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Abstract
A causa della negativa situazione economico-finanziaria dell’industria del calcio
europea la UEFA ha formulato un regolamento per cercare di porre un freno alla
cattiva gestione dei club e provare a invertirne la tendenza. Questo regolamento
che prende il nome di “Club Licensing and Financial Fair Play Regulations”
punta a una gestione del calcio europeo che segua il principio di economicità
secondo il quale i costi sostenuti dai club non devono superare i ricavi che
questi riescono a generare.
Questo lavoro ha la finalità di analizzare la suddetta normativa, valutare
l’impatto sui club e delineare le reazioni di questi ultimi.
Nella prima parte del lavoro si offre una panoramica dell’attuale situazione
economico-finanziaria dell’industria del calcio europea. Nella seconda parte
del lavoro si analizza la normativa del Financial Fair Play introdotto dalla UEFA.
Nella terza parte del lavoro tramite due differenti scenari si verifica se i maggiori
club europei sono in grado di soddisfare il regolamento sul Financial Fair Play.
In particolare nel primo scenario si ipotizza che iI regolamento sia entrato in
vigore a partire da questa stagione mentre nel secondo scenario si prevede se i
club saranno capaci di soddisfare il regolamento quando entrerà effettivamente
in vigore. Infine nella quarta parte del lavoro si ipotizzano le principali azioni che i
club europei dovranno intraprendere per soddisfare la normativa del Financial Fair
Play.
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CAPITOLO 1: L'INDUSTRIA DEL CALCIO IN EUROPA
1.1 Introduzione
Il calcio moderno è nato in Inghilterra e in particolare nei college britannici. In
origine quindi si configurava come uno sport elitario praticato dagli studenti delle
scuole più ricche e delle università. La consuetudine di giocare in undici nasceva
dal fatto che le classi erano in genere composte da dieci studenti e a questi si
aggiungeva l’insegnante. Il moderno “capitano” quindi non è altro che un
discendente dell’insegnante stesso che, per l'appunto, guidava i suoi studenti in
campo. Dopo un primo momento in cui ogni scuola britannica seguiva le proprie
regole, nel 1848 si tenne una riunione all’università di Cambridge tra i
rappresentanti delle varie scuole e si giunse a un compromesso con la creazione
delle prime regole basilari del gioco del calcio definite anche Regole di
Cambridge. Nel 1857 nacque il primo club calcistico della storia: lo Sheffield FC e
furono aggiunte nuove regole a quelle già scritte in precedenza. Nel 1863 fu
fondata a Londra la prima federazione calcistica nazionale: la Football
Association che unificò definitivamente il regolamento. Nel 1888 si tenne il primo
campionato inglese e il calcio si diffuse ben presto a macchia d’olio in tutta
l’Inghilterra passando da sport elitario a sport popolare conquistando la classe
lavoratrice inglese che lo trovava semplice, divertente e soprattutto l’ideale per
sfogarsi dopo la settimana lavorativa. Dall’Inghilterra poi il calcio si espanse
prima nel resto della Gran Bretagna e poi in tutta l’Europa entro la fine
dell’ottocento.
In poco più di un secolo il calcio ha seguito un percorso di rapida evoluzione
passando da sport di nicchia a sport globale, da dilettantismo a professionismo e
soprattutto da semplice sport a vero e proprio business. Nel corso del XX secolo
l’aumento vertiginoso degli appassionati ha spinto le società calcistiche a
competere tra loro per ingaggiare i giocatori più talentuosi offrendo loro compensi
sempre più elevati. Se in un primo momento l’unica fonte di denaro delle società
calcistiche era rappresentata dalla vendita dei biglietti degli stadi per remunerare
i propri tesserati, in seguito aumentarono sia il numero delle fonti di reddito sia il
loro volume. Dagli anni cinquanta, infatti, le partite cominciarono a essere
trasmesse in televisione finché negli anni ottanta l’avvento delle Pay-per-View
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determinò un aumento vertiginoso dei proventi dei diritti televisivi. Attorno al
mondo del calcio iniziò a girare una gran quantità di denaro grazie ai grandi
magnati che iniziarono a investire ingenti somme determinando così un aumento
del volume d'affari legato al mondo del calcio.
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1.2 La Situazione Finanziaria in Europa
La UEFA (Union of European Football Associations) è l'organo amministrativo,
organizzativo e di controllo del calcio europeo. Rappresenta cinquantatré federazioni
ovvero tutte le federazioni calcistiche europee più quelle di Russia, Turchia, Armenia,
Azerbaijan, Georgia, Cipro, Israele e Kazakistan.
Negli ultimi anni la UEFA ha iniziato a condurre una serie di importanti studi con
l'intento di fotografare la situazione economico-finanziaria dei club europei.
Questi studi, che analizzano i 733 club delle cinquantatré federazioni affiliate
alla UEFA, prendono il nome di ”European Club Footballing Landscape” e sono
stati resi possibili grazie alla riforma UEFA del 2004 sul sistema delle licenze (di
cui parleremo nel paragrafo successivo) che ha reso obbligatorio per le società
calcistiche europee la disclosure dei propri
dati finanziari in modo puntuale e
analitico.
Secondo l’ultimo “European Club Footballing Landscape”, ovvero quello
dell’anno 2010/2011, i ricavi totali sono stati pari a 12,8 miliardi di euro. Nonostante
la crescita dei ricavi, rispetto agli anni precedenti, c’è stato un contestuale aumento
dei costi che sono saliti a 14,4 miliardi di euro. Questo significa che il calcio europeo
ha generato nel 2010/2011 una perdita netta pari a 1,6 miliardi di euro, superiore alla
perdita generata nell’anno 2009/2010 (pari a 1,4 miliardi di euro).
I ricavi dei club sono composti per il 35% dai diritti televisivi, per il 25% da
sponsorizzazioni e pubblicità, per il 21% dagli ingressi allo stadio e per il 19% da
ricavi commerciali e altri ricavi. I costi invece sono composti per il 57% dal costo del
personale, per il 35% dalle spese operative, per il 2% dalle spese non operative e
per il 6% dai costi netti di trasferimento. Più della metà dei club europei (il 56%)
hanno riportato una perdita netta e in particolare la metà di questi ha riportato
perdite “lievi” (tra il 10% e il 20% dei ricavi generati) e l’altra metà ha riportato
perdite “gravi” (superiori al 20% dei ricavi generati).
Per quanto riguarda la situazione patrimoniale i club europei detengono asset per un
valore di 20,5 miliardi di euro in contrapposizione a debiti pari a 19 miliardi di euro e
a un patrimonio netto pari a 1,5 miliardi di euro.
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Gli asset sono composti per il 27% da asset tangibili (stadi e centri sportivi) e per il
24% dall’asset “calciatori”, mentre il restante 49% è rappresentato da altri asset a
breve e a lungo termine, dai trasferimenti e dai fondi liquidi.
Le passività invece sono costituite al 30% da prestiti bancari, al 27% da altre
passività di breve termine, all’11% da altre passività a lungo termine e al restante
32% da passività fiscali, trasferimenti e passività verso parti correlate.
È importante rilevare che i club europei sono sottocapitalizzati, infatti, il rapporto tra
mezzi di terzi e patrimonio netto è piuttosto alto essendo addirittura superiore a
dodici. E' inoltre opportuno sottolineare che il 37% dei club mostra un patrimonio
netto negativo.
1.2.1 Le Principali Leghe Europee
Le principali leghe europee sono quelle di Inghilterra, Spagna, Francia, Germania
e Italia. Queste leghe, infatti, rappresentano il 13% dei 733 club europei ma
generano il 67% dei 12,8 miliardi di ricavi totali.
Studiando la composizione dei ricavi per singolo campionato notiamo che i
ricavi dei club francesi e italiani dipendono molto dai ricavi derivanti dai
diritti televisivi (tra il 45% e il 60% del fatturato totale), i ricavi dei club
tedeschi dipendono dalle sponsorizzazioni mentre i ricavi dei club spagnoli
e inglesi dipendono prevalentemente dagli incassi degli stadi.
Per quanto riguarda invece i costi, si nota che la principale spesa è
rappresentata dal costo del personale e in particolare dagli stipendi dei
calciatori. Tuttavia possiamo notare delle differenze notevoli tra le cinque
principali leghe europee. I club italiani hanno un rapporto tra costo del
personale e fatturato pari al 72% e sono quindi quelli meno “virtuosi”,
seguiti dai club francesi (70%), inglesi e spagnoli (62%) e tedeschi (52%).
Le società tedesche mostrano risultati operativi molto positivi (superiori al
10%) e sono caratterizzate da un basso livello d’indebitamento e un ottimo
equilibrio fra costi e ricavi. Tra le altre leghe, anche i club spagnoli e
inglesi mostrano risultati positivi, seppur inferiori a quelli tedeschi (tra il 5%
e il 10%), mentre quelli italiani e francesi presentano performance
operative negative (tra il-5% e il -10%). Tuttavia, non soffermandosi solo ai
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risultati operativi (che non considerano, tra le altre cose, la gestione dei
calciatori), ma analizzando il risultato netto, si può notare come solo in
Germania si abbiano risultati comunque positivi, mentre i club delle altre
quattro leghe mostrano delle perdite che nel caso inglese sfiorano il 15%.
Per concludere questa panoramica, guardando lo stato patrimoniale dei club
delle cinque leghe principali, notiamo che la situazione è abbastanza
eterogenea. I club inglesi possiedono addirittura il 39% del valore totale degli
asset europei però d’altro canto detengono in bilancio anche il 46% dei debiti
totali. I club spagnoli invece detengono il 15% degli asset e il 5% dei debiti totali.
Italia e Francia non presentano particolari problemi sotto il profilo patrimoniale,
mentre la Germania, come anticipato in precedenza, presenta una situazione
rosea (1 miliardo di asset contro un debito quasi nullo).
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1.3 Il sistema delle licenze per club
Nel 2004 la UEFA, spinta dalla mancanza di regole condivise, ha deciso di
intervenire attraverso il sistema delle licenze per introdurre degli standard comuni
alle federazioni associate. Il sistema delle licenze per club è stato introdotto da un
lato per promuovere la credibilità dell’industria del calcio e dall’altro per incoraggiare
il calcio europeo a guardare oltre il breve termine considerando gli obiettivi a lungo
termine essenziali per la buona salute del calcio.
Il sistema annuale delle licenze per club si basa su principi chiave quali la
trasparenza, l’integrità, la credibilità e la capacità e su una serie di standard
qualitativi ben definiti che ciascun club deve rispettare per avere accesso alle
competizioni UEFA per club (ovvero la Champions League e l’Europa League). I
trentasei criteri specifici del sistema delle licenze sono suddivisi in cinque categorie:
sportivi, infrastrutturali, di organico, giuridici e finanziari.
La licenza è rilasciata ai club dalla federazione nazionale cui il club appartiene e il
rilascio della stessa attesta il raggiungimento di un determinato livello qualitativo da
parte del club. La UEFA, in collaborazione con partner indipendenti, verifica poi sulla
corretta applicazione del sistema delle licenze presso ogni federazione rafforzando la
credibilità del sistema stesso. Una società di controllo indipendente, infatti, si occupa
annualmente di verificare tutti i dipartimenti incaricati di rilasciare le licenze mentre la
UEFA, in collaborazione con controllori indipendenti, effettua visite di controllo per
comprovare i dettagli forniti dai club.
Nella stagione 2010/11, 611 dei 733 club di massima divisione in Europa (cioè l’83%)
si sono sottoposti alla procedura per ottenere la licenza. Di questi, 488 club hanno
ottenuto la licenza mentre 123 club si sono visti respingere la richiesta di cui sei club
qualificatisi per le competizioni UEFA.
Il fatto che circa il 20% dei club richiedenti si siano visti negare la licenza nel 2010/11
dimostra da un lato che è necessario continuare a migliorare gli standard qualitativi
ma dall’altro che il sistema è effettivamente efficace nell’individuare e condannare i
club meno virtuosi.
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Per aiutare il sistema delle licenze a radicarsi in Europa la UEFA fornisce alle
federazioni nazionali il sostegno tecnico e finanziario richiesto per creare
infrastrutture adeguate. Ad esempio nella stagione 2010/2011 le federazioni hanno
ricevuto circa 90 milioni di euro dai fondi UEFA.
Il sistema delle licenze per club ha rappresento il primo passo verso la
realizzazione del più complesso e, certamente, più innovativo sistema del Fair
Play Finanziario.