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franchising internazionale cercando di cogliere la situazione delle imprese Italiane in una
prospettiva internazionale in comparazione con la situazione Europea e Mondiale. Nel
quarto capitolo viene trattato il caso Mc Donald’s, analizzando la storia e l’evoluzione
della più grande impresa multinazionale operante nel settore fast-food. Mc Donald’s è il
ristorante per tutti, soprattutto per le famiglie e i bambini. È, inoltre, un marchio conosciuto
in ogni angolo della terra.
Ma il successo di Mc Donald’s non è determinato solo dal Big Mac o dalle patatine, ma è
l’esperienza globale ovvero una formula semplice e popolare, basata su prodotti di qualità,
sorriso, pulizia totale, in ristoranti riconoscibili, luminosi, dove si può entrare in qualsiasi
ora, pagando un prezzo estremamente conveniente.
Essa oggi è una tra le maggiori multinazionali massima espressione del capitalismo
americano.
Vende miliardi di panini, impiega milioni di persone, realizza ricavi e profitti enormi
raccogliendo forti consensi ma anche pesanti critiche.
Si è posta attenzione sul percorso seguito dalla Mc Donald’s Corporation per penetrare il
mercato italiano e sul processo di integrazione in una realtà che inizialmente si presentava
ostile e difficile.
Infatti dal 1985, con la prima importante apertura a Roma, il grande colosso americano tra
mille resistenze si è sviluppato nel nostro paese raccogliendo la fiducia dei consumatori
italiani.
Al fine di uniformarsi alle caratteristiche culinarie italiane Mc Donald’s, usa, in larghissima
misura, prodotti di imprese italiane.
Si è posto l’accento sul ruolo svolto dal master franchise nella figura della McDonald’s
Development Italy Inc e dei licenziatari di sviluppo in particolare al caso I.F.F. deputato
allo sviluppo dei Mc Donald’s nella regione Campania.
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CAPITOLO 1 Evoluzione e prospettive nel rapporto industria e
distribuzione
1.1 Considerazioni generali
Nel linguaggio comune i vocaboli “commercio” e “distribuzione” vengono spesso usati
indifferentemente come se si trattasse di due sinonimi. E’ invece necessario rilevare che i
significati letterali di questi due termini sono completamente distinti.
1
Con il termine commercio si esprime, infatti, la cessione di un bene o la prestazione di un
servizio, mentre il concetto di distribuzione indica il processo globale di trasferimento del
bene o del servizio dal produttore al consumatore. Quest’ultimo implica, quindi, tutte le
azioni compiute da un’impresa per favorire l’assorbimento dei propri prodotti o servizi da
parte del mercato. Nel commercio si ha dunque l’esaltazione della finalità economica, cioè
del contratto di compravendita, mentre nella distribuzione, si ha l’esaltazione della valenza
sociale del fenomeno. Sia che si faccia riferimento all’economia industriale, sia che si
prenda in considerazione l’economia d’impresa, il ruolo che viene assegnato alla
distribuzione è definito in modo univoco: in entrambi i casi essa produce il servizio
commerciale, inteso come l’insieme di attività necessarie a mettere a disposizione dei
consumatori i beni che essi desiderano, nei tempi, nei luoghi e nei modi desiderati. La
distribuzione rappresenta quindi un’interfaccia tra produzione e consumo. Le forme
distributive e la loro evoluzione sono il risultato di una ricerca per aderire al meglio alle
necessità dei consumatori. Il servizio reso ai consumatori ha assunto infatti nel tempo
caratteri di personalizzazione e differenziazione, dando luogo a formule di offerta diverse.
Nella realtà operativa di mercato ogni impresa che voglia far giungere al consumatore o
utilizzatore finale un bene o un servizio, tratta quotidianamente con un certo numero di
imprese commerciali: grossisti, dettaglianti, agenti, intermediari, ecc… L’insieme degli
intermediari commerciali costituisce il canale di distribuzione attraverso il quale il
produttore di bene e/o servizi raggiunge il proprio mercato.
1
Devasini P., (1990), “Il sistema franchising”, deontologia, normativa giurisdizionale, creazione e sviluppo
di una rete, aspetti internazionali, Etaslibri, Milano.
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GRAFICO 1: INTERRELAZIONE NEL SISTEMA DISTRIBUTIVO
Fonte: Sciarelli S., Vona R., (2000), “L’impresa commerciale”, Mc Graw-Hill.
Nella storia evolutiva del commercio, assume importanza la Rivoluzione Industriale, grazie
alla quale si avvia un processo di trasformazione socio-culturale che vede come punto
centrale la separazione fra produzione e distribuzione dei beni. Nell’ambito di tale
cambiamento, prende corpo un’attività commerciale che diviene sempre più diversificata e
complessa. Le figure tradizionali di intermediari lasciano il posto a nuove figure
specializzate che operano a più stretto contatto con il produttore: agenti, rappresentanti,
viaggiatori, concessionari e affiliati in franchising. Alla luce di queste considerazioni,
Variazioni:
Demografiche
Economiche;
Culturali;
Sociali.
Cambiamento
delle formule;
Innovazione
nei servizi;
Influenza
sulle mode;
Evoluzione nei
rapporti del
canale.
Mutamenti nel
mix prod./servizi;
Mutamenti
tecnologici;
Mutamenti
dimensionali;
Mutamenti
organizzativi.
Mondo del
commercio
Mondo della
produzione
Mondo del
consumo
7
l’attività commerciale può essere analizzata secondo due approcci di studio, uno
tradizionale ed uno moderno. Secondo un approccio tradizionale, l’attività commerciale è
considerata come l’attività che consiste nel trasferimento di beni dai luoghi di produzione a
quelli di consumo, nel conservarli nel tempo in modo da immetterli nel mercato e nel porli
a disposizione degli acquirenti secondo le modalità di assortimento, di pagamento e di
consegna. In letteratura all’approccio tradizionale si collega il concetto di avvicinamento,
il commercio è subordinato all’attività produttiva con l’unico obiettivo di allocare i beni sul
mercato, senza intervenire sulla natura e sul modo di presentazione degli stessi. In base ad
un approccio moderno, invece, il commercio si pone come obiettivo la fornitura di servizi
più ampi secondo le necessità della domanda, adeguandosi alle sue caratteristiche ed
influenzando le produzioni future. La letteratura collega tale approccio al concetto di
adattamento secondo il quale si ha un costante monitoraggio della domanda in relazione ai
diversi segmenti della stessa con l’obiettivo di soddisfare la varietà e la variabilità dei
bisogni secondo differenti formule, per soddisfare il consumatore.
2
Si tratta di diverse tipologie di attività logistiche finalizzate al raggiungimento della
massimizzazione della soddisfazione del consumate che vanno, dall’ampiezza alla
profondità dell’assortimento combinate con attività di marketing, che richiedono sempre
più capacità manageriali e specialistiche al fine di poter raggiungere risultati ottimali.
Superare il divario tra produzione e consumo è un problema complesso dato che, mentre sul
versante della produzione si assiste alla irreversibile specializzazione dell’offerta, dal lato
del consumo si manifesta la polverizzazione della domanda soggetta sempre più spesso a
continui mutamenti. Due sono le forme di distribuzione: quella diretta e quella indiretta. La
prima vede passare le merci direttamente dal produttore al consumatore finale; in questo
caso la vendita avviene nella sede dell’impresa oppure l’impresa si assume tutte le funzioni
relative alla commercializzazione del prodotto e le attua con le proprie strutture: filiali,
dipendenti, agenti. La distribuzione indiretta è, invece, in armonia con il principio
smithiano della divisione del lavoro, il produttore avendo quale obiettivo primario il
raggiungimento di determinati livelli di efficienza e di funzionalità dell’apparato produttivo
deve rinunciare al controllo sui vari livelli di commercializzazione della merce che
vengono delegate ad imprese specializzate nelle singole funzioni. La distribuzione viene
così attuata da una catena di operatori di diversi livelli tra i quali possiamo annoverare
2
Sciarelli S., Vona R., (2000), “L’impresa commerciale”, Mc Graw-Hill.
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grossisti, dettaglianti e agenti. Entrambe le forme accennate rappresentano casi limite.
Esistono infatti una serie di accordi che permettono di coordinare al meglio la fase
produttiva con quella distributiva, senza annullare l’autonomia delle parti. L’integrazione di
tipo verticale che viene così a crearsi è regolata da contratti di distribuzione.
3
1.2 La Rivoluzione commerciale e lo sviluppo della Grande Distribuzione
Il processo di trasformazione strutturale del sistema distributivo, è iniziato in Italia più tardi
rispetto agli altri paesi industrializzati.
Tale ritardo è motivato dal fatto che in Italia sono intervenuti contemporaneamente fattori
che hanno trasformato il sistema distributivo, a differenza di altre realtà straniere, i cui
fattori hanno esercitato la loro influenza in momenti diversi
4
.
L’espansione dei consumi, la concentrazione della domanda dai centri urbani e la
trasformazione della condizione di vita dei consumatori che sono diventati maggiormente
critici e maturi, hanno creato in Italia i presupposti per l’affermazione di nuove forme
distributive basate sulla concentrazione. Ciò ha determinato una radicale trasformazione
degli equilibri competitivi, dell’organizzazione delle aziende e delle formule distributive
prevalenti
5
.
Nel 2004 le prime cinque catene distributive in termini di dimensioni movimentavano circa
il 40% del fatturato complessivo del settore commerciale. L’aumento dimensionale delle
imprese più importanti ha determinato la scomparsa di alcuni attori di minori dimensioni.
Tale scomparsa è dovuta al fatto che le piccole e medie imprese non potendo contare sullo
stesso potere dei colossi distributivi nella contrattazione dei prezzi di acquisto, non
riuscirono ad essere competitivi e, a mantenere margini necessari a sopravvivere sul
mercato. Attualmente nel nostro paese sono presenti poco meno di un milione di punti
vendita del commercio fisso distinto tra negozi al dettaglio e all’ingrosso ed oltre 180000
3
Devasini P., (1990), “Il sistema franchising”, deontologia, normativa giurisdizionale, creazione e sviluppo di
una rete, aspetti internazionali, Etaslibri, Milano.
4
Baccarani C., (1993), “Imprese commerciali e sistema distributivo”, G. Giappicchelli editore, Torino.
5
Castaldo S., Vicari S., (2005) volume n. 11 “ Distribuzione” Collana di volumi di Economia “Management”,
Egea, Università Bocconi Editore.