4
1.2 L’agiografia
La Chronica amalphitana
2
, riprendendo quanto riportato
dall’anonimo Cronista di Salerno della seconda metà del
X secolo, fa nascere questa città da una colonia romana.
Vi si narra che, nel tempo (sec. IV) in cui Costantino si
accingeva a trasferire la capitale a Bisanzio, un gruppo
di Romani, partiti da Ravenna con molte navi cariche di
ogni cosa e diretti a Costantinopoli per raggiungere
l’imperatore, a causa di una tempesta, fecero naufragio
presso Ragusa
3
. Qui trovarono una calorosa accoglienza
ed ottennero, addirittura, una terra per viverci. Tuttavia i
contrasti con la gente del posto non tardarono a
presentarsi e fu così che questi Romani, impossessatisi
di alcune navi ragusane, lasciarono queste terre e
cambiarono il loro itinerario muovendosi dall’Adriatico
allo Ionio e quindi al Tirreno; risalendo le coste
2
Chronicon Salernitanum, ed. U. WESTERBERGH, in «Studia Latina
Stockholmiensia» III, Stockholm 1956, cc. 87-90, pp. 87-91; la più recente e
corretta edizione del Chronicon Amalfitanum è in U. SCHWARZ, Amalfi im
fruben Mittelalter (9-11. Jahrhundert).
3
Si tratta della Ragusa dalmata; v. le osservazioni di V. VON FALKENHAUSEN,
Il Ducato di Amalfi e gli Amalfitani tra Bizantini e Normanni, in Istituzioni
civili e organizzazione ecclesiastica nello Stato medievale amalfitano, «Atti del
Congr. Intern.» (Amalfi, 3-5 luglio 1981), (Centro di Cultura e Storia
Amalfitana, Atti-I), Amalfi 1986, I, p. 10, nota 5.
5
tirreniche meridionali si fermarono presso Capo
Palinuro, alla foce del fiume Lambro, ove fondarono una
nuova città, Melphi (oggi Melfi)
4
, e cessarono di esser
chiamati romani ma «Melfitani appellarunt fuerunt»
5
.
Anche questa tappa, però, non fu definitiva, poiché
questi “Melfitani”, probabilmente per sfuggire alle
continue scorrerie di barbari e pirati, si diressero prima
ad Eboli e poi si rifugiarono sui monti Lattari, in una
località impervia e ricca di corsi d’acqua, facilmente
difendibile da attacchi nemici, dove fondarono un
piccolo centro che si chiamò Scalella, l’attuale Scala
6
. Il
poco cibo disponibile e la difficoltà di coltivazione della
terra che non permetteva uno sviluppo economico
florido li indussero, successivamente, a ridiscendere
verso valle, fino al mare, dove fondarono una nuova
4
Questo sito va identificato con la colonia greca di Molpe, fondata, secondo
Diodoro Siculo, nel 470 a.C. su un colle sovrastante la foce del fiume Lambro,
detto in origine Melfio, all’estremità del promontorio di Palinuro, dove, ancora
oggi, i ruderi di un castello coprono quelli dell’antica Acropoli; cfr. JEAN
BERARD, La Magna Grecia. Storia delle colonie greche dell’Italia
meridionale, trad. it., Torino 1963, pp. 152, 195 e 314.
5
G. SANGERMANO, Il Ducato di Amalfi, in Storia del Mezzogiorno, diretta da
G. GALASSO e R. ROMEO, II, Napoli 1986, p. 281.
6
G. SANGERMANO, Alle origini degli insediamenti nella penisola sorrentino-
amalfitana, in Caratteri e momenti di Amalfi medievale e del suo territorio
(«Quaderni del centro di Cultura e Storia amalfitana», 3), Roma-Salerno 1981,
pp. 60ss.
6
città, Amalfiam (da A-melphes) in ricordo dell’antico
paese lucano che erano stati costretti ad abbandonare
7
.
Questa sarebbe la storia di Amalfi, svoltasi, tra l’altro, in
un periodo temporale non ben definito. Il racconto lo si
può comunque collocare tra la metà del IV secolo e gli
inizi del VI secolo, periodo in cui esistono testimonianze
che attestano che Amalfi si era già costituita come
castrum ed era anche sede vescovile
8
.
1.3 La storia
A parte quanto narrato nella Chronica amalphitana, per
il periodo precedente al VI secolo non si trova nessuna
notizia di Amalfi.
7
Questo racconto, con minime varianti, può leggersi in Chron. Sal., cc. 88-89,
p. 88 s. e in Chron. Amalf., cc. 1-2, pp. 195-197. Una analisi della leggenda è
in M. BERZA, Le origini di Amalfi nella leggenda e nella storia, in «Studii
Italiene», 6 (1939), pp. 29-44 e in SANGERMANO, Alle origini degli
insediamenti nella penisola sorrentino-amalfitana, cit., nota 6, p 4.
Relativamente al nome «Amalfi», G. DÉ GIOVANNI-CENTELLES nel suo
discorso tenuto nel Duomo di Amalfi il 30 maggio 2001, in occasione
dell’inaugurazione della mostra «Fieri Jussit pro Redemptione», sostiene che
la variazione aferetica Malfi, così frequente nei documenti antichi, consente di
leggere la “a” del nome Amalfi come un prefisso indicante avvicinamento,
invece che un complemento da luogo. Malph, Melpum, Melpes sono toponimi
che trovano la loro radice nel sostrato mediterraneo malp, malf, raccolto anche
dall’arabo marfa con senso di ancoraggio, porto, luogo dove abbondano le
navi, in Cristo «forma urbis» del Medioevo mediterraneo. Il caso Amalfi,
2001, p. 3, in www.homomediterraneus.it.
8
Cfr. SANGERMANO, Alle origini degli insediamenti nella penisola sorrentino-
amalfitana,cit., pp. 64s.
7
In quel territorio, alcune grotte scavate nelle rocce
calcaree dall’erosione delle acque, tra cui la più famosa
è quella chiamata “La Porta”, presso Positano, furono
abitate fin dall’età paleolitica
9
.
In epoca classica, il popolamento della costiera
amalfitana si limitò a poche stupende ville patrizie, forse
solo tre (a Minori, a Positano e su uno degli isolotti detti
Galli), raggiungibili solo via mare
10
. Queste ville, dopo
aver subito gravissimi danni a seguito dell’eruzione del
Vesuvio del 79 d.C., caddero definitivamente in rovina
quando Capri, dopo i fasti dell’epoca di Tiberio, fu
abbandonata dalla nobiltà romana
11
.
Il popolamento della Costiera avvenne solo nei primi
paurosi secoli del Medioevo, da parte di genti in cerca di
9
Cfr. A. M. RADMILLI, Alcuni dati geologici e paleontologici sulla grotta «La
Porta» presso Postano, Istituto di geologia dell’Università di Roma, XXI
(1954-55), pp. 7 ss.
10
V. BRACCO, Le urne romane della Costa d’Amalfi, (Associazione ”Ravello
Nostra”), Ravello 1977; D. MANACORDA, Amalfi: urne romane e commerci
medievali, nel vol. AIIAPXAI. Nuove ricerche e studi sulla Magna Grecia e la
Sicilia antica in onore di P. E. Arias, II, Pisa 1981, pp. 713-752, il quale
afferma che la Costa d’Amalfi non ebbe centri abitati fino ai primi secoli del
Medioevo. Cfr. anche M. ROMITO, Una villa rustica romana a Pelvica di
Tramonti, in «Rassegna del Centro di Cultura e Studi amalfitani», VI (1986),
11, pp. 168-178.
11
Cfr. G. VISETTI, Le Coste di Sorrento e di Amalfi - toponomastica antica,
moderna e dialettale, Napoli, 1991, p. 2, in www.massalubrense.it.
8
scampo in quei territori impervi, nel tentativo di sfuggire
così agli assedi, ai saccheggi e alle epidemie portate dai
Vandali e dai Visigoti
12
.
Infatti, nel V secolo, tutta la Campania subì le invasioni
dei barbari e fu poi teatro della guerra fra Goti e
Bizantini con l’assedio di Napoli, prima da parte di
Belisario nel 536 e poi da parte dei Goti, uniti a
contingenti longobardi, nel 542. La battaglia finale
svoltasi nell’ottobre del 552 (battaglia di Sarno o dei
monti Lattari), con la vittoria di Narsete sui Goti,
determinò il dominio bizantino sulla regione
13
.
Nel 570, però, i Bizantini furono scacciati dai
Longobardi i quali occuparono gran parte della
Campania, ma non riuscirono a conquistare le principali
basi navali quali Gaeta, Napoli, Amalfi, Sorrento e
Salerno.
Successivamente i soli stati italo-greci che resistettero
furono Napoli, Sorrento e Amalfi, mentre le vicine città
12
N. CILENTO, Centri urbani antichi, scomparsi e nuovi nella Campania
medievale, in «Atti del Colloquio internazionale di Archeologia medievale», I,
Palermo 1976, pp. 155-163.
13
Cfr. SANGERMANO, Alle origini degli insediamenti nella penisola
sorrentino-amalfitana, cit., p. 64.
9
di Nocera e Salerno, passarono anch’esse sotto il
dominio longobardo del Ducato di Benevento (630).
A partire dal VII secolo, quindi, le zone costiere
facilmente difendibili da attacchi portati via terra
acquisirono importanza e ivi si trasferirono i ceti
dirigenti romano-bizantini in fuga dai Longobardi.
Per un certo tempo in questo periodo, Sorrento ed
Amalfi furono annesse a Napoli, resasi definitivamente
indipendente dai Bizantini nel 752, quando Eutichio,
ultimo Esarca di Ravenna, cedette ai Longobardi
14
.
Nel 786 Amalfi, con l’aiuto del duca di Napoli, respinse
l’assedio del duca longobardo di Benevento, Arechi II
15
.
Nel corso del secolo IX , Amalfi, grazie all’attività dei
suoi abitanti, dedicatisi ai traffici marittimi e divenuti
ben presto padroni del commercio delle coste napoletane
e romane, crebbe in ricchezza e potenza. Approfittando
della debolezza e della lontananza del governo di
Costantinopoli, cominciò ad emanciparsi lentamente
14
Cfr. nota n.11.
15
Codex Carolinus, n. 78, in M.G.H., Ep. Merov. Et Karol. Aevi, III, 1892, p.
610. La lettera è stata datata da O. BERTOLINI, Carlo Magno e Benevento, vol.
Karl der Grosse, I, Dusseldorf 1968, p. 631 nota 116.
10
dalla sovranità napoletana. In realtà, per la sua posizione
strategica tra le montagne ed il mare, Amalfi (divenuta
particolarmente importante soprattutto dopo
l’annessione di Salerno da parte del Ducato di
Benevento), aveva goduto quasi sempre di una
sostanziale “autonomia periferica” che col tempo andò
sempre più aumentando
16
.
Nell’838, Sicardo, duca longobardo di Benevento,
approfittando di una crisi interna e del contrasto di due
fazioni avverse, l’una filolongobarda della classe
mercantile e l’altra filonapoletana del ceto tradizionale
militare e contadino, conquistò e quindi saccheggiò,
senza spargimento di sangue, la città. Gran parte della
popolazione venne deportata a Salerno nella presunzione
di fare di amalfitani e salernitani un solo popolo. Ma
l’anno successivo gli amalfitani si ribellarono; Sicardo,
nel luglio 839, fu assassinato a Salerno e i deportati
amalfitani, dopo aver saccheggiato a loro volta Salerno
nell’agosto 839, ritornarono tutti in patria ad eccezione
di un gruppo dissidente filolongobardo, che, sotto il
16
A.TACCONE, Amalfi, in Enciclopedia Italiana, Istituto G. Treccani, vol. II,
Roma (1949), p. 746.
11
nuovo principe Siconolfo, si ritirò per qualche tempo a
Vietri. Una volta in patria, l’1 settembre dell’840, gli
Amalfitani elessero Comes (o comites) un tal Petrus
(Pietro), senza l’intervento di Napoli come era successo
fino ad allora, proclamando di fatto la costituzione della
Repubblica indipendente
17
.
Nell’897, con l’elezione del primo Doge (Mansone
Fusilis), la Repubblica si trasformerà in Ducato
18
.
1.4 Le fonti storiche
La prima citazione di Amalfi in un documento ufficiale
risale all’anno 596: trattasi di una lettera di papa
Gregorio Magno inviata nel gennaio di quell’anno a
Pimenio, «Amalfitanae civitate episcopum», per
invitarlo a dimorare stabilmente nella sua residenza ed a
17
Il racconto completo degli avvenimenti è in Chronicon salernitanum, ed.
cit., cc. 74, 76, 78 e 86, pp. 73, 75 e 87; Cfr. anche F. FORCELLINI, L’impresa
di Sicardo contro Amalfi e l’emancipazione politica di questa città del Ducato
di Napoli, in «Archivio storico per le Province napoletane», XXVIII (1945),
pp. 1-48.
18
Cfr. SCHWARZ, Amalfi im frühen Mittelalter, cit., pp. 63-71.
12
cessare di «foris per loca diversa vagari»
19
. Il fatto che
Pimenio visitasse altre residenze, poteva essere un
rischio poiché la gente, imitandolo, avrebbe potuto
scegliere di vivere fuori dalla città col rischio di lasciare
la stessa meno protetta da attacchi nemici
20
.
Devono trascorrere circa altri due secoli perché Amalfi
venga nuovamente menzionata in atti ufficiali; si tratta
anche questa volta di una lettera inviata nel 785 da papa
Adriano a Carlo Magno per informarlo che Arechi II di
Benevento era penetrato nel territorio amalfitano ed
aveva distrutto le abitazioni di coloro che risiedevano
fuori dal castrum
21
. In questa circostanza, grazie
all’intervento del duca di Napoli, gli Amalfitani
respinsero i Longobardi, i quali però, due anni dopo,
787, si allearono con i Napoletani stessi per fronteggiare
vittoriosamente il tentativo di Carlo Magno di occupare
Benevento.
19
GREGORII I PAPAE Registrum Epistolarum, VI, 23, ed. P. EWALD e L. M.
HARTMANN, in M.G.H., Ep., I, Berolini 1957, p. 401.
20
Cfr. SANGERMANO, Il Ducato di Amalfi, cit., p. 283.
21
Codex Carol., cit. nota 15.