2
1. Lo stato di salute attuale del mercato dell arte
contemporanea
2009 will go down in history as a year when the art market shed its
excesses and narrowly avoided a complete meltdown.
THIERRY EHRMANN
Fondatore e CEO di Artprice
Il 2008 verr ricordato nella storia del mercato de ll arte come un punto di
svolta, iniziato in un clima di euforia speculativa e terminato in una violenta
contrazione1.
L esordio del report Artprice 2008 riassume perfe ttamente ci che ha
contraddistinto l economia dell arte (e non solo) i n quell anno: euforia e
speculazione. Questi due stessi sostantivi possono essere usati per delineare i due
fattori che hanno contraddistinto il comportamento dei soggetti coinvolti nella
compravendita di opere d arte contemporanea cinese.
Prima di addentrarci in maniera piø approfondita all oggetto del nostro studio
Ł bene cercare di comprendere che clima ha respirato l economia dell arte negli
ultimi anni.
1.1 Rapporto arte-economia nella ciclicit delle cr isi
Oggigiorno si parla insistentemente di crisi. Mentre alcuni invocano con fare
apocalittico la Grande Depressione considerando quella odierna come una sorta di
suo tristo revival, altri ritengono che la storia sia costituita da avvenimenti che
ritornano ciclicamente e che, pertanto, essendo anche la crisi annoverabile tra questi
episodi, considerano l attuale recessione semplicemente fisiologica alla nostra
societ , che aveva affrontato l ultima di una certa rilevanza nel 19902. Detto ci , se la
storia fosse ciclica basterebbe comparare le crisi passate a quella attuale per
ricavarne come minimo delle indicazioni per uscirne nel piø breve tempo possibile.
Il fatto Ł che, nonostante le recessioni si affaccino periodicamente sul
palcoscenico dell economia mondiale, esse presentano sempre caratteristiche e fattori
1
«2008 will be remembered in art market history as a turning point, beginning in a mood of
speculative euphoria and ending in violent contraction» (traduzione nostra).
2
In quegli anni la recessione venne provocata dal crollo del settore immobiliare giapponese nonchØ
della borsa, ripercuotendosi non solo sull economia mondiale ma anche sull arte.
I prezzi delle opere in asta erano stati gonfiati fino all anno prima da forti speculazioni effettuate da
bidders del Sol Levante, i quali, perso l appoggio del sistema bancario, hanno rappresentato
un importante concausa della crisi.
3
scatenanti differenti l una dall altra, quindi Ł molto difficile fare previsioni basandosi
sulle passate esperienze che siano affidabili nel lungo periodo. Quello che per ci
preme sottolineare in questa sede Ł che anzitutto il mercato dell arte non sempre
segue pedissequamente l andamento dell economia, an che se spesso sono gli stessi
attori principali di quest ultima (grandi investitori, broker, manager di hedge funds
ecc.) i principali compratori di opere d arte, con conseguente loro influenza sui
prezzi. William J. Baumol, nel suo Unnatural Value: Or Art Investment as Floating
Crap Game sosteneva a questo proposito che i prezzi delle opere d arte fluttuano di
per sØ in maniera imprevedibile, per tali oscillazioni si esasperano a causa dell agire
di coloro che trattano l arte come mera forma di investimento3.
Adottando una prospettiva contemporanea, un recente studio4 condotto
dall Universit di Tilburg avalla quanto detto da B aumol nel 1986.
Mediante la creazione di un indice (comprendente piø di 1,1 milioni di
risultati di vendita di dipinti, stampe e opere su carta realizzati da oltre 10.000 artisti)
influenzato da diverse variabili quali, tra le altre, la reputazione dell artista, la
certezza dell attribuzione dell opera a un certo ar tefice e il soggetto di quest ultima;
gli autori hanno potuto desumere che l arte, nel periodo 1951-2007, ha beneficiato di
un moderato aumento annuo di valore, espresso in dollari statunitensi (da ora USD),
pari al 4,03% .
Ci che per Ł importante sottolineare a proposito di questo studio, alla luce
delle teorie di Baumol, Ł il dato 2002-2007. In questi anni di boom, infatti, i prezzi
delle opere in asta (limitatamente alle categorie prese in considerazione) sono
aumentati dell 11,60% su base annua, spiegando cos la crescente attenzione
riservata all arte come investimento.
Anche il ruolo dei mezzi di informazione non Ł da sottovalutare, infatti, come
gi notato da Frey e Pommerehne nel 1989 -apice del l ormai penultimo boom
dell arte- il fatto di vedere evidenziati i prezzi esorbitanti raggiunti in asta anche sulla
stampa popolare ha generato «[...] una diffusa convinzione che la percentuale di
ritorno di tali investimenti sia in generale e mediamente molto alta». 5 La percentuale
di ritorno (rate of return) pu variare in base alle modificazioni di prezzo,
determinate dall inflazione o da altre cause esterne. La reale percentuale di ritorno,
quindi, sar data dalla rate of return nominale in termini reali, ovvero una
percentuale a cui sono state detratte le quote di inflazione e degli altri agenti esterni
sopra citati.
3
«Their prices can float more or less aimlessly and their unpredictable oscillations are apt to be
exacerbated by the activities of those who treat such art objects as investments [...] ».(W. Baumol,
1986:10).
4
Luc Renneboog; Christophe Spaenjers, Buying Beauty: On Prices and Returns in the Art Market,
marzo 2009.
5
«[...] a widespread belief that the rate of return on such investments is in general and on average
very high» in B.S. Frey e W.W. Pommerehne, Muses and markets: Explorations in the economics of
the arts, 1989.
4
Per fare un semplice esempio, se una banca si offre di pagare su base annua il
6% di interesse per dei fondi presenti in un dato portafoglio e la quota annuale di
inflazione Ł pari al 4%, allora la real rate of return su quei risparmi si incrementer
solo del 2% all anno.
Renneboog e Spaenjers, nel corso del loro studio, hanno potuto verificare
l esistenza di una sorta di effetto capolavoro ev itando di usare il prezzo come unica
discriminante: le opere che garantivano migliori performance in asta (ergo migliore
investimento), infatti, erano proprio quelle considerate in partenza migliori. Il loro
indice ha comunque rilevato, nonostante l arrembante crescita del settore dell arte
contemporanea post-1945 (Post War Contemporary Art) rispetto agli altri movimenti
artistici e, aggiungiamo noi, la sempre crescente importanza di Londra nel mercato
dell arte in asta, che gli investitori utilizzanti le sterline inglesi hanno beneficiato, in
prospettiva, di ritorni inferiori per colpa delle continue fluttuazioni dei tassi di
cambio durante il periodo di boom. 6
In The art market: an analisis of the crisis 7 le due autrici si domandano per
prima cosa se l attuale crisi, che ha cominciato a concretizzarsi nell estate del 2007,
sia in qualche modo paragonabile allo storico crollo di Wall Street del 1929.
Avvalendosi di grafici che mettono a confronto l indice Dow Jones con il Mei Moses
All Art Index8 arrivano a dimostrare che la Grande Depressione ebbe solo una
relativa influenza sul mercato dell arte. Il suo collasso infatti non Ł stato,
contrariamente a quello borsistico, improvviso e drastico, probabilmente perchØ
l arte era pertinenza esclusiva di certe categorie sociali appartenenti alle sfere piø alte
e pertanto non aveva il potere di influenzare anche le tasche dei piø piccoli
risparmiatori.
Con la crisi del petrolio del 1973 -nonostante la progressiva crescita
dell indice Mei Moses in contrasto con il livellamento al ribasso del Dow Jones- il
mercato dell arte subisce un ennesimo colpo. Molti degli artisti piø quotati del
momento si deprezzarono in maniera estrema e rapida; recuperando in parte solo con
l euforia speculativa del decennio seguente.
Antonio Mansueto, analista finanziario e responsabile della sezione beni
culturali dell AIAF9 riassume cos la situazione ciclica delle crisi del secolo scorso:
[...] i precedenti crolli del mercato dell arte vanno situati dopo il crollo
borsistico del 1929, quindi dopo il crollo di Wall Street del 1962, durante la
6
«[...] our index shows even smaller returns for GBP investors, mostly due to movements in the
currency exchange rates during the latest art market boom» (Renneboog e Spaenjers, 2009: 5).
7
Elena Lanzanova, Silvia Bosi, Art Market 2009 in Arcadja Art Magazine, 2009.
8
Indice creato da Michael Moses e Jianping Mei, professori della Stern School of Business presso la
New York University, rinomato per essere il piø citato dai media per quanto concerne i profitti del
mercato dell arte. Il loro database comprende i prezzi d aggiudicato di piø di 5000 dipinti messi
all incanto tra il 1950 e il 2009.
9
Associazione italiana degli analisti finanziari, senza scopo di lucro, costituita nel 1971.
5
crisi petrolifera degli anni settanta (1973), e infine, come detto, a inizio anni
90. Cicli di 20 anni, se si esclude il primo, condizionato dalla seconda
guerra mondiale. Purtroppo, anche da questo punto di vista oggi i tempi
sembrano maturi per un ciclo recessivo del mercato dell arte.
Parlando degli stessi anni, dalla sezione Art del New York Magazine il critico
Jerry Saltz li cita come esemplari nel rapporto recessione-rinascita del mercato
dell arte:
Le recessioni sono dure per le persone, ma non altrettanto per l arte. Gli
anni Quaranta, Settanta e Novanta, quando il denaro scarseggiava, furono
dei grandi periodi in cui il mondo dell arte si ritrasse ma seppe anche
rinascere10.
Bisogna a questo punto ricordare che il periodo immediatamente successivo
alla guerra del Golfo (conclusasi nel febbraio 1991) fu caratterizzato dall assenza di
record, evento che venne letto dagli investitori come segno di un mercato esaurito.
Per questo motivo essi lo abbandonarono, contribuendo a creare quella spirale
negativa che dur per i cinque anni successivi (Art price , 2003).
Nel 2001, al crollo delle Twin Towers, l indice Dow Jones ebbe una caduta
verticale, ma il mercato dell arte non sub la forte crisi che scosse la Borsa.
Particolarmente pregnante, a questo proposito, Ł una dichiarazione di Marc Payot11:
«Dopo l’11 settembre il nostro settore Ł stato meno colpito di altri. Investire nell’arte
Ł sembrata una scelta relativamente sicura, paragonata al mercato azionario troppo
instabile e al mercato immobiliare troppo caro».
Il report Artprice 2002 descriveva l economia di q uell anno con il termine
unpropitious, ma, nonostante non venne fatto mistero di un certo andamento
altalenante del mercato («2002 was a year of fluctuating prices»), i prezzi fecero
registrare un +4,3% come media dell anno. La domanda si mantenne vivace
(sopratutto nel trimestre aprile-giugno, che fece registrare un complessivo +3,8%),
ma, con il costante aumentare dei prezzi, anche i bidders si fecero piø esigenti,
volendo evitare a tutti costi il riproporsi di un nuovo collasso come quello
conseguente al boom degli anni 80. In seguito a numerose revisioni storiche, infatti,
si insinu il dubbio che tutti gli attori del merca to dell arte avessero a quel tempo
valutato con molta sufficienza i rischi che esso poteva nascondere. Un altro errore
del genere non poteva di certo essere commesso, per cui gli investitori si guardarono
bene dal comprare i cosiddetti uncertain lots, opere la cui provenienza, parte
10
«Recessions are hard on people, but they are not hard on art. The forties, seventies, and the nineties,
when money was scarce, were great periods, when the art world retracted but it was also reborn»
(Saltz, 2008).
11
Direttore e partner di Hauser & Wirth a Zurigo, una delle piø importanti gallerie al mondo.
6
fondamentale del processo di autenticazione e conseguente valutazione di un lotto,
rimane dubbia o incerta. Questo spiega l alta percentuale di bought in12 (il 37,4% dei
lotti offerti), ma anche l assenza di bolle speculative nel mercato dell arte per
quell anno13, mancanza confermata anche dal fatto che la disponibilit di opere
contemporanee in quel mercato era limitata, impossibilitando i venditori nel gonfiare
i prezzi, tipica mossa speculativa quando si ha un numero quasi eccessivo di opere da
piazzare sul mercato. Quella sezione del report si concludeva con la perentoria frase:
Fino a che queste condizioni di mercato persisteranno le possibilit di un
crollo del mercato dell arte, uno dei piø datati del mondo, sono praticamente
ridotte a zero. 14
Una certa paura nelle salerooms, per , cominciava ad avvertirsi, e il 2003 ne
diede conferma. Nonostante l incremento dei prezzi pari a 1,5 punti percentuali, nelle
sale di vendita non si poteva evitare di parlare di crisi, correlando la corrente guerra
in Iraq con il crollo del mercato avvertitosi durante la guerra del Golfo (1990-91).
1.2 La quiete del triennio 2004-06 prima e dopo la tempesta
Come attestato dal report Artprice 2004, i prezzi per quell anno avevano
raggiunto i livelli piø alti dalla bolla speculativa del 1990.
Si calcolava che, se i prezzi avessero continuato a salire a quel ritmo, nel
2005 avrebbero presto sorpassato i picchi registrati nel novembre 1990, toccando
livelli senza precedenti.
In un mercato dominato dagli Stati Uniti, che, grazie al giro d affari creato
dalle case d asta sul loro territorio, si sono accaparrati il 46,5% del fatturato globale
di settore, anche Hong Kong fa la sua comparsa con un incoraggiante 1,9%. New
York si conferma come mercato privilegiato per la compravendita d arte, registrando
un aumento dei prezzi del 18,5% e dei lotti venduti al di sopra del milione di dollari
(229 contro i 132 del 2003).
Per quanto concerne il settore dell arte contemporanea, si Ł registrato un
aumento del 17% nel corso dei dodici mesi del 2004, costituendo cos il 6,4% delle
entrate totali per la divisione arte, salendo di 2 punti percentuali rispetto al 2003.
Sempre secondo dati Artprice , come previsto l anno precedente, il 2005 ha fatto
registrare quotazioni record, e il settore dell arte contemporanea ha visto ancora un
12
Letteralmente lotti ritirati . Quando non ci sono offerte per un dato lotto o ce ne sono talmente
poche da non raggiungere il prezzo di riserva stabilito dal venditore o dalla casa d aste stessa, il lotto
viene ritirato dalla vendita restando di propriet del soggetto che l aveva messo in vendita o della casa
d aste se era prevista una garanzia per il venditore.
13
«Investors are being highly selective in what they buy and this selectivity underpins the soundness
of the market ». (Artprice 2002:4).
14
«As long as these market conditions persist the chances of a crash on the art market, one of the oldest
markets in the world, are practically zero». (Artprice 2002:5).
7
aumento dei propri prezzi del 12,5%.
Allo stesso tempo, la sede di Hong Kong acquista sempre piø rilevanza nel
mercato globale, incrementando i suoi profitti annui di vendita dell 1,8% rispetto ai
12 mesi precedenti, superando il mercato tedesco e quello italiano pur gestendo un
numero assai inferiore di transazioni.
Si comincia gi a parlare di boom, anche se riferit o al mercato statunitense:
Negli Stati Uniti, i prezzi delle opere d arte oggi sono del 27% piø alti di
quelli del 1990, anno vertice della bolla speculativa che tenne a galla il
mercato! Il mercato non ha mai sperimentato un boom di tale portata. 15
Anche per il 2006 il discorso non cambia.
Come nei due anni precedenti, il mercato dell arte in asta ha continuato a
crescere, superando tutti i record registrati in precedenza.
Solo il mercato a stelle e strisce ha fatto registrare un + 32% dei prezzi
rispetto ai livelli raggiunti nel 1990. ¨ signific ativo notare come nell anno in
questione siano state svolte su scala mondiale solo 9.600 aste di belle arti (Fine Art
Auctions), contro le oltre 15.000 di appena sei anni prima, ma i guadagni siano stati
molto diversi per via del crescente volume di lotti offerti all asta. Semplificando:
tenendo conto anche dell aumento dei prezzi rilevato dal 2000 al 2006, meno aste
organizzate ma piø lotti proposti hanno favorito una crescita rilevante dell intero
settore. Ci ha permesso a quei collezionisti che a vevano acquistato opere in asta alla
fine degli anni Ottanta (quando avevano raggiunto prezzi per l epoca senza
precedenti) di poterle riproporre sul mercato con la concreta possibilit di spuntare
favorevoli quotazioni, ergo potenziali guadagni.
Solo nel 2006 il fatturato globale di settore per le aste di Fine Art Ł stato pari
a 6,4 miliardi di USD, importo superiore del doppio rispetto a quello regolarmente
raggiunto nel periodo 1999-2003 e del 52% superiore rispetto a quello del 2005.
Risultati trionfali, dunque, anche se bisogna pur sempre tener conto della differente
dinamicit di mercato che hanno le opere molto cost ose rispetto alla piø lenta
evoluzione delle opere di fascia di prezzo medio-bassa. Per stabilire questo basta
guardare la bought-in rate, ossia la percentuale di invenduti, per notare subito come
per i lotti con un prezzo di riserva pari o superiore ai 10.000 USD essa sia pari al
26,2% contro il 35,5% delle opere con prezzi di riserva inferiori alla suddetta cifra.
1.3 Da 0 all ora X: il picco del boom e la sua esplosione
Il 2007 si pone come un anno dolceamaro per gli investitori: se infatti da una
15
«In the US, prices for artwork are now 27% higher than in 1990, the height of the speculative
bubble that buoyed the market! The market has never experienced such a boom». (Artprice 2005:
9).