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INTRODUZIONE
Il presente elaborato ha come oggetto il percorso del Festival di Sanremo, che,
inserito nel contesto del duopolio televisivo tra Rai ed il gruppo Fininvest di Silvio
Berlusconi, rappresenta un importante punto di forza del servizio pubblico negli anni
Ottanta: un periodo di accesa concorrenza tra le due emittenti in un sistema televisivo in
evoluzione.
L’elaborato sottolinea come il Festival della Canzone Italiana abbia svolto un
ruolo decisivo per la ripresa della Rai nel momento in cui la rete dei network privati di
Berlusconi si afferma. L’obiettivo di questa tesi è la dimostrazione di come la
manifestazione sanremese abbia sempre giocato un ruolo di rilevanza nel palinsesto della
Rai, sapendosi reinventare all’occorrenza e diventando parte integrante del costume
italiano in seguito al successo ottenuto in radio e soprattutto in televisione.
La scelta dell’argomento è dettata innanzitutto dal mio forte interesse per la
musica, l’ambiente discografico e dell’organizzazione di eventi musicali, come concerti
e festival. Non solo, ritengo che il Festival di Sanremo sia una vera pietra miliare della
televisione del Paese: il suo ruolo è stato fondamentale per la ripresa della televisione
pubblica, soprattutto in un periodo di profonda trasformazione per la società italiana come
gli anni Ottanta.
Le fonti utilizzate per la stesura dell’elaborato sono, in particolare per i primi due
capitoli, in prevalenza manuali riguardanti la storia del Festival di Sanremo e della
televisione italiana, tra cui L’Italia di Sanremo di Gianni Borgna e Storia delle televisioni
in Italia di Irene Piazzoni. Nel secondo capitolo ho invece inserito nozioni presenti in
5
manuali sulla storia della Rai, tra cui Una e divisibile di Giulia Guazzaloca, integrati con
volumi riguardanti l’ascesa di Silvio Berlusconi e del gruppo Fininvest. Per il terzo
capitolo le fonti che ho preferito utilizzare maggiormente sono articoli d’archivio di
alcuni importanti quotidiani come ‹‹La Repubblica›› e ‹‹L’Unità››, nonché di riviste
particolarmente legate al Festival come il ‹‹Radiocorriere››, da cui ho tratto numerosi dati
di ascolto e interviste.
Nel primo capitolo dell’elaborato si ricostruisce la storia del Festival di Sanremo
partendo dalla prima serata nel 1951, osservando come il suo percorso sia in sintonia con
quello della Rai: il Festival è sano, apprezzato ed innovativo durante gli anni Sessanta,
gli anni di Ettore Bernabei e dei grandi ascolti. È invece una kermesse tormentata, travolta
dalle critiche ed in costante ricerca di innovazione negli anni Settanta, anni in cui la Rai
subisce una pesante crisi culminata nella legge di riforma. Negli anni Ottanta tuttavia, in
concomitanza con l’affermarsi del regime di duopolio, il Festival riprende piede in
maniera efficace e sostiene un palinsesto pensato per fronteggiare la concorrenza con
Fininvest.
Nel secondo capitolo si analizza invece la storia della televisione italiana, partendo
dalla legge di riforma della Rai del 1975. Ricostruendo il percorso della nascita delle
prime emittenti private, si osserva come queste riescano a mettere in discussione il
monopolio pubblico. In conclusione del capitolo viene spiegato come l’imprenditore
Silvio Berlusconi riesce a consolidare un impero televisivo, portando a termine
l’acquisizione di tre reti private in grado di competere con il servizio pubblico,
accendendo la rivalità fino al momento della ‹‹pax apparente››, ovvero il varo della legge
Mammì nel 1990.
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Il terzo ed ultimo capitolo si sofferma invece sull’antagonismo tra l’emittente
pubblica e quella privata, e prova come il Festival di Sanremo sia stato un’arma poderosa
nelle mani della Rai per fronteggiare la concorrenza con la rivale Fininvest: il Festival
infatti acquisisce un ruolo di primo piano, diventando un fenomeno a tutto tondo che si
protrae fino a diventare il fulcro della programmazione pubblica della settimana
antecedente e dei giorni seguenti alla gara vera e propria.
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I. Il Festival di Sanremo
1.1. Gli anni d’oro: da Grazie dei fiori alla prima di Pippo Baudo
Amato, odiato, ma sicuramente discusso fin dalla sua prima edizione, il Festival
di Sanremo rappresenta la grande evasione di un’Italia reduce dalla Seconda Guerra
Mondiale che guarda alla modernità, con la voglia di cantare spensierata e di lasciarsi alle
spalle gli eventi bellici. Il 29 gennaio 1951 il Salone delle Feste del Casinò Municipale di
Sanremo è pronto ad ospitare il pubblico presente alla manifestazione canora, seduto
intorno a tavolini da caffè ricreanti un ambiente in stile cafè chantant che, durante la cena,
assiste alle esibizioni dei partecipanti alla competizione, tra l’andirivieni dei camerieri
1
.
La sala è tutt’altro che gremita, si riscontrano difficoltà a riempire tutti i tavolini: infatti
fu necessario trovare persone da sistemare ai posti vuoti. Il problema di questa carenza si
pone non tanto per il prezzo del biglietto, complessivamente accessibile, di 500 lire, ma
per il fatto che fino a quel momento il pubblico del Casinò era abituato a manifestazioni
di maggiore livello culturale
2
.
Nato da un’idea di Amicare Rambaldi
3
, il Festival è in primis strumento della Rai
il cui fine è il rinnovamento del palinsesto radiofonico, in quanto la canzonetta viene
1
G. Rotondi, La storia del Festival di Sanremo, in ‹‹Focus.it››, 8 gennaio 2019.
2
S. Facci, P. Soddu, Il Festival di Sanremo. Parole e suoni raccontano la nazione, Roma, Carocci Editore,
2011.
3
Esponente della sinistra sanremese, nell’ottobre del 1945 il CLN di Sanremo lo nomina come relatore
della sottocommissione artistica, la quale è incaricata di proporre attività e manifestazioni per rivitalizzare
la città ligure dopo la Seconda Guerra Mondiale. Nella sua relazione è presente l’idea di organizzare un
Festival della canzone italiana.
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utilizzata come veicolo attraverso cui la nazione cerca di esprimere a pieno i suoi tratti di
modernità post bellica, guardando però anche al conservatorismo ed alla tradizione. A
questo proposito, Filippo Sacchi coglie un aspetto fondamentale: ‹‹Nel gigantesco
sviluppo dei mezzi di trasmissione meccanica […] la canzonetta è entrata come elemento
permanente nella vita di milioni e milioni di persone, accompagna il ritmo del loro lavoro,
il loro desco, il loro riposo, i loro svaghi, i loro pensieri d’amore, è quasi ormai
nell’ossigeno che si respira. La canzonetta è dunque uno spaventoso mezzo indiretto di
formazione estetica culturale e mentale del popolo››
4
.
Il progetto della manifestazione, la quale si sarebbe tenuta a cadenza annuale,
viene raccolto dal Maestro Giulio Razzi, primo Direttore Artistico del Festival, Pier
Busseti, direttore del Casinò Municipale, e dalla Rai. Dall’unione di queste menti nasce
la prima edizione del Festival di Sanremo, che vede la sua serata inaugurale il 29 gennaio
1951, sotto la conduzione di Nunzio Filogamo: ‹‹Signori e signore, benvenuti al Casinò
di Sanremo per un’eccezionale serata organizzata dalla Rai, una serata della canzone con
l’orchestra di Cinico Angelini. Premieremo, tra le 240 composizioni inviate da altrettanti
autori italiani, la più bella canzone dell’anno. Le venti canzoni prescelte vi saranno
presentate in due serate e saranno cantate da Nilla Pizzi ed Achille Togliani con il duo
vocale Fasano››
5
. Nunzio Filogamo è un vero e proprio divo della radiofonia, ma ancor
più celebre diventerà l’iconica frase pronunciata in apertura dell’edizione del 1952:
‹‹Miei cari amici vicini e lontani, buonasera ovunque voi siate!››
6
. L’orchestra
4
S. Facci, P. Soddu, Il Festival di Sanremo, cit. p. 15.
5
G. Borgna, L’Italia di Sanremo. Cinquant’anni di canzoni, cinquant’anni della nostra storia, Milano,
Mondadori, 1998, p. 3.
6
La celebre frase di apertura di Nunzio Filogamo: https://www.youtube.com/watch?v=exzih4lQjtA
9
accompagnatrice è diretta dal Maestro Cinico Angelini, che fin dall’inizio rappresenta un
pilastro su cui poggia la manifestazione. La formula della prima edizione è molto
semplice: le venti canzoni selezionate sono affidate alla voce di tre interpreti, appunto
Nilla Pizzi, Achille Togliani e il Duo Fasano, (tutti sotto contratto con l’etichetta
discografica Cetra e dipendenti della Rai), e vengono presentate in due serate suddivise
in due gruppi da dieci brani. Nella serata finale del 31 gennaio è Nilla Pizzi ad imporsi
con Grazie dei fiori, una ballata che ben rispecchia la tradizione musicale italiana
dell’epoca
7
. Inoltre, nella prima fase della manifestazione inizia già a prendere piede il
fenomeno del divismo sonoro, che consiste ‹‹nell’identificazione tra canzone ed
interprete, che segna un passaggio fondamentale del divismo nella società di massa››
8
.
Questa nuova forma di concepire la canzone ed il suo interprete necessita anche di una
messa a nuovo della manifestazione stessa: l’edizione del 1952 mantiene la stessa formula
della precedente
9
, suscitando addirittura maggiore clamore: infatti, le canzoni presentate
sono ben duecento in più rispetto all’anno prima, mentre autori ed editori fanno a
letteralmente a gara per essere ammessi. Un exploit rimarcato soprattutto dal vertiginoso
decollo del prezzo del biglietto per assistere alla seconda serata, da 500 lire a 4000. Nilla
Pizzi si conferma vincitrice con Vola colomba e anche prima vera diva della canzone con
Papaveri e papere (seconda classificata), brano destinato a trionfare nelle vendite
10
. A
7
A. Grasso, Storia della televisione italiana, Milano, Garzanti, 1992.
8
S. Facci, P. Soddu, Il Festival di Sanremo, cit. p. 21.
9
Sebbene la struttura della competizione non sia mutata in maniera considerevole, l’organico di cantanti si
è ampliato: oltre alla Pizzi, Togliani e al Duo Fasano figurano, sempre con l’orchestra di Angelini, Gino
Latilla e Oscar Carboni.
10
G. Borgna, L’Italia di Sanremo. cit. p. 19.