Introduzione
La scelta della disciplina, l‟educazione ambientale, è legata alla mia personale esperienza di
vita. Sono nata ed ho da sempre vissuto in città, dove crescendo ho potuto costatare che gli
spazi a “misura” di bambino, così come gli ambienti naturali che permettono di vivere
esperienze sensoriali uniche, sono quasi se non del tutto assenti. Tuttavia, ricordo che fin da
bambina ho sempre cercato il mio contatto diretto con la natura con la quale stabilire un
rapporto di comunicazione, in particolare, attraverso il gioco.
Ad oggi, a tal proposito, ricordo con entusiasmo le gite in campagna dove poter vivere
esperienze significative, in primis con il corpo, e dove poter cercare e trovare un‟intima
connessione con il mondo e stabilire con esso una relazione emotivamente densa.
Dal punto di vista culturale, quest‟obiettivo implica una rifondazione delle vie epistemiche,
ossia, un superamento del cosiddetto paradigma cartesiano che orienterebbe il processo
cognitivo in una direzione anti-ecologica, e una conseguente presa in considerazione del
cosiddetto paradigma ecologico, per mezzo del quale la natura viene a essere concepita in
maniera del tutto nuova, ossia, non più come una serie di risorse a disposizione dell‟uomo,
bensì come una comunità ecologica in cui tutti gli esseri viventi tessono strutture reticolari e
tramano rapporti interdipendenti. Superare il paradigma cartesiano, significa recuperare la
relazione sensoriale che mette al centro il corpo, il quale essendo strumento primo
dell‟esserci nel mondo ci permette di coltivare con lo stesso rapporti emotivamente densi e
di provocare quella necessaria consapevolezza per sentirci parte della natura.
Il disastro ecologico, uno fra tutti il cambiamento del clima, nasce da atteggiamenti
sbagliati; ecco, allora che l‟educazione ambientale valorizzando su un piano unico
atteggiamenti percettivi, affettivi e cognitivi, si caratterizza come educazione al futuro. Nel
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primo capitolo, espongo un breve excursus storico dell‟educazione ambientale, che nasce in
concomitanza con i problemi ambientali e, con il passare del tempo, si afferma sempre più
come educazione alla cittadinanza attiva attraverso, soprattutto, la trasmissione del fatto
che la vita di ognuno dipende dalla vita dell‟altro. Meritava, oltremodo, di essere citata la
“Carta della Terra” che ho avuto modo di conoscere all‟interno di una mostra tenutasi a
Cosenza presso il Teatro Rendano. La Carta della Terra entra nelle scuole attivando processi
che meritano di essere ricordati; pertanto, nel secondo capitolo, la mia attenzione è rivolta a
“movimenti” di educazione-ambientale, attivi nel mondo e in Italia, i quali condividono tutti
l‟idea che la salvezza del mondo risieda nell‟educazione.
La mia ricerca si è focalizzata su un centro “The Center For Ecoliteracy” (il centro per
Ecoalfabetizzazione), in California, dove F. Capra, sostenitore dell‟ecologia profonda, è
dedito a sviluppare progetti di educazione ambientali volti alla formazione ecologica delle
nuove generazioni, attraverso, in particolare, la coltivazione di un orto. Un altro programma
internazionale per l‟educazione ambientale che merita di essere anch‟esso ricordato è
“Ecoschools” curato dalla FEE
Per quanto riguarda l‟Italia, ho avuto il piacere di visitare una scuola aderente a un progetto
dal titolo “Orto in condotta” e di approfondire le iniziative attive nelle “Fattorie didattiche”.
La formulazione e la sperimentazione dell‟Unità di Apprendimento mira a evidenziare in
primis come l‟approccio diretto con la natura possa far scaturire emozioni e stati d‟animo
non indifferenti; tutto ciò è emerso, in particolare, attraverso la comparazione di alcuni
disegni eseguiti rispettivamente prima e dopo l‟uscita lungo il fiume “Crati”, da alunni della
Scuola Primaria del 2° Circolo Didattico di Cosenza. “Curare un fiume, significa prima di
tutto amarlo” ed conoscerlo attraverso i sensi, pertanto la “lezione di percezione” è servita
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1
come introduzione al tema dell‟inquinamento delle acque del Crati. Codesto argomento, è
stato affrontato direttamente sul “campo” e con la collaborazione degli esperti (una scuola di
qualità è aperta alle agenzie educative del territorio stesso), i quali hanno eseguito una
lezione all’aperto con la classe. All‟interno del progetto, sono inserite varie pratiche
didattiche quali sono il brain storming, la mappa concettuale, il laboratorio, la visione di
filmati, poiché ciò significa garantire pluri- opportunità di apprendimento agli allievi, i quali
svolgono un ruolo centrale in ciascuna attività.
Il focus del progetto è il rapporto diretto con la natura poiché recuperare l‟approccio diretto
con le cose, significa sviluppare “un‟etica costruita sul principio del prendersi cura” secondo
2
i principi che definiscono il paradigma ecologico.
Il sentimento, è un qualcosa che nasce e si sviluppa sulla base di relazioni, di legami, di
addomesticamenti; partendo proprio da questo presupposto è necessario vivere la natura,
sentirla parte integrante del nostro essere più profondo, guardarla con gli occhi del cuore,
per accendere quella “passione” intrinseca che come non mai vuole uscire dal nostro essere.
1
Crati (dal greco Kratos, indicava la personificazione della potenza). E‟ il fiume principale della Calabria: è
infatti il più importante della regione per ricchezze d‟acque, lunghezza (91 km) e superficie del bacino
2
idrografico (2.440 km).
2
Mortari L., Per una pedagogia ecologica, Prospettive teoriche e ricerche empiriche sull'educazione
ambientale., Milano, La nuova Italia, 2001.
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1° CAPITOLO - CRISI ECOLOGICA: CAUSE E
CONSEGUENZE
1.1 DAL PARADIGMA CARTESIANO AL PARADIGMA
ECOLOGICO
“La crisi ecologica avrebbe fra le cause più remote anche una serie di procedure di
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costruzione della conoscenza”, (L.Mortari, 2001) queste hanno provocato la costruzione di
un pensiero riduttivo rispetto alla complessità della vita biologica. Parlare di ecologia ci
porta a occuparci di paradigmi e visioni del mondo, perché sono proprio questi gli elementi
4
che dal profondo guidano il nostro essere. Dal XVII secolo il paradigma moderno, ossia, il
paradigma cartesiano- galileiano ha guidato il processo cognitivo in direzione anti-ecologica
favorendo un approccio riduttivo e analitico rispetto alla complessità della vita biologica:
“questo tipo di conoscenza ha reso possibile un cero tipo di interventi devastanti
5
sull‟ambiente” (L.Mortari, 2001).
La situazione attuale è il risultato di una visione del mondo, difficilmente scrollabile, “in cui
da un lato abbiamo l‟uomo e la sua necessità di progredire materialmente e dall‟altro la
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natura, una serie di risorse a totale disposizione dell‟uomo” (L.Mortari, 2001).
Il difficile rapporto con l‟ambiente e dunque lo sfruttamento intensivo di esso a beneficio
dell‟uomo cammina di pari passo con la ricerca del cosiddetto “benessere” dell‟uomo
3
Ivi.
4
Il concetto di paradigma scientifico è formulato nel 1962 dal filosofo della scienza T. Kuhn (1992-1996) con
la pubblicazione di La struttura delle rivoluzioni scientifiche. Per paradigma si intende una costellazione di
principi, leggi e metodi condivisi da una comunità scientifica. Il passaggio da un paradigma all‟altro avviene
attraverso fratture rivoluzionarie che portano profondi cambiamenti in tutti gli ambiti della vita.
5
Ibidem.
6
Ibidem.
8
moderno, con lo sviluppo della civiltà tecnologica, con il senso del possedere beni materiali
che hanno reso l‟uomo egli stesso oggetto. Il concetto di sfruttamento dell‟ambiente
circostante da parte dell‟uomo è assai remoto. L‟uomo giacché cacciatore e nomade
conosceva bene il territorio e le risorse a sua disposizione, quest‟ultime utilizzate come beni
primari ossia, per la sua sopravvivenza. La sete di conoscenza ha spinto da sempre l‟uomo a
conoscere maggiormente il territorio e tal volta a trovare spiegazioni a taluni fenomeni
naturali, quali, ad esempio, la riproduzione delle piante che gli hanno aperto le porte al
meraviglioso mondo dell‟agricoltura; la continua comprensione ad alcuni fatti naturali lo
spinsero a modificare l‟ambiente dove egli viveva e ad agire nel territorio per il
soddisfacimento di bisogni, cominciando a farsi strada il concetto di sfruttamento del suo
ambiente e con sé i problemi d‟inquinamento dello stesso, tuttavia l‟organizzazione sociale
in piccoli centri e lo scarso sviluppo tecnologico hanno contribuito a contenere localmente i
vari problemi, senza intaccare i processi che governano gli ecosistemi.
Il problema ecologico, è un problema culturale e filosofico più che un problema pratico o
tecnico, difatti, nasce e si sviluppa nel corso dei secoli, a causa del prevalere della cultura
dominante o “paradigma”, che trova nella visione meccanicistica di Cartesio pieno
riscontro. L‟insieme dei nostri valori, del nostro modo di pensare e di approcciarci
all‟ambiente, cominciò a entrare nella vita e nel modo di essere delle persone dal sedicesimo
secolo, in cui la “nozione di un universo organico, vivo e spirituale fu sostituita da quella di
del mondo macchina, e la macchina del mondo divenne la metafora dominante dell‟era
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moderna”. Suddetto periodo fu chiamato dagli storici, come periodo della rivoluzione
scientifica, di fatti, si caratterizza per le scoperte che in campo scientifico hanno lasciato
impronte importanti, dalle rivelazioni di Copernico, dagli studi di Keplero e dalle scoperte
di Galileo, il quale fu il primo a utilizzare il linguaggio matematico alle leggi della natura, il
7
F.Capra, Il punto di svolta, New York, Feltrinelli, 1982, p.47
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che escludeva dallo studio proprietà quali “odore, suono, sapore o odore” e assieme ad essi
“se ne sono andati da allora l‟estetica e la sensibilità etica, i valori, la qualità, la forma, tutti i
sentimenti, i motivi, le intenzioni, l‟anima, la coscienza, lo spirito” e il modo di concepire la
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terra da “madre” a mondo-macchina. Inoltre, questo concetto, determina una netta
divisione tra materia/spirito, corpo/mente, separazione che ha avuto conseguenze non solo
sul campo scientifico ma, anche su quello sociale, culturale e pedagogico, provocando un
nuovo modo di vivere, di concepire e di rapportarsi con la realtà naturale e con il corpo,
questi intesi come oggetti da manipolare senza problemi morali.
La crisi ambientale che ne è derivata ha particolarmente evidenziato i limiti del paradigma
di tipo determinista-riduzionista: “fondato sulla possibilità di prevedere l‟evoluzione futura
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di ogni fenomeno dalla conoscenza della legge che la regola”. I pilastri del vecchio
paradigma, ossia, il dualismo corpo-mente, il metodo scientifico-sperimentale e l‟idea
statica della realtà, non reggono il peso della complessità della vita, della mente umana e
dell‟ambiente, sono inadeguati per sorreggere le nuove emergenze, non trovano, dunque,
spazio nella società della complessità. Ogni crisi, tuttavia, lascia terreno fertile alle auto-
critiche, al feedback e soprattutto alla ricerca di nuovi valori, categorie, punti di vista e vie
epistemiche, il tutto volto al determinarsi di un nuovo paradigma quello appunto della
complessità, fondato su una nuova consapevolezza ossia, quella della complessità del reale.
Codesto approccio definito olistico fa riferimento alla necessità di considerare l‟intero come
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una totalità organizzata e non come una semplice somma delle parti. La base su cui
soggiace il nuovo paradigma implica un incontro di “verità”, un‟apertura e una flessibilità
che riescano ad affrontare e padroneggiare la complessità dei fenomeni, il che significa non
8
Ivi, p.47
9
M. Bertacci, L’educazione Ambientale nella scuola dell’autonomia, Bologna, Cappelli Editore, 2000
10
P. Rossi (a cura di), Dizionario di Filosofia, Milano, La Nuova Italia, 2000
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seguire la logica dualistica <<aut aut>> ma, adottare invece quella <<et et>> che prende in
considerazione punti di vista diversi che sono apparentemente in contrasto fra loro.
Una figura importante per cambiamento di rotta è rappresentata dalla figura di Fritjof Capra,
il quale riconosce che la maggiore sfida dei nostri tempi consiste nella costruzione e nella
crescita di comunità sostenibili, ossia, di “comunità i cui modi di vita, affari, tecnologie e
istituzioni sociali siano pensati in modo tale da non interferire con la capacità insita della
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natura di sostenere la vita”. Capra definisce il nuovo paradigma come una “visione
ecologica” laddove all‟aggettivo ecologico non facciamo riferimento all’ecologia
superficiale bensì all‟ ecologia profonda intesa come filosofia di vita .
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G. Dalla Casa, A scuola nell’orto. Come insegnare l’ecologia profonda ai bambini, in: “Associazione Eco-
filosofica”, XXX, 2009, pp. 15-18
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