1
INTRODUZIONE
Il presente studio si propone di approfondire la dimensione
soggettiva del comportamento, nella quale l‟attore è soggetto alle norme
che emergono da una varietà di contesti sociali, talvolta in conflitto tra di
loro
1
.
Per comprendere i problemi della motivazione e della condotta
umana è necessario studiare sia l‟individuo che la società; sia la
costituzione che l‟ambiente nonché i “meccanismi” della mente, i vari tipi
di personalità, le eterogenee attività sociali tanto in contesti più limitati
quanto gli schemi più vasti, che interessano strati più larghi della società e
della cultura. Lo studio dei molteplici problemi connessi all‟oggetto della
presente trattazione necessita, dunque, del contributo da parte di varie
discipline.
Il vero significato dei fattori considerati dai sociologi si può
determinare soltanto mediante uno studio accurato delle modalità dell‟urto
tra le forme sociali e individui di diversa costituzione biologica e diverso
condizionamento nell‟infanzia. Le differenze nella costituzione fisica,
psichica e sociale di persone diverse debbono necessariamente determinare
in misura notevole la maniera in cui queste persone verranno influenzate
dalla disorganizzazione sociale, da conflitti culturali, da fenomeni di
urbanesimo. Sottolineare l‟importanza dell‟ambiente come fatto unitario e
minimizzare, o virtualmente ignorare, la costituzione biologica e la storia
dello sviluppo attraverso l‟infanzia dei diversi esseri umani, i quali a loro
volta contribuiscono a modificare quell‟ambiente, significa trascurare molti
di quei fattori che possono spiegarci invece i vari effetti della tradizione
1
Rinaldi, 2009.
2
culturale sugli esseri umani. Di conseguenza, si ottiene una visione errata
della realtà, non solo per quanto riguarda le cause della delinquenza, ma
anche per ciò che attiene alla natura della forma culturale in questione
2
.
La devianza si costruisce all‟interno dell‟interazione circolare e
ricorsiva fra i fattori che, a seconda che siano presenti o assenti, possono
essere di protezione o di rischio. In altri termini, i fattori che, in positivo e
in negativo, favoriscono l‟esordio e il consolidamento di un percorso di
carriera deviante non sono lineari, né unidirezionali, ma hanno un carattere
interattivo e agiscono attraverso forme di reciprocità circolari che si
modificano, non solo in relazione ai diversi contesti d‟azione e ai sistemi di
appartenenza ma anche in relazione al tempo, ossia si costruiscono
processualmente. Rifletterò su tale processualità, in questa sede, con
particolare attenzione all‟emergenza della devianza in fase adolescenziale.
Non solo i fattori personali, ambientali e comportamentali si influenzano
reciprocamente, ma anche nei diversi contesti e momenti della vita sociale
di un individuo, la combinazione degli elementi che possono far emergere
la devianza può avere un carattere emergenziale inedito
3
.
Concludendo, dai punti di riflessione proposti, appare chiaro come
l‟agire deviante, sia in senso situazionale sia come modalità persistente del
comportamento di un individuo, è un processo complesso in cui si
influenzano reciprocamente fattori diversi, i quali a loro volta possono
avere un peso più o meno consistente rispetto alla devianza a seconda dei
contesti e della fase del ciclo
4
.
2
Glueck, 1968.
3
Fra questi fattori, quelli che la letteratura specialistica ha individuato e che sono stati sintetizzati da De
Leo e Malagoli Togliatti (2000), ricordiamo: il coping, l‟autoefficacia percepita, il disimpegno morale, il
monitoring, l‟autoefficacia collettiva, l‟intervento sociale e istituzionale, le funzioni/disfunzioni familiari,
le cosiddette esperienze non condivise, il rapporto tra genitori e i compagni dei figli e il gruppo dei pari.
4
De Leo e Patrizi, 2006.
3
Nel primo capitolo ho cercato di chiarire il significato del termine
devianza distinguendolo dal fenomeno più specifico della criminalità,
analizzando alcune teorie criminologiche che tentano di fornire diverse
spiegazioni al comportamento deviante. Ho, inoltre, prestato particolare
attenzione al fenomeno della devianza in relazione all‟organizzazione
sociale e ai fenomeni di normalizzazione della stessa.
Nel secondo capitolo ho delineato alcuni cambiamenti avvenuti nella
nostra società, a seguito della globalizzazione, e come tali trasformazioni
abbiano influito nel processo di formazione dei giovani. A tal proposito, ho
voluto approfondire il processo di strutturazione della personalità degli
adolescenti e il nuovo fenomeno della lunga adolescenza.
Nel terzo capitolo ho affrontato la problematica dei minori e dei
giovani adulti autori di reato, facendo riferimento anche alle leggi più
recenti e soprattutto al D.P.R. 448/88, che ha posto maggiore importanza ai
processi evolutivi dei minori, anche in riferimento alle misure da adottare a
seconda della tipologia del reato e della personalità del soggetto.
Infine, nel quarto ed ultimo capitolo, essendo una psicologa, ho
voluto analizzare le peculiarità e le criticità di tale professione nell‟ambito
del settore della giustizia.
Questo lavoro, nel suo piccolo, vuole essere uno spunto di riflessione
per la condizione giovanile attuale, in riferimento soprattutto ad alcune
delle problematiche adolescenziali nella nostra società post-capitalistica o
post-moderna, per aggiungere un piccolissimo tassello in più alle numerose
ricerche sull‟argomento.
4
I. DEVIANZA E CRIMINALITÀ.
1.1. CONCETTO DI DEVIANZA: DEFINIZIONI TEORICHE.
La devianza è una categoria socio-psicologica che fa riferimento a
tutte le forme evidenti ed evidenziate di trasgressione alle norme e alle
regole rilevanti di uno specifico contesto di rapporti interpersonali e
sociali
5
.
L‟aspetto che occorre sottolineare è che la devianza non è una
caratteristica o una proprietà insita in una persona, ma è un giudizio di
valore che, un sistema normativo violato pubblicamente, attribuisce ad un
certo comportamento, utilizzando un‟etichetta linguistica con cui poi la
persona viene identificata. La diversità di un certo individuo sul piano
psicologico, culturale o neurologico, può implicare un giudizio di devianza
o meno, a seconda della tolleranza del sistema normativo verso quel tipo di
diversità, e se i componenti associati a tale diversità entrano in contrasto
con le regole contestualmente convenute
6
.
Se definire la devianza significa esplicitamente o implicitamente
riferirsi ad una particolare concezione della norma, è inevitabile il
riferimento ad un determinato modello di società, la scelta, cioè, di una
prospettiva di analisi di quest‟ultima. Quindi comportamenti come
omosessualità, prostituzione, tossicodipendenza, alcolismo, delinquenza o
l‟atto illecito del minore, portatori di diversità e di valori differenti rispetto
a quelli dominanti, appaiono inadeguati, indesiderabili, connotati devianti
5
De Leo e Patrizi, 1999.
6
Salvini e Salvetti, 2001.
5
in quanto scuotono ed indeboliscono il consenso attivo e/o passivo su cui
reggono le cosiddette norme sociali, morali e giuridiche
7
.
Il fatto che comportamenti così diversi siano sottoposti ad una
reazione sociale sostanzialmente analoga ci fa pensare che essi debbano
avere qualcosa in comune. Ciò che li accomuna, tuttavia, non è costituito
da una realtà in sé, bensì da una realtà costruita socialmente, in quanto
questi comportamenti vengono definiti in base a norme relative.
Il comportamento dell‟individuo spesso è utilizzato come pretesto per
giustificare il rifiuto sociale, che in realtà è indirizzato a caratteristiche
della persona che non corrispondono alla logica del sistema sociale, ma
corrispondono invece ad uno stereotipo di deviante
8
.
Motivo per cui la devianza non è identificabile in un comportamento
in sé, ma in una transazione che si realizza tra un gruppo sociale ed un
individuo che è visto dal gruppo come uno che infrange le norme, quindi
dall‟incontro tra un comportamento e la reazione sociale a questo
9
.
Becker
10
tenta di delimitare l‟ambito e di definire il criterio di
applicazione del concetto di devianza, quando afferma che i gruppi sociali
creano devianza ponendo le norme la cui infrazione costituisce devianza,
applicando queste norme a determinate persone ed etichettandole come
„outsiders‟. Da questo punto di vista la devianza non è una qualità dell‟atto
commesso dalla persona, ma piuttosto una conseguenza dell‟applicazione
di norme e sanzioni ad un „delinquente‟ da parte di altri. Il deviante è una
persona alla quale l‟etichettamento è stato applicato con successo; il
comportamento deviante è un comportamento che viene etichettato come
tale.
Solo partendo da un‟analisi che privilegia non la persona in sé,
l‟“omosessuale”, il “malato mentale”, il “delinquente”, il “drogato”, ma la
7
Spano, 1997.
8
Bandini, 1979.
9
Spano, 1997.
10
Becker, 1963.
6
realtà attorno alla quale agiscono ed interagiscono queste persone (come
processo definito da norme, valori e bisogni, variabili nel tempo e nello
spazio, quindi costruiti socialmente), comportamenti diversi possono essere
studiati nella reazione sociale analoga. Ciò che li accomuna, anche se le
caratteristiche della reazione sociale nei loro confronti possono avere
modalità diverse
11
, è il portarsi dietro il fardello dell‟esclusione sociale.
Quindi la nozione di devianza non ha in sé un significato obiettivo ed
alcuna verità fattuale in quanto “non corrisponde ad una forma
caratteristica essenziale di un comportamento che possa essere descritto a
prescindere dai giudizi e dalle reazioni simbolicamente connotate degli altri
nei confronti di esso”
12
.
È solo un termine di riferimento concettuale che acquista significato
unicamente se lo si riferisce alla complessità degli eventi socio-strutturali e
socio-psicologici che lo generano. Ogni società ha il suo diritto, i suoi
costumi, le sue leggi. La devianza è in relazione ai modelli di una
particolare società, in un particolare momento della storia. La relatività, o
la variabilità, della definizione di devianza è legata alle dovute evoluzioni
ed alle diversificazioni culturali legate al mutamento storico ed alla
collocazione stratificata dei gruppi all‟interno dei quali essa viene
definita
13
.
Infatti tutti i comportamenti che noi consideriamo devianti (compresi
l‟incesto e l‟omicidio, ma anche l‟omosessualità, il consumo di sostanze
psicotrope o l‟aborto) in paesi ed epoche diverse, od anche in situazioni
particolari nella stessa società, possono essere valutati in maniera del tutto
opposta.
Ma anche nella nostra stessa società ed in tempi assai più recenti
esistono esempi della relatività della definizione della devianza, tanto che
11
formale-istituzionale con sanzione penale o informale-non-istituzionale con pressioni psicologiche, tipo
di disprezzo o derisione.
12
Lemert, 1981.
13
Mosconi, 1974.
7
sono numerosi i comportamenti ora definiti devianti, ora ammessi, tollerati,
accettati. Basti pensare a due casi, il delitto d‟onore e l‟aborto, la cui
normativa è stata modificata in tempi recenti.
Definire dunque la devianza come quel comportamento che viola
determinate regole, senza dare attenzione sufficiente alla specifica cultura
del luogo o del tempo in cui la definizione è collocata, può rendere
indeterminati i confini tra il conformismo e la devianza stessa
14
.
Il concetto di devianza, pertanto, non contenendo in sé alcuna verità
empirica, non può che alimentarsi di un valore del tutto convenzionale e
variabile, attribuito alla “normalità” e ai criteri ideologici che sottostanno
alla stessa, in un determinato momento storico e in un dato assetto
societario. È solo partendo dalla normalità e quindi dai contesti, dalle
cornici regolative e dagli spazi normativi che caratterizzano l‟interazione
umana, che il comportamento e il concetto di devianza possono acquistare
un loro specifico significato
15
.
Dinitz e coll.
16
suggeriscono che, in prima approssimazione, la
devianza possa essere considerata come “un comportamento che
rappresenta una qualche forma di indesiderabile differenza”.
Secondo tali autori esistono cinque categorie di devianti, che
vengono definite in base alla natura dell‟ordinamento normativo col quale
l‟individuo è in contrasto. Queste cinque categorie sono costituite dal:
1. deviante come individuo che contrasta con le norme relative al
prevalente modello fisico, fisiologico o intellettivo (nano o gigante,
sfigurato, debole mentale, etc.);
2. deviante come individuo che infrange le norme religiose o
ideologiche e che rifiuta l‟ortodossia (apostata, eretico, traditore,
etc.);
14
Barbero Avanzini, 2002.
15
Spano, 1997.
16
Ricerca tratta da Bandini, 1979.
8
3. deviante come individuo che infrange le norme giuridiche (omicida,
ladro, etc.);
4. deviante come individuo il cui comportamento non corrisponde alla
definizione culturale di salute mentale (psicotico, nevrotico, etc.);
5. deviante come individuo che rifiuta i valori dominanti (hippy,
bohemien, suicida, etc.).
Come si può osservare, quindi, il delinquente fa parte di una più
vasta categoria di persone, che in qualche modo sono disprezzate in quanto
differenti dalle altre.
È importante osservare che le differenze la cui presenza porta alla
devianza non hanno importanza in sé, ma in quanto considerate
indesiderabili dalla società in generale o da qualche gruppo sociale
17
.
Devianti sono qualificati quei comportamenti o quegli atti che
generano discredito per chi li compie e che suscitano reazioni personali e
collettive volte ad isolare, punire, curare e correggere l‟autore di queste
azioni
18
.
Il moderno concetto di devianza ha visto l‟inizio della sua fortuna
nell‟ambito di una scuola sorta negli anni ‟30 del secolo scorso: lo
Struttural-Funzionalismo. Secondo questo indirizzo, i cui maggiori
rappresentanti sono Parsons
19
e Merton
20
, gli “attori sociali”, cioè i soggetti
che agiscono nella società, regolano il loro comportamento in funzione di
norme che vengono fatte proprie da ciascuno; il comportamento sociale, in
funzione dell‟osservanza o della non osservanza delle norme, si colloca tra
due opposte alternative: conformità o devianza.
Conformità è lo stile di vita coerente con l‟insieme delle norme
(leggi codificate, regole del costume, usi, tradizioni, ecc.). La conformità
non è un comportamento casuale ma costituisce una scelta che viene a far
17
Bandini, 1979.
18
Salvini e Salvetti, 2001.
19
Parsons, 1937.
20
Merton, 1938.
9
parte della personalità dei singoli che agiscono consapevoli della
conformità o meno della loro condotta anche se non sempre conoscono, in
ogni dettaglio, l‟insieme normativo. Tale conoscenza deriva da processi di
socializzazione in quanto, sin dalla nascita, nella famiglia, nella scuola, nel
lavoro, l‟apprendimento delle norme avviene attraverso vari meccanismi:
mediante l‟educazione, con l‟esempio, con l‟imitazione o con
l‟insegnamento; a volte anche attraverso complessi meccanismi psicologici,
quali l‟identificazione, cioè col rendersi simili a soggetti eletti a propri
modelli e l‟interiorizzazione, cioè l‟includere nella propria coscienza norme
e principi che diventano così parte integrante della personalità di ciascuno.
Poi il sistema di controllo sociale, cioè quelle strutture e istituzioni
che consentono ad ogni individuo di conoscere le conseguenze (pene
giudiziarie o sanzioni quali il rimprovero, l‟emarginazione) della non
osservanza delle norme, rafforzano e mantengono la conformità.
Un ulteriore supporto emotivo è rappresentato dall‟ideologia che
contiene i valori generali sanciti dalle norme.
Secondo la prospettiva struttural-funzionalista, la condizione opposta
alla conformità è la devianza, concetto più ampio di quello di delinquenza
perché comprende sia le condotte che violano le norme penali (i delitti) sia
quelle contrarie alle semplici regole sociali (gravi comportamenti contrari
alla morale e ai costumi). La vera devianza, comunque, è quella non
accidentale, ma frutto di una scelta precisa; non è deviante perciò un
comportamento che viola le norme per mero caso o che infrange una regola
disattesa da tutti: solo quando esiste un atteggiamento oppositivo verso una
norma che mantiene la sua pregnanza vi è devianza. Il deviante ha un
atteggiamento ambivalente: conosce la persistente imperatività di quella
norma ma la disattende non accettando l‟autorità normativa. Poiché esiste
una gerarchia di priorità fra le varie norme, non tutte le inosservanze sono
da ritenersi devianti in quanto talune norme possono essere infrante senza
10
che si verifichino quelle reazioni sociali di disapprovazione che la devianza
suscita.
Merton
21
fa scaturire la devianza dalla dissociazione tra le mete
culturali che una società prescrive ai propri membri e i mezzi che la stessa
società offre per realizzarli: la devianza è precisamente una delle alternative
che si spalancano dinanzi a quei settori di popolazione che non possono
conseguire attraverso mezzi legali quel successo economico che la società
prescrive; altre risposte possono essere trovate soggettivamente nella
rinuncia o nella ribellione consapevole al sistema nel suo complesso.
Merton sostiene che i desideri umani non sono innati, ma sociali.
La teoria dell‟imposizione sociale dell‟ideologia dominante non
vuole però – nelle intenzioni di Merton – spiegare tutti i tipi di devianza, né
asserire che tutti gli individui marginali siano deterministicamente votati
alla devianza: tra essi non mancano individui che accettano passivamente la
propria condizione e si sforzano di migliorarla attraverso il ricorso a mezzi
legali.
La teorizzazione strutturalistica di Merton ha svolto un ruolo centrale
nello sviluppo di questa branca della sociologia; ad essa si sono opposti e si
oppongono numerosi altri approcci.
Secondo altre teorie l‟origine di molte forme contemporanee di
devianza andrebbe ricercata proprio in una forma di alienazione,
direttamente connessa all‟estendersi dell‟urbanizzazione, al moltiplicarsi
degli slums, all‟accentuarsi di forme di disorganizzazione sociale. Questa
teoria è stata sostenuta soprattutto dalla scuola di Chicago. Anche
Sutherland
22
affermò che il comportamento deviante è appreso attraverso i
rapporti interpersonali e costituisce perciò il frutto di una trasmissione
sociale e culturale
23
.
21
Merton, 1938.
22
Sutherland, 1924; 1937; 1940.
23
Cressey, 1960.