Il Disadattamento Infantile e il suo Recupero - dott.ssa Cristina Gualandris
4
attenzione sia all’opera di alcuni studiosi come Sante de Santics,
Montesano, Montessori, Binet, etc., che hanno dedicato le loro energie e
la loro attenzione allo studio e all’assistenza di fanciulli anormali psichici;
sia ai diversi paradigmi di interpretazione del disadattamento.
Biologi, psicologi e sociologi hanno analizzato a fondo il
problema facendo uso delle proprie tecniche di ricerca e, partendo dai
rispettivi punti di vista, sono giunti a proporre varie interpretazioni di esso
suggestive e interessanti.
Il risultato comune dei loro sforzi è stata l’affermata esistenza di
molteplici legami causali tra i vari comportamenti irregolari dei minori e
numerosi fattori motivanti di carattere organico, psicologico e sociale.
Il fanciullo difficile ha cominciato a non essere più considerato
come “cattivo”, meritevole di una punizione perché responsabile dei
propri atti o come un soggetto predestinato dalla natura alla delinquenza,
ma ad essere considerato come una vera e propria vittima di condizioni
bio-psico-sociali negative e ciò che più conta è che la società stessa è stata
progressivamente condotta a compiere un esame di coscienza su sé stessa
e a considerarsi sempre più come corresponsabile del fenomeno e quindi
Il Disadattamento Infantile e il suo Recupero - dott.ssa Cristina Gualandris
5
come obbligata ad intervenire in favore di tali soggetti e a salvaguardia
dei loro inderogabili diritti.
La tendenza è quella di non considerare alcun gruppo di fattori
come causa esclusiva e sufficiente dei vari disturbi che caratterizzano il
disadattato, ma di considerarli invece come con-cause nella convinzione
che l’origine o lo sviluppo di essi vadano ritrovati in tutte le dimensioni
proprie della personalità umana.
Nel secondo capitolo si considerano le diverse forme di
disadattamento: familiare, scolastico e sociale, analizzandone le cause, la
sintomatologia e le conseguenti manifestazioni.
All’interno del capitolo vengono fatti alcuni accenni storici
relativi al sorgere dei primi istituti di accoglienza per disadattati fisici,
quali i minorati della vista, dell’udito, della motilità e deboli mentali
affetti cioè, da disturbi quantitativi dell’intelligenza.
Nel terzo capitolo si considerano alcuni dei numerosi interventi di
recupero in favore del bambino disadattato, in particolar modo tecniche di
recupero alternative agli istituti di tipo tradizionale dove la famiglia
Il Disadattamento Infantile e il suo Recupero - dott.ssa Cristina Gualandris
6
disturbata o fragile non era per nulla sollecitata ad intraprendere un
movimento di ri-equilibrio relazionale.
Il soggetto istituzionalizzato era per lo più staccato dalla realtà
circostante, la quale spesso era da lui giudicata violenta e perciò
meritevole di condotte difensive ispirate all’aggressività e distruttività.
L’obiettivo primario di questi nuovi interventi è quello di formare
la personalità del bambino insistendo, dove possibile, sulla stretta
collaborazione con i genitori affinché il loro figlio recuperi pienamente.
Nel capitolo si analizza: il maternage come tecnica che supplisce
alla mancanza nel bambino di cure materne, creando in esso profonde
frustrazioni che lo condurranno con maggiore facilità al disadattamento; il
gioco che con la sua spontaneità si pone come prezioso strumento
diagnostico e terapeutico.
Attraverso il gioco il fanciullo riesce a manifestare i suoi
problemi, a ridurre le tensioni interiori, a prendere coscienza della sua
condizione e a liquidare così i conflitti.
Il materiale ludico offre una situazione che corrisponde agli
interessi del fanciullo e gli permette di tradurre inconsciamente e per via
Il Disadattamento Infantile e il suo Recupero - dott.ssa Cristina Gualandris
7
indiretta certi pensieri o sentimenti che non oserebbe o non sarebbe
capace di esprimere a parole; le comunità alloggio che maturano
esperienze relative ai valori caratteristici della vita familiare, valori di
sicurezza, di affetto, di protezione, di forza morale, di tirocinio guidato e
graduato alla vita.
Tuttavia non si può escludere dal processo educativo della
Comunità la famiglia o il residuo di famiglia del bambino disadattato
verso il quale il soggetto deve mirare ad un suo futuro rientro; l’affido si
configura come un modo di prevenire l’abbandono definitivo e le sue
conseguenze psicologiche sul bambino, quando non è in discussione il
suo legame affettivo con i genitori, ma esistono realtà contingenti che
rendono questi ultimi temporaneamente incapaci di prendersi cura di lui,
o quando esistono situazioni di fragilità o di multiproblematicità familiare
che si presuppone possano essere superate non solo con un intervento di
sostegno dei servizi socio assistenziali, ma anche con un temporaneo
allontanamento del figlio; l’adozione invece si configura come un
intervento di recupero del soggetto a un disadattamento familiare così
grave che risulta impossibile un rientro nel contesto familiare di origine.
Il Disadattamento Infantile e il suo Recupero - dott.ssa Cristina Gualandris
8
CAPITOLO PRIMO
STORIA DEL DISADATTAMENTO
DAL 1900 AI GIORNI NOSTRI.
1.1 Quadro storico sul disadattamento.
Tradizionalmente si usava il termine di disadattato con riferimento
ai minori delinquenti, ai cosiddetti pre-delinquenti, ai minori con disturbi
del carattere o con difetti di intelligenza o con forme psicotiche, ai
minorati fisici e sensoriali, agli abbandonati e persino agli orfani.
Si affermava che anche una minorazione fisica o sensoriale,
compromettendo l'assetto relazionale con l'ambiente e con gli altri,
giustificava un difetto di adattamento e quindi un disadattamento.1
Chi si discostava dalla normalità, come ad esempio l'epilettico,
suggestionava la fantasia popolare, dando luogo alla credenza che nel
deviante vi fossero forze magiche, divine, da adorare o da emarginare.
1
Salvatore Pirrone, Il disadattamento dei minori, Ed. Bucalo, Latina, 1976
Il Disadattamento Infantile e il suo Recupero - dott.ssa Cristina Gualandris
9
Sarà solo a partire dalla seconda metà del secolo XIX che in
diversi stati, cominceranno ad aprirsi scuole speciali per anormali psichici
in età infantile.
Le ragioni per cui ci si occupò di questo problema con tanto
ritardo furono molteplici :
1. si arriva alle istituzioni degli anormali psichici dopo l'avvento
della rivoluzione industriale, perché é con essa che comincia ad essere
riconosciuta, anche nel sub normale un contributo di forza lavoro che può
essere utilizzato
2. la polemica che seguì alle tesi eugenetiche di carattere
positivistico-evoluzionistico favorirono l'atteggiamento di ricerca e studio
del diverso
3. l'opera pedagogica di educatori come Décroly, Montessori e
Claparade che non fondano più i loro principi dell'educazione ricercandoli
prevalentemente da premesse filosofiche, ma dalla psicologia, dalla
medicina, dalle leggi del comportamento e che perciò fanno degli
anormali psichici, della loro istruzione ed educazione un momento di
studio e attenzione particolare, arrivano ad individuare metodologie
Il Disadattamento Infantile e il suo Recupero - dott.ssa Cristina Gualandris
10
specifiche per essi che saranno poi ampiamente utilizzate anche per i
fanciulli normali.2
1.2 I vari autori.
Bisogna risalire al 1896 per ritrovare le origini della pedagogia
speciale in Italia.
In studiosi come Sante de Sanctis prevalsero gli interessi di
ricerca scientifica, psichiatrica e psicologica e nelle istituzioni che aveva
creato fin dal 1899 egli vide più che altro una forma di assistenza
psichiatrica aperta e negli ambulatori che istituì nel 1903 si possono
riconoscere i precursori dei moderni centri medico-psico-pedagogici.
De Sanctis rivolse la sua attenzione allo studio e all'educazione
dei fanciulli anormali psichici di grado più lieve e di povera condizione,
ponendo l'accento sullo studio approfondito del singolo soggetto nelle
varie direzioni: medica, pedagogica, sociale.
Sante de Sanctis e G. Montesano vanno considerati i pionieri
dell'assistenza medico-pedagogica ai minorati psichici in Italia.
2
Maura Gelati, Istituzioni educative e infanzia anormale, in Ricerche Pedagogiche,
Cultura e scuola, Anno XXVII, Numero 106, Aprile-Giugno, Parma, 1988
Il Disadattamento Infantile e il suo Recupero - dott.ssa Cristina Gualandris
11
Dietro il loro esempio, nel periodo antecedente la prima guerra
mondiale, vediamo sorgere le scuole "Treves-de-Sanctis" di Milano, le
scuole "E. Morselli" di Genova, le scuole medico pedagogiche di Torino e
Bologna.
La scuola magistrale ortofrenica, fondata dal Montesano nel
1900.3
Il Binet, nei primi anni del secolo ha impresso una svolta alla
considerazione del problema “disadattamento”.
Partendo dallo studio dei deboli mentali lievi Binet con
l’elaborazione del suo test approfondì l’argomento in senso qualitativo e
quantitativo, contribuendo ad arricchire di valenze scientifiche le
prospettive socio-educative che in quegli anni si presentavano, per i
soggetti in difficoltà scolastica secondo una duplice direzione:
1) o ammettere delle eccezioni all’obbligo scolastico
2) o creare delle classi speciali, raggruppandovi i
minorati intellettuali.
3
Roberto Zavalloni, Introduzione alla pedagogia speciale, Ed. La Scuola, Brescia, 1986
Il Disadattamento Infantile e il suo Recupero - dott.ssa Cristina Gualandris
12
Per ciò che riguarda i deboli mentali, la seconda soluzione
prevalse nella maggior parte dei paesi, mostrando un atteggiamento
umanitario ed educativo molto chiaro: appariva moralmente impossibile e
socialmente spiacevole abbandonarli alle sorti della vita senza nessuna
educazione particolare e questo a causa della loro minorazione.
Proprio dalla necessita’ di una selezione più sicura nacque il test
di Binet il quale, anche se con molta approssimazione, mise in luce che
dal 2 al 3 % della popolazione scolastica cadeva nella categoria di coloro
che a scuola non potevano seguire i ritmi di apprendimento “normali”.
I quozienti intellettuali studiati da Binet ricevevano il loro
significato da criteri pedagogici.4
Il dibattito sulle relazioni tra organismo e psiche, sulla definizione
di intelligenza, sui rapporti tra intelligenza e ambiente dai tempi di
Seguin, Esquirol e Binet fino ai giorni nostri, ha portato in campo
psicopedagogico un contributo notevolissimo alla riflessione e al
chiarimento su ciò che sono e su ciò che non sono debolezza mentale e
disadattamento.
4
R. Zazzo, Équipe H.HR., I deboli mentali, Soc. Ed. Internazionale, Torino
Il Disadattamento Infantile e il suo Recupero - dott.ssa Cristina Gualandris
13
Nel settore tipicamente pedagogico progetti di accostamento
globale, educativo e rieducativo alla personalità dell’alunno “in difficoltà”
si riscontrano già in grandi pedagogisti quali il Pestalozzi e il Fröbel,
mentre nell’Aporti, Montessori e Décroly non e’ difficile scorgere
impostazioni settoriali a livello psicologico, spesso avulse dal contesto
socio-culturale del bambino.5
Dopo la parentesi della seconda guerra mondiale, un nuovo soffio
di ripresa e di stimolazione si levò in rapporto all'assistenza dell'infanzia
minorata, non solo mentalmente ma fisicamente e socialmente disadattata.
Anche in Italia, come in molti altri paesi, dal 1945 in poi i temi
dell'infanzia minorata e maltrattata sono stati trattati in un numero assai
elevato di congressi, convegni aumentando così considerevolmente la
sensibilità pubblica e privata.6
Nel 1947 sorsero i primi due centri medico-psico-pedagogici del
O.N.M.I., uno a Milano e l’altro a Roma.
In poco più di un decennio, questi C.M.P.P. salirono da due a
duecento.
5
Giuseppe Vico, Disadattamento, Ed. La scuola, Brescia, 1979
6
Roberto Zavalloni, Introduzione alla pedagogia speciale, Ed. La Scuola, Brescia, 1986
Il Disadattamento Infantile e il suo Recupero - dott.ssa Cristina Gualandris
14
Nello stesso anno 1947 il Di Tullio fondò l’E.N.P.M.F. (Ente
Nazionale per la Protezione Morale del Fanciullo) che ha come scopo lo
studio e l’assistenza del ragazzo -problema e del giovane delinquente.
Nel 1948 si costituì la S.I.A.M.E. (Società Italiana per
l’Assistenza Medico-pedagogica ai minorati fisici e psichici dell’età
Evolutiva) che si propone di riunire le forze di tutti coloro cui sta a cuore
l’infanzia bisognosa di cure particolari e di speciali trattamenti
pedagogici.
Nel 1953 ebbe vita l’A.N.E.G.I.D. (Associazione Nazionale
Educatori Gioventù Italiana Disadattata) che si interessa in particolare dei
disadattamenti sociali e dei problemi di rieducazione.7
1.3 Paradigmi di interpretazione del disadattamento nella storia.
L'esigenza di spiegare il fenomeno del disadattamento minorile si
era tradizionalmente sviluppata all'interno di un paradigma eziologico.
Dall'investigazione ottocentesca sul determinismo climatico e
fisiologico, sull'ereditarietà del delitto, sugli indizi fisiognomici del
7
Roberto Zavalloni, Pedagogia speciale e i suoi problemi, Ed. La Scuola, Brescia, 1967
Il Disadattamento Infantile e il suo Recupero - dott.ssa Cristina Gualandris
15
criminale fino al determinismo socioculturale, la ricerca di una
spiegazione causale, completa, rigorosa ha attraversato la riflessione
sociale sul fenomeno.
Anche la riflessione scientifica é stata informata dall'assunzione
indiscussa e più o meno implicita di un paradigma causale.
La ricerca, a seconda dei punti di vista disciplinari si é indirizzata
all'individuazione di quei tratti dell'individuo o della società passibili di
essere considerati cause del fenomeno della devianza.
Dai tempi di Lombroso, le teorie biologiche della devianza
ricompaiono di tanto in tanto nel panorama della riflessione scientifica :
dall'individuazione del tipo somatico predominante tra la popolazione
delinquente, alla scoperta di una particolare configurazione cromosomica
tra alcuni criminali violenti, il tentativo di individuare fattori eziologici
della devianza di ordine biologico attraversa tuttora la ricerca.
Sull'individuo, come portatore di fattori delinquogenetici, si
indirizza per esempio la ricerca di impostazione neurologica e
fisiopsicologica.
Il Disadattamento Infantile e il suo Recupero - dott.ssa Cristina Gualandris
16
Il tentativo é quello di individuare una configurazione di fattori
neurologici che determinerebbero sindromi come il danno minimo
cerebrale (D.M.C.) o il discontrollo episodico, che sarebbero associate a
comportamenti violenti o aggressivi.
Ciò che però resta poco argomentato é il determinismo di quel
passaggio generativo che dai fattori neurologici o cromosomici
condurrebbe progressivamente il soggetto al comportamento deviante.
La componente biologica, essendo mediata dai processi personali
e interpersonali di attribuzione di senso non appare a priori individuabile
come causa generalizzabile dei comportamenti devianti né come
ancoraggio per una diagnosi con valore predittivo.
Anche il tradizionale paradigma di tipo psicologico e psichiatrico
focalizza sull'individuo la ricerca delle cause del suo comportamento
antisociale.
Rispetto agli approcci neurologici o psicofisiologici, la attenzione
si sposta però sui tratti della personalità o del carattere.
La diagnosi psichiatrica ma anche il tradizionale approccio
psicologico psicoanalitico, attraverso l'uso di strumenti clinici come i test
Il Disadattamento Infantile e il suo Recupero - dott.ssa Cristina Gualandris
17
di personalità, cercano di individuare quei tratti specifici e costanti della
personalità associati al comportamento deviante : l'immaturità, la
anaffettività, la punitività, la debole strutturazione dell'Io, l'aggressività,
sono state volta-volta considerate cause determinanti del comportamento
antisociale.
I tratti del carattere e le condizioni che potrebbero averne
provocato l'insorgenza si situano sempre in un tessuto più ampio e
complesso di relazioni entro cui acquistano un significato, un valore e
dunque una incidenza sulla vita dell'individuo del tutto peculiari e relative
alla specificità culturale, storica e relazionale di quel contesto e delle
mediazioni cognitive ed emotive di quell'individuo in quel contesto.
Considerando i vari fattori psicologici tradizionalmente
individuati come responsabili del comportamento deviante emerge
l'impossibilità di individuare un'eziologia stabile e generalizzabile del
comportamento deviante sulla base di fattori causali di ordine psicologico
il cui funzionamento risulterebbe dai processi dinamici di interazione
sociale.