Introduzione
Sarebbe, tuttavia, riduttivo, pensare al low cost come ad un fenomeno circoscrivibile all’ottica
del taglio alle voci di spesa. La partita si gioca su più livelli: dalla scelta degli scali
aeroportuali all’impiego delle risorse umane e tecniche; dal marketing attraverso Internet alla
gestione della pubblicità. Il connubio che lega le compagnie no frills al canale telematico è
inscindibile: Internet è utilizzato per vendere (le low cost non usufruiscono delle agenzie di
viaggi), per gestire la domanda (sistemi di yield management), per conoscere la propria
clientela, per combattere la concorrenza, per promuovere la propria immagine e, soprattutto,
le proprie tariffe.
Un aspetto singolare, poi, è dovuto al fatto che il low cost non toglie passeggeri alle
compagnie tradizionali: genera, esso stesso, un forte flusso sul mercato. Si spiega, quindi, il
fatto che siano in molti ad invocare lo stabilirsi di una compagnia no frills in un determinato
scalo aeroportuale: l’indotto che si genera investe l’intera area interessata. Il volo a basso
costo consente di volare a molte persone che non avrebbero mai preso un aereo. Del resto, chi
potrebbe ignorare un volo per Londra a 50€ andata e ritorno?
Non è improprio parlare di “rivoluzione sociale” in riferimento al fenomeno del volo a basso
costo. Certo, in Italia ciò parrebbe senz’altro enfatico. Tuttavia, in Gran Bretagna, c’è chi
comincia a interrogarsi sulla portata sociologica in esso insita. I Britannici stanno
sperimentando quel “pendolarismo internazionale” che, fino a pochi anni fa, era prerogativa
di pochi, danarosi uomini d’affari. Non ha più nulla di straordinario, ormai, recarsi al lavoro
in un Paese europeo, per fare ritorno al proprio, in giornata. Cresce, con ritmo deciso, la quota
business sui voli low cost, nati per una clientela leisure, attratta dalle tariffe super scontate.
Ma ora, un risparmio cospicuo sui frequenti viaggi d’affari è una opportunità che non può
essere ignorata, nemmeno dal più ricco manager.
Low cost e turismo vanno, spesso, a braccetto. Esistono connessioni più che evidenti tra le
nuove tendenze dell’industria turistica ed il successo della nuova formula. L’affermazione del
viaggiatore indipendente, lo scaglionamento delle vacanze, la diffusione del city break: è
ancora la Gran Bretagna ad aprire la strada, ma c’è da scommettere che l’Italia si adeguerà
presto (lo sta già facendo, in certi casi). Il low cost favorisce il turismo “mordi e fuggi”,
sempre più gradito; meglio ancora se a prezzo stracciato.
Il futuro sembra roseo, quindi, anche se la crescita dovrebbe continuare a questi ritmi solo per
i prossimi quattro – cinque anni. Tuttavia, le potenzialità sono davvero enormi. Basti pensare
all’area dell’Est europeo: un allargamento dell’Unione Europea ai Paesi orientali aprirebbe un
bacino cospicuo per le nuove compagnie. E poi c’è l’Italia, per il momento soltanto sfiorata
Introduzione
dal fenomeno e, in particolare, solo nell’area centro – settentrionale. Se il mercato interno
italiano fosse invaso alle compagnie low cost, se ne vedrebbero delle belle.
Cap. I L’aviazione civile europea
CAPITOLO I: L’AVIAZIONE CIVILE EUROPEA
Il sistema dell’aviazione civile moderna viene disegnato a partire dal 1944, con la “Chicago
Convention”, cui partecipano 52 nazioni
1
. Gli Stati Uniti premono per liberalizzare il mercato
aereo mondiale. Tuttavia, la maggior parte delle nazioni presenti al congresso identificano
l’aviazione con la sicurezza nazionale: prevale quindi l’ipotesi di un sistema dominato dalla
gestione pubblica interna ai singoli Stati con la creazione delle compagnie di bandiera. Il
sistema che scaturisce dalla convention è quindi basato su un’industria fortemente
regolamentata, caratterizzata dalla mancanza di competitività, a scapito del consumatore.
Soltanto alla fine degli anni Settanta, sotto la presidenza Carter, gli Stati Uniti promuovono la
deregolamentazione del mercato interno (cfr. cap. II), fortemente avversata dalle compagnie
aeree. Sarà United Airlines a rompere il fronte compatto degli oppositori e ad appoggiare la
deregulation proposta da Fred Kahn. Le immediate conseguenze vedono decine di piccole
compagnie tentare l’assalto al mercato, per poi scomparire nel giro di pochi mesi. L’eccezione
più evidente al consolidamento di questa tendenza vedrà come protagonista la compagnia
texana Southwest, pioniera del “low cost” (cfr. cap. III). Ci vorranno 15 anni perché l’Europa
si inserisca nel solco tracciato dall’aviazione civile statunitense, grazie all’azione dell’Unione
Europea. Dal 1992, anno della effettiva instaurazione del libero mercato grazie
all’approvazione del third package, il sistema è progredito, sebbene con ritmi più blandi e
modalità differenti rispetto al processo americano di fine anni Settanta.
I.I: CARATTERISTICHE DELL’AVIAZIONE CIVILE
Nella seconda parte del Ventesimo Secolo l’aviazione civile si è trasformata in un’industria
globale generante un elevato valore aggiunto
2
. Essa è divenuta lo strumento principale del
trasporto internazionale ed intercontinentale di passeggeri e di merci. Oggi l’industria aerea,
costantemente in crescita, produce posti di lavoro sia direttamente, sia indirettamente. Il
trasporto aereo è un settore caratterizzato dall’elevata ciclicità, a causa della stretta
1
“A survey of air travel”, in: “The Economist”, 10 Marzo 2001
2
“The European airline industry: from single market to world - wide challenges”, comunicazione della
Commissione Europea al Consiglio dei Ministri, Parlamento Europeo, Comitato delle Regioni e Comitato
Economico e Sociale, 2000.
Cap. I L’aviazione civile europea
correlazione con l’andamento economico mondiale. Esistono molti fattori capaci di
determinare la domanda di trasporto aereo, tra cui: tariffe, reddito personale, disponibilità di
mezzi di trasporto alternativi, caratteristiche specifiche delle popolazioni e loro crescita, flussi
migratori, abitudini culturali.
Tuttavia, la crescita economica è la variabile primaria: un incremento del prodotto interno
lordo (GDP) provoca generalmente un più che proporzionale aumento del traffico aereo
3
; al
contrario, la domanda di trasporto aereo è molto sensibile alla recessione. A maggior ragione,
eventi politici possono influenzare direttamente e pesantemente l’intero settore, come
dimostrato dalla crisi del 1991, dovuta alla Guerra del Golfo, e dalle conseguenze
dell’attentato terroristico compiuto l’11 Settembre 2001, tuttora in corso.
In base a queste considerazioni, la crescita dell’industria dell’aviazione civile mondiale negli
ultimi anni pare considerevole, sebbene in decisa flessione nell’ultimo anno (1999) cui si
riferiscono le elaborazioni IATA (fig. 1.1). A questo proposito, è bene ricordare che, nel
settore dell’aviazione civile, si è soliti utilizzare due coefficienti differenti per esprimere
l’incidenza dei singoli vettori o di settori dell’industria
4
:
ξ ASK (“Available Seat Kilometres”): coefficiente ottenuto dal prodotto del numero dei
posti a sedere disponibili su ogni volo per la distanza dello stesso;
ξ RPK (“Revenue Passenger Kilometres”): si ottiene mediante il prodotto del numero di
passeggeri paganti su un determinato volo per la distanza percorsa dallo stesso.
In sostanza, quindi, l’ASK esprime la disponibilità posti a sedere; l’RPK la loro effettiva
utilizzazione.
Fig.1.1: ASK e RPK mondiali tra il 1989 e il 1999
Fonte: IATA/ICAO
3
“The European Airline Industry: from single market to world – wide challenges”, pag.5
4
“Updating and development of economic and fares data regarding the European Air Travel Industry”, in
“Output”, sezione 3.1
Cap. I L’aviazione civile europea
Come accennato, le due caratteristiche principali dell’industria aerea sono la ciclicità e la
volatilità. Conseguenza di ciò, anche la redditività del mercato aereo risulta essere ciclica e
soggetta a variazioni consistenti, verificabili spesso in brevi periodi di tempo. La redditività di
una compagnia aerea dipende genericamente dalla intrinseca abilità nel gestire i costi
operativi e le tariffe, puntando a mantenere alto il load factor, la percentuale di posti
effettivamente occupati su ogni singolo volo. Queste condizioni consentono di limitare
l’oscillazione di un mercato che, fisiologicamente, riflette la domanda volatile dei beni non di
prima necessità. Negli ultimi anni la redditività generale del settore è stata soddisfacente;
tuttavia, storicamente, risulta impossibile fare previsioni a lungo termine, dato che il trend si
può invertire improvvisamente (fig. 1.2).
Fig.1.2: Redditività dell’aviazione civile mondiale nella seconda metà del secolo XX (1955=100)
Fonte: AEA
I.II CONSISTENZA DEL MERCATO EUROPEO
Il Ventesimo Secolo ha visto la nascita e lo sviluppo dell’aviazione civile su scala mondiale,
sebbene l’area interessata maggiormente al fenomeno sia stata, per ragioni logistiche,
economiche e culturali, quella Nordamericana. Negli ultimi anni dello scorso millennio,
tuttavia, la simpatica affermazione per cui gli Americani “prendono l’aereo come se fosse
l’autobus” non è più così estranea alla cultura e alla quotidianità della gente che popola il
Vecchio Continente. Diversi fattori hanno contribuito al fenomeno: un diffuso benessere, la
maggiore eterogeneità a livello sociale e la maggiore necessità di movimento; non ultimo,
l’impatto del volo a basso costo, che propone un incentivo anche a chi non vola abitualmente.
Tutto ciò si riverbera indiscutibilmente su una crescita costante, sebbene non esponenziale,
del volume di traffico nei cieli europei (fig. 1.3). In particolare, i dati del 1999 dimostrano
Cap. I L’aviazione civile europea
come circa un miliardo e mezzo di passeggeri abbiano utilizzato voli di linea a livello
mondiale, 300 milioni dei quali nell’ambito europeo che, così, rappresenta un quinto circa
dell’intero traffico mondiale. Tuttavia, la crescita del settore europeo ha subito, nell’ultimo
anno considerato, il 1999, una battuta di arresto, se confrontata con la tendenza generale.
Fig.1.3: Passeggeri trasportati su scala mondiale in servizi di linea (1992 – 1999)
Fonte: ICAO/IATA
Il “peso specifico” dell’aviazione europea è sicuramente notevole: il settore continentale è il
secondo per volume, dietro a quello Nordamericano. A differenza di quest’ultimo, tuttavia, il
settore aereo europeo mantiene la sua quota di mercato, a fronte di un patente cedimento di
quello Nord - Atlantico (fig. 1.4 e tab. 1.5). Resta da evidenziare la prepotente ascesa del
mercato regionale asiatico, reale serbatoio di opportunità per nuovi attori della competizione a
livello mondiale. Per quanto attiene specificamente il mercato europeo, c’è da porre in rilievo
la forte crescita di tutte le sue componenti (tab. 1.5), fatta eccezione per i servizi aerei interni
ai singoli Stati (Domestic Services), settore che fa registrare un incremento del 22%, quindi
inferiore al livello di crescita media mondiale (28%).
Fig.1.4: Maggiori mercati aerei regionali per passeggeri trasportati, confronto 1992 – 1999
Fonte: IATA
Cap. I L’aviazione civile europea
Tab.1.5: Principali mercati per regioni geografiche, confronto 1992-1999
Mercati regionali ASK
(milioni)
1999
Quota di
mercato
1999
ASK
(milioni)
1992
Quota di
mercato
1992
Variazione
1992-1999
Nord America
(collegamenti domestici)
892.325 27,41% 858.409 33,86% + 3,95%
Nord America – Europa
422.474 12,98% 297.852 11,75% +41,84%
Europa – Asia
240.718 7,39% 142.043 5,60% +69,47%
Europa (collegamenti
internazionali)
214.481 6,59% 142.726 5,63% +50,27%
Asia (collegamenti
domestici)
208.997 6,42% 72.846 2,87% +186,90%
Nord America – Asia
204.541 6,28% 180.868 7,13% +13,09%
Asia (collegamenti
internazionali)
147.655 4,54% 91,413 3,61% +61,53%
Europa (collegamenti
domestici)
106.222 3,26% 86.749 3,42% +22,45%
Europa – Africa
102.598 3,15% 68.557 2,70% +49,65%
Asia – Sud Ovest Pacifico
89.753 2,76% 49.599 1,96% +80,96%
Altri
625.793 19,22% 544.025 21,46% +15,03%
Totale
3.255.557 100% 2.535.087 100% +28,42%
Fonte: nostra elaborazione su dati IATA
Il settore che registra la maggiore crescita nel Vecchio Continente è quello relativo ai
collegamenti con l'Asia. Va comunque evidenziato il forte sviluppo dei collegamenti
internazionali all’interno dell’Europa, settore dove si concentra principalmente l’attività delle
compagnie low-cost: la crescita dal 1992 al 1999 è stata superiore al 50%.
Cap. I L’aviazione civile europea
I.III STRUTTURA DELL’INDUSTRIA
I.III.I Frammentazione del mercato
L’apertura di un mercato precedentemente protetto dalla competizione solitamente dà luogo
ad una prima fase in cui il numero dei concorrenti incrementa
5
. Tale periodo è generalmente
seguito da una seconda fase di consolidamento in cui il numero di compagnie diminuisce, al
contrario delle loro dimensioni che tendono ad aumentare.
Lo sviluppo del regime concorrenziale all’interno del settore dell’aviazione civile americana
sembra avere seguito tale processo. La struttura europea sembra invece ancora immersa nella
prima fase, conseguenza del ritardo con cui le istituzioni del Vecchio Continente hanno
intrapreso la strada della liberalizzazione.
Nel confronto tra la struttura dell’aviazione civile americana e quella europea bisogna tenere
in considerazione alcune importanti differenze. Innanzi tutto, in Europa le distanze tra le città
sono più brevi che negli Stati Uniti; per questo motivo, oltre che per fattori di ordine culturale,
la competizione di mezzi di trasporti alternativi, treno e automobile su tutti, è maggiore nel
nostro continente (cfr. § II.II.I).
Tali considerazioni giustificano la diversa struttura delle industrie americana ed europea;
tuttavia, risulta sorprendente il numero delle compagnie operanti regolari servizi di linea su
scala europea: 90 contro le 37 che operano negli Stati Uniti
6
. Di contro, la flotta media delle
compagnie europee è decisamente inferiore rispetto a quella americana (27 vettori contro
111), così come la quota di mercato di ogni singola compagnia.
Il risultato di ciò è, inevitabilmente, una forte frammentazione dell’industria
7
(tab. 1.6).
L’eliminazione di ostacoli alla libera competizione di mercato sostiene l’ingresso di numerosi
nuovi competitors, tanto che il numero complessivo delle compagnie aeree operanti nel
Vecchio Continente sfiora il raddoppio in soli otto anni
8
(1992-2000). Il boom si verifica
soprattutto in Italia (13 nuove compagnie), Gran Bretagna (12) e Germania (10), mentre in
Francia il numero rimane praticamente invariato; tuttavia, il mercato transalpino era già
fortemente diversificato nel 1992. Da notare anche la serrata competizione presente nell’area
5
“The European airline industry: from single market to world wide challenges”, pag.8
6
dati IATA del 1999
7
“Airbus global market forecast 1998”, Communication from the European Commission.
8
“Updating and development of economic and fares data regarding the European Air Travel Industry”, 2000
Annual Report (July 2001).
Cap. I L’aviazione civile europea
scandinava, dove 22 compagnie si contendono un bacino di utenza di poco superiore ai 20
milioni di individui.
Tab.1.6: Numero delle compagnie aeree di linea operanti nell’area EEA (2000)
Paese 1992 1997 1998 1999 2000
Austria 4 5 5 5 8
Belgio 4 2 3 3 4
Finlandia 1 2 2 2 2
Francia 14 16 15 15 15
Germania 8 13 15 17 18
Grecia 2 1 3 4 5
Irlanda 3 4 4 4 5
Islanda 1 1 2 2 1
Italia 6 8 14 17 19
Lussemburgo 1 1 1 1 1
Olanda 4 7 6 6 6
Portogallo 2 3 4 5 5
Regno Unito 10 18 17 19 22
Scandinavia 15 16 17 22 22
Spagna 2 5 7 7 7
Totale 77 102 115 129 140
Fonte: nostra elaborazione su dati OAG
I.III.II Alleanze strategiche
La forte frammentazione del settore aereo europeo genera una diffusa necessità di
ristrutturazione, che coinvolge un livello più ampio della semplice organizzazione interna alle
singole aziende. Assicurarsi una duratura competitività all’interno di un mercato aereo sempre
più globalizzato, significa, infatti, a livello delle compagnie aeree, sviluppare una tendenza
verso entità unificate da una qualsivoglia sinergia.
Le alleanze tra compagnie aeree si distinguono tra loro a seconda dello scopo che si
prefiggono gli attori coinvolti, della tipologia di accordo e dell’esistenza o meno di scambio
di capitale tra i soggetti che la pongono in essere
9
.
9
“Alleanze e altre concentrazioni per il vantaggio competitivo dell’impresa aeroportuale”, pag.27, C.T.L, Marzo
2000
Cap. I L’aviazione civile europea
Quando si fa riferimento allo scopo per cui due vettori decidono di sviluppare un accordo, si
può parlare di alleanze “strategiche” o “tattiche”. Le prime si distinguono per il fatto che la
collaborazione si sviluppa in relazione a più attività: dalle vendite al marketing oppure
dall’acquisto alla manutenzione dei velivoli. Tali accordi sono realizzati al fine di creare un
vantaggio competitivo per i soggetti coinvolti e, in genere, i benefici si sviluppano nel medio
– lungo periodo. Le partnership “tattiche”, invece, riguardano un solo aspetto dell’attività
svolta dalle compagnie aeree, per esempio lo sviluppo di voli in code – sharing per una
determinata rotta: le due compagnie coinvolte pongono il proprio codice identificativo sullo
stesso volo e lo vendono entrambe, sebbene sia soltanto una ad operarlo. Queste alleanze, in
genere, producono effetti nel breve periodo e sono da considerare un passo iniziale verso
accordi più articolati.
Per quanto attiene alla tipologia degli accordi realizzati, le alleanze possono essere classificate
in due modi: “market – oriented” oppure “cost – oriented”. Le prime sono volte ad
incrementare la gamma di servizi offerti al cliente e il numero dei passeggeri; le seconde
hanno come obiettivo la riduzione dei costi sostenuti dalle compagnie aeree attraverso la
gestione congiunta di alcune attività quali ad esempio la manutenzione o l’utilizzo in comune
dei velivoli.
Infine, le alleanze possono prevedere o no la partecipazione al capitale dei vettori interessati.
Una transazione finanziaria può garantire una maggiore stabilità all’accordo.
In Europa, negli ultimi anni, si sono verificate molteplici partnership tra compagnie aeree. In
particolare, è possibile classificare tali accordi in quattro categorie:
ξ Accordi tra una compagnia di bandiera e un soggetto di minori dimensioni della stessa
nazionalità (British e Cityflyer, ad esempio). Il vantaggio da parte della compagnia
maggiore è quello di sfruttare i minori costi della compagnia regionale delegando a
quest’ultima una serie di operazioni.
ξ Intese tra una compagnia di bandiera e una compagnia regionale estera (esempio:
Lufthansa e Airdolomiti). Tali accordi consentono di rafforzare la posizione competitiva
sul mercato domestico del vettore regionale che, in questo modo, gode di un notevole
appoggio economico e commerciale. Dall’altro lato, la compagnia di bandiera può
conquistare una posizione importante in alcuni mercati serviti solo marginalmente.
ξ Alleanze tra i maggiori vettori nazionali.
ξ Alleanze tra vettori europei e di altri continenti. In genere, gli accordi all’interno del
mercato continentale non prevedono l’acquisizione di azioni di un altro vettore, mentre si
Cap. I L’aviazione civile europea
sono verificati casi simili tra compagnie europee ed americane (KLM e British hanno
acquisito quote di partecipazione in Northwest e USAir.
Le compagnie aeree hanno stipulato accordi anche in passato, ma è soltanto da pochi anni che
le alleanze strategiche sono diventate una caratteristica organizzativa dell’industria.
Una alleanza globale può essere considerata come un insieme di network, generalmente
costituiti da una o più delle principali compagnie aeree operanti nei tre mercati maggiormente
consistenti: Nord America, Asia ed Europa.
Dalla prospettiva delle compagnie europee, è molto importante stipulare accordi commerciali
di questo tipo con i vettori americani, in funzione del sistema dei bilateral agreements che
ostacola la presenza delle aziende europee nel mercato d’oltre atlantico (cfr. cap. II). Ad oggi,
esistono quattro principali alleanze strategiche globali (tab. 1.7).
Tab.1.7: Principali alleanze (2001)
Star Alliance Oneworld Wings Sky Team
United American Airlines North West Delta
Air New Zealand Air Lingus Air China Aeromexico
Austrian Airlines British Airways Continental Air France
British Midland Cathay Pacific Garuda Alitalia
Lauda Air Finnair Hawaiian Airlines Czech Airlines
Lufthansa Iberia Kenya Airways Korean Air
Mexicana Lan Chile KLM
SAS Qantas Malaysia Airlines
Thai Malev
Singapore Airlines Transavia
Varig
Fonte: nostra elaborazione
I.III.III Consistenza delle compagnie europee
Il peso specifico delle compagnie europee risulta essere raramente paragonabile alla
concorrenza d’oltreoceano. Tuttavia, il trend sembra vertere a favore degli attori europei, in
un mercato che, come visto, appare più vivace e ancora lontano dal raggiungimento della
saturazione, cui è prossimo quello americano.
Cap. I L’aviazione civile europea
Nell’analisi delle maggiori compagnie aeree mondiali (tab. 1.8), soltanto tre delle prime dieci
sono europee, ma la crescita delle suddette risulta palesemente superiore nell’arco di tempo
considerato, ovvero tra il 1992 ed il 1999 (anni centrali nel processo di liberalizzazione).
British Airways, Lufthansa ed Air France mettono a segno un incremento vicino al 50%,
superate solo dalla performance di JAL che conferma il potenziale di sviluppo dell’area
asiatica. Alitalia, pur notevolmente distanziata, fa segnare un incremento notevole.
Tab.1.8: Prime 10 compagnie al mondo per RPK (1999)
Posizione Compagnia RPK 1999 RPK 1992 Diff. %
1 United 201.785 149.166 + 35,3%
2 American Airl. 177.299 156.786 + 13,1%
3 Delta 168.512 129.632 + 30,0%
4 Northwest 119.411 94.442 +26,4%
5 British Airways 118.016 80.473 +46,7%
6 Continental 89.997 70.047 +28,5%
7 Lufthansa 86.154 61.274 +40,6%
8 Air France 83.823 55.504 +51,0%
9 Japan Airlines 82.904 54.188 +53,0%
10 US Airways 66.751 56.482 +18,2%
18 Alitalia 36.687 27.397 +33,9%
Fonte: nostra elaborazione su dati IATA
Se lo sguardo passa alla consistenza dell’offerta aerea dei singoli Paesi dell’Unione Europea,
si ottiene la conferma dell’arretratezza del mercato italiano, addirittura più frammentato della
media europea (cfr. § II.III), e poco consistente.
In Italia l’offerta di ASK settimanale da parte dell’insieme dei vettori operanti nel nostro
Paese è, infatti, tre volte inferiore rispetto a quella della concorrenza britannica e di quella
tedesca, mentre lo è del 50% rispetto a quella francese. Il volume del mercato italiano è
paragonabile a quello spagnolo, ma le compagnie operanti in Italia sono 19, contro le sette
spagnole. Ciò testimonia una frammentazione addirittura superiore alla media europea.
Cap. I L’aviazione civile europea
I.IV EVOLUZIONE DEL TRAFFICO
I.IV.I Rotte aeree
L’analisi dei cambiamenti avvenuti negli ultimi anni a livello delle rotte aeree fornisce un
ulteriore ed importante dato ai fini della definizione delle tendenze attuali nell’aviazione
civile europea. Inoltre, tale studio evidenzia la portata della rivoluzione low cost in termini di
impulso su collegamenti storicamente dominati da posizioni monopolistiche.
Uno sguardo alle rotte europee caratterizzate dalla maggiore offerta settimanale di posti a
sedere (fig. 1.9) evidenzia un aspetto singolare: ben sei delle prime dieci tratte più trafficate
riguardano coppie di destinazioni interne ai singoli Paesi dell’Unione Europea (sette se si
include la coppia Londra – Dublino). La tratta Roma – Milano è la terza in Europa, sfiorando
i 100.000 posti a sedere settimanali. Tale dato alimenta l’interesse delle compagnie straniere
nei confronti dei mercati interni ai singoli Stati, in seguito all’ultima fase della legislazione in
merito alla deregulation del mercato aereo.
Il polo aeroportuale che compare con maggiore frequenza è quello di Londra, presente in sei
delle prime dieci city pairs e in dodici delle prime venti. Confrontando quest’ultimo dato con
la situazione relativa al 1992 (fig. 1.10), si evince come l’importanza della capitale britannica
si sia ulteriormente accresciuta: in quell’anno Londra compariva in nove delle prime venti city
pairs. Non è insensato ascrivere al cambiamento innescato dalla deregolamentazione tale
risultato: si tenga presente che lo sviluppo di Londra e, in particolare, dei suoi aeroporti
periferici (cfr. § V.III.II) è avvenuto in corrispondenza della nascita delle nuove compagnie
no frills, le cui basi operative, nella maggior parte dei casi, sono situate nella capitale inglese.
A supporto di questa tesi c’è anche il dato relativo alla tratta Londra – Dublino: oggi è la
seconda in Europa; nel 1992 era soltanto la quinta. Come si vedrà, tale rotta era dominata,
precedentemente alla deregulation, da British Airways; l’avvento di Ryanair produsse uno
sviluppo di traffico di enorme portata.
Resta da evidenziare che l’unica tratta ad aver perso capacità in termini di posti disponibili è
la Londra – Parigi; al contrario, i collegamenti tra la capitale britannica e Milano, Roma e
Madrid sono cresciuti esponenzialmente, essendo più che raddoppiati.
Cap. I L’aviazione civile europea
Per quanto concerne la capacità disponibile internamente ai singoli Stati
10
, il mercato interno
spagnolo risulta quello dal maggiore volume (850.000 posti settimanali), seguito da quello
italiano. Il mercato interno britannico è soltanto quinto.
Fig.1.9: Maggiori coppie di destinazioni per capacità settimanale disponibile (1999)
Fonte: OAG
Fig.1.10: Maggiori coppie di destinazioni per capacità settimanale disponibile (1992)
Fonte: OAG
I.IV.II Aeroporti
Le strutture aeroportuali europee soffrono notevolmente del confronto con la concorrenza
americana, anche se passi in avanti si sono registrati. Soltanto sei dei trenta maggiori aeroporti
per numero di passeggeri in transito
11
appartengono al Vecchio Continente: Londra Heathrow
(4°), Francoforte Main (7°), Parigi Charles de Gaulle (8°), Amsterdam Schiphol (11°), Londra
10
Fonte: OAG