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Premessa
Il presente lavoro di ricerca prende le mosse dalla volontà di analizzare a fondo la
pratica discorsiva in inglese dei Primi Ministri israeliani, a partire dal 2001 e per un
lasso di tempo di dieci anni che descrive, in ordine cronologico, i governi Sharon,
Olmert e Netanyahu. La particolare premessa della dissertazione, ossia lo studio dei
discorsi pronunciati in inglese dai leaders d’Israele, ci imporrà di tenere in grande
considerazione il contesto regionale e internazionale, nonché il frangente entro il quale i
discorsi stessi siano stati pronunciati, il tutto finalizzato a fornire un’interpretazione
puntuale dei dati ottenuti.
La scelta di analizzare la pratica discorsiva israeliana è motivata dal ruolo che lo Stato
Ebraico, in quanto attore politico, svolge all’interno della regione mediorientale, mentre
le ragioni per le quali si è deciso di concentrarsi sul periodo preso in esame si fondano
su valutazioni di carattere storico. La retorica statunitense del “post-11 settembre” ha,
infatti, prodotto mutamenti a livello concettuale e processi di naturalizzazione
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nell’opinione pubblica riferiti soprattutto al tema del terrorismo e, per tanto, si è ritenuto
che il 2001 potesse essere inteso come una data spartiacque anche per quanto riguardava
la nostra ricerca e se considerata l’alleanza storica tra Israele e gli Stati Uniti e il
comprovato allineamento della pratica discorsiva dello Stato Ebraico alle strategie
comunicative promosse dall’amministrazione Bush. Al fine di dare continuità
all’analisi, l’ultimo discorso preso in considerazione risale al periodo antecedente le
elezioni del gennaio 2013 che hanno visto la rielezione del Primo Ministro uscente,
Benjamin Netanyahu.
Gli obiettivi della ricerca risiedono nel tentativo di fornire una descrizione, che risulti il
più possibile dettagliata, della comunicazione politica dei leaders presi in esame in
un’ottica che ci consenta, in primo luogo, di definire le ragioni che stanno alla base di
determinate scelte linguistiche e tematiche. Cercheremo di approfondire lo stile
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Per naturalizzazione s’intende il processo che consente alle idee di subire un mutamento progressivo e
diventare, nel tempo, neutrali o naturali. Attraverso la presunta oggettività dell’oratore (Shi-Xu, 2005) da
una parte e la razionalizzazione e l’interpretazione prodotte dal pubblico dall’altra, è possibile che alcune
concettualizzazioni entrino a far parte del cosiddetto senso comune. Si rimanda alla discussione inclusa
nella sezione 1.3.
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comunicativo di ciascun Primo Ministro facendo particolare attenzione alle strategie
impiegate e verificando l’eventuale presenza di elementi che potrebbero dirsi persuasivi
o potenzialmente manipolativi. Un altro obiettivo che ci proponiamo di perseguire è
quello di indagare quali siano state le differenze registrate dai discorsi di ciascun
Premier, ma soprattutto quali siano stati gli elementi di continuità e se si possa parlare
di una “voce” unica in Israele, intesa alla stregua di una condivisione degli obiettivi
perseguiti della leadership. Il nostro focus principale sarà costituito, altresì,
dall’osservazione del modo in cui siano state trattate le tematiche riconducibili alle
relazioni intrattenute dallo Stato Ebraico con la Palestina e l’Iran. Cercheremo, per
tanto, di verificare in che senso si sia posta la narrazione dei Primi Ministri in
riferimento ai rapporti bilaterali e quali conseguenze potrebbero aver sortito determinate
dichiarazioni a livello nazionale e internazionale.
La tesi è stata strutturata in quattro capitoli. Nel primo di questi si è proceduto con lo
svolgimento di un’introduzione teorica fondata sullo studio delle principali fonti
primarie disponibili e finalizzata ad inquadrare la branca della linguistica in cui rientra
la presente ricerca e il modello preso a riferimento durante l’analisi dei discorsi. In
seguito ad una breve panoramica incentrata sulle branche impegnate nell’analisi del
discorso in genere, ci siamo soffermati in particolar modo sulla definizione di APD,
Analysis of Political Discourse (Okulska, Cap, 2010), e sulle implicazioni di
quest’ultima. Successivamente, abbiamo mosso la trattazione verso la descrizione della
funzione interpretativa che sta alla base della produzione del testo, verso il ruolo
cognitivo svolto dagli utenti del discorso durante la fruizione e verso il potere che i
media possono rivestire nell’indirizzare l’interpretazione del pubblico. Non da ultimo,
ci siamo dedicati a definire le implicazioni dovute alla considerazione del contesto
durante la fase interpretativa per poi cominciare a descrivere alcuni degli strumenti
“cognitivi” e linguistici che sarebbero risultati funzionali ai fini dell’analisi. Particolare
attenzione è stata rivolta alle tecniche comunicative del framing e dello spinning, alla
teoria del pensiero metaforico (Lakoff e Johnson, 2005) nonché al lavoro di Chilton e
Lakoff (1989) durante il quale gli autori hanno discusso l’applicazione della teoria del
pensiero metaforico alla concettualizzazione delle relazioni internazionali.
Dopo aver fornito una definizione di corpus linguistico e alcuni riferimenti circa la
composizione dei discorsi che costituiscono la materia in analisi, il secondo capitolo è
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stato dedicato alla metodologia seguita durante la ricerca. Parallelamente alla
descrizione del funzionamento dei software con i quali si è lavorato (Word Smith Tool 6
e LIWC) e degli strumenti da questi forniti, si è cominciato ad introdurre alcuni dati dai
corpora che sarebbero poi stati approfonditi nel prosieguo della tesi. Questi ultimi sono
risultati particolarmente funzionali nel descrivere le fasi seguite durante
l’approfondimento dei discorsi.
Il terzo capitolo costituisce il nucleo centrale della presente dissertazione e la trattazione
è stata, per tanto, suddivisa in tre parti. All’interno di ciascuna sezione è incluso
l’approfondimento di un sub-corpus. A cominciare con i discorsi di Ariel Sharon, poi
seguiti da quelli di Ehud Olmert e di Benjamin Netanyahu, si è cercato di offrire
un’analisi il più possibile puntuale della pratica discorsiva di ciascun Primo Ministro,
non prescindendo da un’iniziale cronologia finalizzata all’inquadramento storico e
contestuale nonché funzionale all’interpretazione dei dati. Si è cercato di strutturare le
analisi in maniera coerente e di procedere per gradi, focalizzandosi sugli elementi in
grado di fornire una risposta alle nostre domande. A cominciare dallo studio dell’uso
dei pronomi, delle coordinate spazio-temporali che hanno caratterizzato la narrativa di
ciascun Primo Ministro e delle tematiche maggiormente affrontate durante i discorsi,
abbiamo cominciato a delineare lo stile peculiare registrato da ogni sub-corpus. Vi sono
state alcune variazioni sul tema per quanto riguarda la procedura o le caratteristiche
discorsive su cui ci siamo soffermati, giustificate dal tentativo di evidenziare i tratti
distintivi nello stile comunicativo di ciascuna personalità politica in analisi.
Durante il quarto capitolo è stato operato un confronto tra i tre corpora, principalmente
finalizzato a fornirci ulteriori elementi in grado di confermare o mettere nuovamente in
discussione i risultati ottenuti in precedenza. Attraverso l’utilizzo di diversi strumenti,
siamo riusciti ad evidenziare, in ultima analisi, quali siano state le differenze a livello di
comunicazione politica tra ciascun Primo Ministro e quali gli elementi di continuità,
tanto che i risultati ci hanno portato verso le conclusioni.
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CAPITOLO 1
INTRODUZIONE AGLI STRUMENTI TEORICI E PRATICI
PER UN’ANALISI DEI DISCORSI POLITICI
La presente tesi, ponendosi come obiettivo quello di fornire una descrizione della
narrativa politica israeliana così come appare alla luce dei discorsi pronunciati in
inglese dai suoi Primi Ministri, tenta di inserirsi in un contesto di ricerca relativamente
recente, ma soprattutto eterogeneo. A questo proposito e al fine di chiarire il modello
teorico a cui ci si ispirerà nel lavoro di analisi vero e proprio, è utile offrire una breve
panoramica degli studi e degli approcci che si sono susseguiti negli anni e che hanno
portato la ricerca linguistica e soprattutto la ricerca nel campo dell’analisi dei discorsi
politici a ridefinire i propri obiettivi, ma anche i propri strumenti e le proprie strategie.
1.1 Analysis of Political Discourse: una breve panoramica
“Politicamente parlando, nessun discorso pubblico è neutrale” (El-Hussary, 2010) e, in
senso più ampio, nessun discorso lo è. Il linguaggio politico, nello specifico, può
rivelarsi un potentissimo strumento di governo e l’abilità dello speaker nella creazione e
nel mantenimento del consenso nell’opinione pubblica, finalizzato a garantire il
sostegno necessario per l’attuazione di certi obiettivi in materia tanto di politica interna
quanto di politica estera, è fondamentale (Kress, 1985). Il governo uscirà rafforzato e
legittimato nelle sue scelte se sarà, infatti, in grado di creare le circostanze per cui anche
la popolazione abbia una rappresentazione della realtà, intesa nei termini di un sistema
di credenze condiviso, che rispecchi lo stesso sistema d’idee su cui si fonda e opera il
governo stesso (Fowler e Marshall, 1985:4).
Se l’interesse verso la retorica e l’arte del convincere affonda le sue radici già nel
periodo dell’antica Grecia (Chilton, 1985: XIII), l’analisi del discorso politico, così
come la si intende oggi, è relativamente recente.
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L’analisi del Discorso Politico, PDA, Political Discourse Analysis o PL, Political
Linguistic, (Okulska e Cap, 2010: 3-20) cominciò a conquistare il proprio spazio e la
propria autonomia circa quarant’anni fa, andando ad inserirsi all’interno della branca
della linguistica che si occupava, e continua a farlo tuttora, dell’analisi del discorso in
generale, DA, Discourse Analysis (Ponton, 2007). La PDA, riuscendo ad attrarre un
sempre maggiore interesse da parte del mondo accademico, ma non solo, e grazie ai
numerosi nuovi contributi provenienti anche da discipline diverse, è riuscita a imporre
un cambiamento di prospettive sia dal punto di vista degli obiettivi perseguiti, ma anche
per ciò che concerne la metodologia e gli strumenti utilizzati al fine dell’analisi. Inoltre,
il carattere sempre più pervasivo dei media (Fairclough, 1989), l’interesse che questo
riuscì a suscitare e la facilità maggiore con cui si poteva accedere alle trascrizioni dei
discorsi, sono solo alcuni tra i tanti fattori che diedero nuovo impulso alla materia.
Secondo quanto suggerito da van Dijk (1997:12), inoltre, l’analisi del discorso politico
dovrebbe essere in grado di rispondere a domande rilevanti circa questioni che si
rifanno alla sfera politica in quanto il suo obiettivo principale è quello di dimostrare che,
attraverso lo studio della dimensione discorsiva di certi “problemi delle scienze
politiche”, si possa ottenere un’analisi più adeguata e completa delle questioni sotto
osservazione. Il punto di partenza dell’autore si fonda sull’accettazione della circostanza
per cui il testo (sia scritto che orale) è dotato di funzioni e implicazioni politiche, poiché
le azioni stesse sono incluse in pratiche discorsive.
Ci pare doveroso, prima di proseguire, citare alcune branche della PDA che si sono
sviluppate negli anni. Si è deciso di entrare nel merito solo di certe discipline
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seguendo
un criterio basato sull’utilità che queste possono apportare, ai fini della presente tesi,
nell’inquadramento della cornice entro cui verranno successivamente analizzati i
discorsi dei Primi Ministri israeliani.
Lo studio della retorica, così come concepita negli ultimi anni, concerne l’utilizzo di
strumenti dell’analisi retorica “classica” volti a fornire un’indagine approfondita del
discorso politico e di quegli espedienti linguistici che siano stati utilizzati durante
l’orazione. Questa branca della linguistica applicata è di particolare interesse ai nostri
fini poiché trovò nuovo slancio, soprattutto a partire dagli anni ’80, anche grazie alla
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Nella redazione dell’elenco di discipline è stata seguita, riadattata ed ampliata la schematizzazione
presente in Ponton (2007).