Unione Sovietica può intraprendere”
6
Attraverso gli anni cinquanta la NATO ha mostrato un
problema endemico e cioè quello di trovare un ruolo che non fosse di
mero spettatore per l’Europa: essa era stata favorita da questa
situazione perché non aveva dovuto occuparsi troppo della sua politica
estera pensando piuttosto alla sua ricostruzione economica; questa
3
IBID, pag.25.
4
David Ellwood, Rebuilding Europe, Longman Publisher, New York, 1992,
pag.104.
5
IBID, pag.106.
6
Ted Galen Carpenter, Beyond NATO: Staying out of Europe’s Wars, CATO
Institute, Washington DC, 1994, pag.30.
5
situazione ha fatto nascere un profondo solco tra Stati uniti ed Europa:
i primi molto più forti sul piano militare mentre i secondi rinascevano
come potenza concorrente in campo economico. Negli anni 70 la
linea divisoria divenne decisamente profonda “ differenze e
responsabilità degli alleati nel mondo sulle valutazioni dei rispettivi
ruoli presto diventò un problema. […] In queste condizioni mantenere
stabili le relazioni atlantiche si fece un banco di prova”
7
. Soltanto
mantenendo aperto il dialogo tra i membri NATO, la questione fu
superata, perché questo era il prezzo da pagare se si voleva rimanere
ancorati al sistema di difesa costituitosi.
La vera essenza della NATO è stata messa in discussione dopo
la caduta del muro di Berlino e la conseguente sparizione del Patto di
Varsavia. Il nemico tradizionale era scomparso, e come conseguenza
anche gli europei iniziarono a sentirsi più forti e pronti per muovere i
primi passi nella politica di difesa. La questione è accresciuta di
importanza dopo la firma del Trattato di Maastricht che ha messo in
luce questa volontà europea di costruire una propria identità in politica
internazionale. Il dibattito era già cominciato a Roma nel 1990:“Il
Consiglio Europeo ha enfatizzato che, guardando al futuro, prospetta
un ruolo per l’Unione nelle questioni della difesa”
8
Così hanno deciso
che l’UNIONE EUROPEA OCCIDENTALE (il cui nucleo si formò
nel 1948 con il Patto di Bruxelles che legava Francia, Gran Bretagna e
i Paesi del BENELUX ad un accordo di mutua difesa, che fu poi
rilanciato nel 1954) doveva diventare ora lo strumento di difesa
dell’Unione.
La UEO però si è mostrata del tutto incapace a fronteggiare le
crisi internazionali che si sono verificate nel mondo in particolare sia
nel Golfo Persico che nella crisi di Bosnia. L’esperienza che la NATO
7
NATO: the next Thirty Years, edit by Kenneth A. Myers, Westview Press, 1980.
In particolare: Henri Simonet, Europe and the Alliance in the next Decade, pagg.
21, 22.
8
Financial Time, 17 dicembre 1990
6
ha maturato in cinquant’anni di attività si è mostrata fondamentale: il
fatto principale è che “attualmente l’Alleanza si trova oggi a
fronteggiare delle nuove forme di instabilità ed incertezza che non
sono più regionali ma globali. Questo include i problemi tradizionali
(il residuo potere militare della Russia, la proliferazione nucleare…) e
nuove preoccupazioni di sicurezza come gli interventi umanitari.
Quindi si rende importante mantenere e approfondire la cooperazione
atlantica.”
9
L’architettura della NATO deve affrontare nuove sfide nel
millennio in cui sta entrando, mantenere l’unità per far fronte ai
numerosi problemi che riguardano la sicurezza dei suoi membri. “In
breve la fine della Guerra Fredda pone domande fondamentali non
solo sul futuro della NATO, ma anche sulla sua stessa esistenza.”
10
Il ruolo di cercare di fungere da deterrente per la minaccia
dell’ex impero sovietico, è ancora importante, soprattutto perché la
Russia rimane la sola grande potenza in Europa la quale deve però
fare fronte ad una grande crisi economica e ad un incerto futuro. Nella
nuova era la NATO ha sviluppato meccanismi di consultazione più
stretti con il suo ex avversario attraverso la Partnership for Peace dove
vengono mostrati metodi usati dall’Alleanza a tutti coloro i quali sono
potenzialmente interessati a diventare nuovi membri. Questo è stato
solo uno dei metodi per adattare la NATO alle sfide future, “anche se
ancora deve affrontare molti altri problemi di natura politica in alcune
regioni del mondo come i Balcani, le relazioni con la Russia e le
dispute con i componenti che sono sempre possibili soprattutto in
merito all’equilibrio di potere politico al suo interno ed alla sua
leadership”
11
Questo scritto vorrebbe analizzare in prospettiva storico-
politica la mutata natura delle relazioni euro-americane dalla nascita
9
Rethinking Security in Post Cold War Europe, edit by W. Park &Wyn Rees,
Longman Publisher, 1998. In particolare: Andrew Cottey, NATO Transformed:
the Atlantic Alliance in a new Era, pag.43.
10
IBID, pag.44.
11
IBID, pag.46.
7
dell’Alleanza Nord Atlantica focalizzandosi sui dibattiti dei giorni
nostri riguardanti il suo futuro, passando attraverso le sfide del
ventennio 50/70 e la crisi e collasso del modello comunista. Le fonti
utilizzate provengono per la maggior parte dalla biblioteca della Johns
Hopkins University SAIS Bologna Center, altre sono state prese dal
sito Internet della NATO (www.nato.int), dal sito della Federation of
American Scientists (FAS www.fas.org), altre infine sono state
richieste direttamente alla sede di Bruxelles della stessa NATO
(soprattutto documenti ufficiali e i resoconti delle conferenze tenutesi)
all’Office of Press and Information.
8
I
LA NASCITA DELLA NATO.
1. 1945: anno zero
Il 1945 può essere considerato come “l’anno zero”
1
: l’Europa
si presentava in rovine, milioni i morti a causa della guerre ed infiniti
erano stati i costi economici per sostenerla. L’unità imposta
esternamente dai vincitori (USA/URSS) era la conseguenza
dell’incapacità cronica che gli europei avevano di risolvere i loro
problemi pacificamente. Quello che appariva chiaro era che
l’egemonia ottenuta con il colonialismo era ormai finita. L’Europa
non era più al centro del mondo; i vecchi stati coloniali non riuscivano
più a unificare sotto una sola bandiera i loro imperi. Del resto neppure
il loro territorio era più sotto il loro controllo. Essi stessi non
tardarono molto a capire che le loro sorti dipendevano ormai dagli
Stati Uniti, quella stessa potenza che per anni aveva fatto suo il
simbolo dell’isolazionismo. Isolazionismo sul piano politico anche se
non su quello economico.
Ciò significava che gli Stati Uniti erano ben decisi a non essere
coinvolti nelle lotte di potere fra gli stati europei, ma quello stesso
termine “non si riferiva ai legami commerciali e certamente non alle
relazioni culturali”
2
. Questa tendenza era evidente già al momento
della nascita della Società delle Nazioni: gli Stati uniti erano entrati in
guerra per mantenere la pace ma anche per cercare di recuperare i
crediti fatti alle Potenze dell’Intesa. Non appena però un minimo
legame politico fu prospettato con la creazione della Società delle
1
Lawrence S. Kaplan, NATO and United States of America: the Enduring
Alliance, Twayne Publisher New York, updated edition 1994.
2
IBID.
9
Nazioni, essi si rifugiarono nell’isolazionismo, per paura che
potessero essere identificati con le potenze imperiali europee (Francia
e Gran Bretagna). Così al di fuori della Società delle Nazioni,
poterono guardare in modo critico il revanchismo di Francia e Gran
Bretagna, la nascita del Fascismo e del Nazionalsocialismo.
Fu però con la Seconda Guerra Mondiale che le opinioni
mutarono radicalmente: Roosevelt aveva intuito che la componente
utopistica era fortemente presente nella società americana: l’opinione
pubblica si mobilitava per i temi altisonanti e questa era, per il
Presidente, l’unica possibilità di fare accettare l’entrata in guerra. Egli
aveva anche una sua personale visione della postwar Europe che
doveva essere basata non sulla forza delle armi, ma sull’abilità dei
vincitori di costruire una “pace vitale così come avevano intrapreso
una guerra vittoriosa”
3
.Come Louis Halle ha scritto: “la continuazione
dell’unanimità della guerra anche dopo, era una condizione
fondamentale per la politica di Roosevelt […]. Era la base di quelle
speranze utopistiche con le quali il Presidente Roosevelt aveva con
ottimismo intrapreso la continuazione degli sforzi dall’ex Presidente
Wilson. L’unanimità era il punto di partenza dell’architettura del
secondo dopoguerra, senza la quale tutta la struttura sarebbe caduta”
4
Per la prima volta nella sua storia l’America aveva la volontà di
perseguire i suoi scopi idealistici tramite un intervento attivo piuttosto
che con grandi dichiarazioni di bontà.
“Credo che tutti gli uomini abbiano il diritto di uguale giustizia
ed uguali opportunità di dividere il bene comune. Noi crediamo che
tutti gli uomini abbiano il diritto alla libertà di pensiero ed espressione
[…] Il popolo americano desidera ed è determinato a lavorare per un
mondo dove tutte le nazioni e tutta la gente sia libera di governare se
stessa […] Nonostante tutto la nostra gente è determinata a lavorare
3
Ronald Steel, op. cit., pag 22.
4
Louis Halle, Dream and Reality-Aspects of American Foreign Policy,
Harper&Row, New York 1959, pag 283.
10
per la pace sulla terra –una pace duratura –[…]”
5
Questo è quanto
affermava Truman a conferma dei grandi ideali che hanno portato in
guerra gli Stati Uniti e ribadito in un discorso alle Camere in seduta
congiunta nel 1946: “La fine del discorso fu accolta con una
prolungata ovazione dei congressisti”.
6
2. Il Patto di Bruxelles
I politici statunitensi ben presto riconobbero che le Nazioni
Unite non erano in grado di mantenere la sicurezza mondiale, non si
potevano raggiungere facilmente delle conclusioni perché la sua
struttura era tale che se le Potenze non volevano cooperare , potevano
precludere ogni strada alla pace mondiale. Il Consiglio di Sicurezza
delle Nazioni Unite era il mezzo attraverso il quale le potenze
vincitrici (America, Russia, Gran Bretagna) dovevano gestire la
transizione verso un nuovo ordine mondiale. Purtroppo questo non
durò più di chi lo aveva pensato: il proposito era nobile- costruire la
pace e la fratellanza mondiale ma non poteva durare: le divisioni delle
grandi potenze vennero trasposte nella politica del veto. Di
conseguenza le N.U. divennero l’arena dove gli stati consumavano le
loro rivalità. Le previsioni di sicurezza espresse dalle Nazioni Unite
esistevano “solo nella carta e nelle menti dei firmatari”
7
. Nella realtà
invece, c’era un grande senso di inadeguatezza ai nuovi problemi.
Il 22 gennaio 1948 il Primo Ministro britannico Bevin
annunciò alla Camera dei Lords che la Gran Bretagna avrebbe
proposto in comune accordo con Olanda, Francia e Belgio la
creazione di una Comunità autonoma aperta alle adesioni degli altri
Paesi. Egli era convinto che dovevano essere gli europei e non gli
5
H. Truman, Memorie, Milano, 1976.
6
Giuseppe Mammarella, Storia degli Stati Uniti dal 1945 ad oggi, Bari Laterza,
1993, pag 73.
7
Hamilton Fish Armstrong, ‘Regional Pacts: Strong Points or Storm Cellars?’, in
Foreign Affairs, aprile 1949, vol. 27 n°2.
11
americani a dover guidare un’offensiva politico-militare a favore del
mondo libero. Gli europei dovevano porsi come “terza forza”
8
. Così
organizzata l’Europa poteva essere in grado di affrontare il blocco
sovietico sul piano di parità. L’accordo scaturito fu il PATTO DI
BRUXELLES (1948) che legava questi paesi ad una mutua difesa
contro eventuali attacchi armati. Tale alleanza era la naturale
conseguenza del Trattato di Dunkirk (marzo 1947) con il quale
Francia e Gran Bretagna cercavano di tutelarsi vicendevolmente con
un patto di difesa, cosa che era mancata tra il 1919 e il 1939. Dal
momento che la collaborazione Franco-Sovietica era praticamente
morta, la Francia cercava di tutelarsi contro altri attacchi tedeschi
stringendo alleanze con la Gran Bretagna: in questo momento, agli
occhi di De Gaulle, la Germania era parte della campagna
antisovietica.
L’articolo 1 del Patto metteva l’accento sul fatto che la sua
finalità era quella di promuovere la ricostruzione economica europea
che avrebbe potuto raggiungersi tramite l’eliminazione dei conflitti e
il coordinamento delle politiche economiche.
“Convinced of the close community of their interests and
of the necessity of uniting in order to promote the
economic recovery of Europe, the High Contracting
Parties will so organise and co-ordinate their economic
activities as to produce the best possible results, by the
elimination of conflict in their economic policies […]”
9
I propositi del Patto ed il suo linguaggio si adattarono
perfettamente ai fini del Piano Marshall e di conseguenza l’Unione
Europea Occidentale fu accolta con grande entusiasmo anche dal
Congresso statunitense
10
. Il prodotto finale fu la Risoluzione 239,
8
David W. Ellwood, op. cit. pag.101.
9
Trattato di Bruxelles, articolo 1.
10
L’idea di fondo era che una tale alleanza europea poteva attenuare le lotte di
potere ed essere al contempo preparata per accettare la Germania come
fondamentale per la sua resurrezione.
12
meglio nota come “Vandenberg Resolution”, che incoraggiava ad un
progressivo sviluppo dei patti collettivi in funzione di mutua difesa
11
.
In questo momento gli Stati Uniti ancora non erano pronti ad
un’alleanza formale con le potenze UEO; ma due fatti importanti li
indussero ad agire: il colpo di Stato in Cecoslovacchia durante il
quale, ad un governo democratico guidato da Benes, fu sostituito il
governo filocomunista di Gottwald ed il blocco di Berlino. Entrambi
questi fatti mostrarono la vera faccia dell’Unione Sovietica e la sua
durezza. Era quindi necessaria un’unione più stretta, più
coinvolgimento con l’Europa.
3. La firma del Trattato Nord atlantico
Ancora parecchi mesi dovettero però passare prima che la
firma del Trattato Nord Atlantico fosse posta. Gli scenari
internazionali erano cambiati: il partito comunista in Italia non aveva
vinto le elezioni del 1948 e questo aveva relegato la minaccia
comunista, ed il successo del ponte aereo su Berlino, aveva fatto si che
l’U.R.S.S. desse segnali positivi per le negoziazioni con gli Stati
Uniti. Così, in assenza di una minaccia immediata, sia gli U.S.A. che
l’Europa avevano rallentato i piani di riarmo su larga scala. “L’Europa
non voleva mettere a repentaglio la sua crescita economica o
aggravare l’instabilità politica e gli Stati Uniti non volevano rivedere i
loro piani militari”
12
: l’unificazione europea era comunque un buon
11
La Risoluzione Vandenberg elencava le condizioni per un coinvolgimanto
americano in Europa e richiedeva la compatibilità di tutti gli sforzi con la carta
delle Nazioni Unite ancora comunque valida per la difesa dei diritti umani e per il
mantenimento della pace. “La risoluzione mirava a porre la politica statunitense
within the Charter but outside the veto”. (Mammarella, op. cit. pag.91.)
12
Robert Osgood, NATO the Entagling Alliance, University of Chicago Press,
1962, pag. 38.
13
motivo per trascendere questi problemi e lavorare insieme per
costruire un futuro più stabile.
La soluzione al problema della sicurezza europea fu quella di
cercare di legare il potenziale nucleare americano all’Europa
sottoforma di trattato”
13
. All’avvio dei negoziati fu fondamentale la
mediazione del Primo Ministro canadese Louis St. Laurent che,
nell’aprile del 1948 riuscì ad implementare l’idea di una comunità di
mutua difesa che trascendesse dal Patto di Bruxelles fino ad arrivare
ad un vera e propria comunità atlantica; il termine “atlantica” non era
stato scelto a caso: significava la presenza costante degli Stati Uniti
sul territorio europeo, prerequisito importante per quella stabilità tanto
ricercata dai policy-makers. Gli stati firmatari del patto di Bruxelles
insieme con Canada e Stati Uniti invitarono altri stati a sedere al
tavolo delle trattative (Danimarca, Norvegia, Portogallo, Italia e
Islanda) per dare vita ad un accordo di mutua garanzia. A Washington
il 4 aprile 1949 il Trattato Nord Atlantico fu firmato.
Il Presidente Truman prima di dibattere al Senato la ratifica del
patto NATO scrisse un pamphlet al Dipartimento di Stato riguardante
l’indivisibilità della sicurezza europea da quella americana. Gli Stati
Uniti erano ora pronti ad entrare in una comunità atlantica per creare
un’oggettiva area di sicurezza e stabilità: “Stiamo costruendo insieme
ad altre nazioni una struttura forte per l’ordine e la giustizia. Ai nostri
partners, i quali non lotteranno più da soli per la sopravvivenza
nazionale, offriamo la possibilità di lavorare insieme per migliorare lo
standard di vita di tutta la loro gente”
14
. In quella stessa lettera
venivano descritti gli obiettivi militari come limitati al solo aiuto per
equipaggiare gli stati europei di una forza armata nel breve termine
per evitare che venisse invasa ancora prima di possedere un suo
proprio potere di risposta; e che comunque erano una semplice
13
A.W. DePorte, Europe between the Superpower, Yale University Press, 1986,
pag. 139.
14
L.S. Kaplan, NATO and the Policy of Containment, Boston Heat, 1965, pag. 17.
14
aggiunta agli aiuti economici: il successo del Piano Marshall doveva
quindi in ultimo riflettere la capacità europea di provvedere da sé i
mezzi per la sua difesa. Il proposito militare veniva descritto come
“un’assicurazione tangibile in questo senso dei nostri programmi”
15
.
Il modus operandi di questa assistenza militare era però
abbastanza oscuro. Il segretario di Stato Dean Acheson diede una
possibile risposta sostenendo che per scoraggiare ogni possibile
intervento armato non era necessario dotare di forze armate l’Europa
(che probabilmente avrebbe potuto benissimo fare da sola), ma lo
scopo statunitense era piuttosto di garantire una forza militare che
fungesse da deterrente nei confronti del blocco sovietico.
4. Il dibattito nel Congresso
Il dibattito al Congresso per la ratifica del trattato NATO fu
tutt’altro che facile. Il Patto fu presentato come utile nell’interesse di
tutti: dava agli europei la possibilità di usare gli aiuti economici dello
European Recovery Plan e dava all’America l’assicurazione che le
risorse europee non sarebbero finite in mani sovietiche. Dure critiche
vennero dai senatori contrari alla nascita della NATO. Robert Taft
leader dei Repubblicani al Congresso si oppose al trattato perché era
visto come una pericolosa deviazione dal passato isolazionista che
aveva sempre caratterizzato la politica estera statunitense. Egli
propose piuttosto un’estensione della Dottrina Monroe. Nel suo
intervento al Senato egli così motivò il suo rifiuto: “[…] Penso che il
Patto porti ad un obbligo ad assistere in armi ed a nostre spese le
nazioni dell’Europa occidentale perché con questo vincolo si vorrà
promuovere la guerra piuttosto che la pace, e io penso che tale piano
15
Osgood, op. cit. pag. 42.
15
armato è completamente contrario allo spirito e alle obbligazioni che
abbiamo assunto nella Carta delle Nazioni Unite”
16
L’assunto principale di Taft era che con una tale alleanza gli
Stati Uniti sarebbero stati alla mercé di altri undici stati e questo per
un periodo di venti anni (questa era la durata prevista). Taft si
chiedeva cosa sarebbe successo se una delle altre nazioni firmatarie
avesse scatenato una guerra. Certo, in teoria, il Congresso avrebbe
potuto non dare l’assenso ad entrare in una nuova guerra, ma un
trattato non si firma in teoria. Per questo Taft pensava che
un’estensione della Dottrina Monroe all’Europa sarebbe stata la
soluzione migliore: essendo questa una dichiarazione unilaterale, gli
Stati Uniti avrebbero potuto ritirarsi in qualsiasi momento.
Anche da un influente membro del Dipartimento di Stato
arrivò un netto rifiuto: George Kennan. Egli pensava alla NATO come
ad un’errata interpretazione del “contenimento” e che comunque
violava i principi dell’ERP. Ribadendo i concetti del “lungo
telegramma” egli credeva che gli aiuti economici sarebbero stati il
mezzo migliore per assicurare la ricostruzione europea. La vera
minaccia era di carattere psicologico: che l’idea comunista prendesse
piede in Europa. L’Unione Sovietica per il momento non aveva
interesse ad un’avanzata militare in Occidente, di conseguenza si
poteva adottare una politica di fermo e vigile contenimento. Se gli
Stati Uniti fossero stati in grado di essere pazienti, in dieci o quindici
anni l’URSS sarebbe crollata e soltanto in conseguenza di questo, essa
avrebbe abbandonato i suoi propositi. Perciò un’alleanza armata era
un dispendio inutile di risorse che sarebbero state meglio utilizzate per
la restaurazione dell’Europa occidentale
17
: “La dottrina Truman deve
16
Kaplan, .NATO and the Policy…, op. cit. pag. 18.
17
Oltre che nel “lungo telegramma” (1946) queste idee vennero espresse anche
nell’articolo “The sources of Soviet conduct” apparso sul Foreign Affairs del
luglio 1947 Vol. 25 n°2. In questo articolo Kennan, che si firmava “X”, sosteneva
che l’Unione Sovietica era potenzialmente molto agressiva ma che per il momento
non aveva alcun piano per invadere l’Occidente. La politica di Kennan (profondo
16
essere il modo per dare aiuti economici in qualsiasi area del mondo
dove il comunismo mostra di avere successo. Deve essere chiaro che
l’estensione degli aiuti americani è essenzialmente questione di
politica economica nel senso letterale del termine […]”
18
Acheson, contrariamente, fece notare al Senato che il
coinvolgimento delle truppe era minimo. Si trattava piuttosto di
evidenziare i legami culturali con l’Europa e metteva l’accento che
l’art. 3 del trattato non li avrebbe obbligati a mantenere l’Europa in
armi.
“In order more effectively to achieve the objectives of this
Treaty, the Parties […] will maintain and develop their
individual and collective capacity to resist armed
attack”
19
Nonostante tutte le critiche, il trattato fu ratificato il 21 luglio
1949 favorito probabilmente anche dal fatto che nelle elezioni
presidenziali tenutesi l’anno precedente, Truman grazie alla “Whistle
Stop Campaign”, riuscì, oltre che ad essere rieletto (molti del suo staff
gli avevano consigliato di non ripresentarsi), anche ad ottenere la
maggioranza democratica al Congresso: era la più grande vittoria di
questo partito dopo i successi ottenuti da Roosevelt.
Il problema maggiore che si presentò fu quello di riuscire a
coordinare i vari comitati all’interno del Congresso. Ciascuno di essi
era estremamente geloso delle sue prerogative tanto da sentirsi in
continua competizione con gli altri comitati. Ad esempio all’interno
della House of Appropriations le faccende che riguardano la NATO
sono divise in tanti subcomitati e quindi non era facile riuscire ad
avere responsi in tempo reale: “coordinazione è una parola impopolare
conoscitore dell’Unione Sovietica) era sicuramente più universalistica rispetto a
quella di Truman ma era, d’altro canto, troppo rivoluzionaria per quei tempi.
18
Joseph M. Jones, The Fifteen Weeks, New York Viking, 1955, pag. 252.
19
Trattato Istitutivo NATO, articolo 3.
17
nel Congresso e specialmente in questo comitato”
20
fece notare Dean
Acheson. In contrasto con questo comitato c’era la Foreign Relation
che si è sempre dichiarata favorevole all’istituzione NATO. Soltanto
che nel 1950 il Presidente Truman fece stanziare delle truppe sul suolo
europeo senza discuterne col comitato: questo fatto causò crisi di
coscienza nei rappresentanti del comitato: era davvero così necessaria
la NATO? Non era forse meglio l’isolazionismo? Ne nacque uno
scontro tra i membri che originò una risoluzione dove si chiedeva al
Presidente che per ogni azione NATO ne rendesse conto al Congresso.
5. Integrazione o dipendenza?
L’obiettivo della NATO quindi durante il suo primo anno di
vita era essenzialmente quello di equilibrare, dal punto di vista
psicologico e politico, la minaccia posta dall’URSS legando
formalmente il deterrente nucleare americano all’Europa. Gli Stati
Uniti avevano lo stesso interesse europeo, nel ricostruire il continente
estendendo loro un’alleanza che li coinvolgesse più strettamente. Essi
da questa alleanza si aspettavano che fosse in grado di ridurre
gradualmente i conflitti di interesse fino ad arrivare ad una completa
ed effettiva cooperazione fra gli Stati membri e, nello specifico, ad un
concreto governo europeo sovranazionale. Questi termini di
collaborazione contenevano per l’Europa il solo grosso rischio che, se
il deterrente americano fosse fallito, essi sarebbero stati invasi
dall’Unione Sovietica. Per ridurre questo rischio serviva la NATO ed
era fondamentale che gli alleati europei, in contropartita agli aiuti
forniti loro dagli USA, provvedessero a mettere a disposizione le basi
militari che gli americani richiedevano al fine di colpire
effettivamente l’URSS.
20
William T.R. Fox, Annette B. Fox, NATO and the Range of American Choice,
Columbia University Press, 1967, pag.239.