come Assia Djebar, nata e cresciuta in Algeria, ma che ha studiato in una scuola
francese e che attualmente vive tra la Francia e gli Stati-Uniti?
Nella seconda parte, partendo da esempi tratti da alcuni dei romanzi più
importanti della scrittrice, verrano presentate le storie di alcune donne che hanno
subito passivamente lo strapotere maschile come Aϊcha e Fatma, e le storie di
alcune donne che questo strapotere non l’hanno accettato e , con tutte le loro
forze, si sono ribellate e hanno combattuto per cambiare il proprio destino, come
Zoulikha, Hajila e la nonna della stessa Djebar.
Nella terza e ultima parte infine, si indicheranno le soluzioni che Assia Djebar
propone affinché la sorte delle donne del suo paese cambi: il racconto, la scrittura
e lo studio.
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Parte I
La condizione femminile in Algeria
che trapela dai libri di Assia Djebar
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Capitolo I
1.1 Cenni biografici su Assia Djebar
Fatma-Zohra Imalhayène, in arte Assia Djebar, scrittrice, cineasta e Silver Chair
Professor alla New York University, nasce a Cherchell in Algeria (l’antica
Cesarea dei tempi romani che per cinque secoli fu la capitale della Mauritania) il
30 giugno del 1936, a un centinaio di chilometri a ovest da Algeri. La famiglia
appartiene alla piccola borghesia tradizionalista. Il padre compie gli studi da
insegnante all’École normale musulmane. Tra gli antenati da parte di madre si
trova il bisnonno Malek Sahraoui el Berkani, che nel luglio 1871 capeggia una
ribellione contro i francesi e muore in combattimento il 2 agosto 1871.
Fatma-Zohra frequenta la scuola coranica e quella francese di Mouzaïaville (ora
Mouzaïa) nella Mitidja. L’esperienza che la segna maggiormente è la lettura, a 13
anni, de La Correspondance d’Alain Fournier et de Jacques Rivière, la storia di
due giovani studenti di 18 anni che scoprono Gide, Claudel, Giraudoux. Grazie a
questo libro comincia a farsi strada precocemente la consapevolezza di una
differenza nell’esperienza letteraria: ci sono libri di evasione e libri di formazione.
Secondo la testimonianza della stessa Djebar,
1
la sua vocazione letteraria risale
alla primissima infanzia, verso i 3-4 anni, vocazione che è innanzitutto amore per
la complessità, per ciò che non si comprende della letteratura per i “grandi” e che
fa desiderare essere “grandi”, grandi abbastanza per comprenderla. L’opera della
Djebar spazia dalla poesia, ai drammi, ai racconti, ai romanzi, ai saggi. Nel 1979
vince il premio della critica internazionale alla Biennale di Venezia con il suo film
La Nouba des Femmes du Mont Chenouba.
1
Renate Siebert Andare ancora al cuore delle ferite :renare Siebert intervista Assia Djebar
Milano ed. La Tartaruga 1997 Pag. 43
10
Fatma-Zohra studia e si forma durante gli anni della guerra anti-coloniale algerina
(1954-62). Nel 1957 pubblica il suo primo romanzo, La Soif, con lo pseudonimo
di Assia Djebar. È subito un grande successo in Europa e negli Stati Uniti. Nel
1958 si laurea a Tunisi e pubblica il suo secondo romanzo “Les Impatients”.
Con l’indipendenza dell’Algeria, arriva anche la difficoltà a pubblicare le sue
opere e l’esilio a Parigi. I nazionalisti algerini la condannano perché scrive in
francese, e non in algerino. Segue un silenzio di dieci anni rotto finalmente da una
raccolta di racconti, “Femmes d'Alger dans leur appartement”.
La scrittrice quarantenne accetta completamente il fatto di scrivere in francese pur
sentendosi profondamente algerina. “Femmes d’Alger dans leur appartement”
denuncia l’alienazione del femminile attraverso la strumentalizzazione politica e
religiosa della donna.
Dagli anni ’80 la Djebar diventa il punto di riferimento femminista della
letteratura nordafricana, testimone della battaglia contro la regressione e la
repressione sempre in agguato. Durante la guerra civile algerina le donne senza
velo e le intellettuali “occidentalizzate” vengono assassinate senza pietà. Quando
si tratta di torturare gli aguzzini praticano l’uguaglianza.
Questa atroce consapevolezza si riflette nelle sue opere e nel suo impegno.
Negli anni ’90, mentre in Algeria infuria la guerra civile, decide di trasferirsi negli
Stati Uniti per dirigere il Centro di Studi Francofoni della University of Louisiana
Baton Rouge. Dall’autunno del 2001 insegna lingua e letteratura francese alla
New York University.
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1.2 Scrittrice portavoce delle donne segregate
«Assia Djebar è la prima scrittrice algerina che ha messo su carta le
problematiche sociali ed esistenziali delle donne che vivono in un paese
islamico»
2
.
Da bambina era molto attaccata alla madre e alla nonna e di conseguenza aveva
avuto modo di conoscere le tradizioni orali che le donne si tramandavano durante
le riunioni tra vicine, all’hamman e in tutte quelle occasioni nelle quali potevano
stare a stretto contatto tra loro senza che ci fossero sguardi maschili a controllarle;
aveva conosciuto quel mondo fatto di sguardi, di veli, silenzi, segregazione e
soprattutto di racconti orali.
L’ autrice, grazie al padre, uomo moderno che aveva studiato all’estero e che, di
conseguenza, non abbracciava in tutto e per tutto il credo islamico, potè studiare
liberamente in una scuola francese, senza portare il velo e senza essere rinchiusa
in casa ai primi segni di adolescenza per aspettare un pretendente; lo studio, come
vedremo più avanti, era uno dei pochi modi per scampare alla segregazione;
In collegio visse con altre ragazze che purtroppo non avevano la fortuna di avere
dei genitori moderni come i suoi e nel passaggio dall’ “école primarie au college”
perse gran parte delle sue compagne che furono costrette ad abbandonare gli studi
e a indossare il velo.
Diventata scrittrice, il suo principale obbiettivò sarà quello di dare voce a tutte le
donne che, non avendo avuto la sua fortuna, sono state costrette a subire una vita
di violenze, silenzi, abusi e segregazione.
2
Recensione di Stefania Martini pubblicata nel numero 3383 della rivista on-line
Newsletter.net il 24/03/2000 Pag. 3
12
Come dice giustamente Mina Aït'MBark, «Représenter l’Histoire et l’histoire des
femmes sous-tend toute l’œuvre de Djebar».
3
Fin dal suo primo libro “La soif ” pubblicato nel 1957, la Djebar, si fa portavoce
di tutte le donne che, nel suo paese, sono costrette a vivere recluse, a sottostare a
leggi create dagli uomini per togliere loro ogni libertà, a uscire di casa solo il
venerdì per recarsi all’hamman
4
, rigorosamente velate, a rivolgere la parola solo al
proprio marito o ad altre donne.
In un’ intervista rilasciata a Gianfranco Terzoli, alla domanda: «Madame, lei ha
scritto in uno dei suoi romanzi che dai suoi libri esce il mormorio delle donne
recluse», la scrittrice risponde nel seguente modo: «Uno dei temi e dei soggetti
specifici dei miei libri è rappresentato dalla ricerca delle voci della memoria
femminile. Gli anni della mia infanzia, erano gli Anni Quaranta e Cinquanta, li
ho vissuti all’interno della società musulmana. Si trattava di una società molto
tradizionale, ma che al tempo stesso lottava per la sua liberazione. Nella mia
testa si incrociano voci di donne che erano recluse, non potevano parlare, che
erano come soffocate, ma che al tempo stesso lottavano per affermarsi, ed erano
dunque donne attive e dinamiche».
5
In tutti i suoi romanzi, Assia Djebar, trova il modo di parlare delle donne del suo
paese, anche quando esse non sono le protagoniste principali del racconto. Uno
dei suoi ultimi lavori, pubblicato nel 2004, “Ces voix qui m’assiègent; en marge
de ma francophonie”, ha come tema principale la questione della lingua.
Eppure nemmeno qui mancano dei riferimenti alle donne, alla loro situazione e
non manca l’incoraggiamento rivolto ad esse affinché lottino per cambiare il loro
destino: la scrittura in questo caso diventa la loro arma.
3
Mina Aït'MBark La femme sans sépulture de Assia Djebar Paris Éd. Albin Michel 2002 Pag.
14
4
L’hamman è il bagno turco; le donne arabe vi si recano una volta alla settimana, solitamente
il venerdì.
5
Intervista di Gianfranco Terzoli pubblicata su La stampa il 28/11/2001
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Il libro infatti si chiude incoraggiando le donne che sanno scrivere, non importa in
quale lingua, a mettere su carta la loro storia, in modo tale da farla conoscere a
tutti, sia nel loro paese, sia all’estero.
Questa è anche la ragione per cui la maggior parte dei romanzi della Djebar
incontrano molte difficoltà a essere pubblicati in Algeria e sono spesso oggetto di
censura.
Beϊda Chikhi, parlando in un suo libro della scrittrice, la definisce una «Ecrivain-
femme porte parole des femmes séquestrées, écrivain-témoin d'une époque
historique, écrivain stimulant la mémoire des aïeules et secouant les archives,
écrivain parcourant son corps et surprenant le couple, Assia Djebar est aussi
écrivain-architecte qui éprouve les structures, confectionne des objets
linguistiques, et qui en restant profondément ancré dans une idéologie de la
représentation évolue vers une recherche sémiologique et une réflexion sur le
processus de création».
6
Il suo obbiettivo letterario, come si evince da questo breve passaggio, è quello di
dar voce alla forza di ribellione e di resistenza femminile. Viene definita una
écrivain-témoin perchè il punto di partenza è sempre costituito da persone che ha
conosciuto in prima persona o da storie che lei stessa ha sentito narrare quando da
ragazzina rimaneva ore ed ore ad ascoltare sua nonna e sua madre che parlavano
nel cortile con le vicine di casa.
Grazie all’esperienza cinematografia degli anni settanta, la scrittrice ha capito che
bisognava dar voce a tutte quelle donne costrette a vivere in silenzio: far
conoscere la loro situazione in occidente per denunciarla e cercare in tal modo di
cambiarla.
Ce lo rivela lei stessa in un’intervista rilasciata a Luciano Minerva a Pordenone in
occasione di un convegno per la presentazione di un suo libro: «L’ esperienza
cinematografica mi ha fatto comprendere che, al di là di Algeri e di qualche altra
6
Extrait de La littérature maghrébine de langue français Ouvrage collectif , sous la direction
de Charles Bonn; Naget Khadda & Abdallah Mdarhri-Alaoui, Paris, EDICEF-AUPELF, 1996 Pag.
54
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piccola città, lo sguardo sulle donne e lo sguardo delle donne non era mai stato
liberato».
7
Durante le riprese per il suo primo lungometraggio infatti smise di scrivere per
circa 10 anni fino a quando pubblicò il romanzo “Femmes d’Alger dans leur
appartement” il cui titolo si riferisce a un famoso quadro di Delacroix. Parlando di
questo romanzo racconta a Luciano Minerva: «In Femmes d’Alger dans leur
appartement mi sono immedesimata nell'esperienza dei pittori, che sono i soli nel
diciannovesimo secolo a guardare la colonia senza nessun esotismo o ricerca di
folklore, sono gli unici a guardare con gli occhi. Attraverso i pittori, i soggetti che
scelgono, le loro inquadrature, c’è un nuovo punto di vista, per esempio c’è il
pittore che guarda le donne prigioniere, quel quadro di Delacroix... ecco quello è
uno sguardo rubato, preso al volo. Ho capito che dovevo scrivere con lo scopo di
liberare lo sguardo sulla nostra società, perché non si scrive per esporre agli altri
la propria società, ma per guardare a se stessi e al proprio mondo con il proprio
sguardo».
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In pochi anni pubblicherà ben quattro romanzi
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il cui tema principale verte sulla
situazione delle donne nel suo paese e sulla libertà che esse vogliono e devono
conquistare.
Commentando questi suoi romanzi e principalmente il primo della serie, “Femmes
d’Alger dans leur appartement” dichiara che: «Mi sembra che le donne del mio
Paese e di tutto il Maghreb, parlo di vent’anni fa, comincino a mettersi a nudo,
chi scrivendo, chi dipingendo, chi facendo il medico. C’è una doppia libertà da
conquistare, quella della parola e quella del corpo. Ma in realtà questo si può
fare soltanto dialogando tra donne.
Come si può notare da questa risposta che la scrittrice dà al giornalista Luciano
Minerva ciò che più conta è il dialogo fra donne; e sono proprio questi dialoghi al
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Luciano Minerva Intervista ad Assia Djebar Pordenone 2004 traduzione di L. Ristretta
pubblicata sul sito Web http://www.rainews24.it/ran24/rubriche/incontri/autori/djebar.asp
Pag. 1
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Luciano Minerva Ivi Pag.1
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I romanzi pubblicati in questi anni sono: Femmes d’Alger dans leur appartement 1980;
Villes d?algerie au XX siècle 1984; L’amour la Fantasia 1985 e Ombre sultane 1987
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centro dei suoi libri
10
: «La mia scrittura diventa una specie di interrogazione per
ristabilire questo dialogo, per vedere qual è il punto in cui si può cercare di
liberare se stesse e liberare le altre, ascoltare le altre e nello stesso tempo tornare
a se stesse. Quindi penso che abbia valore il dialogo, non quello letterario, ma il
dialogo vero e proprio di quando si è in due».
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Alla fine dell’intervista la scrittrice algerina riassume e precisa questo suo
pensiero che è anche il suo principale obbiettivo letterario: «Per riassumere potrei
dire che la scrittura autobiografica non può esistere nei Paesi musulmani dove la
donna non gode ancora dell'appoggio necessario per essere naturalmente se
stessa; secondo me la scrittura autobiografica non può essere egotista, non può
essere un io-me. Ma al tempo stesso bisogna anche ascoltare chi è come noi,
perché quando una donna parla per se stessa parla anche per me, e quando io
parlo di me lei cerca di capirmi. Per questo bisogna andare in profondità, non si
può restare in superficie se si vuole davvero che questa solidarietà tra donne che
io rivendico possa funzionare».
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Per tutti i motivi di cui abbiamo parlato sopra, Assia Djebar rappresenta un
simbolo per tutte le donne del suo paese che sono costrette a vivere segregate.
Ed è proprio a queste donne che, attraverso i suoi libri, cerca di dare coraggio,
infondere fiducia e cerca soprattutto di incitare alla lotta affinchè si battano per
cambiare il loro destino anche solo scrivendo e raccontando la loro storia.
Nonostante tutto però non vuole essere considerata un simbolo per le donne della
sua terra e non vuole essere affatto considerata un’eroina. Lei si considera una
donna che ha solo il coraggio di raccontare ciò che succede ad altre altre donne in
certe parti del mondo: attraverso i suoi romanzi vuole portare alla luce questo
problema perchè tutti lo possano conoscere e qualcuno abbia prima o poi il
coraggio di intervenire per cambiare questa situazione
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Luciano Minerva Intervista ad Assia Djebar Pordenone 2004 traduzione di L. Ristretta
pubblicata sul sito Web http://www.rainews24.it/ran24/rubriche/incontri/autori/djebar.asp
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