4dell’economia sommersa. I metodi sono numerosi e, al fine di ottenere una disamina più
chiara ed efficace, sono stati raggruppati secondo uno schema ben preciso in metodi
diretti, indiretti e di discrepanza. Si osserverà che alcuni approcci sono simili fra loro, in
quanto nel corso degli anni, certi studiosi si sono limitati a perfezionare un’idea che era
già stata applicata precedentemente ma che, magari, non aveva ottenuto risultati
credibili perché vincolata ad assunzioni improbabili. Per contro le metodologie proposte
sono talmente numerose che vi sono, fra alcune di esse, differenze notevoli non solo dal
punto di vista del calcolo utilizzato per la stima dei risultati ma anche nel modo di porsi
e di affrontare la problematica. Un paragrafo a parte è stato poi interamente dedicato a
quella che è la metodologia ritenuta migliore dall’Eurostat, ovvero la metodologia
ISTAT. A margine di questo capitolo è sembrato corretto inserire anche una veloce, ma
comunque efficace, disamina circa l’approccio suggerito dalla teoria economica per
combattere una fondamentale componente dell’economia sommersa: l’evasione fiscale.
A questo proposito verranno riportate diverse idee e, fra l’altro, verrà proposto anche un
esempio di applicazione della teoria dei giochi all’economia sommersa.
Il capitolo quattro è il più importante della tesi: qui sarà specificato un modello
che verrà poi stimato sulla base delle informazioni provinciali per il periodo 2002-2003.
Nel commento della stima realizzata si porrà maggior attenzione alle zone in cui il
fenomeno è risultato presente in modo più rilevante. In un primo momento si chiarirà la
metodologia posta in essere, verranno presentati i dati impiegati per la stima stessa e si
spiegherà il perché sono stati utilizzati, cioè quale idea è stata perseguita per ottenere
una stima credibile della shadow economy. Successivamente, laddove possibile, si
cercherà di fare un raffronto con altri risultati prodotti da fonti autorevoli quali l’ISTAT
o studiosi che da anni si interessano al fenomeno; va, tuttavia, ricordato che la tesi
svolge un’indagine provinciale mentre, nella stragrande maggioranza dei casi, lo studio
è impostato a più ampio spettro, generalmente nazionale.
Infine, con le ultime pagine, ovvero nella conclusione, si “tireranno le somme”
di tutto il lavoro svolto. Inoltre si cercherà di capire se, alla luce dei risultati ottenuti
dalla nostra stima, vi sono politiche particolari che le istituzioni e gli organi preposti
dovrebbero porre in essere per contrastare efficacemente il fenomeno che, unitamente
ad altri fattori, può essere indicato come una delle principali cause che da anni frenano
la ripresa dell’economia del nostro paese: l’economia sommersa.
5I principali risultati ottenuti con l’analisi effettuata ci pongono di fronte a un
problema diffuso in molte aree del Paese, anche se più accentuato nelle province
meridionali. Interessanti spunti si possono trarre dai diversi fattori che favoriscono
l’insorgere o, comunque, la presenza di economia sommersa. Nella tesi si mostrerà
come la collocazione geografica delle aree interessate sia fortemente legata ad alcuni
fattori particolari come, ad esempio, il degrado sociale e la presenza di stranieri sul
territorio.
61. L’ECONOMIA SOMMERSA: PROBLEMI DI
DEFINIZIONE.
1.1 Premessa
Il primo passo per poter affrontare un argomento tanto complesso e di così
grande attualità, è sicuramente quello di fare un po’ di chiarezza intorno al concetto di
economia sommersa. Vi sono molteplici definizioni e non sempre queste collimano nel
significato; quindi, per avere una visione più approfondita della questione in esame, è
bene entrare nel merito delle definizioni stesse e dei vari concetti ad esse legati.
Secondo la denominazione comune della letteratura internazionale l’economia
sommersa è relativa alle “attività economiche che contribuiscono al prodotto nazionale
lordo ufficialmente calcolato (osservato) ma che non sono registrate”.
1
Un’ulteriore definizione è fornita dal CNEL (Consiglio Nazionale
dell’Economia e del Lavoro) che ritiene che l’economia sommersa tratti quegli “aspetti
che, pur essendo legali nei fini, non sono dichiarati, in tutto o in parte, ai pubblici
poteri”.
2
E’ interessante notare come due definizioni abbastanza recenti siano così diverse,
non solo nella terminologia, ma anche, e soprattutto, nei contenuti. Il CNEL infatti non
considera, come si evince, l’economia cosiddetta illegale, che vedremo invece essere
parte integrante e rilevante del fenomeno in esame.
Vi è poi da considerare quella che non è una enunciazione vera e propria ma che,
tuttavia, risulta essere molto importante in quanto è ciò che, effettivamente, intende
l'opinione pubblica quando si parla di economia sommersa. Questa ultima è definita
come “l’arte di arrangiarsi”; è cioè qualcosa di nebuloso e non ben definito, in cui
confluiscono diversi fattori, illegali o meno. Vi è poi la convinzione, più o meno esatta,
1
Schneider (2002)
2
CNEL (2001)
7che fra le cause scatenanti il fenomeno vi siano il degrado sociale e la povertà; la tesi
cercherà di verificare anche se ciò è vero ed, eventualmente, in che misura.
Di fronte a queste motivazioni il ricorso a pratiche che alimentano l’economia
sommersa è vituperato in principio ma poi tollerato nelle situazioni di maggior disagio
familiare.
3
Questo può, tuttavia, essere pericoloso per lo sviluppo economico di
qualsiasi paese, già avanzato o ancora in via di sviluppo.
1.2 L’economia sommersa
Come è già stato accennato in precedenza, il problema di definizione, per quanto
riguarda l’argomento che si sta trattando, è particolarmente complesso per diverse
ragioni. Innanzitutto perché è difficile studiare un fenomeno che per sua stessa natura è
nascosto; inoltre, come sarà evidenziato in seguito, è molto complicato ottenere stime
attraverso procedimenti empirici. Tutto questo va considerato alla luce del fatto che
coesistono numerose definizioni, la terminologia utilizzata è molto variegata e spesso, la
stessa, viene utilizzata in modo non univoco, cosicché talune parole risultano avere, in
tutto o in parte, lo stesso significato di altre. Per fare un esempio si pensi a “economia
sommersa”, “economia parallela” o, ancora, a “ economia sotterranea”. Vista la
possibile confusione che può scaturire dall’utilizzo improprio della terminologia, è
fondamentale riuscire a porre dei punti fermi e dichiarare subito cosa si intende quando
si parla di economia sommersa piuttosto che di economia informale, illegale o altro
ancora.
La prima distinzione che pare corretto effettuare è quella fra sommerso di lavoro
e sommerso d’impresa: nel primo caso vi è una mancanza di rapporto formalizzato fra
chi domanda e chi offre lavoro; nel secondo è l’impresa ad essere, per così dire,
sconosciuta alle istituzioni.
La definizione che pare essere più corretta e lineare di economia sommersa è
quella secondo cui la stessa attiene alla “produzione legale di cui la pubblica
3
Censis (2003)
8amministrazione non è a conoscenza per motivi di evasione fiscale e contributiva o di
elusione della normativa del lavoro”.
4
I motivi per cui la pubblica amministrazione
rimane all’oscuro di questa parte di reddito sono diversi: l’evasione fiscale, come ad
esempio dalle imposte sul reddito o sul valore aggiunto; l’evasione contributiva o,
ancora, la non osservanza di regole dettate dalla legge in materia di salario minimo,
sicurezza sul lavoro o numero massimo di ore lavorate. Vi è, infine, anche l’eventualità
della trascuratezza di norme amministrative come la mancata compilazione di
questionari statistici o di altri moduli amministrativi. Se per i primi tre punti elencati è
evidente che si tratta di sommerso economico, ovvero attività volte a non rispettare le
norme di legge al fine di ridurre i costi, nell’ultimo caso si parla di sommerso statistico
e ci si riferisce principalmente alla difficoltà di individuare unità che non sono visibili a
livello produttivo (ad esempio gli ambulanti). In sede di elaborazione dati, al fine di
ottenere una stima empirica del fenomeno, occorre considerare un margine d’errore che
rappresenta le inefficienze del sistema statistico e, più in generale, il sommerso statistico
nella sua globalità.
1.3 L’economia illegale
L’economia illegale (o criminale) è definita come quella serie di “attività
esercitate in violazione delle norme penali ma anche di attività di per sé legali ma che
vengono poste in essere senza adeguata autorizzazione o competenza”.
5
Come si evince da una prima analisi, anche in questo caso occorre operare un
distinguo fra le varie attività che possono essere considerate parte dell’economia illegale.
In primis si fa riferimento alla produzione di beni o servizi la cui vendita, distribuzione
o semplicemente il possesso sono vietati dalla legge. L’esempio più classico ed efficace
che viene riportato in letteratura è quello relativo alla produzione e/o
commercializzazione di sostanze stupefacenti. Tuttavia all’interno dell’economia
illegale vanno considerate anche quelle attività produttive legali realizzate da persone
4
Zizza (2002)
5
Zizza (2002)
9non autorizzate: ad esempio la pratica di una professione senza aver mai conseguito il
titolo di studio necessario per poter esercitare la stessa.
E’ bene sottolineare che le attività suddette (e comunque quelle facenti parte
dell’economia illegale in genere) sono incluse nel calcolo soltanto se vi è un’effettiva
domanda di mercato; ovvero la transazione posta in essere deve prevedere consenso fra
compratore e venditore come, ad esempio, nei casi di prostituzione, ricettazione o
contrabbando. Laddove il presupposto di accordo volontario sia assente, come nei casi
di truffa, l’attività deve essere esclusa dal conteggio. Questo perché per la stima del PIL
sono rilevanti quelle attività, seppur illegali, che creano valore aggiunto, ovvero quelle
produttive, e non quelle puramente redistributive.
Detto questo appare corretto ricordare che, per il momento, in sede europea si è
deciso di non considerare l’economia illegale negli aggregati di contabilità nazionale.
1.4 L’economia informale
L’economia informale è quella parte che riguarda le “attività legali svolte da
unità produttive con particolari caratteristiche strutturali che ne rendono impossibile la
rilevazione statistica. Queste sono generalmente legate a individui che svolgono
prestazioni nell’artigianato e nei servizi personali”.
6
Come si deduce abbastanza chiaramente dalla definizione stessa, l’economia
sommersa è, in questo caso, propria di unità produttive caratterizzate da: basso livello di
organizzazione; minima, o addirittura nulla, divisione fra capitale e lavoro ed, infine,
relazioni di lavoro basate per lo più su occupazione occasionale, parentela, relazioni
personali e, in generale, da situazioni di totale assenza di contratti formali. Si pensi ad
un fenomeno che nel corso degli ultimi anni ha preso sempre più piede nel nostro paese:
quello delle, cosiddette, badanti. A fronte di un cospicuo numero di contratti di
collaborazione domestica regolarmente registrati, vi sono altrettanti casi (e alcune stime
indicano addirittura una maggioranza di questi) di donne, la maggior parte delle quali
6
Zizza (2002)
10
provenienti dall’Europa dell’Est, che vengono assunte e pagate senza che vi sia la
minima traccia di formalità.
L’importanza dell’economia informale non va sottovalutata. Le imprese
artigiane e quelle dei servizi pongono in essere attraverso l’occultamento, più o meno
volontario, della loro attività, un meccanismo perverso di concorrenza sleale con tutti gli
svantaggi che, ovviamente, ricadono sull’impresa regolare. Secondo i più recenti studi
condotti sul tema circa i 4/5 del valore aggiunto generato dal sommerso ha origine nei
servizi
7
: questo a riprova del fatto che l’economia informale è una parte fondamentale
per lo studio del fenomeno del sommerso.
1.5 Ulteriori distinzioni
Dopo aver fatto chiarezza su alcuni punti chiave, è opportuno effettuare
un’analisi ancor più approfondita per comprendere meglio alcune tipologie di sommerso
che sono presenti in Italia. Una valutazione che è bene fare è relativa alla dimensione
territoriale del fenomeno in questione. Lo stesso, infatti, assume caratteristiche che
risentono profondamente dell’influenza dei diversi contesti territoriali.
8
Nella fattispecie
è possibile distinguere un sommerso distrettuale, reticolare e micro-imprenditoriale.
Il sommerso distrettuale è caratterizzato da una forte propensione al lavoro in
conto terzi. Questo vale per tutta la filiera: dal vertice, e quindi dalle imprese più grandi,
fino a scendere verso le più piccole ci si trova di fronte a uno scenario per cui è minima
la percentuale delle imprese stesse che riesce a stare sul mercato con marchio proprio.
Questo favorisce, in maniera inequivocabile, lo sviluppo del sommerso. I settori
maggiormente interessati da questo tipo di sommerso sono quelli manifatturieri,
dell’abbigliamento e delle calzature.
7
IRES (2007)
8
Censis (2003)