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ABSTRACT (IT)
La tesi si propone di studiare il fenomeno del femminismo nella sfera pubblica
digitale italiana. A seguito di una breve introduzione storica, che presti comunque
particolare attenzione alle istanze rivendicate dalle quattro ondate femministe –
quindi salienti all’opinione pubblica – si vuole concentrarsi su tre aspetti principali.
In primis, chi sono le persone, i movimenti, le associazioni e le organizzazioni che
si dichiarano femministe e che prendono parte al dibattito pubblico online? Freeda
Media, donnexstrada, Se non ora quando, e alcuni tra i c.d. influencer, risultano
quindi essere attori rilevanti. In secundis, quali sono le rivendicazioni che portano
avanti? La parità di genere, l’attenzione alle minoranze, il linguaggio inclusivo,
sono solo alcune delle risposte. In tertiis, in che modo questi attori sociali agiscono?
Sembrano esserci due filoni: i movimenti e i progetti individuali sui social network.
ABSTRACT (ENG)
This thesis aims to study the phenomenon of feminism in the Italian digital public
sphere. Following a brief historical introduction, which in any case pays particular
attention to the demands claimed by the four feminist waves – therefore relevant to
the public opinion – we want to focus on three main aspects. First, who are the
people, movements, associations, organizations declaring themselves feminists and
taking part to the online public debate? Freeda Media, donnexstrada, se non ora
quando, and some of the so-called influencers, are therefore relevant actors.
Secondly, what are the claims they claim? Gender equality, attention to minorities,
inclusive (Italian) language, are just some of the answers. Thirdly, how do these
social actors act? There seem to be two strands: individual movements and projects
on social networks.
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INTRODUZIONE
La ricerca è così suddivisa. In prima istanza, è necessario inquadrare brevemente il
fenomeno legato al femminismo secondo una visione olistica, che consiste nelle
quattro principali ondate, senza dilungarsi sugli aspetti storici dell’argomento ma
concentrandosi sugli aspetti politici e sociali in relazione agli scopi che i movimenti
si sono posti nel tempo. In seconda istanza, ci si chiede chi siano i principali attori
del femminismo, opinion leader e follower, che insieme partecipano alla sfera
pubblica digitale. In terza istanza, come si comportano questi attori? Che cosa
esprimono online? Con quali modalità? Infine, la domanda da porsi è: questo tipo
di movimenti che influenza ha nel dibattito pubblico? Sensibilizza davvero
l’opinione pubblica sui temi di cui si occupa? Ha effetti generalmente positivi,
negativi, o entrambi?
La prima premessa consiste nel considerare la differenza tra le parole sesso e
genere
i
. Il sesso si riferisce esclusivamente all’individuo che può essere soltanto
maschio o femmina, nel senso biologico dei termini. Gli organi genitali, quindi,
determinati dai cromosomi XY e XX, darebbero vita a un maschio o a una femmina.
Il genere è definito invece come la percezione che una persona ha di se stessa in
quanto maschio o femmina; ciò sarebbe determinato dalle aspettative sul ruolo
sociale che l’individuo ha e/o riceve nei confronti di se stesso e nei confronti degli
altri. In questo modo, una persona di sesso maschile può sentirsi appartenente al
genere femminile e desiderare di intraprendere un percorso di transizione. Così,
anche una persona di sesso femminile può sentirsi appartenente al genere maschile
e voler iniziare un percorso di transizione. Inoltre, tra le persone di sesso sia
maschile che femminile esistono soggetti che rifiutano entrambe le categorie di
genere e che, pertanto, si definiscono come non binarie
ii
.
La seconda premessa consiste nel fatto che, data la portata del fenomeno del
femminismo di quarta ondata su scala globale, lo studio si concentra sul solo
contesto italiano, senza però trascurare le influenze estere-occidentali. Asia, Africa
e America del Sud, purtroppo, richiederebbero delle competenze linguistiche
specifiche dei vari contesti.
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La terza premessa consiste in una doverosa, ulteriore, precisazione. Ai fini dello
studio della sfera pubblica femminista ci si concentrerà sul solo contesto digitale;
quello di Internet. Ciò per due motivi. Da un lato, estendere la ricerca ai contesti
tradizionali significherebbe complicare oltremisura il lavoro. Dall’altro lato, la
letteratura scientifica sul ruolo della donna nei media tradizionali – e nel pubblico
generalista offline – è già ampia e rigorosa; ciò che, a parer mio, è a oggi del tutto
insufficiente è lo studio dei movimenti femministi online. Il lettore potrà obiettare
che, come per una proprietà transitiva, gli studi offline possano applicarsi al
contesto online; ciò sarebbe da dimostrare poiché è già noto nell’ambito delle
scienze psicologiche che, a volte, l’assenza/distanza dei corpi e l’anonimato “dietro
una tastiera” peculiari al digitale possano scatenare – o scoraggiare –
comportamenti differenti rispetto al contesto offline
iii
.
In ultimo, talvolta verranno citate delle frasi pronunciate o scritte da alcuni utenti
sui social network. Non si censurerà alcuna parola anche se, nel linguaggio comune,
sarebbe considerata poco educata.
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UN BREVE EXCURSUS SUL CONTESTO
STORICO
1. Introduzione
Prima di iniziare il nostro percorso è obbligatorio definire che cosa sia il
femminismo. Una possibile definizione è presentata dal Dizionario della Lingua
Italiana Sabatini Coletti, secondo il quale si tratta di un “movimento sorto
nell’Ottocento che propugna la perfetta parità di diritti fra la donna e l’uomo; oggi
ha esteso le sue rivendicazioni a ogni campo della vita sociale puntando alla
valorizzazione della sensibilità della cultura femminile.”
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Una seconda possibile
definizione di femminismo è quella fornita dal vocabolario online Treccani,
secondo il quale per esso si intende un “movimento di rivendicazione dei diritti delle
donne, le cui prime manifestazioni sono da ricercare nel tardo illuminismo e nella
rivoluzione francese; nato per raggiungere la completa emancipazione della donna
sul piano economico (ammissione a tutte le occupazioni), giuridico (piena
uguaglianza di diritti civili) e politico (ammissione all’elettorato e all’eleggibilità),
auspica un mutamento radicale della società e del rapporto uomo-donna attraverso
la liberazione sessuale e l’abolizione dei ruoli tradizionalmente attribuiti alle
donne.”
v
Il femminismo, considerato come un fenomeno sociale, necessita comunque di un
inquadramento nel contesto storico. Non è possibile studiare un movimento del
presente senza tenere in considerazione il fatto che sono ormai oltre due secoli che,
seppur presentando differenti gradi di intensità e frequenza, nonché la trattazione e
proposta di diversi temi, esso sia attivamente un movimento-attore nella sfera
pubblica occidentale. In questa sede, che esula dall’approfondita ricerca propria
degli storici, sarà sufficiente concentrarsi sui due aspetti che ritengo essere i
principali: a) quando sono nati i movimenti femministi (cronologia); b) quali sono
le proposte sociali e politiche da questi promosse tali per cui oggi è possibile
differenziarli (contenuti).
La prima interessantissima espressione di femminismo, che non si colloca in
nessuna delle quattro ondate, può essere ricondotta alla Dichiarazione dei diritti
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della donna e della cittadina, pubblicata dalla scrittrice e attivista francese Olympe
de Gouge
vi
nel 1791. Si tratta di una trasposizione al femminile della più celebre
Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789 e che già all’articolo 1
chiarisce le posizioni di Ms. de Gouge: “La Donna nasce libera e ha gli stessi diritti
dell’uomo. Le distinzioni sociali non possono essere fondate che sull’interesse
comune” (O. de Gouge, 1791). Non essendo questa la sede adatta a un’analisi
storica della Dichiarazione di de Gouge, possiamo solo far presente il fatto che
Robespierre si oppose con la proibizione delle associazioni femminili durante la
Francia della Rivoluzione, finendo per condannare alla ghigliottina la scrittrice
vii
.
2. Il femminismo di prima ondata
La prima ondata del femminismo posa le proprie radici sulla scia dell’Illuminismo.
La Rivoluzione francese aveva preparato l’Europa alle nuove idee di libertà,
uguaglianza e fratellanza che, però, non soltanto non erano estese a tutta la
popolazione – solo a una ristretta parte di borghesia –, ma non avevano l’intenzione
di includere le donne. In questo modo, qualche decennio più avanti, si creò un primo
movimento femminista negli Stati Uniti, prevalentemente tra il 1848 e il 1920; una
vera e propria prima ondata. Tale espressione fu scritta per la prima volta nel 1968
dalla giornalista M. W. Lear sul The New York Magazine.
Il movimento di prima ondata si diffuse anche in Europa, finendo per esser
considerato e discusso da alcuni dei maggiori pensatori e filosofi dell’epoca. Esso,
infine, si focalizzava su alcuni aspetti appartenenti alla sfera femminile. In primo
luogo, una rivendicazione fu quella sul tema dell’educazione, ovvero a
un’istruzione adeguata che avrebbe reso possibile una più facile emancipazione
delle donne; educazione che sarebbe passata anche per la sfera sessuale e la
condanna degli atti di violenza quali stupri e molestie e la contraccezione. In
secondo luogo, una richiesta di lavoro secondo, per esempio, lo slogan “parità di
lavoro, parità di retribuzione”. In ultimo, il diritto di voto (suffragio femminile) e
il diritto di proprietà.
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3. Il femminismo di seconda ondata
La seconda ondata del femminismo è quella che ebbe luogo negli Stati Uniti tra gli
anni Sessanta e gli anni Ottanta del Novecento, per giungere poi in Europa. I temi
del dibattito femminista di seconda ondata erano: a) la sfera sessuale, b) il lavoro,
c) i diritti sulla riproduzione, d) le disuguaglianze giuridiche e sociali, e) la violenza
domestica e lo stupro, f) il divorzio
viii
.
Oltre a una prima rilevanza nella cultura di massa, tramite anche eventi musicali
dedicati alle artiste donne, una prima divergenza ideologica caratterizzò il
movimento. Da una parte, il movimento femminista liberale che puntava sul
raggiungimento della parità sociale con il sesso maschile e, dall’altra, il movimento
femminista radicale, che voleva invece opporsi al sistema del patriarcato.
4. Il femminismo di terza ondata
La c.d. Third-wave feminism vide coinvolte le persone che erano cresciute nel
periodo compreso tra il 1960 e il 1970 e che, pertanto, erano attive negli anni
Novanta. Anche in questo caso, il movimento partì dagli Stati Uniti per poi
diffondersi al mondo occidentale. I punti cardine della terza ondata sono: a) la
violenza contro le donne, b) il diritto alla riproduzione, c) una rivisitazione del
linguaggio (inglese) che avrebbe utilizzato troppi termini della sfera femminile
come dispregiativi
ix
, d) l’emancipazione sessuale
x
.
Per la prima volta nelle idee femministe comparve il glass ceiling, ovvero il tetto di
vetro, definito da Treccani come “L’insieme di barriere sociali, culturali e
psicologiche che si frappone […] al conseguimento della parità dei diritti e alla
concreta possibilità di fare carriera nel campo del lavoro per categorie
storicamente soggette a discriminazioni.”
xi