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Qualunque sarà il suo futuro, però, il blog alcuni risultati li ha
già fatti segnare. Sono milioni
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, in tutto il mondo, i diaristi per caso
che ogni giorno dedicano parte del loro tempo a mettere al corrente il
resto del mondo sui loro pensieri. Tra questi milioni di blogger, così
vengono chiamati gli autori dei blog, esistono diversi giornalisti più o
meno celebri, più o meno seri e affermati. Alcuni si sono sentiti quasi
obbligati, spinti dalla testata e più spesso dall’amor proprio, ad aprire
un blog. Altri credono fermamente che questo possa essere uno dei
futuri percorribili di una professione che aveva visto in Internet un
esaltante momento di crescita ma che presto si è dovuta scontrare con
una dura realtà fatta di bilanci da far quadrare ed entrate soffocate
dalla voracità del pubblico, divoratore di ogni sorta di contenuto
purché non a pagamento
3
.
Quanto all’Italia, come spesso accade, il fenomeno è stato
importato di peso dagli Stati Uniti, dove è nato, cresciuto e ha
imboccato diverse strade. Ma per una volta gli italiani non sono stati
2
Solo Blogger.com ha più di un milione di utenti registrati, mentre a maggio 2003 il
Weblog Crawler Report, http://www.idlewords.com/crawler/crawl_report.pl, ne registra più di
cinquecentomila
3
Sul dibattito riguardo al modello free e a pagamento su Internet, vedi Riccardo
Staglianò, Giornalismo 2.0 Capitolo 5: Chi paga? Modelli economici a confronto
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meno rapidi né meno creativi dei colleghi americani. Anzi, a tutti i
livelli è stato riscoperto il vecchio ma sano piacere della scrittura, da
sempre inscritto nel dna degli abitanti del Belpaese. Non solo, alcuni
colleghi giornalisti avevano, ancor prima che il fenomeno si
trasformasse in una moda dilagante, catturato il pargolo e trasformato,
secondo il proprio gusto, in un prodotto informativo che a volte ha
poco da invidiare ad altri siti ben più celebrati e magari prodotti da
redazioni mastodontiche. Il tutto, però, in un contesto giuridico che
quanto meno appare lacunoso e non capace di seguire normativamente
le evoluzioni tecnologiche.
E se il futuro appare quanto mai incerto, se al boom durato
qualche mese sta seguendo un periodo di assestamento fisiologico,
poco importa. Il blog è più vivo che mai. Evviva il blog.
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Capitolo I
Cronaca di un fenomeno
Capitolo 1.1: Cosa è un blog
Blog è un termine tanto semplice da pronunciare, quanto
fuorviante per un italiano. L’assonanza con una nota trasmissione di
Raitre
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, infatti, spesso trae in inganno chi non abbia ben in mente di
cosa si stia parlando. Un’assonanza che, paradossalmente, è anche
molto azzeccata. Perché spesso il blog, proprio come il suo gelatinoso
cugino Blob, è un marasma di contenuti senza un filo conduttore
apparente. Un’accozzaglia di spezzoni che invece di essere tratti da
eterogenee trasmissioni televisive, sono il frutto delle esperienze del
suo creatore, chiamato blogger
5
.
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Blob è una nota trasmissione di Raitre nata nel 1989 su idea di Enrico Ghezzi. Dal 1998
ha anche un sito http://www.blob.rai.it
5
Letteralmente “colui che blogga”
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E’ proprio come i registi di Blob, i blogger, siano essi
giornalisti, idraulici o impiegati di banca, selezionano cosa e come
farà parte del proprio blog.
La parola, in realtà, è una contrazione di due termini americani.
Da una parte log, ossia nella sua accezione primordiale “diario di
bordo”. Diario che i capitani compilavano giorno per giorno,
raccontando a volte con dovizia di particolari gli avvenimenti a bordo
della propria nave. Non solo tempeste, consumo d’acqua o resistenza
delle vele, ma anche umore a bordo e generale soddisfazione o
insoddisfazione per la navigazione. E un log non poteva che sposarsi
alla perfezione con il “mare magnum” per eccellenza: il web. Da
weblog
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, diario scritto e pubblicato in rete, a blog il passo è breve.
Ecco nascere un termine di cui molti parlano, spesso per sentito dire,
alcuni frequentano, pochi conoscono davvero.
Ma se linguisticamente il fenomeno dei blog non è altro che
l’ennesimo esempio americano del piacere alla semplificazione e
all’abbreviazione, da un punto di vista tecnico il blog non è molto più
complesso. E’ una pagina in linguaggio html, accessibile a tutti, nel
quale sono raccolti una serie di articoli, spesso chiamati post o entry,
6
Termine coniato nel 1997 da John Barger, guru di http://www.robotwisdom.com
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in ordine cronologico decrescente. In alto, generalmente, stanno gli
ultimi arrivati, in modo che il lettore possa immediatamente capire
cosa ha già letto e cosa invece è del tutto nuovo. A seguire, i post più
vecchi, mantenuti in quella che viene chiamata home page per un
tempo totalmente a discrezione dell’autore. I post, poi, possono
concludersi in poche righe o essere aperti in caso siano
particolarmente lunghi. Quasi sempre sono accompagnati da link
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che
mandano ad altri articoli, sia all’interno dello stesso blog, sia
all’esterno.
L’aggiornamento ha una sola e ineludibile caratteristica
richiesta: la costanza. Dieci volte al giorno o una volta alla settimana,
l’importante è che il diario sia aggiornato. Ma a parte questo, ecco la
struttura base e immutabile di qualsiasi blog. Titolo in alto, articoli in
ordine cronologico a scendere, molti link. Ovviamente a questo
scheletro sono state fatte infinite aggiunte. I più esperti hanno inserito
dei counter per vedere quante persone accedono al sito. Altri hanno
una zona di link ad altri blog o siti Internet generalisti a volte molto
estesa. Qualcuno mette delle immagini per rendere tutto più colorato,
altri suoni per farlo accattivante. Agli articoli in molti concedono di
7
Collegamenti ipertestuali
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lasciare un commento, in modo da creare una corrispondenza tra
autore e lettore. I più arditi hanno una zona dove è presente la propria
webcam, mentre i più seri dedicano una parte della pagina alle ultime
notizie dal mondo oppure alla chiusura delle borse nei vari mercati
finanziari. Esiste addirittura chi ha fatto del proprio blog una palestra
per la sperimentazione di nuove strade nel web design o di chi lo
rende un album fotografico, non inserendo alcun testo
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. Infinite
varianti che però non modificano l’idea originale di un diario
pubblicato sul web.
E al contrario di credenze comuni e tecnofobe propense a
ritenere tutto ciò che viaggia su Internet difficile da realizzare, il blog
è il massimo della semplicità. Non servono, o almeno non servono
più, competenze informatiche di alcun tipo. A fare il lavoro “sporco”
di codificazione, impaginazione e messa in rete ci pensano dei
programmi appositi, chiamati anch’essi blogger, dal capostipite
Blogger.com
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, nato nell’agosto del 1999. Anche questi programmi,
del tutto gratuiti, hanno subìto nel tempo qualche evoluzione, ma
restano legati allo spirito originario dell’idea: tutti devono avere la
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Per una lista completa consultare il sito http://www.photoblogs.org che raccoglie
migliaia di indirizzi di cui una trentina italiani
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http://www.blogger.com
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possibilità di creare il proprio blog in pochi minuti, con una manciata
di clic del mouse. E così il più delle volte, dopo essersi registrati nel
sito, è sufficiente decidere un nome per il proprio diario e compilare
due o tre campi con il testo che si vuole pubblicare, arricchito quasi
sempre da un titolo e da un’immagine. L’ultimo clic, dopo una
revisione del testo e l’inserimento eventuale di grassetti o corsivi, è
dedicato alla pubblicazione. Da quel momento in poi, all’indirizzo che
il proprio gestore ha deciso di regalare
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, è nato un nuovo, unico
prodotto editoriale nel mondo.
Perché la fortuna dei blog è dettata da un mix perfetto di
semplicità, facilità d’uso, originalità conditi da una spruzzata di sano
narcisismo. Essere in rete con il proprio prodotto, le proprie idee, i
propri contenuti. Un sogno cullato da molti, come quello di essere
editori di se stessi. Un’idea che alcuni giornalisti, ancora una
minoranza, sono riusciti tra mille difficoltà a mettere in pratica. La
tecnologia al servizio della creatività. Il vecchio diario al tempo di
Internet. Ecco il blog.
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Spesso l’indirizzo è composto dal nome che si è voluto dare al blog o da quello del suo
creatore più il dominio del fornitore d’accessi come suffisso. Ad esempio
http://pinoscaccia.splinder.it, dove al nome dell’autore segue quello del fornitore d’accesso
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Capitolo 1.2: Da Sinhue a Blogger.com
Più che ricostruire la storia dei blog, è possibile,
sommariamente, tracciarne la cronaca. Se, infatti, è difficile
storicizzare avvenimenti che hanno due o più lustri e i cui effetti ormai
si sono esauriti, è quasi impossibile farlo con un fenomeno che,
soprattutto in Italia, vive oggi una fase poco più che pionieristica. Non
solo. La fluidità tipica della rete comporta nascite e morti a ciclo
continuo. E soprattutto la quasi totale impossibilità di recuperare le
tracce dei siti prematuramente scomparsi senza lasciare alcuna
testimonianza perché nessuno si è preso la briga di salvarne i
contenuti.
Certo, magari sarebbe facile e anche molto comodo ricostruire
la fortuna che i diari, antenati dei blog, hanno avuto nella storia. Ma
forse non occorre scomodare la Storia di Sinhue
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e i suoi 4000 anni di
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La storia di Sinuhe, considerata il capolavoro narrativo della letteratura del Medio
Regno, è il più antico diario consociuto visto che risale al 2000 a.C circa. Si tratta
dell’autobiografia di Sinuhe, che ha ascoltato per caso un complotto contro il faraone Sesostri,
fugge dall'Egitto. Dopo varie vicissitudini (rischiando anche di morire di sete) giunge in Siria, è
accolto dal principe Amu-neneshi, vive tra i beduini, lotta contro un uomo di Retenu e diviene
potente. Sesostri venuto a conoscenza di questa fuga richiama l'ormai anziano Sinuhe in Egitto
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vita, o pensare a Seneca
12
, Marco Aurelio
13
, alle Confessioni di
Sant’Agostino o a tutti i diari, compreso quello di Casanova, di cui la
letteratura di ogni epoca trabocca. Ma di cui trabocca soprattutto la
storia dell’uomo, composta da tanti diari dimenticati quanti sono stati
gli essere umani che si sono avvicendati nei secoli. D’altronde
raccontarsi è stata un’esigenza che l’uomo, appena impadronitosi
degli strumenti linguistici necessari, ha sentito forte e chiara. Tanto
che i documenti storici, da Senofonte
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fino ad arrivare a Cesare
15
,
sono spesso diari in cui le vicende personali si mischiano con la
grande storia.
In realtà sono almeno due i grandi elementi di distinzione che
sconsigliano di agganciare i blog alla secolare storia del diario o della
narrazione personale. Il primo è il carattere letterario che le grandi
autobiografie passate alla storia innegabilmente possiedono e che
con una lettera, in cui gli promette una degna sepoltura. Sinuhe rientra in Egitto dove è riverito e
sepolto con ogni onore sotto una piramide di pietra.
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Le sue epistole considerate un vero e proprio diario morale
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Il suo diario, scritto in greco, è una somma di pensieri personali e filosofici
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L’Anabasi non è altro che un diario di guerra scritto in prima persona da Senofonte,
soldato ma anche, in questo caso, vero e proprio “reporter”
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Soprattutto il De bello gallico, benché scritto in terza persona, è il diario della sua
campagna militare nelle Gallie
13
invece è totalmente assente dai blog. I quali non sono letteratura e non
pretendono di esserlo. A volte sono informazione, il più delle volte
racconto di se stessi. Molto più calzante sarebbe il paragone con i
semplici diari che chiunque ha tenuto, alcuni per un giorno altri per
tutta la vita, ma di cui non resta traccia se non, forse, in qualche
librone impolverato in soffitta, riempito da una calligrafia fitta che
nessuno si prenderà più la briga di tradurre
16
. Ma anche questa volta il
blog si pone nel campo dell’espressività umana in modo differente,
non fosse che già nel momento in cui si decide di crearne uno, si è
consci del fatto che si sta scrivendo anche e soprattutto per un
pubblico. Blog, quindi, è raccontarsi giorno per giorno ma ben
sapendo di non scrivere per se stessi, perché i propri pensieri verranno
letti da un pubblico più o meno numeroso ma potenzialmente vasto
quanto gli utenti di Internet. Oppure, se tenuto da un professionista
dell’informazione, raccontare fatti sconosciuti o impubblicabili filtrati
sotto la propria lente d’ingrandimento, ben diversa da quella di un
editore al quale, almeno teoricamente, non si dovrebbe più rispondere.
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In realtà in Italia esiste anche una Fondazione Archivio Diaristico Nazionale, con sede
a Pieve Santo Stefano, in provincia di Arezzo. Nella sua sede sono archiviati più di 4000 diari
provenienti da tutte le epoche. La fondazione ha anche un sito: http://www.archiviodiari.it