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Sirene antiche e moderne
Il presente lavoro tenta di esplorare il mito delle sirene, che seduce l’immaginario
collettivo sin dalle prime manifestazioni, e ancora oggi continua a farlo, seppur in
forme diverse.
Creature dall’aspetto ibrido, frutto della sinergia tra l’elemento umano e
quello ferino, esse inducono i marinai, con un canto suadente, ad arrestare la navi-
gazione. Ma quell’invito cela la morte, e a loro insaputa li priva della gioia del ri-
torno.
A partire dall’Odissea omerica, che testimonia per prima la loro esistenza, le
sirene sono oggetto di studio di eruditi, filologi e grammatici, che ne decifrano le
peculiarità e interpretano i racconti su di esse.
Portatrici di un fascino intellettuale che muta via via in seduzione fisica, ero-
tismo e sensualità, e vede varcarle i confini letterari per imporsi in sfere altre della
cultura. Come quella artistica, che sin dai tempi antichi le colloca su vasi e monu-
menti funerari, fino ai portali delle chiese romaniche o sulle fontane, ed ancora sui
manifesti della belle époque e sulle locandine pubblicitarie. Ma anche le arti mo-
derne, quali il cinema e la tv, si lasciano irretire dal loro richiamo, e ne favorisco-
no, talvolta, un’integrazione nel mondo umano.
Che siano alate o pisciformi, ispirano dunque la letteratura di tutti i secoli,
tratta spesso dall’incontro omerico o da quello con Orfeo, ma anche dai continui e
numerosi avvistamenti.
E se la cultura cristiana ne ostacola il successo e la diffusione, altre culture in
tutto il mondo le accolgono, a partire da quella nordica fino a quella oltreoceanica,
dove assurgono spesso a simboli e protettrici delle loro terre.
Dunque figure universali, che non senza trasformazioni si propagano ovun-
que e imprimono un segno indelebile. E forse continueranno per sempre ad osses-
sionare l’umanità.
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Malgrado la vastità dell’argomento, questo lavoro vuole essere esauriente, e tenta
di recepirlo in ogni suo aspetto. Nel I capitolo ripercorre così la nascita e
l’evoluzione del mito, dall’epos omerico al capolavoro di Licofrone.
Nel secondo, invece, le mutazioni fisiche e canore, miste ad una moderna ri-
lettura letteraria, accompagnano le sirene nella prosa e nella poesia di tutti i tempi.
E lo corredano numerose immagini, a riprova del loro successo presso gli artisti.
Con il terzo si approda inoltre al ‘900, un secolo che le vede al centro di mol-
teplici racconti. Tra i più fascinosi, quello di Tomasi di Lampedusa, basato
sull’amore tra una sirena e l’ellenista La Ciura. Un rapporto che certo incide sulla
vita dell’uomo e lo immette in una dimensione privilegiata, verso cui ogni altra
cosa appare piatta e volgare. L’inguaribile nostalgia che lo coglie ormai anziano lo
conduce alla morte, cadendo dalla nave Rex, diretta a Napoli, proprio
nell’elemento peculiare della sirena
1
.
Parte dello spazio è però dato ad una rilettura filosofica, come in Kafka e
Brecht, fino al romanzo di Maria Corti, che proietta le seduttrici in una dimensione
interiore. Ed ancora immagini testimoniano un loro propagarsi nel costume e nella
pubblicità.
Il quarto capitolo s’incentra infine sulla più nota arte moderna, quale il cine-
ma. Si è scelto di descrivere due film, che in tempi e modi diversi rileggono
l’Odissea omerica e interpretano originalmente questo mito. Dall’Ulisse di Cameri-
ni, che fa coincidere le sirene con i suoi affetti, fino al picaresco Fratello, dove sei?
dei fratelli Coen, che le vede avvenenti e seduttive come non mai. E non potevano
mancare altre immagini, che ripercorrono l’evoluzione artistica del mito, in un tri-
pudio di forme e colori.
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Si legga Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Lighea, in Opere, Milano, Feltrinelli Editore, 1974, pp.
359-394.
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Ho discusso di questo lavoro con amiche e compagni di studi, traendo spunti utili
e preziosi per la stesura. A loro va il mio più vivo ringraziamento, anche per la
stima e la fiducia accordatemi.
Inoltre, sarò sempre grata ai miei genitori per il supporto economico e morale, e al
mio fidanzato, per avermi accompagnata in questo viaggio fascinoso.
Grazie di cuore anche a Michela e Andrea e a tutte le persone a me vicine, che
hanno creduto e credono in me.
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1.1 Identità e genesi delle sirene
Figure mitiche tra le più temute nella Grecia arcaica, le sirene appartengono alla
categoria di daimones
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che popolano numerosi il suolo greco. Il loro tratto distinti-
vo è la fisionomia ibrida, frutto del connubio dell’elemento ferino, generalmente
relegato nella parte inferiore del corpo, e di quello umano, testimoniato dal volto e
dal seducente busto femminili. Creature presenti sin dai tempi remoti nel bacino
mediterraneo, dove irretiscono chiunque solchi i mari con l’incanto della voce.
Inoltre, sono solite popolare le isole, luoghi teatro della loro aggressione, ed
esercitano un potere sui venti in sinergia con gli elementi, placandone le attività.
Ma sono soprattutto demoni di mezzogiorno
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, per il loro agire in modo diretto e
senza tramiti nell’ora consacrata ai morti, l’unica nell’arco della giornata in cui la
loro azione si riveli efficace.
Dietro il loro bimorfismo si annida dunque una natura minacciosa, che le
rende la personificazione delle insidie marine e dispensatrici di morte:
l’immaginario greco le priva di qualsiasi attrattiva
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e ne limita il fascino alla po-
tenza prodigiosa canora, vero strumento seduttivo e distruttivo, che racchiude una
cognizione senza ritorno, la quale investe l’intelletto umano.
Un timbro malioso e dal fascino ambivalente
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risuona infatti nelle orecchie
dei marinai. Un suono acuto, incontrollabile e incalzante che li getta in uno stato
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Tra gli altri, si annoverano anche le Arpie, le Erinni, le Gorgoni, le Sfingi, Empusa, le Lamie, i Sati-
ri e i Sileni: creature mostruose che agiscono singolarmente o in gruppo al di sopra e al di sotto del-
la terra dei mortali. Mostri e ibridi che assolvono ad una funzione simbolica, poiché capaci
d’infrangere le regole della tradizionale tassonomia della specie.
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Per approfondimenti in merito, si legga Roger Caillois, I demoni meridiani, Torino, Bollati Borin-
ghieri, 1988, cap. II, pp. 26-31.
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Come si vedrà, a partire dal Medioevo la donna-pesce sostituisce la donna alata in ambito lettera-
rio e artistico. Con la nuova forma acquisisce anche un’ambigua femminilità, alla quale, alla pura
attrazione canora, si affianca una carica erotica e sentimentale.
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L’acqua, dotata anch’essa di ambivalenza, è l’elemento a cui le sirene si legano con maggior forza.
Infatti, è fonte di vita e di abbondanza poiché disseta l’umanità ed è simbolo di purificazione e ri-
generazione. Racchiude però una forza malefica, in grado di generare inondazioni, naufragi, diluvi
e annegamenti. Cfr. al riguardo Meri Lao, Le sirene da Omero ai pompieri, Roma, Antonio Rotundo
Editore, 1985, cap. I, p. 34.
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ipnotico e sceglie il suo destinatario prediletto negli uomini
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, rifuggendo da ogni
elaborazione artistica. Ma anche un canto che abbatte i confini tra umano e divino,
che produce un effetto panico e conduce alla perdizione.
Il termine sirena racchiude vari significati, che tuttora si frappongono ad una
sua definizione etimologica certa. Seirá è la fune, mentre seiráo corrisponde al ver-
bo legare: il loro canto potrebbe così imprigionare ed avvincere. Ma Seirén in lin-
gua greca definisce anche l’ape, ossia uno specifico esemplare di produttrice di ce-
ra, ed è, soprattutto, il nome che Claudio Eliano attribuisce ad un volatile, in un
elenco di animali legati da reciproca ostilità
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. I lessicografi antichi stabiliscono,
inoltre, che il termine derivi da Σείριος, Sirio, la stella più luminosa della costella-
zione del Cane, a Canis Maioris
8
.
Allo stato attuale, la loro genealogia non offre ancora ipotesi certe. Studiosi
di tutti i tempi le ritengono il frutto dell’unione tra Acheloo
9
, la più remota divini-
tà fluviale d’Occidente, e Melpomene, musa della tragedia, una delle nove figlie di
Zeus e Mnemosine, Memoria.
Apollonio Rodio le identifica invece con le figlie dell’Acheloo
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e ne attribuisce
la maternità a Tersicore, dea della danza, mentre secondo altri, la loro madre corri-
sponde alla musa Calliope, notoriamente dedita alla poesia epica, o forse a Stero-
pe, una delle mogli di Acheloo.
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E’ interessante il contrasto con le muse, il cui canto è appannaggio delle divinità ed esprime un
piacere che seduce la mente e assicura la memoria tra i posteri. Quello delle sirene è invece destina-
to agli uomini, ed esprime il caos e una forza dionisiaca che li conduce all’oblio, inteso quale perdi-
ta di memoria del singolo e come silenzio presso i discendenti. Sul rapporto muse - sirene si legga
Loredana Mancini, Il rovinoso incanto, storie di sirene antiche, Bologna, Il Mulino, 2005, cap. II, pp. 49-
65.
7
Per maggiori approfondimenti sull’etimologia del nome sirena, cfr. Maurizio Bettini e Luigi Spina,
Il mito delle sirene, immagini e racconti dalla Grecia a oggi, Torino, Einaudi, 2007, cap. IV, pp. 94-98.
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Per approfondimenti su questa derivazione, cfr. R. Caillois, op. cit., cap. II, pp. 27-28.
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Anche la genealogia di Acheloo è controversa: infatti, alcuni sostengono che sia figlio della Terra,
mentre altri asseriscono che sia nato dall’unione di Oceano e di Teti, entrambi figli di Terra e Cielo.
Sulla sua identità cfr. M. Bettini e L. Spina, op. cit., cap. I, pp. 47-52.
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Cfr. Apollonio Rodio, le Argonautiche, trad. di Guido Paduano, introduzione e commento di Gui-
do Paduano e Massimo Fusillo, Milano, BUR, 1993, libro IV, pp. 629-633, vv. 891-919.