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INTRODUZIONE
Il Lazio non è solo Roma. Il Lazio è una regione ricca di luoghi di grande fascino e di
grande interesse storico, archeologico, artistico, naturalistico e paesaggistico. Vi si trovano
infatti innumerevoli rocche, castelli, borghi, ville storiche, aree protette fluviali e lacustri;
piccoli grandi paradisi. Mentre, ad esempio, le vicine regioni Umbria e Toscana godono di
una forte identità turistica regionale, anche (o forse soprattutto) a livello internazionale, il
Lazio si potrebbe dire che vive all'ombra dell'Urbe, tanto imponente nella sua unicità e
grandezza.
Il mio lavoro di ricerca geografico-storica voleva quindi indirizzarsi verso uno dei piccoli
tesori nascosti di questa regione. Essendo affascinata dal binomio paesaggistico borgo
storico/riserva naturale lacustre, la scelta è caduta prima sul Viterbese in generale, quindi
l'Alto Lazio o la Tuscia storica, a seconda di come lo si vuole chiamare, che offriva spunti
molto interessanti fra i laghi, le necropoli etrusche e i castelli delle grandi famiglie baronali
romane, e poi, per logica concentrica, a restringere il quadro per una tesi di laurea di base,
sul lago di Vico e i suoi interessanti dintorni.
Questo lago si differenzia dagli altri nelle immediate vicinanze - Bracciano, Bolsena, o
allargando il cerchio anche il Trasimeno - oltre che per la forma a ferro di cavallo e non
circolare, soprattutto per la solitudine e il silenzio; le sue coste non sono edificate, a
ridosso delle acque non ci sono paesi, non esiste un lungo lago pavimentato, asfaltato o,
per intendersi, "urbano". Solo sul versante meridionale, presso Ronciglione, c'è la zona
residenziale di ville di Poggio Cavaliere, e qua e là nelle immediate vicinanze del lago, ma
non direttamente sulle sponde, ci sono degli agriturismo e dei residences, ma tutto sembra
come "inghiottito" o assorbito dal silenzio e dalla natura, e se il paesaggio non è proprio
intatto, è comunque considerevolmente meno deturpato di altri.
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Il primo capitolo è dedicato interamente al lago e all'annessa Riserva Naturale Regionale
del Lago di Vico, partendo dalla spiegazione dell'origine vulcanica del lago e dei suoi
aspetti strettamente geologici, proseguendo con l'esposizione di altre caratteristiche del
territorio, come quelle pedologiche e geomorfologiche, il microclima dell'area in
questione, lo stato delle acque del lago e l'uso del suolo fra i boschi di faggio e la
coltivazione speculativa dei noccioleti, illustrando pregi e difetti, vantaggi e limiti di
questo utilizzo del territorio. I paragrafi seguenti sono dedicati al progetto di tutela della
Riserva Naturale, la vegetazione, la fauna e i servizi offerti dall'Ente Parco alla fruizione
turistica.
Nel secondo capitolo ci si allontana dallo specchio lacustre e si passa a quello che le
vicende storiche hanno lasciato di interessante sul territorio circostante. Nel primo
paragrafo si parla del "ritiro" dei Padri Passionisti di Sant'Angelo sul Monte Fogliano, la
cui storia inizia da molto lontano nel tempo e, per certi versi, anche nello spazio. Nei due
paragrafi a seguire si fa una cronistoria fondamentale dei Prefetti Di Vico, famiglia
dominante dell'agro romano-viterbese medioevale, e una breve cronistoria introduttiva
della potente dinastia Farnese, una delle famiglie protagoniste del Rinascimento italiano,
che si sostituisce ai Di Vico nella zona in questione, con una territorializzazione capillare,
potente e vastissima. Trovo importante fare avvertenza che questa tesi non era la sede per
una ricostruzione completa e totale della storia dinastica dei Farnese dall'inizio alla fine e
in tutte le sue vicende internazionali, politiche e culturali, che avrebbe richiesto una tesi di
laurea intera; motivo per il quale ho trattato la storia della famiglia dalle presunte - e
storiograficamente discusse - origini fino all'insediamento a Caprarola, e non oltre. I due
paragrafi seguenti sono dedicati, appunto, a Caprarola e al suo tanto splendido quanto
maltenuto palazzo Farnese, con una breve descrizione degli interni (almeno nelle sue
caratteristiche fondamentali), ma soprattutto dei giardini e delle trasformazioni
paesaggistiche.
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Il terzo capitolo è dedicato al centro di San Martino al Cimino, piccolo capolavoro
urbanistico-architettonico (talmente piccolo da essere una frazione di Viterbo, e non un
Comune autonomo) che racchiude nel suo complesso abbaziale cistercense un po' della
grande storia religiosa e agiografica d'Europa e illustra, in una limitatissima porzione di
spazio, tutto l'ingegno tecnico e l'estro creativo dei grandi nomi del Barocco romano, che
mentre nella capitale firmavano i grandi capolavori che troviamo sui manuali di storia
dell'arte, negli stessi anni, mettevano mano con i loro disegni anche alla realizzazione di
San Martino, così com'è allo stato attuale. La parte finale del capitolo menziona alcune
caratteristiche del territorio nel quale si inserisce San Martino, cioè quello dei Monti
Cimini, e alcuni strumenti di salvaguardia e valorizzazione delle risorse adottati dalla
Comunità Montana dei Cimini.
Nessuno dei capitoli o dei paragrafi, in relazione al titolo che portano, ha presunzione di
completezza ed esaustività; gli argomenti e gli aspetti che non ho trattato, e i limiti di
analisi e prospettiva riguardo a quello a cui mi sono invece dedicata, sono il risultato di un
obbligato taglio che ho dovuto dare al mio lavoro, che sarebbe stato altrimenti senza fine,
privilegiando gli aspetti storico-paesaggistici principali e quelli più suggestivi e peculiari.
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CAPITOLO I
IL LAGO DI VICO E LA RISERVA NATURALE
Il Lago di Vico è collocato all‟interno del complesso montuoso-collinare dei Monti Cimini,
nel Lazio settentrionale, appena a sud di Viterbo e nella sua provincia, e, come si può a
primo impatto notare guardando una cartina geografica, quasi perfettamente al centro
dell‟area compresa fra i più grandi Lago di Bolsena a nord e Lago di Bracciano a sud.
La microarea qui in analisi si trova quindi nel cuore della così detta Tuscia, terra di acque e
colline, necropoli etrusche, castelli, rocche, fortezze e piccoli borghi che ne fanno un
paesaggio composito, ricco di interessanti elementi naturalistici, quanto antropici, storici e
culturali.
I confini della Riserva Naturale corrono in gran parte lungo il crinale della cinta craterica,
il territorio di fondovalle è prevalentemente pianeggiante ma il versante interno della conca
raggiunge una pendenza molto rilevante. L'altitudine varia da 510 a 965 m s.l.m. e le punte
massime si raggiungono su M. Fogliano (965 m), Poggio Nibbio (896 m) e Poggio
Gallesano (839 m). La piovosità è una delle più elevate di tutto il Lazio e raggiunge gli
800/850 mm all'anno. Tutte le acque raccolte dal versante interno della corona perimetrale
e dal Monte Venere alimentano direttamente il lago, ma manca un vero e proprio
immissario
1
.
1
www.riservavico.it/geologiaemorfolo. Sito ufficiale della Riserva Naturale Regionale Lago di Vico.
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Fig.1 Immagine da satellite (Fonte: Google Maps)
I.1. L'origine del lago e gli aspetti geologici
Secondo la leggenda, il lago di Vico ebbe origine da Ercole il quale, per i pastori del luogo
che lamentavano scarsità d'acqua per le loro greggi, infisse nel terreno un'enorme clava e
quando la rimosse sgorgò un fiume d'acqua che andò a riempire la valle formando così il
lago
2
.
In realtà questo specchio lacustre è risultato di attività vulcanica ed è quello che meglio ha
conservato la caratteristica forma che ne testimonia l'origine (cfr. fig.1).
Il lago di Vico si trova dunque al centro del comprensorio dei Monti Cimini, costituito da
un insieme di rilievi montuosi di origine vulcanica. Il complesso eruttivo dei Cimini è
composto da due distinti apparati vulcanici: il M. Cimino, più antico, e Vico, più recente,
che ospita nel suo cratere l'omonimo lago
3
.
2
Il dio greco Eracle (Ήράκλης), che i latini chiamavano Ercole (Hercŭlēs), è l‟eroe più popolare e celebre di
tutta la mitologia classica; famoso è Il Ciclo delle Dodici Fatiche. L‟arma più caratteristica di Eracle, la sua
clava, fu intagliata da lui stesso durante la sua prima fatica, la caccia al leone di Nemea. All‟Ercole latino si
ricollega tutta una serie di leggende romane soprattutto eziologiche e topografiche, come questa. Cfr.
Mitologia, L‟UNIVERSALE La Grande Enciclopedia Tematica vol.33, Milano, Garzanti Libri S.p.a., 2004,
pp. 216-246.
3
Riserva Naturale Lago di Vico (Guida ai Servizi delle aree naturali protette del Lazio), Roma, Regione
Lazio, 2005, p. 7.
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Figg.2-3 Monte Fogliano (Foto di Giulia Verticchio)
Fig.4 Il lago e Monte Venere (Fonte: www.it.wikipedia.org, foto di Stefano Fiaschi)
Il profilo altimetrico dell‟apparato Cimino può essere quindi suddiviso in due parti distinte.
La prima, più a settentrione, è costituita dal Monte Cimino propriamente detto, che con i
suoi 1.053 m s.l.m. rappresenta la maggiore elevazione dell‟intero complesso cui fanno
corona altre cime, quali la Pallanzana (802 m), il S.Valentino (713 m), il Monterone (764
m) ed il Montalto (784 m). Più a sud si erge il vulcano di Vico, di costruzione certamente
posteriore al precedente: i rilievi più alti sono rappresentati dal M. Fogliano (965 m; figg.2-
3) ad ovest e dal Poggio Nibbio (896 m) a nord, tra i quali giace il lago di Vico.
Caratteristico, all‟interno della cinta craterica, è l‟edificio di M. Venere (fig.4), dalla forma
conica quasi perfetta, che raggiunge 838 m s.l.m..
Assai meno elevate sono invece le porzioni sud-orientali della cinta craterica, in
corrispondenza dell‟emissario. Il tratto iniziale dell‟emissario, il Rio Vicano, affluente del
Treja, un fiume che a sua volta sfocia nel Tevere presso Civita Castellana, e che ha ispirato
la nascita del Parco Naturale Regionale Valle del Treja, si sviluppa in una galleria
artificiale, fatta costruire prima dagli Etruschi e poi rilavorata verso la metà del XVI secolo
dai Farnese (dei quali si parlerà più avanti), duchi di Castro e Ronciglione, la cui lunghezza
complessiva è di poco inferiore ai 400 m.
Quasi del tutto assente è il reticolo idrografico all‟intorno della cinta craterica, con la
conseguenza che il tributo di acque meteoriche incanalate che il bacino imbrifero porta al
lago è modestissimo. Questo fenomeno si deve far risalire, oltre che alle ridotte dimensioni
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del recinto craterico, anche alla morfologia del bacino e alla perfetta conservazione
dell‟edificio craterico nella sua porzione interna, senza irregolarità notevoli e con pendenza
elevata ed uniforme, che non ha consentito alcuna forma di canalizzazione.
Il rapporto fra l‟area del bacino imbrifero afferente al lago di Vico e quella dello specchio
lacustre attuale non è quello naturale, a causa dell‟abbassamento di livello del lago
conseguente all‟apertura del cunicolo artificiale dell‟emissario (cfr. fig.5) .
L‟opera idraulica compiuta con l‟apertura della galleria per l‟emissario è stata di grande
utilità poiché anche modeste variazioni del livello del lago in corrispondenza della zona di
minor pendenza, provocavano, prima della realizzazione dell‟opera, inondazioni di vaste
zone litorali: oggi si verificano periodici allagamenti soltanto nella porzione nord-
occidentale del lago, denominata “Le Pantanacce”
4
, e sotto la sporgenza orientale chiamata
Fig.5
Bacino imbrifero del Lago di
Vico
(Fonte: L. BARBANTI, Lago di
Vico, il rilevamento batimetrico
e note geomorfologiche,
Edizioni dell‟Istituto Italiano di
Idrobiologia, 1968, p.7)
4
L. BARBANTI, Lago di Vico, il rilevamento batimetrico e note geomorfologiche, Edizioni dell‟Istituto
Italiano di Idrobiologia, 1968, pp. 3-8.
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“Procoio”, che presenta suoli su depositi lacustri depressi e periodicamente sommersi (Lulli
ed al., 1990), tendenzialmente argillosi
5
.
Lo specchio lacustre è uno dei meglio conservati dell‟Italia centrale, ed ha una tipica forma
a ferro di cavallo dovuta alla presenza, sulla sponda nord, del già citato Monte Venere,
piccolo cono vulcanico che si è sviluppato all'interno della cinta craterica
6
.
La vicinanza (meno di 200 m) dal punto di massima profondità (la zona situata
immediatamente a sud della lingua del Pantanello; m 48,50) alla linea di costa implica una
forte pendenza delle sponde sommerse; del resto la diversa ripidità delle sponde è forse la
caratteristica morfologica più variabile del Lago di Vico: lungo la porzione occidentale del
bacino il declivio sommerso è abbastanza regolare e di pendenza assai più accentuata.
Molto più irregolare, e nel complesso con pendenza assai modesta, è il declivio del bacino
sommerso lungo la sponda orientale.
L‟assenza, pressoché totale, di un reticolo idrografico lungo i versanti all‟interno della
linea di spartiacque non ha permesso la costruzione di apparati deltizi, per cui l‟andamento
della linea di costa si presenta senza particolari articolazioni
7
(cfr. fig.6).
Fig.6
Reticolo idrografico
(Fonte: L. BARBANTI, Lago di Vico, il
rilevamento batimetrico e note
geomorfologiche, Edizioni dell‟Istituto
Italiano di Idrobiologia, 1968, p.6)
5
www.unitus.it/dipartimenti/daf/vico/bacino03. Systems Approach to Environmentally Acceptable Farming –
Risultati del progetto. Università degli Studi della Tuscia di Viterbo, Facoltà di Agraria, Dipartimento di
tecnologie, ingegneria e scienze dell‟Ambiente e delle Foreste.
6
Riserva Naturale Lago di Vico, Roma, Regione Lazio, 2005, p. 7.
7
L. BARBANTI, Lago di Vico, il rilevamento batimetrico e note geomorfologiche, Edizioni dell‟Istituto
Italiano di Idrobiologia, 1968, pp. 12-14.