5
Dnevnik pisatelja, condannandone la contraddittorietà e l’influenza dai circoli
politici conservatori del tempo e valorizzandone le parti narrative, ma faticando a
trovarvi una logica unitaria, che offrisse una valida chiave di lettura per l’intera
pubblicazione.
Solo a partire dagli anni Settanta, nella critica sovietica si è fatto strada un
nuovo approccio, che si proponeva di approfondire il problema della struttura
interna e del particolare genere dell’opera.
6
Lo studio di V.A. Tunimanov ha
concorso a chiarire la storia della sua pubblicazione e a scorgere un principio
unitario nei propositi didascalici dell’autore; gli studi di T.V. Zacharova, L.S.
Dmitrieva, V.I. Bursov e L.M. Rozenbljum hanno proseguito nel sottolineare il
ruolo centrale della personalità dell’autore e hanno concentrato la propria attenzione
sulla particolare forma della pubblicazione, che esula dagli schemi della
pubblicistica tradizionale, e sulla presenza dei procedimenti dei diversi generi
letterari del diario, della confessione e del feuilleton. O.V. Evdokimova ha quindi
contribuito, con un articolo del 1988, a rilevare nel Dnevnik pisatelja anche il ruolo
del genere della predica, evidenziando alcuni procedimenti retorici e stilistici volti a
sottomettere il lettore agli ammaestramenti dell’autore.
7
Pur avendo svolto un ruolo importante per la rivalutazione del Dnevnik
pisatelja, tali studi si presentano in forma di articoli: questo, se da una parte ha
permesso di approfondire separatamente il ruolo dei singoli elementi che
caratterizzano il Dnevnik pisatelja, dall’altra ha portato a una certa frammentarietà
nell’analisi dell’opera. Mancava un lavoro che si facesse carico di fornire una
visione d’insieme, e di analizzare in modo esauriente il problema del legame e
dell’avvicendamento di tutti i diversi generi. A questa mancanza ha sopperito in
6
Dmitrieva, L.S., O žanrovom svoeobrazii “Dnevnika pisatelja” F.M. Dostoevskogo (k probleme tipologii
žurnala) in “Vestnik Moskovskogo Universiteta”, 1969, № 6, pp. 25-35; Tunimanov, V.A., Publicistika
Dostoevskogo. “Dnevnik pisatelja”, in Dostoevskij – chudožnik i myslitel’. Sb. statej. M., 1972, pp. 165-209;
Volgin, I.L.,“Dnevnik pisatelja” F.M. Dostoevskogo. Istoria izdanija, M., Moskovskij Gos. Universitet im.
Lomonosova, 1974 (diss.); Zacharova, T.V.,“Dnevnik pisatelja” kak originalnoe žanrovoe javlenie i idejno-
chudožestvennaja celostnost’, in Tvorčestvo Dostoevskogo. Iskusstvo sinteza. Ekaterinburg, 1991, pp. 251-
284; Zacharova, T.V. K voprosu o žanrovoj prirode “Dnevnika pisatelja” F.M. Dostoevskogo, in Žanrovoe
novatorstvo russkoj literatury konca XVIII-XIX vv. L., 1974, pp. 163-177; Princip dvuplanosti v “Dnevnike
pisatelja” F.M. Dostoevskogo, in Fakt, domysel, vymisel v literature. Ivanovo, 1987, pp. 87-98. Per il ruolo
della personalità dell’autore nel Dnevnik pisatelja cfr.: Bursov, B.I., Ličnost’ Dostoevskogo. Roman-
issledovanie. L., 1979; Rozenbljum, L.M., Tvorčeskie dnevniki Dostoevskogo, M., 1981.
7
Evdokimova, O.V. Problema dostovernosti v russkoj literature poslednej tret’i XIX v. i “Dnevnik pisatelja”
F.M. Dostoevskogo, in Dostoevskij. Materialy i issledovanija. L., 1988. T. 8, pp. 177-191
6
buona parte lo studioso americano G.S. Morson che, in uno studio particolarmente
interessante, arricchito da numerosi confronti con opere di altri autori, russi o
europei, ha dimostrato l’esistenza nel Dnevnik pisatelja di precise leggi artistiche,
che regolano la costruzione del suo particolare genere e l’alternarsi dei diversi toni
dell’autore, da quello autobiografico, a quello feuilletonistico, a quello
predicatorio;
8
Morson ha quindi posto per primo l’accento sulla natura artistica del
Dnevnik pisatelja, invitando ad una “lettura attraverso i generi”, più che ad
un’analisi del contenuto ideologico dei diversi articoli. Se lo studio di Morson ha
quindi aperto la possibilità di rivalutare il valore artistico del Dnevnik pisatelja e di
collegare il problema del genere e delle intenzioni di Dostoevskij a quello della
lettura di un ipotetico lettore, il presente studio si propone di approfondire tale
collegamento e di verificarlo, attraverso l’analisi delle lettere che i lettori del
Dnevnik pisatelja scrissero allo scrittore nel corso del 1876 e 1877.
Le lettere dei lettori del Dnevnik pisatelja si trovano suddivise senza alcun
criterio e in diverse quantità in tre diversi fondi di Dostoevskij: il fondo 100
dell’archivio del Institut Russkoj Literatury i Iskusstva (Puškinskij Dom) a
Pietroburgo; il fondo 93 dell’archivio della Rossijskaja Gosudarstvennaja
Biblioteka, ex Gosudarstvennaja Biblioteka imeni Lenina, di Mosca; il fondo 212
del Rossijskij Gosudarstvennyj Archiv Literatury i Iskusstva di Mosca. Una parte di
tali lettere è già stata pubblicata, a partire dai primi anni ’70 e principalmente da I.L.
Volgin in tre articoli,
9
da L. Lanskij in due articoli,
10
e dagli studiosi del “Gruppa
Dostoevskogo” del Puškinskij Dom nella collana Dostoevskij. Materialy i
issledovanija. Vi sono poi alcune lettere solo parzialmente pubblicate nelle note del
Polnoe sobranie sočinenij F.M. Dostoevskogo v 30-ch tomach e nella Letopis’ žizni
i tvorčestva F.M. Dostoevskogo, ancora a cura degli studiosi del Puškinskij Dom, e
8
Morson, G.S., The boundaries of genre: Dostoevsky’s “Diary of a writer” and the tradition of literary
utopia, University of Texas Press, Austin 1981
9
Pis’ma čitatelej k F.M.Dostoevskomu in “Voprosy literatury”, 1971, № 9, pp. 173-196; Redakcionnyj archiv
“Dnevnika pisatelja” (1876-1877) in “Russkaja literatura”, 1974, № 1, pp. 150-161; Dostoevskij i russkoe
obščestvo in “Russkaja literatura”, 1976, № 3, pp. 123-142
10
K 150- letiju so dnja roždenija F.M. Dostoevskogo, Dobroe i obodrjajuščee slovo… in “Literaturnaja
gazeta”, 11 agosto 1971, № 33, p. 6; Utračennye pis’ma Dostoevskogo in “Voprosy literatury”, 1971, № 11,
pp. 196-222
7
in altri studi (tra cui quelli di Fridlender, Grossman, Paperno), volti ad approfondire
diversi aspetti dell’opera dostoevskiana.
Nel panorama della critica dostoevskiana, il fenomeno delle lettere dei lettori
del Dnevnik pisatelja rimane tuttora un campo poco esplorato, che presenta
numerosi aspetti degni di interesse: infatti, esso non è mai stato fatto oggetto di uno
studio approfondito, che andasse oltre al semplice contenuto delle lettere, e che
tentasse piuttosto di ricondurre il fenomeno al problema del genere del Dnevnik
pisatelja, analizzandolo come particolare “risposta” del pubblico ai procedimenti
letterari utilizzati da Dostoevskij. Il valore degli articoli di Volgin, di Lanskij e
quelli della collana Dostoevskij. Materialy i issledovanija, consiste, oltre
naturalmente nella pubblicazione di alcune di queste lettere, nel corredo di note che
generalmente accompagna la pubblicazione: tuttavia, tali note vertono solitamente
al chiarimento dei riferimenti, storici o letterari, talvolta presenti nelle lettere, e,
quando è possibile, all’identificazione degli autori, ma non esauriscono l’analisi del
fenomeno delle lettere, non ne approfondiscono le motivazioni e soprattutto non lo
inseriscono nel contesto del Dnevnik pisatelja come particolare genere.
La novità del presente studio, quindi, consiste in tre punti centrali:
innanzitutto, nella presentazione dei testi di lettere inedite o parzialmente
pubblicate; quindi, nell’analisi di tali materiali e di quelli già pubblicati, in relazione
non solo alle tematiche sociali, politiche e morali trattate nel Dnevnik pisatelja, ma
soprattutto ai procedimenti di genere utilizzati da Dostoevskij. L’obiettivo centrale
che il mio lavoro si propone di raggiungere consiste nel dimostrare gli effetti che,
nelle determinate condizioni storiche e sociali di quel tempo, i procedimenti di
genere utilizzati da Dostoevskij sortirono sui diversi tipi di pubblico, caratterizzati
da temperamenti ed esigenze specifiche, come quello femminile e quello giovanile,
sino a quello ebreo e quello russo nazionalista. Questo significa che nell’analisi
delle lettere si privilegeranno gli aspetti legati alla forma e al tono con cui i lettori si
rivolgono a Dostoevskij, e si tenterà di comprendere in che misura questi
rappresentano una risposta ai segni dei generi utilizzati dall’autore del Dnevnik
pisatelja, dal diario-confessione sino alla predica: al fine di evidenziare tale aspetto,
la seconda parte della tesi sarà caratterizzata da un ordine logico e consequenziale
8
nella disposizione del materiale, che partirà dalle lettere-confessioni, incentrate sulle
problematiche personali dei lettori, per poi giungere a quelle dedicate alle
problematiche di carattere sociale e politico. Infine, il terzo obiettivo della mia tesi
consiste nel confronto tra le reazioni al Dnevnik pisatelja dei lettori e quelle della
critica giornalistica, giacché furono queste, e non le prime, a condizionare per lungo
tempo il giudizio sul Dnevnik pisatelja di tutta la critica dostoevskiana prima e dopo
la rivoluzione del 1917. Si tenterà quindi di far luce sui motivi che spinsero gran
parte della critica a far coincidere il Dnevnik pisatelja con il declino del talento
artistico di Dostoevskij, e molti lettori a farne invece il suggello della popolarità e
dell’autorità dello scrittore.
Al termine dell’introduzione al suo studio, Morson scrive di non voler porsi
l’obiettivo di dimostrare come il Dnevnik pisatelja sia un’opera “svalutata”, giacché
il suo valore dipende da come lo si legge e per quale tipo di opera lo si voglia
prendere.
11
Se il critico ha ben dimostrato la verità di tale affermazione nella teoria,
il presente studio si propone di farlo nella pratica e di compiere un passo in avanti,
ipotizzando che il Dnevnik pisatelja ebbe un successo di proporzioni così imponenti
presso i lettori perché questi, primi veri destinatari, furono forniti dall’autore degli
“strumenti” necessari a leggerlo e valutarlo secondo quello che esso doveva essere
nel progetto di Dostoevskij.
11
Morson, op. cit., p. XI
“Нелепость весьма часто сидит не в книге,
а в уме читающего”
(Dostoevskij, XXIV, 70)
PARTE PRIMA
IL DNEVNIK PISATELJA:
COSTRUZIONE DI UN GENERE
10
CAPITOLO I
Il ruolo del lettore nella coscienza artistica di Dostoevskij
Fino ad oggi si possono contare numerosi studi dedicati al processo artistico di
Dostoevskij.
1
La loro dovizia si spiega con la polisemia del concetto stesso di
“processo artistico”. Esso è infatti collegato non solo con il lavoro concreto sui
materiali, con la loro elaborazione e realizzazione artistica, ma anche con tutto il
processo letterario nel suo insieme.
Lo studio approfondito del processo artistico di Dostoevskij ha portato a
collegarlo anche con il problema del lettore. Bachtin indica la nuova posizione di
Dostoevskij-romanziere verso il personaggio come “coscienza che sente accanto a
sé le coscienze altrui dotate di pari diritti, egualmente infinite e incompiute come
essa stessa”:
2
secondo il critico, lo scrittore “ricerca le parole e le situazioni
narrative provocanti, stimolanti, inquisitive e dialogizzanti. In questo è racchiusa
l’unicità del processo creativo di Dostoevskij”.
3
O ancora: “La parola dell’autore
sull’eroe è organizzata nei romanzi di Dostoevskij come parola su qualcuno che è
presente, che ascolta l’autore ed è in grado di rispondergli”.
4
E’ plausibile ipotizzare
una simile posizione dell’autore anche in riferimento al lettore, e supporre che le
parole “provocatorie” e “dialogiche” siano caratteristiche non solo del rapporto
“autore-eroe”, ma anche di quello “autore-lettore”: infatti, il lettore cui Dostoevskij
si rivolge non può essere un lettore “ideale”, pronto a recepire passivamente e a far
proprio il punto di vista di chi scrive, perché, secondo quanto lo stesso Bachtin
scrive nei suoi articoli di critica letteraria, un tale lettore “non può portare nulla di
sé, non può portare nulla di nuovo nell’opera in questione e nel sistema ideologico
dell’autore. Egli si trova nello stesso tempo e nello stesso spazio in cui si trova
1
Tra gli altri, si ricordino Čulkov, G., Kak rabotal Dostoevskij, M. 1939; Dolinin, A.S., Poslednie romany
Dostoevskogo. Kak sozdavalis’ “Podrostok” i “Brat’ja Karamazovy”, M.-L. 1963; Grossman, L.P.,
Dostoevskij – chudožnik in Tvorčestvo F.M. Dostoevskogo, M. 1959; Kirpotin, V.Ja., Dostoevskij -
chudožnik: etjudy i issledovanija, M. 1972; Al’tman, M.S., Dostoevskij. Po vecham imen, Saratov 1975;
Rozembljum, L.M., Tvorčeskie dnevniki Dostoevskogo, M., 1981; Catteau, J., La création littéraire chez
Dostoievski, Paris, 1978
2
Bachtin, M.M., Dostoevskij. Poetica e stilistica, Einaudi, Torino 1968, p. 92
3
Ibidem, p. 57
4
Ibidem, p. 86
11
l’autore, anzi, egli è, come l’autore, fuori dal tempo e dallo spazio (come qualsiasi
concetto ideale), e perciò non può essere altro (o estraneo) per l’autore, non può
avere alcuna eccedenza, determinata da una diversità. Tra l’autore e un lettore di
questo tipo non può esservi alcun’interazione, alcun attivo rapporto drammatico,
giacché essi non sono voci, ma concetti astratti sempre uguali a sé e all’altro”.
5
E’
possibile affermare invece che il processo creativo di Dostoevskij è direttamente
legato al problema del lettore e della percezione artistica, che “l’immagine del
lettore accompagna costantemente Dostoevskij anche nel corso stesso del processo
creativo. Quasi tutti i racconti e i romanzi di Dostoevskij sono costellati di appelli al
lettore, da conversazioni e discussioni con lui, dalla cura che l’opera raggiunga la
sua coscienza”.
6
Dostoevskij stesso ritiene dovere di ogni romanziere
“до того ясно выразить в лицах и образах романа свою мысль, что читатель, прочтя
роман, совершенно так же понимает мысль писателя, как сам писатель понимал ее, создавая
свое произведение”.
7
Tale osservazione testimonia l’attenzione di Dostoevskij alla ricezione della
propria opera e presuppone quindi per il lettore un ruolo fondamentale nel processo
creativo dostoevskiano. Tra le lettere del primo periodo se ne trovano molte
programmatiche: gettando le fondamenta della propria carriera artistica, facendo
esperienza delle prime lodi e delle prime critiche, Dostoevskij tenta di darsi delle
direttive che gli assicurino un successo stabile e duraturo. Nella lettera del 1
febbraio 1849 ad A.A. Kraevskij, Dostoevskij, riflettendo sulle proprie traversie con
la critica a proposito di Dvojnik, si pone un interrogativo fondamentale:
“Но несмотря на все это, с 1-го января прошлого года сочинения мои чем далее, тем
более хвалятся публикою. Это верно и я это знаю. То есть что же тут было такого, почему
они, несмотря на падение мое в 47 году, несмотря на авторитетные нападки Белинского и
проч., начали читаться и выходить в люди?”
8
Ancora più significativa è la risposta che egli si dà da solo:
5
Bachtin, M.M., Literaturno-kritičeskie stat’i, M. 1986, pp. 529-530
6
Mejlach, B.S., Talant pisatelja i processy tvorčestva, L. 1969, p. 204. Su questo cfr. anche: Nazirov, R.G.,
Problema čitatelja v tvorčeskom soznanii Dostoevskogo, in Tvorčeskij process i chudožestvennoe vosprijatie,
L. 1978, p. 219; Belenescu, S., Obraz čitatelja v tvorčestve Dostoevskogo, in Dostoevskij. Materialy i
issledovanija, SPb. 1996, t. 13, pp. 216-221.
7
F.M. Dostoevskij ob iskusstve, M. 1973, pp. 68-69
8
Dostoevskij, F.M., Polnoe sobranie sočinenij v tridcati tomach, izd. Nauka, L. 1972-1990, t. XXVIII/1, p.
148. Da qui in avanti tale opera verrà indicata accanto alla citazione, solo con il numero del tomo in cifre
romane e il numero della pagina in cifre arabe.
12
“Ответ: что, стало быть, есть во мне столько таланту, что можно было преодолеть
нищету, рабство, болезнь, азарт критики, торжественно хоронивший меня, и предубеждение
публики. Следовательно, если есть во мне талант действительно, то уж нужно им заняться
серьезно, не рисковать с ним, отделывать произведения, а не ожесточать против себя своей
совести и мучаться раскаянием, и наконец, щадить свое имя, то есть единственный капитал,
который есть у меня” (XXVIII/1, 148)
Nei primi anni della sua attività letteraria, Dostoevskij individua nel
contingente dei propri lettori una spaccatura, che ritornerà in modo costante nella
ricezione di molte sue opere: la discordanza tra il giudizio della critica, mostratasi in
più occasioni molto poco indulgente rispetto alle mancanze dello scrittore, e la
risposta positiva del grande pubblico che, nonostante tutto, comprava e leggeva i
suoi romanzi. Il proposito, espresso dallo scrittore agli albori della propria carriera,
di occuparsi del proprio enorme talento e quindi di modularlo nella giusta direzione
per sfruttare al meglio le sue potenzialità, è direttamente connesso al problema del
ruolo del lettore nella creazione artistica dostoevskiana. Vediamo come.
Secondo B.S. Mejlach, nel comporre i propri romanzi, Dostoevskij
teoricamente si orienta verso un tipo preciso di lettore ideale, che difficilmente può
essere l’uomo della “massa”, di cultura mediocre e incapace di elevarsi alla
comprensione di complesse problematiche filosofiche, quali si trovano nell’opera
dostoevskiana.
9
Soprattutto agli inizi, Dostoevskij si orienta verso un lettore
riflessivo, competente in ambito letterario, in grado di cogliere il suo pensiero,
psicologicamente pronto a addentrarsi nei suoi intricati e complessi romanzi: gli
eroi dostoevskiani costringono il lettore a soffrire, recano al suo animo affanno,
confusione, drammaticità, “а это, разумеется, нравится далеко не всем”.
10
Questo
è confermato dal fatto che in più occasioni Dostoevskij esprime la preoccupazione
che il pubblico non comprenda a pieno il significato profondo della sua opera, come
scrive nella lettera del 16 agosto 1880 a K.P. Pobedonoscev:
9
Mejlach, op. cit., p. 200. A proposito è utile ricordare tuttavia come già negli anni ’40 la platea dei lettori si
fosse significativamente allargata rispetto agli anni ’30. Il complesso concetto di raznočinec comprendeva
svariati strati sociali. A partire dagli anni ‘60 poi, dopo le riforme ed un certo sviluppo nell’educazione, il
contingente dei lettori subì notevoli variazioni e si estese anche alle classi lavoratrici, residenti soprattutto nei
maggiori centri urbani. (Per uno studio dei lettori in Russia nel secolo XIX, cfr. Bank, B.V. Izučenie čitatelej
v Rossii (XIX vek). M. 1969)
10
Listok, Dejatel’nost’ čeloveka, povinujuščegosja palke, in Golos, 8 febbraio 1876, № 39
13
“Каждый раз, когда я напишу что-нибудь и пищу в печать,- я как в лихорадке. Не то,
чтоб я не верил в то, что сам же написал, но всегда мучит меня вопрос: как это примут,
захотят ли понять суть дела, и не вышло бы скорее дурного, чем хорошего, тем, что я
опубликовал мои заветные убеждения? Тем более, что всегда принужден высказывать иные
идеи лишь в основной мысли, всегда весьма нуждающейся в большом развитии и
доказательности”. (XXX/1, 209)
11
E’ evidente che, almeno teoricamente, per Dostoevskij la sostanza del suo
pensiero poteva essere compresa pienamente innanzitutto dal “lettore competente” –
la critica, gli scrittori, gli appassionati di letteratura. Egli capiva che il giudizio della
critica e degli scrittori poteva far più luce sui pregi e sui difetti dei suoi romanzi, in
forza di una profonda conoscenza non solo del mondo reale, ma anche di quello
artistico. I giudizi positivi della critica contribuivano ovviamente a rafforzare la
posizione di Dostoevskij nel mondo letterario e a renderlo popolare tra gli editori e i
librai: ecco perché Dostoevskij seguiva con attenzione sulle riviste e sui giornali
specializzati le polemiche attorno ai propri scritti, gioendo per le lodi e
amareggiandosi per le critiche.
Tuttavia, in tale atteggiamento vi era una contraddizione intrinseca: se da una
parte lo scrittore ambiva al consenso della critica, dall’altro spesso sembrava
sdegnarla e disprezzarla. Il rapporto profondamente tormentato tra lo scrittore e la
critica a lui contemporanea è ravvisabile sin dall’inizio della sua carriera artistica:
Dostoevskij stesso nel Dnevnik pisatelja ricorda con quale entusiasmo critici
radicali del calibro di Belinskij e Nekrasov avessero accolto, nel 1846, la
pubblicazione di Bednye ljudi, vedendo in essa una coraggiosa denuncia sociale
sulla linea della “scuola naturale”, e salutando così la nascita di un nuovo Gogol’.
12
11
Kostantin Petrovič Pobedonoscev (1827-1907), statista di tendenza reazionaria e pubblicista. Dal 1868
senatore e dal 1872 membro del Gosudarstvennyj sovet. Vicino alla famiglia dello zar, era stato precettore dei
futuri zar Alessandro III e Nikolaj II. Dostoevskij fece conoscenza con lui negli anni della collaborazione con
la rivista del principe Meščerskij “Graždanin”, e Pobedonoscev tentò sempre di influenzare lo scrittore con le
proprie concezioni politiche conservatrici. Si è a conoscenza di otto lettere di Dostoevskij a Pobedonoscev
(1873-1880) e di quaranta lettere di lui allo scrittore (1873-1880) (cfr. Literaturnoe nasledstvo, M., 1931-
1983, t. 15, 1934, pp. 124-149).
12
Cfr. XXV, 28-31. Tuttavia il successo di Bednye ljudi non era stato concorde. Nella lettera da Pietroburgo
al fratello Michail del 1 febbraio 1846 Dostoevskij scrive: “Ну брат! Какою ожесточенною бранью
встретили их везде! В «Иллюстрации» я читал не критику, а ругательство. В «Северной пчеле» было
черт знает что такое. Но я помню, как встречали Гоголя, и все мы знаем, как встречали Пушкина.
Даже публика в остервенении: ругают ¾ читателей, но ¼ (да и то нет) хвалит отчаянно. Debats пошли
ужаснейние. Ругают, ругают, ругают, а все-таки читают. (…) Так было и с Гоголем. Ругали, ругали
его, ругали-ругали, а все-таки читали и теперь помирились с ним и стали хвалить”. (XXVIII/1, 117)
14
Deludendo però poco dopo le aspettative della critica con un romanzo di genere
totalmente diverso come Dvojnik, Dostoevskij segnò la rottura definitiva con
Belinskij.
13
Anche nelle lettere degli anni seguenti emergono chiari segnali di insofferenza
verso la critica, come nella lettera del 20 gennaio 1872 a V.D. Obolenskaja a
proposito di Prestuplenie i nakazanie:
“Благодарю Вас очень за внимание к моему роману: я всегда сумею оценить
искренний отзыв, как Ваш, и Ваши похвалы мне весьма лестны. Для таких-то отзывов и
живешь и пишешь, тогда как в нашем литературном мирке все, напротив, так условно, так
двусмысленно и со складкой, а стало быть, все так скучно и официально, особенно похвалы
и лестные отзывы”. (XXIX/1, 225)
14
Anche A.S. Suvorin riporta una conversazione avuta con Dostoevskij, in cui
questi lamentava l’incapacità della critica di comprendere la sua opera, in
particolare Besy, e valorizzava invece il sostegno ricevuto dai lettori:
“Они думали, что я погиб, написав «Бесов», что репутация моя навек похоронена, что
я создал нечто ретроградное. (…) А на деле вышло не то. «Бесами»-то я и нашел наиболее
друзей среди публики и молодежи. Молодежь поняла меня лучше этих критиков. Вообще,
вы знаете, критика ко мне не благоволила. Она едва удостаивала меня снисходительным
отзывом или ругала. Я ей ничем не обязан. Сами читатели, сама публика поддержала и дала
мне известность за те произведения, которые писал я возвратясь из каторги”
15
13
Belinskij, che aveva inizialmente apprezzato Dvojnik, si espresse poi, nell’articolo Vzgljad na russkuju
literaturu 1846 goda, in modo molto severo a riguardo, criticandone il colorito fantastico e sottolineando
“неумения слишком богатого силами таланта определять меру и границы художественному развитию
задуманной им идеи” (Cfr. Belinskij, V.G., Sobranie sočinenij v 9 tt., M. 1982, t. VIII, p. 213). La lettera
dello scrittore al fratello Michail del 1 aprile 1846 è indicativa del conflitto che già iniziava a caratterizzare il
rapporto di Dostoevskij non solo con la critica ma con il pubblico in generale: “(…) Но вот что гадко и
мучительно: свои, наши, Белинский и все мною недовольны за Голядкина. Первое впечатление было
безотчетный восторг, говор, шум, толки. Второе – критика. Именно: все, все с общего говору, то есть
наши и вся публика, нашли, что до того Голядкин скучен и вял, до того растянут, что читать нет
возможности. Но что всего комичнее, так это то, что все сердятся на меня за растянутость и все до
одного читают напропалую и перечитывают напропалую. А один из наших тем только и занимается,
что каждый день прочитывает по главе, чтобы не утомить себя, и только чмокает от удовольствия.
Иные из публики кричат, что это совсем невозможно, что глупо и писать и помещать такие вещи,
другие же кричат, что это с них и списано и снято, а от некоторых я слыхал такие мадригалы, что
говорить совестно”. (XXVIII/1, 119-120)
14
Varvara Dmitrevna Obolenskaja, figlia dello statista D.A. Obolenskij, collaboratore delle riviste “Russkaja
starina” e “Russkij archiv”. Nel 1871 la Obolenskaja si era rivolta a Dostoevskij comunicando l’intenzione di
scrivere una riduzione teatrale di Prestuplenie i nakazanie per i teatri imperiali, che poi non aveva avuto
esito. Si è a conoscenza di una lettera della Obolenskaja a Dostoevskij (1871 – RGB) e di una dello scrittore
a lei.
15
Dostoevskij v vospominanijach sovremennikov, 2 tt., M. 1990. T. 2, p. 471. Aleksej Sergeevič Suvorin
(1834-1912), giornalista, drammaturgo, pseudonimo “Neznakomec”. Editore del giornale Novoe Vremja,
fece conoscenza con Dostoevskij nel 1875.
15
Riferimenti al rapporto conflittuale tra Dostoevskij e la critica e a quello
invece privilegiato con il pubblico tornano nelle memorie di diversi personaggi
vicini allo scrittore, in particolare di A.G. Dostoevskaja.
16
La spaccatura tra il
concetto di critica e quello di pubblico nella coscienza di Dostoevskij assume
caratteri netti e definiti soprattutto negli ultimi anni della sua attività letteraria, in
particolare all’uscita del Dnevnik pisatelja,
“Меня всегда поддерживала не критика, а публика” (Taccuini relativi al 1876. XXIV,
301),
e poi dei Brat’ja Karamazovy. A proposito delle possibili reazioni a
quest’ultimo romanzo, nella lettera a Pobedonoscev del 16 agosto 1880 Dostoevskij
scrive:
“Я Вам откровенно скажу: вот теперь кончаю «Карамазовых». Эта последняя часть,
сам вижу и чувствую, столь оригинальна и не похожа на то, как другие пишут, что
решительно не жду одобрения от нашей критики. Публика, читатели – другое дело: они
всегда меня поддерживали”. (XXX/1, 209)
Il 26 luglio 1880 Dostoevskij riceve la lettera di N.E. Guseva, scrittrice, dove
questa lo prega di mettere una buona parola su un suo romanzo con la redazione di
qualche rivista, perché glielo pubblichi. A tale richiesta la Guseva aggiunge:
“Голубчик мой Федор Михайлович, Вы знаменитость литературного мира. Ваше одно
слово много значит, войдите в мое положение”.
17
Nella risposta del 15 ottobre 1880, Dostoevskij declina la richiesta della
corrispondente, adducendo una significativa spiegazione:
“Как я пойду к Стасюлевичу, али в «Голос», али в «Молву», али куда бы то ни было,
где меня ругают самым не достойнейшим образом. Если я принесу рукопись и потом она не
понравится, скажут: Достоевский надул, мы ему поверили как авторитету, надул, чтоб
деньги выманить. Напечатают его, разнесут, сплетню выведут – Вы не знаете литературного
16
Dostoevskaja, A.G., Vospominanija, M., 1971, p. 250. Cfr, poi le memorie di E.P. Letkova-Sultanova,
dove sono riportate le parole di A.N. Pleščev alla prima serata letteraria tenuta in memoria di Dostoevskij:“Я
не знал несчастнее этого человека… Больной, слабый, и оттого во сто раз тяжелее всех переносивший
каторгу (…) а главное – вечно срадавший от критики… Вы и представить себе не можете, как он
болезненно переживал каждую недружелюбную строку… и как он страдал! Как он страдал от этого
не год, не два, а десятилетия… и до последнего дня… В этом – страшная драма его жизни”
(Dostoevskij v vospominanijach sovremennikov. T. 2, p. 462)
17
RGB, f. 93, II. 2. 140. P.E. Guseva, pseudonimo di A. Šumova, scrittrice e traduttrice. Dostoevskij fece
conoscenza con lei nel 1874 a Ems. Si conservano due lettere di Dostoevskij alla Guseva (1880) e quattro
lettere di lei allo scrittore (1880; RGB, IRLI).
16
мира. (…) Буквально вся литература ко мне вражнебна, меня любит до увлечения только вся
читающая Россия”. (XXX/1, 217-218)
Ancora, nella lettera a E.F. Junge dell’11 aprile 1880 lo scrittore dà
un’interessante definizione della principale mancanza della critica nei suoi
confronti, come incapacità di cogliere in profondità l’essenza della sua opera:
“Сочувствие встретил я много, может быть даже более, чем заслуживал, но критика,
печатная литературная критика, даже если и хвалила меня (что было редко), говорила обо
мне до того легко и поверхностью, что, казалось, совсем не заметила того, что решительно
родилось у меня с болью сердца и вылилось правдиво из души (il corsivo è mio –
R.V.)”.(XXX/1, 148)
18
E’ innegabile quindi che il rapporto che legava Dostoevskij alla critica del
tempo fosse piuttosto complesso: se da una parte lo scrittore ne cercava il consenso,
per ovvie ragioni legate alla credibilità e alla stima professionale, dall’altra ne
sentiva e temeva la tendenziosità. Utilizzando le parole di Bachtin, Dostoevskij
“non invita i critici e i letterati al proprio banchetto”:
19
verso i critici suoi
contemporanei, lettori illustri, Dostoevskii si rivolge ora con ironia, ora con boria,
specialmente quando questi esaltano a suo parere in modo esagerato i romanzi di
altri scrittori. Comprendere la sostanza del discorso non significa infatti
condividerla: il giudizio del “lettore competente” spesso può essere influenzato
dalla scuola letteraria più in voga al momento, dalla tendenza della rivista con cui
collabora, dal partito politico cui appartiene, dalle sue personali opinioni sulla realtà
o sulla natura dell’arte. Per questo Dostoevskij considerava decisivo il sostegno del
“lettore comune”, che, privo di secondi fini nell’approccio al testo, si distingueva ai
suoi occhi per la sua spontaneità e imparzialità; poiché l’attività letteraria costituiva
l’unico mezzo di sostentamento per lo scrittore, la sua condizione economica e la
sua carriera dipendevano enormemente dal grande pubblico.
Prima di proseguire, si rende necessario specificare subito cosa si intenda in
questo lavoro con l’espressione di “lettore comune”, forse troppo generica ma utile
per segnare una distinzione dal “lettore professionale” o “competente”. J. Brooks
sostiene che negli anni successivi alla riforma del 1861, l’immagine di due Russie
18
E.F. Junge, giovane lettrice e corrispondente di Dostoevskij, figlia della contessa A.I. Tolstaja. Cfr. Junge,
E.F., Vospominanija. 1843-1860 gg. M., 1914.
19
Bachtin, Literaturno-kritičeskie stat’i, p. 529
17
ben distinte, la Russia dei colti e la Russia delle masse illetterate, avesse
gradualmente perso significato, grazie alla relativa diffusione di un’istruzione
elementare; nonostante questo, vigeva ancora, seppur in termini meno netti, una
stratificazione culturale della società russa.
20
Quello di Dostoevskij, come si avrà
modo di approfondire nella seconda parte della tesi, non è propriamente un lettore
della massa, se con “massa” si intende la parte rurale e contadina che costituiva il
90% della popolazione: il lettore medio di Dostoevskij è un individuo residente non
solo nelle città ma anche nei piccoli centri della provincia, di un’età compresa tra i
quindici e i sessant’anni, con una professione che varia dal medico all’ufficiale
dell’esercito, dall’impiegato del tribunale sino a quello di una biblioteca,
dall’insegnante allo studente nullatenente; mediamente preparato, il lettore di
Dostoevskij cura la propria istruzione (molte saranno le lettere di studenti
universitari) e in diversi casi dimostra una discreta conoscenza della letteratura a lui
contemporanea.
La piena consapevolezza della centralità di tale lettore comune per la propria
attività letteraria si fa strada nello scrittore già alla fine degli anni Sessanta, per poi
rafforzarsi verso la fine del suo percorso artistico. La preoccupazione per la
reazione del pubblico non significa che Dostoevskij scrivesse solo ciò che poteva
incontrare i gusti dei lettori; egli rimaneva al di sopra dei loro interessi, sviluppando
problematiche che interessavano e tormentavano lui in prima persona, come scrive
nella lettera a N.N. Strachov del 26 febbraio 1870 da Dresda:
“Я никогда не выдумывал сюжета из-за денег, из-за принятой на себя обязанности к
сроку написать. Я всегда обязывался и запродавался, когда имел в голове тему, которую
действительно хотел писать и считал нужным написать”. (XXIX/1, 109)
Preferendo seguire le orme dei propri illustri predecessori Puškin e Gogol’
che, “nonostante venissero insultati, erano letti”,
21
Dostoevskij criticava quegli
scrittori che assecondavano il pubblico con romanzetti frivoli e superficiali.
22
Considerando però dovere fondamentale di uno scrittore immedesimarsi nella
coscienza del lettore medio, a partire dagli anni ’60, complice anche l’attività
20
Brooks, J. Quando la Russia imparò a leggere. Alfabetizzazione e letteratura popolare 1861-1917, ed. Il
Mulino, Bologna 1992, pp. 7-8
21
“… хотя и ругали, а все-таки читали”. (XXVIII/1, 117)
22
Dostoevskij v vospominanijach sovremennikov, t. II, p. 137
18
pubblicistica di Vremja ed Epocha, Dostoevskij, al pari di diversi letterati suoi
contemporanei, iniziò a studiare a fondo le esigenze dei lettori russi, approfondendo
tematiche sociali che attiravano e coinvolgevano in modo particolare l’attenzione
pubblica.
23
Sdobnov sintetizza la sostanza di tale orientamento di Dostoevskij verso
il lettore nel concetto, pur piuttosto generico, di “idea ad effetto”, intesa come idea
legata ai problemi dell’attualità, in grado di scuotere un vasto auditorio perché trova
il suo fondamento negli avvenimenti e nei fatti più interessanti e coinvolgenti.
24
In
una lettera del 9 aprile 1864 al fratello Michail, Dostoevskij confida le proprie
aspettative nel successo di Zapiski iz podpol’ja:
“Будет вещь сильная и откровенная; будет правда. Хоть и дурно будет (…) но и
эффект произведет” (XXVIII/2, 80-82)
Cinque anni dopo, nella lettera del 25 gennaio 1869 a S.A. Ivanova,
Dostoevskij esprime la propria insoddisfazione per lo scarso effetto sul pubblico
suscitato dalla prima edizione di Idiot:
“Романом я недоволен; он не выразил и 10-й доли того, что я хотел выразить (…). Он
для публики не эффектен” (XXIX/1, 10)
Poche righe dopo, lo scrittore, comunicando alla corrispondente il progetto di
un nuovo romanzo sull’ateismo, ne prevede il successo:
“Теперь у меня в голове мысль огромного романа, который, во всяком случае, даже
при неудаче моей должен иметь эффект – собственно по своей теме. Тема – атеизм. Это
поневоле должно завлечь читателя”.
25
(XXIX/1, 11)
Poche settimane più tardi, il 12 febbraio 1870, Dostoevskij scrive da Dresda a
A.N. Majkov, insistendo ancora una volta sull’effetto che produrrà il nuovo
romanzo per l’attualità del tema trattato:
23
Questo è testimoniato dagli appunti per futuri articoli nei taccuini degli anni 1860-1862:
“Наша теперешняя лутература и наша теперешняя публика.
1) Публика и литература – кто кого определил?
2) Портреты публики, историческое ее состояние”. (XX, 152).
24
Sdobnov, V.V., Ob “effektnoj idee” u F.M. Dostoevskogo, in Literaturnoe proizvedenie i čitatel’skoe
vosprijatie, Kalinin, 1982, pp. 59-69. Riguardo al desiderio di riuscire a coinvolgere completamente il lettore
con la propria opera e a fargli rivivere le emozioni proprie e dell’eroe, Dostoevskij l’aveva espresso già agli
inizi della propria carriera, nella lettera del 31 ottobre 1838 al fratello Michail: “Одно помышление о том,
что некогда вслед за твоим былым восторгом вырвется из праха душа чистая, возвышенно-
прекрасная, мысль, что вдохновение, как таинство небесное, освятит страницы, над которыми плакал
ты и будет плакать потомство, не думаю, чтобы эта мысль не закрадывалась в душу поэта и в самые
минуты творчества” (XXVIII/1, 54-55).
25
Sofja Aleksandrovna Ivanova (1846-1907), nipote prediletta di Dostoevskij, figlia del marito della sorella
di Dostoevskij, A.P. Ivanov. A lei fu dedicato il romanzo Idiot. Si è a conoscenza di ventuno lettere di
Dostoevskij a lei (1867-1873) e di due lettere di lei allo scrittore (1871; 1876 – IRLI).