6
ci consentiranno di fare quel movimento che va oltre la schizofrenia, verso la
creatività.
Paradosso e teoria dei tipi logici di Bertrand Russell, metacomunicazione e
gioco saranno i punti di partenza e faranno da sottofondo al nostro percorso
nel corso del quale incontreremo la finalità cosciente con i suoi limiti e
pericoli impliciti, la distinzione junghiana tra pleroma e creatura per evitare il
dualismo cartesiano, la forma-metalogo, ovvero “il modo in cui Bateson si
prova a ‘giocare’ il dualismo delle nostre abitudini di pensiero e d’azione, il
suo modo di attraversare la minaccia del caos dove il pensiero diventa
impossibile”1, e il concetto di deutero-apprendimento.
La seconda parte ci introdurrà all’esplorazione del doppio vincolo, ma non
prima di averci fatto fare un necessario passo indietro. Scopriremo, allora,
che il nucleo centrale del pensiero di Bateson è nelle sue prime ricerche sul
campo in Nuova Guinea dove elabora le componenti archeologiche non solo
della teoria del doppio vincolo, ma di tutta la sua riflessione a partire da
quella prospettiva relazionale che sta alla base sia del suo innovativo
approccio alla psichiatria, sia della sua visione ecologica cui perviene negli
ultimi anni. Esamineremo, dunque, il concetto di schismogenesi da cui tale
prospettiva trae origine e evidenzieremo il suo integrarsi con la teoria dei tipi
logici e con la cibernetica.
In seguito verrà esposta la teoria del doppio vincolo così come è stata
formulata nel 1956 mettendone in evidenza la portata rivoluzionaria in ambito
psichiatrico e i successivi sviluppi. Vedremo allora Bateson prendere le
distanze dai suoi collaboratori perché contrario agli esiti specificatamente
clinici della ricerca sui paradossi della comunicazione e dell’interazione. Il
suo interesse è rivolto “verso il gioco delle interazioni comunicative; verso il
problema di come il contesto interattivo si mantenga stabile, apprenda e
cambi. Non, cioè, verso la questione di come la schizofrenia possa venir
guarita da uno specialista, ma di quel che l’ascolto dell’esperienza
1
Manghi S., “In forma di metalogo”, in Manghi, 2002, p. 69.
7
schizofrenica ha da dirci di sano intorno ai modi più sottili, affascinanti e
complessi della comunicazione umana”2
Usciremo così dall’immagine unicamente patogena del doppio vincolo alla
quale Bateson sostituisce quella del doppio vincolo come epistemologia del
vivente perché caratteristico di ogni sistema mentale.
Nella parte conclusiva del nostro lavoro ci avvicineremo al doppio vincolo da
una prospettiva ben precisa, quella dei contesti formativi, attraverso il
“paradigma della focena”.
Educare e formare attraverso Bateson, alla luce di quanto avremo detto fino
a quel punto, significherà vivere nel doppio vincolo “consapevolmente
inconsapevoli”, rinunciando al paradigma dell’intenzionalità e accettando che
“l’apprendimento si muove su una linea a zig-zag che unisce i due poli della
dicotomia rigore/immaginazione”.3
La strada che Bateson ha tracciato, infatti, ci indirizzerà ad assumere una
visione ecologica dei fenomeni della vita, ovvero a vedere la vita come un
insieme di processi mentali connessi fra loro, per riuscire ad abbandonare
l’idea di una “mente” che, in quanto dote esclusiva della nostra umanità,
controlla gli strumenti con cui agisce, e gli oggetti e le creature su cui agisce.
Avere una qualche consapevolezza della natura relazionale dei sistemi
viventi rivelerà come infondata l’idea del controllo unilaterale: nel mondo
vivente una parte non può controllare il tutto perché le entità che quella parte
vorrebbe spingere in una direzione “hanno provviste proprie di energia e
forse idee proprie su dove vorrebbero dirigersi”.4
Il doppio vincolo non sarà proposto allora come strumento di intervento, e
implicitamente di manipolazione e potere, ma come chiave di lettura dei
processi di apprendimento: situazioni formative in cui il paradosso avrà avuto
degli esiti creativi darà conferma della connessione tra patologia e creatività
e della possibilità, proprio evitando di aggirare un doppio vincolo, di poter
2
Manghi S., 2002, p. 8.
3
Conserva R. – Bagni G., 2005, p. 9.
4
Bateson G., 1959, “Minimal Requirements for a Theory of Schizophrenia”, in Manghi S., 2002, p. 30.
8
comprendere e descrivere più correttamente noi e il mondo con cui
evolviamo.
A insegnanti e formatori che accetteranno la sfida di provare a cambiare il
loro abito epistemologico credo che Bateson direbbe:
In un mondo di questo tipo i problemi di controllo diventano più affini all’arte
che alla scienza, non solo perché tendiamo a pensare che difficoltà e
imprevedibilità siano contesti per l’arte, ma anche perché è assai probabile
che l’errore produca cose sgradevoli.
Vorrei concludere con un monito: noi, scienziati sociali, faremmo bene a
tenere a freno la nostra fretta di controllare un mondo che comprendiamo
così imperfettamente. Non dovremmo consentire all’imperfezione della
nostra comprensione di alimentare la nostra ansia e di aumentare così il
bisogno di controllo. I nostri studi potrebbero piuttosto ispirarsi a una
motivazione più antica, anche se oggi appare meno rispettabile: la curiosità
per il mondo di cui facciamo parte. La ricompensa per questo lavoro non è il
potere ma la bellezza.5
5
Ibidem.
9
1. GREGORY BATESON: LA VITA
Gregory Bateson nasce a Grantchester il 9 maggio 1904 e può essere
considerato uno dei pensatori più eclettici del Novecento per la molteplicità di
studi che affronta: dall’antropologia alla biologia, dalla filosofia alla psicologia
e alle ricerche sul comportamento in quasi tutti i settori della vita umana. Se
consideriamo il contributo lasciato con la sua opera, dobbiamo evidenziare
che, sebbene abbia influenzato significativamente alcuni settori della
psichiatria e della psicologia, nei singoli ambiti disciplinari di cui si è occupato
le sue ricerche non hanno riscosso grande interesse. Tuttavia se si valuta il
suo contributo non a partire dalle discipline ma dal punto di vista delle idee, si
può ampliare il discorso perché in effetti Bateson, autore di confine, ha
rappresentato un importante punto di riferimento per diversi studiosi ed
indirizzi di ricerca e ha fornito nel contempo un apporto decisamente
importante ed innovativo nei dibattiti su questioni chiave della cultura e della
società contemporanea quali la questione ecologica, la relazione mente-
corpo, le teorie sulla comunicazione, le considerazioni su scienza ed
epistemologia, la riflessione relativa alle pratiche sociali e al mondo della
scuola e dell’educazione.
Figlio del biologo inglese William Bateson, uno dei fondatori di una nuova
disciplina, la genetica, Gregory Bateson è il più giovane di tre fratelli. La sua
infanzia è segnata da una sorta di marginalizzazione dalla famiglia a causa
degli impegni intellettuali dei genitori coi quali rimane in contatto per via
epistolare.
Le attenzioni del padre sono rivolte al primogenito, John, nel quale vede le
capacità per proseguire il suo lavoro, ma la sua morte prematura nel 1918
durante la Prima Guerra Mondiale, in Francia, lo porta a riversare le sue
speranze in Martin, il suo secondogenito.
Gli interessi di Martin non collimano con quelli del padre, ma si dimostra
appassionato alla poesia e alla letteratura; per questo motivo i loro rapporti si
10
deteriorano e, nel 1922, dopo una delusione sentimentale, Martin pone fine
alla sua vita sparandosi pubblicamente in piena Trafalgar Square.
Nello stesso anno, Gregory Bateson inizia il suo cammino universitario al St
John’s College di Cambridge, consapevole di essere diventato il destinatario
dell’eredità intellettuale del padre, non per predilezione o per stima, ma per
necessità. Si dedica al fenomeno della morfogenesi, a cui William aveva
prestato particolare attenzione nei suoi studi sulla discendenza, e si
concentra sull’aspetto formale dei processi, sulla loro configurazione e sulle
leggi che li producono e governano.
L’esperienza al college è ricca di stimoli e di incontri importanti per Gregory e
si conclude con una laurea in scienze naturali ed un avvicinamento sempre
più appassionante all’antropologia. Terminati gli studi, infatti, abbandona la
zoologia nonostante il rammarico del padre e inizia a dedicarsi a studi
antropologici.
L’addestramento e il bagaglio intellettuale costruitosi in biologia non saranno
mai dimenticati da Bateson, anzi, come lui stesso scrive:
Quale struttura connette il granchio con l’aragosta, l’orchidea con la primula
e tutti e quattro con me? E me con voi? E tutti e sei noi con l’ameba da una
parte e con lo schizofrenico dall’altra? Voglio spiegarvi perché è tutta la vita
che faccio il biologo, che cos’è che ho sempre tentato di studiare. Quali
pensieri posso offrire che riguardino il complesso del mondo biologico in cui
viviamo e in cui riceviamo la nostra esistenza? Come viene costruito? 6
Nel 1927 Gregory intraprende il suo primo viaggio in Nuova Guinea per
sperimentare la ricerca sul campo, sotto la guida di Radcliffe Brown,
antropologo promotore di un approccio struttural-funzionalista e attento agli
aspetti puramente formali delle strutture sociali. Il debutto in questa
avventura non è, suo malgrado, incoraggiante, sia per le ostilità dei nativi a
socializzare con gli occidentali, sia per l’insufficienza che l’approccio
struttural-funzionalista dimostra per comprendere il significato del sistema di
6
Bateson G., 1979, p. 21.
11
valori e della struttura sociale delle società indigene, perché non contempla il
tono emotivo della cultura, ovvero l’Ethos.
La popolazione locale che lo incuriosisce, e presso la quale inizia finalmente
a compiere delle osservazioni importanti, è quella di violenti e orgogliosi
cacciatori, gli Iatmul. Focalizza la sua attenzione su uno strano rito, il Naven,
che coinvolge il clan ogni volta che un suo giovane membro compie, per la
prima volta, un atto da adulto di una certa rilevanza sociale. Affiancato da
Margaret Mead e con l’ultimo lavoro di R. Benedict, Patterns of Culture, tra le
mani, in cui la cultura pervade la sfera individuale e le istituzioni si adeguano
all’Ethos espresso dalla cultura, Bateson comprende l’importanza di
contestualizzare i vari momenti del rito nei loro aspetti emotivi.
Nel 1936 pubblica, coi risultati delle sue ricerche, Naven. A Survey of the
Problems Suggested by a Composite Picture of the Culture of a New Guinea
Tribe Drawn from Three Points of Wiew (Naven. Una rassegna dei problemi
suggeriti da un quadro composito della cultura di una tribù della Nuova
Guinea tratteggiato da tre punti di vista).
In seguito, per alcuni anni, si dedica con Margaret Mead, diventata nel
frattempo sua moglie, a tecniche pionieristiche di fotografia sul campo e a
indagini sui rapporti fra cultura e personalità. Dai loro studi ricavano Balinese
Character. A photographic analysis (Il carattere balinese. Analisi fotografica)
che verrà pubblicato nel 1942 e svariate pellicole etnografiche su Bali e la
Nuova Guinea.
Nel 1939 nasce sua figlia, Mary Catherine, e si trasferisce con la famiglia
negli Stati Uniti.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, Bateson lavora al servizio dell’Office
Strategic Services degli Stati Uniti in qualità di consigliere dello Stato
Maggiore e specialista regionale per il Sudest asiatico. A partire dal 1946
partecipa con ricercatori del calibro di von Neumann, McCulloch e altri, sotto
gli auspici della Fondazione Macy, alla nascita di una nuova scienza
interdisciplinare: la cibernetica. È un evento di svolta per Bateson poiché i
suoi studi biologici si intrecciano con le scienze sociali.
12
La carriera di Bateson, tuttavia, non ha quello slancio che lo studioso ormai
da anni si augura, e in campo universitario non riveste che ruoli di ricercatore
e a termine.
Presso l’università di Harvard è professore ospite e prospetta il rinnovamento
dell’incarico, ma una divergenza di opinioni con il corpo insegnante lo
costringe a interrompere la collaborazione con l’istituto. Uno specializzando
aveva posto a Bateson la seguente domanda: “Signor Bateson, crede che gli
antropologi dovrebbero farsi analizzare?”. Il professore aveva risposto: “Se
uno deve lavorare sulla struttura della famiglia, potrebbe essergli utile”.
Questa risposta gli costa la conferma del ruolo da parte della commissione
perché le rigide istituzioni universitarie in quegli anni non sono disposte ad
accogliere tali opinioni.
Alfred Kroeber, amico e insegnante dell’Università della California con il
quale divide l’ufficio ad Harvard, lo aiuta ad entrare a far parte del gruppo di
Jurgen Ruesch, psicologo sociale, nel nuovo Dipartimento di Psichiatria
dell’Università della California a San Francisco, e nel 1948 Gregory Bateson
si sposta alla Clinica Langley Porter.
Dopo aver trascorso molto tempo allo Zoo Fleischhacker di San Francisco a
osservare sequenze interattive tra gli animali per comprendere il loro
comportamento di gioco, inizia a interrogarsi su come questi ultimi, non
disponendo del linguaggio verbale, riescano a definire i contesti entro i quali i
loro messaggi devono essere interpretati. La teoria dei tipi logici di Russell-
Whitehead rappresenta, per Bateson, la codifica della struttura della
comunicazione ed egli crea un gruppo di lavoro per studiare come i tipi logici
si inseriscono nella classificazione dei messaggi. Nella sua equipe
collaborano John Weakland, Jay Haley, e William Fry poi sostituito da Don D.
Jackson, con il finanziamento della Fondazione Rockefeller.
I risultati tardano ad arrivare, ma allo scadere della borsa di studio Bateson
ha una sorta di intuizione che gli apre la porta verso la teoria del double bind.
Per poter proseguire la sua ricerca accetta il contributo economico della
Fondazione Macy in cambio dell’impegno a concentrare gli studi
13
sull’interazione madre-bambino e sul ruolo che l’apprendimento ha nella
genesi della schizofrenia.
Questo compromesso si rivela produttivo da un lato, ma troppo vincolante
dall’altro. Il gruppo, ora noto come Scuola di Palo Alto, pubblica nel 1956
Verso una teoria della schizofrenia, un articolo in cui teorizza il doppio
legame e lo pone come una delle cause generatrici della schizofrenia.
Bateson non vuole fermarsi all’universo psichiatrico e si scopre oltremodo in
disaccordo con gli esiti di tecnica terapeutica del doppio vincolo perché
prevedono interventi manipolatori nei confronti dei pazienti; così, dopo aver
deciso di non accettare tali limiti, continua i suoi studi rivolgendo i propri
interessi al campo più ampio dei rapporti formali che connettono i processi
dell’evoluzione biologica e questi con quelli dell’apprendimento perché
auspica a fondare una scienza eco-genetica dei sistemi viventi.
Nel 1964 parte per le Hawaii dove, alla luce della teoria del doppio vincolo e
dei progressi della teoria dei sistemi e della cibernetica, studia il
comportamento e l’organizzazione sociale del mondo animale.
Nel 1972 viene pubblicata una raccolta di saggi e conferenze sotto il titolo
Steps to an Ecology of Mind (Verso un’ecologia della mente). Bateson
propone una nuova epistemologia fondata non sulle cose, ma sulle relazioni
tra di esse; egli, in accordo con la filosofia kantiana di cui riprende anche la
terminologia, è certo che la cosa in sé, la ding an sich, è inconoscibile
all’uomo, ma che esiste una connessione profonda nel mondo vivente, ossia
una rete di strutture che danno significato all’esperienza dei soggetti.
A distanza di pochi anni, nel 1979, con l’aiuto della figlia Mary Catherine,
Bateson offre al mondo scientifico Mind and Nature. A Necessary Unity
(Mente e Natura. Una unità necessaria), in cui esplora la totalità della
Creatura (l’ecologia planetaria, la biosfera) e le sue componenti (organismo
individuale, sistemi interattivi, ecosistemi, etc.) nel loro essere mente, un
concetto che in Bateson non si riferisce esclusivamente allo psichismo
umano, ma a qualsiasi forma di processo comunicativo strutturato che si
realizza nel vivente.
14
Il riconoscimento da parte dei colleghi, tuttavia, non arriva e la delusione è
tale da spingerlo a ritirarsi al Centro Zen di Esalen presso San Francisco
dove aderisce ad uno stile di vita improntato alla controcultura fino alla sua
morte, il 4 luglio 1980.
Dopo la sua morte, nel 1987, grazie ad un accurato assemblaggio dei suoi
appunti da parte della figlia e alle precisazioni da lei apportate, esce Angels
Fears. Towards an Epistemology of the Sacred (Dove gli angeli esitano.
Verso un’epistemologia del sacro), l’opera in cui Bateson rivendica le sue
idee, il suo modo di pensare e la sua visione sacra ed estetica della natura; è
il suo grido al mondo scientifico che non gli ha prestato attenzione ed è un
monito per le scienze umane che hanno spesso utilizzato secondo proprie
necessità il suo pensiero.
Alcuni anni dopo, inoltre, Rodney E. Donaldson pubblica A Sacred Unity.
Further Steps to an Ecology of Mind (Una Sacra Unità. Altri passi verso
un’ecologia della mente), una raccolta di scritti e conferenze che completano
il percorso intellettuale di Bateson.
15
2. LA LOGICA E IL PARADOSSO
Metacomunicazione e paradossi
L’essenza del messaggio che inviamo al lettore è che la comunicazione
costituisce la matrice in cui sono immerse tutte le attività umane: la
comunicazione, in pratica, collega oggetto a persona e persona a persona e,
scientificamente parlando, questa intercorrelazione è più comprensibile in
termini di sistemi di comunicazione.7
Il fenomeno della comunicazione attraversa tutti gli scritti di Gregory Bateson
ed è l’evento principale intorno al quale ruota il discorso sul doppio vincolo.
La matrice sociale della psichiatria, scritto in collaborazione con Jurgen
Ruesch nel 1951 contiene le premesse per gli sviluppi teorici del pensiero di
Bateson perché gli autori delineano lo schema formale della comunicazione,
ovvero una struttura gerarchica di livelli, e specificano il concetto di
metacomunicazione.
Bateson individua che in ogni forma di comunicazione qualsiasi messaggio in
transito ha due tipi di significato, l’aspetto di notizia e l’aspetto di comando.
Per meglio chiarire quanto sostiene, Bateson propone un’analogia fisiologica:
... consideriamo il caso di tre neuroni, A, B e C, posti in serie, così che
l’eccitamento di A provoca quello di B, e l’eccitamento di B provoca quello di
C. Anche in questo caso estremamente semplice, il messaggio trasmesso da
B possiede i due tipi di significati appena accennati. Da una parte può essere
visto come un “resoconto” dell’eccitamento trasmesso da A un momento
prima, dall’altra costituisce un “comando” o causa del successivo
eccitamento di C.8
7
Ruesch J. - Bateson G., 1951, p. 18.
8
Ivi, p. 203.
16
A partire da questo Bateson riconosce nel “resoconto” e nel “comando” i due
livelli fondamentali di ogni processo comunicativo. Il primo riguarda il livello di
contenuto perché trasmette l’informazione, il secondo quello di relazione,
ovvero stabilisce il tipo di relazione che intercorre tra i comunicanti
contestualizzando la comunicazione del primo livello. Bateson chiama il
secondo livello metacomunicazione.
Tutti questi criteri che stabiliscono l’esistenza della consapevolezza
reciproca sono stati riuniti per formare un quadro del livello completamente
nuovo di comunicazione che emerge con questa consapevolezza. Per
questo nuovo livello di comunicazione introduciamo il termine
‘metacomunicazione’, definito come ‘comunicazione sulla comunicazione’.9
Il messaggio metacomunicativo nella comunicazione umana è per la maggior
parte delle volte implicito, o espresso tramite segnali paralinguistici o cinetici,
e sembra recedere sullo sfondo per lasciare posto al contenuto; ma
naturalmente può anche essere esplicito.
Bateson, a questo punto, ci fa notare che la discussione sulla
metacomunicazione inciampa sicuramente nel paradosso quando un
messaggio contiene un’espressione che nello stesso tempo è
un’affermazione su stessa. L’esempio più noto e pregnante è l’antico
paradosso di Epimenide
Epimenide era un cretese che disse:
“Tutti i cretesi sono mentitori”
Lo stesso paradosso può essere espresso da un uomo che dice “Sto
mentendo” perché egli fa un’affermazione e contemporaneamente compie
un’affermazione sulla prima, ma i livelli di astrazione delle affermazioni sono
differenti.
Proviamo ad analizzare l’enunciato: se è vero ciò che l’uomo afferma, cioè
che sta mentendo, allora non sta dicendo la verità, ma se non sta dicendo la
9
Ivi, p. 235.
17
verità allora è vero che sta mentendo e quindi se è vero che sta mentendo…
possiamo proseguire così senza mai trovare una conclusione convincente
perché l’uomo mente soltanto se dice la verità, mentre è sincero nel
momento in cui mente.
Questo genere di paradossi trova una soluzione nella teoria dei tipi logici di
Bertrand Russell10 secondo la quale tenendo distinti i diversi livelli di
astrazione, ovvero con la separazione tra l’enunciazione e la meta-
enunciazione implicita, è possibile evitare il circolo vizioso che origina le
antinomie.
La Teoria dei Tipi Logici
Nel corso del XIX secolo, nell’ambito delle discipline matematiche e fisiche si
ottennero notevoli progressi tecnici che, però, apparivano difficilmente
inquadrabili entro il modello classico della matematica, ancora
essenzialmente fondata sull’intuizione e su una forma logica ambigua e
imprecisa, ricalcata dal linguaggio comune. Di fronte a questa difficoltà,
filosofi e scienziati riconobbero la necessità di avviare un processo di
rigorizzazione dei fondamenti della matematica su basi logiche. Quando il
programma logicista sembrava esser stato realizzato grazie a Gottlob Frege
(1848 – 1925), Russell denunciò la scoperta di antinomie derivabili dai
principi semplici e naturali della logica e della teoria degli insiemi di Frege e
la pubblicò nel 1903 ne I Principi della Matematica:
Una classe, intesa come uno, può costituire un elemento di se stessa, intesa
come molti. Per es. la classe di tutte le classi è una classe; la classe di tutti
gli elementi che non sono uomini non è un uomo, e così via. Tutte le classi
che hanno la proprietà sopraddetta formano o non formano una classe? Se
si, intesa come uno, è o no un elemento di se stessa, intesa come molti? Se
10
Tra il 1910 e il 1913 fu rivista in collaborazione con Alfred N. Whitehead ed esposta nei Principia
Mathematica. Bateson fa riferimento a quest’ultima quando parla della teoria dei tipi logici.
18
lo è, allora essa è una di quelle classi che, intese come uno, non sono
elementi di se stesse, intese come molti; e viceversa.11
Russell rilevò che il concetto di classe può generare antinomie o paradossi
partendo dalla distinzione tra classi che non sono membri di se stesse, cioè
non contengono se stesse come elemento (la classe degli uomini non è un
uomo) e classi che comprendono se stesse come elemento (la classe di tutti
i concetti è a sua volta un concetto). L’interrogativo a questo punto è: la
classe di tutte le classi che non sono membri di se stesse, è membro oppure
no di se stessa? La contraddizione è inevitabile perché qualunque risposta
venga data ne consegue sempre e comunque l’opposto rispetto a essa: se la
classe di tutte le classi che non sono membri di se stesse è una classe che è
membro di se stessa, allora contiene se stessa come elemento e perciò non
può più essere la classe di tutte le classi che non sono membri di se stesse;
se invece la classe di tutte le classi che non sono membri di se stesse non è
una classe che contiene se stessa come elemento, allora appartiene alla
classe di tutte le classi che non sono membri di se stesse e perciò contiene
se stessa come elemento.
La soluzione a questo problema fu la teoria dei tipi logici elaborata dallo
stesso Russell, già accennata in appendice a I Principi della Matematica e
poi esposta in maniera definitiva in Principia Mathematica. Egli individuò
l’origine comune di tutte le antinomie nel circolo vizioso che consiste nel
definire un oggetto mediante una classe che contiene l’oggetto stesso; per
evitare l’autoriferimento, Russell postulò l’esistenza di un numero infinito di
oggetti coi quali è possibile creare delle classi basate sull’omogeneità degli
oggetti che le compongono e, sempre rispettando lo stesso criterio, classi di
classi. Tra le classi esiste un ordine gerarchico e una discontinuità per cui le
proprietà di un livello o tipo superiore possono essere predicate solo a
oggetti di tipo inferiore.
Russell, con la sua teoria dei tipi logici, risolse il problema delle antinomie,
ma bandì anche dottrine utili alla fondazione della matematica, come quella
11
Russell B., 1903, pp. 167-168.
19
di Frege che non rispettava i tipi logici, e in particolare non trovò soluzione al
problema del fondamento degli assiomi. Ecco cosa scrive in proposito
Bateson:
[…] le affermazioni che definiscono gli assiomi e danno loro un fondamento
logico debbono sempre essere di un livello di astrazione diverso dagli
assiomi, essendo questi ultimi contenuti nei teoremi costruiti su di essi. Le
affermazioni che spiegano gli assiomi sono infatti di tipo metacomunicativo
se paragonate agli assiomi stessi, e questi ultimi sono di tipo
metacomunicativo se paragonati ai teoremi.12
Il tentativo di fondare logicamente la matematica entrò definitivamente in crisi
con il teorema di Gödel, matematico austriaco che nel 1931 “ha dimostrato in
modo rigoroso che nessun sistema di affermazioni può essere autonomo nel
senso di spiegare i propri assiomi e di non essere contraddittorio; ha anche
dimostrato che in conseguenza della natura propria della comunicazione che
debbono insinuarsi sempre delle contraddizioni del tipo Russelliano”.13
E ancora Bateson, ne La matrice sociale della psichiatria, aggiunge:
In breve, dobbiamo affrontare il fatto che quando trattiamo
contemporaneamente la comunicazione oggettiva e la metacomunicazione,
sorgeranno delle contraddizioni proprio nel nostro campo d’indagine.
Ciò significa in pratica che dobbiamo accettare e aspettarci di trovare nei
grandi campi creativi della comunicazione umana – gioco, arte, religione,
epistemologia e teoria della psichiatria – paradossi del tipo generale
contenuto nell’affermazione ‘sto mentendo’.14
12
Ruesch J. - Bateson G., 1951, p. 251.
13
Ibidem.
14
Ivi, p. 252.