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INTRODUZIONE.
L’obiettivo della tesi, è stato analizzare il fenomeno del divismo femminile
in quanto fenomeno sociale, individuando le radici della sua esistenza,
attraverso personaggi simbolo, che hanno influenzato profondamente la loro
epoca, creato mode e divenendo oggetto di identificazione e culto da parte
di migliaia di persone, dai primi anni del XX secolo, fino all’ipotetica
caduta dello Star System negli anni Cinquanta.
Indicare le forme in cui si presenta, e le motivazioni che spingono gli
individui a credere in uno specifico tipo di rappresentazione, è il primo
passo per una riflessione sul contesto in cui il divismo cinematografico si
afferma e definisce la sua identità.
Il mito della diva cinematografica, non è un’entità o una rappresentazione
immutabile e fissa, ma è il risultato di un processo creativo, elaborato dalle
case di produzione, che, grazie alle dinamiche sociali e altri contributi, ha
preso piede a partire dai primi anni Dieci del secolo scorso.
In qualunque forma si presentino, svolgono dunque, un ruolo irrinunciabile
su cui vale la pena riflettere.
Da questo riferimento ho tentato di individuare argomenti correlati che
potessero meglio definire la riflessione: il divismo seguito dalle teorie di
sociologi del calibro di Edgar Morin, che spiega il significato di star in
rapporto alla cultura di massa.
Nel primo capitolo ho collocato geograficamente il punto da cui ha inizio il
fenomeno, ovvero Hollywood, sostenendo che, senza l’apporto dello Studio
System, Star System, e della pubblicità, tale fenomeno, forse, non avrebbe
avuto un seguito.
Nel secondo capitolo, ho analizzato attentamente il fenomeno vero e
proprio, cercando di stabilire, attraverso le origini del significato della
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parola “Diva”, quali siano stati gli elementi che hanno portato alla nascita e
ai vari cambiamenti della star negli anni Venti-Trenta, Quaranta-Cinquanta.
Ovviamente mi sono interessata anche del divismo contemporaneo,
cercando relative similitudini, differenze e mutamenti con il passato,
annotando il fatto che, nella nostra società, la diva non è più solo modello
da imitare, ma anche e soprattutto “significante”, contenitore di tutte le
istanze e le contraddizioni, puntualizzando il fatto che, con l’avvento dei
nuovi media, la figura classica della diva si è indebolita.
Nel terzo capitolo, mi sono soffermata in particolare sulla figura di Marilyn
Monroe, definita da Edgar Morin come “ultima star del passato ma prima
star senza Star System”, cercando di spiegare al meglio, i motivi e le cause,
che hanno reso possibile la nascita del suo mito.
Per concludere, ho analizzato uno dei suoi film cult, ovvero “A qualcuno
piace caldo”, poiché è secondo me, uno dei film migliori, in cui Marilyn
Monroe, raggiunge la completezza del suo personaggio, mostrando tutti i
lati della sua personalità.
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1. HOLLYWOOD TRA MITO E REALTÁ: L’INIZIO DI
UNA NUOVA EPOCA.
1.1. NASCITA DEL MITO DI HOLLYWOOD.
Il termine “Hollywood” non deve il suo nome, come spesso si crede,
all’esistenza di boschi di agrifogli nel suo territorio, ma venne fuori
casualmente verso la fine del secolo scorso, da Daeida, moglie di un agente
immobiliare, Horace Henderson Wilcox (1832 – 1891), a ricordo di una
tenuta nell’Illinois, circondata da boschi di agrifoglio.
Il primo ad insediarsi, dopo aver affittato i locali della taverna Blondeau, e
averli trasformati in teatro di posa, è David Horsley (1873 – 1933) che
insieme al fratello, nel 1911, fonda la Nestor Film.
Entrano a far parte del gruppo anche l’attore Art Acord (1890 – 1931), le
attrici Violet e Claire Mersereau (1892 – 1975 ; 1894 – 1982) e Alice
Davenport (1864 – 1936).
Con il passare degli anni la piccola comunità cresce sempre di più,
diventando già verso la fine della prima guerra mondiale quella fabbrica di
sogni che noi tutti conosciamo, non provando senso di inferiorità rispetto a
qualsiasi altro settore produttivo anzi investendo il ruolo di guida e di
leader.
Crollano dunque i grandi imperi coloniali e Hollywood inizia ad emanare la
sua aurea in ogni parte del mondo, continuando la tradizione estetica
occidentale, appartenente alla pittura e alla scultura, il cui polo centrale è la
donna, con la novità che adesso anche l’uomo vuole la sua parte.
Hollywood capisce ben presto ciò che vale la pena mettere in scena, e
qualsiasi evento può diventare mito quasi in tempo reale.
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La forza che detiene Hollywood dagli anni venti è senza limiti, unifica,
sintonizza e muove i sogni di milioni di persone di ogni età, razza, cultura e
nazionalità diversa, è l’Olimpo del XX secolo.
L’America è Hollywood, grazie al cinema:
l’America – ha scritto Mario Soldati nel 1935 – non è soltanto una parte del
mondo. L’America è uno stato d’animo, una passione. E qualunque europeo
può da un momento all’altro ammalarsi d’America, ribellarsi all’Europa e
divenire americano
1
.
L’Europa, a partire dagli anni 20, diventa un luogo in cui bisogna portare il
nuovo tipo di cinema e il successo che ne ottiene è senza dubbio
straordinario, chiunque corre nelle sale per andare a vedere i film con i divi
del momento.
Il suo splendore non è intaccato neppure dagli anni della grande depressione
e anzi negli anni trenta, Hollywood è un luogo di punta della cafè society.
Accanto a ricchi adesso troviamo le star, che frequentano salotti e palazzi
dell’alta aristocrazia, semplicemente per la fama e il potere raggiunto grazie
all’industria cinematografica. Nel 1929, stando ai dati dell’‹‹ Art
Cinématographique ››, Hollywood con il cinema americano, produce l’85
per cento del cinema proiettato in tutto il mondo
2
.
È un mito, per decenni esporta fantasie alla portata di tutti, forma
l’immaginario del pubblico:
Un quarto di secolo fa Hollywood possedeva la nazione: formava le nostre
immagini e disegnava i sogni: era una comunità magica (…) È stato un periodo
miracolo
3
.
1
M. SOLDATI, America primo amore, Milano 1935, p. 158.
2
L. ROSTEN, Hollywood, The Movie Colony, New York 1941, p. 4.
3
A. SCHLESINGER jr, When the Movies Really Counted, in ‹‹Show›› aprile
1963, ora in G. MAST, The Movies in Our Midst, Chicago 1982, p. 149.
10
Ci sono addirittura figure, come Elinor Glyn (1864 – 1943) che per
accrescere lo sfarzo e le buone maniere, introducono nello stile di vita
hollywoodiano criteri di gusto e consigli su tutto ciò che salta agli occhi
della gente.
È ovvio che per tutti è un mondo incantato, perfetto, un gigantesco
firmamento dove brillano più stelle che in cielo, si propone anche di creare
legami ed esperienze condivise sostitutive di molte altre forme di
socializzazione, dalla famiglia, alla chiesa, alla scuola, modificando i
pensieri di generazioni.
È il caso dei film di genere che, attivano i processi di identificazione, in
modo da trasmettere spirito di avventura, ottimismo e fiducia verso le
istituzioni, sicurezze, diventando vere e proprio scuole di sentimenti.
Ciò che tengo però a sottolineare è che un film non è mai prodotto in base a
dei fini estetici, ma è un prodotto dotato di forte carica emotiva e
intrattenimento che, influenza e al tempo stesso si fa modificare dal
destinatario.
L’ entertainment è uno degli aspetti fondamentali che Hollywood vuole
condividere con il mondo intero, nella capitale del cinema si organizzano
party, feste, ricevimenti, attività promozionali, negli anni venti iniziano le
première al Grauman’s Chinese Theater sull’Hollywood Boulevard, e nel
1929 la Notte degli Oscar è per eccellenza il momento più spettacolare
dell’industria cinematografica.
L’associazione con il sesso è dunque immediata, così come immediata è la
censura, e dunque nei film non potendo essere espliciti, si evoca il sesso
mediante l’atmosfera e l’illusione.
Ad Hollywood la strada del realismo è evitata, fin dalla fine della seconda
guerra mondiale il concetto portate del cinema che nasce in questo
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sobborgo di Los Angeles è che è la realtà a dover imitare il cinema e non
viceversa
4
.
Produzione e distribuzione di film, diventano aspetti fondamentali del
potere istituzionale che Hollywood acquisisce in questi anni.
Hortense Powdermaker (1990 – 1970) antropologa degli anni venti,
sostiene che la Hollywood dell’epoca degli Studio ‹‹ è espressione di
totalitarismo ›› :
La sua base è economica più che politica, ma la sua filosofia è simile a quella
dello stato totalitario. A Hollywood, il concetto dell’uomo come essere passivo
da manipolare si estende a quelli che lavorano per lo Sudio, alle relazioni
personali e sociali, al pubblico che frequenta le sale cinematografiche e ai
personaggi del film
5
.
La sua storia però non ha sempre un andamento positivo, fino agli anni
cinquanta detiene il potere della produzione del cinema americano, nessuna
casa di produzione straniera può fronteggiare e competere con i grandi
Studio, possiede le grandi star hollywoodiane, nessuna attrice straniera può
paragonarsi a loro, ma con l’avvento dei nuovi mezzi di comunicazione,
quali la televisione, i cambiamenti nei sistemi dello Studio System e Star
System e le leggi antitrust, i suoi giorni si avviano nei primi anni sessanta,
verso la fine.
È certo il fatto che fino agli anni sessanta, il cinema americano, condizioni
la vita di milioni di persone e, per chi ne ama così tanto l’aura regala pure
una seconda vita.
4
A CURA DÌ GIAN PIERO BRUNETTA, Il cinema americano I, Ed. Einaudi
1999, p.9.
5
POWDERMAKER, Hollywood: The Dream Factory, Little Brown and
Company 1950, cit., p. 327.
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Dunque è indiscutibile la teoria secondo cui senza la nascita dello Studio
System e dello Star System, Hollywood non avrebbe mai goduto di tanta
fama e splendore.
1.2. LE PRIME STRUTTURE PRODUTTIVE.
All’inizio del secolo La Motion Picture Patents Company (MPPC), società
fondata nel 1908 da Thomas Alva Edison (1847 – 1931), che comprende le
case di produzione quali Biograph, Vitagraph, Edison, Essanay, Selig,
Lubin, Kalem, American Star, American Pathè, il principale distributore di
film del momento, George Kleine, e il più grande fornitore di materie
prime, Eastman Kodad, è tra le più importanti società nel campo della
distribuzione dei film e della fornitura di materiali, tanto che cerca di
imporre restrizioni artificiali nel commercio, fa cessare la libera
circolazione di attrezzature e film, monopolizza i brevetti più importanti,
imponendo prezzi elevati in modo da ottenere dei profitti notevoli.
La MPPC con la sua supremazia, pone fine ad ogni possibilità di dominio
straniero degli schermi cinematografici americani.
Il tentativo della MPPT di monopolizzare il sistema cinematografico
comincia nel 1908 quando i dieci più importanti produttori cinematografici
e fabbricanti di macchine da presa e proiettori si uniscono e firmano un
accordo per stabilire i prezzi degli apparecchi che soltanto loro producono.
Il MPPT cerca di trarre tutto il profitto possibile dalla produzione, dalla
distribuzione e dalla proiezione dei film, non tenta mai però di possedere
tutte le case cinematografiche e i teatri,
Chi voleva immettersi nel campo doveva avere l’autorizzazione da parte
del MPPT.
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Ma già dall’inizio sono frequenti le violazioni delle licenze contro la
MPPC, poiché i possessori delle sale non vogliono pagare al Trust i diritti
del film, noleggiano film autorizzati e non, e producono una quantità di film
notevole.
La MPPC decide allora di fondare la General Film Company pensando di
aver maggior controllo su chi non segue le regole.
All’epoca della formazione della General Film, la distribuzione della
MPPC contava 69 uffici responsabili della distribuzione e del noleggio di
film, entro venti mesi la General Film ne acquisisce 58 su 69, 10 falliscono
mentre resiste la Greater New York Film Rental Company di William Fox (
1879 – 1952).
Ma è chiaro che in un epoca di così forte sviluppo e crescita è impossibile
dettare leggi così fermamente.
Nascono anche delle dispute interne la MPPC, alcuni membri vogliono
seguire la pista del lungometraggio altri invece sono soddisfatti dai milioni
di dollari incassati con il cortometraggio.
Gli indipendenti intanto differenziano i loro lavoro con opere sempre più
lunghe, anche perché dai risultati del botteghino si capisce ben presto che il
pubblico preferisce i lungometraggi.
Il MPPT non è più in grado di fermare i nuovi concorrenti, i produttori
riuniti ad Hollywood tentano di consolidare, controllare ed infine dominare
l’industria del cinema.
Nel 1913 la Corte Distrettuale di Filadelfia stabilisce che la MPPC è
illegale.
La causa contro il Trust si conclude il primo Ottobre del 1915 quando il
tribunale ordina lo scioglimento definitivo della MPPC, la sua impresa
dunque fallisce.
Si può realmente affermare che Hollywood nasce nel momento in cui la
MPPC fallisce.
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Ed è a partire dal 1916 che le case di produzione guidate dalla Famous
Players Lasky, iniziano a realizzare lungometraggi popolari, impartendo
lezioni su come ricavare dei profitti introducendo il metodo industriale noto
come sistema di produzione hollywoodiano.
Il sistema si sviluppa rapidamente ma il solo a servirsene pienamente fu
Adolph Zukor (1873 – 1976), l’unico che riuscì a combattere con successo
il MPPT.
I cambiamenti avvengono anche nella distribuzione dei film, chi voleva
noleggiarli doveva possedere dei teatri regolari, solo diventati necessari poi,
si iniziano a costruire le cosiddette “sale cinematografiche”.
Se inizialmente ciò che contava per la riuscita di un prodotto era anche il
nome dello studio, adesso uno dei metodi adottati per vendere questi
lungometraggi costosi ed elaborati, è il lancio, da parte delle industrie
cinematografiche dello Star System, così nel 1909, la Edison Company
pubblicizza l’acquisizione di talenti provenienti dal teatro dagli impresari di
Broadway, David Belasco (1853 – 1931), Charles Frohman (1856 – 1915),
Otis Skinner (1858 – 1942).
Nel 1910 Kalem e Vitagraph ordinano di pubblicizzare l’uscita dei nuovi
film, con locandine pubblicitarie con i nomi degli interpreti principali.
Lo Star System è uno degli elementi principali e più importanti nella
creazione di Hollywood, ma sono il ramo distributivo e il circuito teatrale di
Zukor con la sua Famous Players Lasky e la Paramount a rivoluzionare
concretamente l’industria cinematografica negli Stati Uniti.
In primis Zukor estende la distribuzione in tutto il mondo, così facendo ne
trae dei guadagni esorbitanti in modo da escludere qualsiasi rivale.
Il costo di ogni lungometraggio si aggira su 30 000 dollari, ma le entrate
superano i 100 000, nascono dunque altri distributori nazionali che cercano
di copiare l’operato di Zukor: la Word Film Corporation di (1870 – 1933),
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la Metro Picture di Louis B. Mayer (1882 – 1957), la Triangle Corporation,
L’Universal di Carl Laemmle (1867 – 1939) e la Fox Film Corporation.
Ma Hollywood è la sua immagine e nel 1921 la Famous Players Lasky è la
più grande casa di produzione cinematografica del mondo.
La struttura operativa che adotta include un dirigente di studio, il regista e
una sceneggiatura dettagliata: una volta approvato il progetto da Zukor e
Lasky, si decide dove girare il film, tecnici specializzati forniscono copione,
allestimento scenico e costumi.
Ogni studio ha poi la disponibilità di tutta l’attrezzatura e il personale
necessario per la realizzazione del film.
Il successo di Zukor è ineguagliabile, ma nel 1917, un gruppo di esercenti
capeggiati da Thomas Tally (1861 – 1945) di Los Angels, Jules Mastbaum
(1872 – 1926) di Filadelfia e A. H. Blank di Des Moines, nello Iowa, si
unisce in 26 per finanziare produzioni indipendenti e per distribuire su scala
nazionale.
Nasce dunque la First National Exhibitor’s Circuit.
Questa nuova casa di distribuzione, garantisce il monopolio nella rispettiva
zona ai più importanti proprietari di cinema, assicura l’uscita e il successo
della loro produzione e corteggia le più grandi star riuscendo a portar via
Charlie Chaplin (1889 – 1977) alla Mutual e Mary Pickford (1893 – 1979)
alla Famous Players Laky con ingaggi superiori al milione di dollari l’anno.
Ma nonostante tutto non riescono a sconfiggere Zukor, poiché la sua
azienda più di ogni altra ha come punto di forza, il potere distributivo.