4
morte milioni di persone in nome di una idea, di un dogma, di
una fede.
Un grande filosofo francese, Condorcet, nel 1794 nel suo
Esquisse d’un tableau historique des progrés de l’esprit humain
2
affermava che uno dei progressi rilevanti che si stavano per
compiere era la liberazione dell’uomo dalla religione così che
sulle rovine del fanatismo la tolleranza avrebbe regnato sovrana.
L’idea che circolava ormai con insistenza, in quel periodo, in
gran parte dell’opinione pubblica progressista era che un rimedio
al fanatismo fosse la secolarizzazione. Certo, in quei tempi,
l’intolleranza per antonomasia era quella confessionale della
Chiesa Cattolica ma non solo. Quindi la previsione di quella parte
progressista era principalmente rivolta ad un ridimensionamento
della cristianità imperante e legata alla corona. L’ateismo avrebbe
come d’incanto posto fine a ogni fanatismo e avrebbe portato
all’instaurazione di una pacifica (e tollerante) convivenza tra i
popoli. Vedremo come questa previsione si sia rivolta contro se
stessa.
2
Cfr SPINI G., in AA.VV., International Conference on “Tolerance and Law”, Certosa di
Pontignano, 8-10 Aprile 1995, a cura della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO
(in corso di pubblicazione).
5
Il problema della tolleranza, come accettazione incondizionata
della molteplicità delle religioni, è caratteristico della storia della
cultura occidentale in età moderna, ed in essa si dipana come un
lungo filo che ci porta fino ai giorni nostri.
2. Nel mondo classico
3
, il politeismo greco e romano e la
natura stessa della religione, né rivelata né dogmatizzata,
favorirono spesso l’assorbimento anche di altri culti e di altre
divinità nuove o straniere. Dunque, il problema della tolleranza era
prettamente un problema politico. E in tale chiave di lettura
possiamo inquadrare fenomeni di intolleranza come l’uccisione di
Socrate (anche se tale sacrificio non fu propriamente un atto di
intolleranza religiosa) o, come la proibizione nel II sec. a.C., a
Roma, dei baccanali.
Lo stesso atteggiamento avverso e persecutorio nei confronti
del cristianesimo, da parte dell’Impero romano, era configurabile
come una reazione verso l’atteggiamento ostile dei cristiani nei
confronti dei culti dello Stato. Oltretutto questi non
3
Per le notizie storiche di carattere generale cfr. AA.VV. La piccola Treccani. Roma, 1997,
vol. XII, p.158 ss..
6
riconoscevano la sacralità dell’impero e l’identificazione
dell’imperatore come un dio. Il rifiuto di sottostare anche soltanto
con atti formali a questa concezione costò ai cristiani la
persecuzione fino al III sec.
4
Proprio il cristianesimo però, si rese artefice attraverso i suoi
interpreti, di atteggiamenti contraddittori: si praticava la tolleranza
ma non si ammetteva l’idolatria. Dunque religioni come il
paganesimo, il giudaesimo e il manicheismo non erano ammesse.
Divenuto il cattolicesimo religione ufficiale dell’impero
prima, degli stati barbarici poi, l’eresia
5
diventò crimine pubblico
dalla Scolastica sino al Medio Evo
6
. La stessa crociata contro
gli albigesi, ordinata da papa Innocenzo III, che durò vent’anni
(1209-1229)
7
, aveva come scopo principale quello di eliminare
questi eretici perché stavano diventando troppo numerosi e
rappresentavano un pericolo per il potere papale e per la sacralità
dei Vangeli.
4
Cfr. GALLI G., Storia delle dottrine politiche, Milano, 1985, p.47 ss.
5
Per una esauriente trattazione sull’eresia cfr. CAPITANI O.(a cura), L’eresia medievale,
Bologna,1972.
6
Per una più articolata analisi del periodo medioevale cfr. AA.VV., Nuove questioni di storia
medioevale, Milano, 1969; MONTANELLI-GERVASO, L’Italia dei secoli bui, Milano,
1965.
7
AA.VV., Enciclopedia Labor, Bergamo, 1971, vol.VI, p.236.
7
Per debellare gli ultimi residui dell’eresia, papa Gregorio IX
fondò il primo Tribunale dell’Inquisizione.
Tale prassi negatrice della tolleranza dunque continuava
anche sulla spinta della codificazione canonica che da Graziano in
poi accentuò il netto divario fra la Chiesa e gli eretici.
E mentre si andava consumando il Grande Scisma altre forme
di eresie più o meno tollerate nascevano: era il caso dei lollardi e
dei valdesi. Se il XIV e XV sec. furono caratterizzati da tali
avvenimenti, il XVI sec. vide l’Europa dilaniata dalle guerre di
religione. Il cosiddetto periodo del Rinascimento vide la nascita
delle dottrine Luterane che inasprirono ancor di più il quadro
religioso dell’epoca. A tale iniziativa la Chiesa si oppose con la
c.d. Controriforma che appunto intendeva combattere e soffocare
la c.d. Riforma protestante. Ma la Chiesa si armò anche della
Inquisizione
8
per imprigionare, torturare e far morire al rogo, a
causa delle proprie idee, chi fosse stato dichiarato eretico e per
impedire che il Protestantesimo si diffondesse anche in paesi come
8
Abbiamo accennato in precedenza alla Inquisizione medievale che fu la prima.Vi fu poi la
seconda c.d. Inquisizione Spagnola. Quella di cui si tratta invece è la c.d. Inquisizione
romana istituita da Paolo III con la bolla Licet ab initio del 21 luglio 1542 e che è
propriamente la terza, quella controriformista.
8
l’Italia, la Spagna e il Portogallo.
Il XVI sec. forse fu uno dei periodi più cruenti per quanto
concerne le guerre di religione
9
. Ma dette guerre non ebbero tutte
lo stesso esito.
In Germania dopo la pace di Augusta (1555) si affermò il
principio: cuius regio eius religio. In base a questo principio il
diritto di definire la confessione religiosa dello Stato passava
dall’Imperatore ai Principi. Ai dissidenti non era data altra
possibilità che emigrare verso luoghi dov’era professata la loro
fede.
In Francia vennero invece emanati una serie di editti di
tolleranza a favore della nobiltà calvinista che culminarono
nell’editto di Nantes (1598).
Sviluppo analogo si ebbe in Polonia dove si riconobbero
uguali diritti alla Chiesa cattolica, a l’Ecclesia Maior e
all’Ecclesia Minor (1573)
10
.
9
Basti ricordare alcune delle guerre e dei massacri avvenuti nel XVI sec.: Guerra della lega
di Smalcanda, tra Carlo V e i principi luterani tedeschi (1546-1547); Massacro di calvinisti
francesi a Vassy e inizio delle guerre di religione in Francia (1562); Massacro di protestanti
francesi, meglio ricordata come “Notte di S.Bartolomeo” (1572). AA.VV., Enciclopedia
Labor, cit.,vol VII, p.56.
10
L’Ecclesia Maior riuniva Calvinisti, Luterani e Fratelli boemi; l’Ecclesia Minor riuniva
Anabattisti e Antitrinitari.
9
Intanto, nelle impostazioni del pensiero dei filosofi
dell’epoca, la tolleranza veniva vista e accettata come
fondamento dello stato moderno che stava per nascere. Veniva
alla luce l’esigenza di conciliare le aspirazioni individuali alla
libertà di pensiero in campo religioso con gli interessi della
società
11
. La stessa tolleranza veniva, infatti, rifiutata alle culture
alternative non conciliabili con l’organizzazione e la
gerarchizzazione funzionale dello stato che si andava formando
12
.
Ma già a cavallo tra il XVI e il XVII sec. l’equilibrio che
andava lentamente instaurandosi si ruppe e si ebbe una nuova
recrudescenza dei combattimenti
13
.
Solo dopo il 1688, anno in cui Giacomo II d’Inghilterra tentò
di restaurare il Cattolicesimo in Inghilterra
14
, non ci furono più
grandi mutamenti nella distribuzione dei cattolici e dei protestanti
nei vari paesi d’Europa.
Questo nuovo periodo di relativa stabilità si accompagnò al
11
Cfr. AA.VV., La piccola Treccani, cit; AA.VV., Nuove questioni di storia medioevale,
cit..
12
GALLI G., op. cit., p.86.
13
L’eretico G.Bruno è arso vivo a Roma (1600); Inizio della guerra dei Trent’Anni (1618);
Ripresa della Guerra nei Paesi Bassi (1621); Guerra civile in Inghilterra (1642-1648); revoca
dell’Editto di Nantes da parte di Luigi XIV e emigrazione in massa dei protestanti francesi in
Germania.
14
Il tentativo di restaurazione del Cattolicesimo in Inghilterra che fallì miseramente a seguito
di una rivoluzione, costò a Giacomo II il trono del paese.
10
fiorire di nuove idee in tema di tolleranza religiosa e di rapporti
tra Stato e confessioni religiose.
3. Nella seconda metà del XVII sec. tre autori in particolare si
batterono a favore della tolleranza con motivazioni differenti l’uno
dall’altro ma sostanzialmente convergenti nel fine ultimo:
combattere l’intolleranza religiosa. Questi furono Spinoza, Bayle
e Locke
15
.
Spinoza, che nell’arco della sua vita dovette sopportare la
condizione di intellettuale perseguitato e vilipeso, non poteva
non affrontare il problema della libertà religiosa e dei limiti
dell’autorità statale. In un mondo insanguinato dall’intolleranza,
dall’odio teologico e dall’autoritarismo statale Spinoza riteneva
assolutamente necessario sia che religione e filosofia fossero
separate, sia che lo Stato non si occupasse dei contenuti dottrinali
delle varie confessioni. Questo doveva regolare il culto in modo
imparziale in quanto il potere politico non doveva assolutamente
essere inquinato dal potere religioso e doveva badare a garantire
15
Per un sintetico quadro storico v. IMBERT J., Tolérance et Loi: aperçu historique, in
AA.VV., International Conference on “Tolerance and Law”, cit..
11
la libertà religiosa dei singoli. La legge doveva poi
riconoscere e tutelare le convinzioni di ognuno non fosse altro
che per favorire la ricerca della verità e non doveva contenere
comandi che obbligassero il singolo a credere a qualcosa o a
qualcuno proibendogli di argomentare contro una determinata
opinione
16
. Tutte queste leggi erano, secondo Spinoza, emanate
solo a favore di quelli che non potendo tollerare i liberi
ingegni usavano il mezzo della legge per imbavagliare le loro
opinioni
17
.
P.Bayle
18
, toccato dall’esperienza dell’esilio in Olanda per via
delle sue opinioni religiose e da quella ancora più drammatica
della morte in carcere del fratello perché calvinista, sin dai primi
scritti si batté in nome della tolleranza religiosa, fino ad anticipare
i temi che verranno dibattuti vivacemente nel secolo seguente.
Primo fra tutti quello della necessità della tolleranza religiosa
e morale, in quanto per lui la moralità si identificava con
l’accettazione tollerante delle opinioni e delle convinzioni altrui.
16
SPINOZA B., Trattato teologico-politico, a cura di R.Cantoni e F. Fergnani, Torino, 1972.
17
SPINOZA B, op. cit..
18
Su Bayle v. MORI G., Pierre Bayle, les droits de la conscience, le remede de la tolérance,
in AA.VV. International Conference on “Tolerance and Law”, cit..
12
Infatti elaborando una concezione della tolleranza che avvicinasse
religione e morale condannava le persecuzioni commesse in nome
della religione e del cristianesimo facendo propria l’idea di una
tolleranza universale che includesse non solo cristiani ma
anche ebrei, musulmani e pagani
19
. Da ciò derivava la polemica
di Bayle contro il dogmatismo e contro la pretesa di imporre con la
forza convincimenti religiosi e dunque nel costringere la coscienza
del singolo individuo
20
. Ogni coscienza benché errante tende
alla verità e pertanto Bayle giungeva ad attribuire a questa la
stessa dignità che si attribuiva alla coscienza esatta. Tutte le
opinioni e tutte le credenze erano per Bayle espressione di una
libertà e come tale doveva essere rispettata perché essa rivelava la
dignità dell’uomo
21
.
Bayle si spinse sino ad affermare che una società atea non si
19
Cfr. BAYLE P., Commentaire philosophique, in Oeuvres Diverses, t.II, La Haye 1727, II
parte, cap. VII.
20
La polemica di Bayle è rivolta nei confronti del versetto luchiano “compelle intrare” o “
coge intrare”. Su tale versetto varie sono state le interpretazioni nel corso dei secoli
precedenti a quelli in cui visse Bayle e successivamente la polemica venne ripresa dallo
stesso Voltaire che criticherà (come vedremo in seguito) l’interpretazione data da Bayle.
Evidentemente Bayle si rifà alla interpretazione data prima da Agostino e successivamente
ripresa da Tommaso d’Aquino che utilizzarono tale versetto per giustificare la violenza e le
stesse crociate contro gli eretici (nel caso di Agostino per giustificare l’intervento del potere
statale contro la setta dei Donatisti dell’Africa settentrionale). Cfr. AA.VV., L’eresia
medievale, cit., pp.37-39.
21
Cfr. ZARKA Y.C., La tolerance: force et fragilitè de la modernitè, in AA.VV., La
tolerance aujourd’hui- document de travail pour le XIX congrès mondiale de philosophie
(Moscou, 22-28 aout 1993), UNESCO, Paris, 1993,pp.37-46.
13
sarebbe differenziata in nulla da una cristiana, in quanto gli
uomini si sarebbero comportati seguendo i propri impulsi
passionali e per questo immaginava addirittura una società fatta di
atei
22
.
Anche Locke nella sua Lettera sulla tolleranza sostenne tesi
liberali e difese strenuamente il principio della necessità della
tolleranza. A suo avviso, la fede religiosa riguardava l’intimità
della coscienza e, di conseguenza, il potere statale non aveva
diritto di imporre alcunché a questa sfera interiore dell’individuo.
Locke riteneva necessaria la distinzione dei vari ordini (Stato e
magistratura da un lato, autorità religiosa dall’altro). Ciò avrebbe
permesso una pacifica convivenza civile e la tolleranza tra le varie
religioni presenti. Il magistrato doveva occuparsi solo degli aspetti
terreni.
22
Cfr. BAYLE P., Pensieri sulla cometa, a cura di G.P. Brega, Milano, 1957: “...la
persuasione che l’ateismo è il peggior stato in cui ci si possa trovare, è la conseguenza di un
falso pregiudizio concernente la luce della coscienza.” E ancora “L’uomo, sia pure una
creatura razionale quanto vi piace, ma è certo che non agisce coerentemente ai suoi princìpi.
Ha sì la capacità (...) di trarre legittime deduzioni,(...) Ma quando si tratta del modo di
comportarsi, è tutt’altra cosa.(...) l’uomo conclude tuttavia quasi sempre a favore dei propri
desideri sregolati. Altrimenti, ditemi, per quale motivo si dovrebbero vedere certe passioni
stabilmente radicate in tutte le nazioni e in tutte le epoche, a dispetto della straordinaria
varietà di opinioni sui riti sacri e su come vivere secondo decenza?”, in AA.VV., Filosofie e
società, Bologna, 1977, p.180.