5
&|Fg#i
Fg##r°,@r°±²
³´tEµ
&
)K,4,56,¶7¦·C¸¹ºa»-
>1',-# U¡¢£v¼½>
1
6
INTRODUZIONE
“Ai poteri paranormali credo perché conosco
persone che ne sono dotate.
Non posso fare a meno di crederci perché ne
sono stata testimone più volte.
Ma io li considero normali, non paranormali.
Per me sono una cosa che fa parte
della vita di tutti i giorni.”
Amitrano Giorgio, Il mondo di Banana Yoshimoto, p. 33.
7
In un mondo fatto di solitudine, morte e malinconia si aggirano
personaggi dotati di poteri paranormali: è il mondo dei romanzi di
Yoshimoto Banana, una delle scrittrici più interessanti ed importanti
della letteratura giapponese contemporanea.
I suoi romanzi destano particolare interesse poiché, grazie alla
naturalezza e alla spontaneità dello stile, i lettori giungono ad
immedesimarsi nei personaggi; temi come la morte e la solitudine
suscitano nei giovani un rapporto di identificazione. Inoltre, i romanzi di
Banana, sebbene non siano consolatori né affrontino tematiche felici,
lasciano sempre un barlume di speranza. Il suo modo di scrivere
appassiona e coinvolge emotivamente per come racconta di morti e
tragedie e suggerisce una soluzione: una “luce alla fine del tunnel.” 1
In molti dei suoi romanzi domina l’elemento fantastico: poteri
paranormali, sensibilità fuori dal comune e sogni fanno da sfondo alla
quotidianità delle azioni; nei sogni si svelano particolari importanti, utili
a comprendere gli aspetti misteriosi della vita.
Banana si inserisce nel contesto storico di fine secolo: in
Giappone fiorisce una cultura popolare quasi interamente dedita alla
fuga dalla realtà, i cui temi dominanti sono lo svago, la nostalgia, il
“carino”, il fascino verso i Paesi stranieri, il romanticismo, la fantasia e
la fantascienza. Allo stesso tempo si verifica un cambiamento cruciale
all’interno della società, dove la figura della donna emerge dall’ombra
nella quale era stata nascosta ed assume una posizione centrale, attiva,
all’interno della nuova società consumistica. Non a caso i protagonisti
dei romanzi di Banana sono giovani donne che si fanno strada nella
vita, cercando di combattere la solitudine e aggrappandosi ad una
sensazione consolatoria di speranza.
La letteratura di un Paese è lo specchio migliore per metterne in
luce e osservarne le particolarità, il modo di vivere e di pensare; la
scrittura di Banana, semplice ed estremamente poetica, mette in luce
1
Amitrano Giorgio, Il mondo di Banana Yoshimoto, Milano, Feltrinelli, 2007, p. 21.
8
personaggi umani con le loro debolezze ed emozioni, analizzando la
società giapponese con il suo male di vivere.
Agli inizi degli anni ‘90, il suo primo romanzo Kitchin fu un
successo enorme, in Giappone prima (6 ristampe), e in occidente poi.
Agli esordi, vinse i premi giapponesi letterari più prestigiosi,
guadagnandosi a testa alta, pur essendo giovanissima, un posto tra i
grandi scrittori giapponesi. Grazie al suo traduttore italiano, Giorgio
Amitrano,2 i libri di Yoshimoto Banana hanno avuto grande fortuna
anche e soprattutto in Italia.
In questa tesi ho l’obiettivo di prendere in esame la produzione
letteraria di Banana, partendo dai suoi esordi e dal suo stile, quindi
analizzare i suoi romanzi, citati in ordine di pubblicazione in Italia, per
quanto riguarda tematiche quali la solitudine, la morte, il sogno e la
fantasia. Questa parte del lavoro si fonda sul più famoso trattato teorico
del fantastico, La letteratura fantastica di Todorov ma prenderò in
considerazione anche altri studiosi del genere fantastico.
Dopo un breve excursus sullo shōjo manga,3 al quale Banana è
legata e dal quale prende spunto per i suoi personaggi (quasi usciti da
un fumetto), farò un confronto tra un poemetto medievale inglese, Pearl,
e “Moonlight Shadow”, racconto in appendice a Kitchin, nonché tesi di
laurea di Banana. Questi due testi hanno in comune la presenza
2 Giorgio Amitrano, traduttore italiano amico della scrittrice giapponese, professore ordinario
all'Università degli Studi di Napoli "L'Orientale". A lui è stato affidato il compito, nel 1999, di redigere
un ritratto particolare dell'autrice, Il mondo di Banana Yoshimoto. Ha tradotto opere di Banana,
Murakami Haruki, Miyazawa Kenji, Nakajima Atsushi, Kawabata Yasunari e Inoue Yasushi. È autore
di The New Japanese Novel. Popular Culture and Literary Tradition in the Work of
Murakami Haruki and Yoshimoto Banana (Kyōto, Italian School of East Asian Studies, 1996) e
di una monografia su Kawabata, Yama no oto. Kowareyuku kazoku (Tōkyo, Misuzu shōbo,
2007).
3 Si riferisce a manga destinati ad un pubblico femminile nell’età dall’infanzia
all’adolescenza.
9
dell’elemento fiume, che lega la vita alla morte e permette a due persone
che vivono in due realtà diverse (il mondo reale e quello dei morti), di
incontrarsi per l’ultima volta, come per darsi un ultimo addio. Nel suo
primo racconto Banana, con grande naturalezza e impatto, riesce a
creare un’atmosfera surreale ma al tempo stesso reale, in cui vita,
morte, solitudine e fantastico s’intrecciano perfettamente, dando vita a
uno dei suoi racconti più toccanti e più belli.
TEMATICHE PRESENTI NEI ROMANZI
Nei romanzi di Yoshimoto Banana mi sono imbattuta in una serie
di tematiche interessanti e avvincenti che tornano spesso: la solitudine,
la nostalgia, l’abbandono, la morte, la perdita dei familiari, la speranza,
il paranormale, i sogni, la bellezza del paesaggio e della natura,
l’assoluta bellezza femminile che può rivelarsi negativa, l’omosessualità,
il cibo e l’ambiente della cucina.
In questa tesi ho scelto di analizzarne solo alcune, profondamente
collegate tra loro. Sono tematiche che nei romanzi di Banana
s’intrecciano in modo quasi naturale ed indissolubile, tanto che senza
un elemento neanche l’altro potrebbe esistere: la morte, la solitudine e
la malinconia, la nostalgia e il passato, il paranormale.
Dalla morte scaturiscono l’abbandono, quindi la solitudine e la
malinconia. La morte di un familiare o di un amico scatena nei
personaggi anche una struggente nostalgia; nostalgia per un passato
che non potrà mai più tornare. La nostalgia non è conseguente solo alla
morte ma anche alla consapevolezza dell’impossibilità di rivivere certi
momenti passati; il paesaggio che cambia, i valori che mutano, le
persone che si allontanano.
10
È interessante vedere come nei romanzi di Banana siano spesso
presenti le nonne, figure di riferimento per le giovani protagoniste.
Appaiono poi in seconda posizione le madri, le sorelle e i fratelli ed
infine i padri, quasi per nulla presenti nei romanzi di Banana.
È la morte di una nonna a provocare nelle protagoniste quel
dolore che si trasforma in profonda solitudine e che le spinge a cercare
altrove un po’ di quell’affetto e calore umano perduto.
C’è chi lo trova in una cucina, chi in un parente o in un amico
ritrovato e chi riesce a tirarlo fuori dalla propria vita grazie ad un
barlume di speranza che può scaturire anche da un evento paranormale.
Vi è infatti, a mio parere, un filo narrativo che lega insieme tutte
queste tematiche: il fantastico. Sebbene il fantastico non sia
esplicitamente presente in tutti i romanzi di Banana, accompagna molti
di essi e ne colora le trame e la psicologia dei personaggi, che altrimenti
non risulterebbero così interessanti. Quelli di Banana sono personaggi
sempre particolari, con la loro costante malinconia ed una sensibilità
che spesso li porta ad acquisire poteri paranormali. Giovani che nella
loro solitudine cercano di ricucire pazientemente le ferite, proprio come
Amitrano afferma nel libro a lei dedicato.
“Nei romanzi di Banana c’è sempre questa piccola catena di gesti
pazienti, eseguiti da più persone, che nell’ombra ricuciono giorno
per giorno ciò che altri giorno per giorno distruggono. Curare e
guarire le ferite prodotte da altri, per molti personaggi di Banana,
è l’unico modo possibile di esistere al mondo.”4
4 G. Amitrano, Il mondo di Banana Yoshimoto, Milano, Feltrinelli, 2007, p. 96.
11
KITCHIN
Ho deciso di introdurre la mia tesi con Kitchin perché è il primo
romanzo di Banana, in cui l’autrice fa conoscere al lettore molte delle
tematiche che affronterà negli scritti seguenti. In Kitchin Banana
mescola due filoni importanti e a lei cari: la tradizione letteraria
giapponese e lo shōjo manga. Elementi reali ed irreali si mescolano con
forza espressiva e grande disinvoltura. La vicenda è semplice, ma molto
originale: la giovane protagonista Sakurai Mikage rimane sola al mondo
dopo la morte della nonna, unica parente che ancora aveva in vita, dopo
la tragica scomparsa dei suoi genitori avvenuta anni prima, e comincia
una bizzarra convivenza a casa di un suo amico: Tanabe Yūichi.
Quest’ultimo vive con la madre, Eriko, bellissima, ma in realtà uomo
transessuale. Mikage, da sempre amante delle cucine, cerca e trova in
esse un po’ di calore umano e serenità. Perduta la nonna, trova in casa
Tanabe, e in particolar modo nella cucina dei Tanabe, un luogo in cui
instaurare un nuovo rapporto d’affetto, per combattere la solitudine e
riacquistare speranza.
Il tema portante del romanzo è certamente la solitudine. Più
specificatamente la solitudine giovanile: la disperata ricerca di
un’identità da parte delle nuove generazioni di giapponesi molto inclini
a rifiutare (per la prima volta nella storia del Giappone) la tradizione,
vista come un qualcosa di molto “pesante” o comunque imposto
dall’alto, a favore di modelli occidentali, sentiti come più vicini, più
attraenti e facilmente abbordabili. La solitudine in Kitchin è provocata
dalla morte, prima, e dall’abbandono, poi. Mikage e Yūichi dovranno
confrontarsi con i rispettivi dolori, imparando a sopravvivere, o meglio,
a trovare una ragione di vita, dopo essersi raffrontati con gli
avvenimenti delittuosi da cui sembrano essere circondati. Anche Eriko
muore, uccisa da un fanatico.
12
Amore, morte, realtà ed irrealtà, ambiguità sessuale: tutti questi
elementi si fondono nelle circa cento pagine di Kitchin, facendone un
piccolo grande capolavoro. Unico elemento certo nella sceneggiatura
sembra però essere la cucina. Luogo stabile e concreto, realmente
esistente, fatto di oggetti e rumori. Ancora di salvataggio, punto di
riferimento, rampino inossidabile cui i personaggi, soprattutto la
giovane Mikage sembrano aggrapparsi, per non naufragare in un mondo
irreale, fatto di sentimenti violenti, e sogni ad occhi aperti. Solo dopo
una lettura più approfondita ci si accorge di quanto Kitchin scavi in
profondità nell’animo umano, nella società contemporanea e nelle
complesse relazioni che, soprattutto in situazioni estreme, si
costruiscono tra gli esseri umani.
È possibile vedere la cucina come luogo di trasformazione, e più
precisamente come una sala operatoria. Il gesto di cucinare è una
trasformazione, una manipolazione. L’essere umano, attraverso la
manipolazione e il controllo degli ingredienti trasforma questi ultimi in
cibo finito. Allo stesso modo si procede per un’operazione in sala
operatoria. L’atto finale di questa trasformazione è il mangiare. L’atto
finale di un’operazione è il paziente trasformato da persona malata a
persona sana. La trasformazione porta con sé inevitabilmente una
crescita. Mikage subisce un cambiamento in cucina, si trasforma,
cresce. Ciò che si può dedurre alla fine del romanzo, è che questo
cambiamento sia stato risolutivo per la solitudine e per la morte. È solo
grazie alla trasformazione in “sala operatoria” che Mikage compie il suo
processo di guarigione. È interessante vedere come questo processo di
trasformazione-guarigione sia partito dalla cucina della casa d’infanzia,
per passare alla cucina della casa dei Tanabe, fino ad una cucina di
una vera scuola, in cui Mikage completa la sua crescita. 5 Mikage
diventerà una cuoca professionista e sarà grazie al suo viaggio di lavoro
5 Queste idee mi sono state suggerite da Simone Dalla Chiesa in una conversazione
personale.
13
ad Izu che, distante da Yūichi, capirà di desiderarlo al suo fianco. Una
notte lo raggiunge infatti nell’albergo lontano da Tōkyō dove lui alloggia
per qualche giorno, e mangiando insieme un katsudon si dichiarano,
anche se non esplicitamente, il loro amore e la voglia di continuare a
vivere insieme.
È inoltre interessante sottolineare come il tema dell’abbandono
sia doppiamente presente in Kitchin. Mikage subisce il primo
abbandono dopo la morte della nonna; ma anche il gesto di Eriko si può
definire tale. Eriko uomo, che non esisteva più nel suo ruolo di padre,
abbandona la sua identità sessuale per trasformarsi in madre. Il figlio
Yūichi subisce quindi un abbandono. Viene abbandonato dalla madre
morta prima, e dal padre che rifiuta la sua posizione di padre, poi.
Nella produzione letteraria successiva di Banana le tematiche
rimangono quasi le stesse, cui si aggiunge spesso l’elemento del
fantastico.