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CAPITOLO 1
ESISTE UN DIRITTO COSTITUZIONALE
ALLA SICUREZZA?
1.1. Analisi geo-politica sui fenomeni criminali.
Negli ultimi tempi in Italia e, in generale, in tutto il
resto del mondo, si sta svolgendo un ampio dibattito che ha
come oggetto la tutela del diritto alla sicurezza.
La sicurezza dei cittadini di ogni Paese, quella di
intere comunità statali e addirittura quella mondiale sono
costantemente ritenute a rischio.
Il perché di un così ampio interesse trova la sua
naturale spiegazione nell’aumento della paura, conseguenza
dei mutamenti globali e locali (sul piano sociale, nazionale,
politico ed economico). La sicurezza è, infatti, una
questione giuridica di portata sia globale che locale.
La nostra indagine vuol iniziare ponendosi come
primo quesito la ricerca del dies ad quo relativo all’aumento
della percezione dell’insicurezza.
In tal senso la scelta ricade all’11 settembre 2001
quando i terroristi di un noto gruppo jiadista, denominata
Al-Qā‘ida (arabo: ة د ع اق لا), decisero di proclamare la loro
guerra santa contro l’occidente. Gli attacchi furono effettuati
attraverso il sequestro di alcuni aerei di linea americani,
dirottati e usati nell’impatto contro edifici simbolo degli
U.S.A. quali le Torri Gemelle a New York e il Pentagono
poiché sede del ministero della Difesa americano.
Da allora tutto il mondo vive nella paura che il
terrorismo rappresenti per le generazioni attuali e future il
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pericolo più grande: la sicurezza di tutti quanti è minacciata
continuamente dal ricordo di quegli attentati che hanno
rappresentato e rappresentano il simbolo di una nuova
stagione di paura, ritenuta ormai al termine con la fine della
Guerra fredda (
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).
In realtà, non è solo il terrorismo che crea tensione ed
ansia nei cittadini.
Le società civili appartenenti ad ogni nazione
democratica sono attraversate da continue paure.
La circoscrizione dell'inquietudine, in tal senso,
riguarda ambiti precisi e molto più ampi rispetto al passato.
Essi trovano collocazione nella preoccupazione per i nuovi
connotati del terrorismo moderno, nell'aumento dei flussi
migratori a livello globale e nella minaccia costituita
dall'aumento della microcriminalità: si tratta di forme di
crimine che la storia già conosce ma che non ha saputo
prevedere potessero degenerare in tale maniera e con
componenti strutturali così diverse dal passato.
I risultati di studi sociali condotti sul tema della
sicurezza confermano che i livelli delle paure sono cresciuti
negli ultimi anni più di quanto siano cresciuti i dati
quantitativi sulla criminalità (
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). È comunque evidente che la
domanda sociale di sicurezza sia sempre più condizionata
anche da motivi strutturali. Per comprenderne la complessità
non si può prescindere da alcune riflessioni sulle linee di
tendenza delle attuali dinamiche socio-criminali.
Se a livello globale il terrorismo è la minaccia
principale, a livello nazionale le situazioni inerenti la
commissione di reati sono di diverso genere: aumento dei
reati di grave allarme sociale da ricondurre al fenomeno
della microcriminalità, violenza negli stadi, aumento dei
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MONTEDORO G. , Diritto alla sicurezza e sicurezza dei diritti, reperibile presso il
sito www.aspeninstitute.it
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Dati forniti dal Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri nella relazione
annuale 2007/2008, reperibile presso il sito www.carabinieri.gov
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morti sulle strade per guida in stato d’ebbrezza o di
tossicodipendenza, nuove forme di molestie nei confronti
delle donne (“Stalking”), delitti contro la persona ed in
particolare bambini, consolidamento delle organizzazioni
criminali, aumento dell’immigrazione clandestina.
In particolar modo, analizzando la situazione socio-
criminale in Italia, si evince che i dati sull’andamento dei
delitti negli ultimi anni non sono univoci.
In tali dati, forniti sia dal Ministero degli Interni (
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)
che dal Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri nella
relazione di fine anno 2008, si evince come vi siano crimini
che diminuiscono, come gli omicidi, altri che aumentano,
come i furti e le rapine, rispettivamente del 33% e del 26%
rispetto allo scorso anno. Di certo, la percezione della
sicurezza va peggiorando. E questo avviene per il
diffondersi di una criminalità che ha tipologie nuove, che
invade spazi fino ad oggi ritenuti sicuri, che assume
caratteristiche diverse dal passato, attraverso l’utilizzo di
gestioni finanziarie e patrimoniali con una progressiva
internazionalizzazione.
Si tratta, insomma, di affrontare nuovi fenomeni che
richiedono, nel loro contrasto, strumenti nuovi ed
aggiornati. Non solo perché le leggi attuali mostrano una
certa displasia verso la certezza del diritto, principio sommo
di tutta la Costituzione italiana ma perché le precedenti
strategie adottate dai governi passati si sono mostrate
insufficienti nel garantire la sicurezza dei cittadini.
In generale, la situazione è più complicata se
considerata alla luce delle nuove dinamiche socio-criminali
presenti sul territorio italiano.
Innanzitutto occorre tenere presente la connessione
tra aumento dei reati e immigrazione clandestina.
Ad oggi, infatti, l’Italia entra a pieno titolo nel
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Dati forniti dal Ministero dell’Interno, reperibili presso il sito www.interno.it
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sistema migratorio europeo ed è tra fine degli anni Sessanta
e l’inizio degli anni Settanta che ha inizio questo processo
evolutivo.
Non è facile, però, seguire l’evoluzione del fenomeno
migratorio nel nostro Paese perché bisogna tenere conto di
due diverse variabili determinate dall’immigrazione
regolare e dall’immigrazione clandestina o irregolare.
Volendo solo analizzare l’aspetto relativo alla sicurezza,
prescindendo da altre considerazioni di carattere generale, si
registra come l’aumento dei reati di grave allarme sociale,
quali furti, rapine, scippi e violenze sulle donne, sia
aumentato parallelamente all’aumentare dell’immigrazione
clandestina. Un fenomeno questo che inevitabilmente ci
porta ad avere diverse considerazioni sugli immigrati e che
può creare tensioni sociali.
Le conseguenze dal punto di vista giuridico sono
molteplici e riguardano in particolar modo il compimento di
reati di grave allarme sociale ( “Microcriminalità”): rapine,
scippi, spaccio di droga comportano allarme nella
popolazione locale, intimidita fortemente da tali
comportamenti e che alimentano una forma di generalizzata
xenofobia tra italiani e stranieri extracomunitari.
Problematiche che necessitano un nuovo approccio,
sia da un punto di vista giuridico, che di politiche sociali,
perché il rispetto delle leggi nazionali e i principi di
solidarietà e tolleranza devono inevitabilmente camminare
lungo un percorso parallelo.
La seconda dinamica socio-criminale riguarda la
presenza nel nostro Paese di organizzazioni criminali.
Mafia, ‘Ndrangheta e Camorra sono associazioni
criminali fortemente radicate sul territorio, specialmente nel
meridione e il fenomeno è molto importante perché la
presenza di organizzazioni parallele allo Stato rappresentano
la più grossa preoccupazione in quanto costituiscono con i
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loro comportamenti criminali la più complessa e ancora non
risolta anomalia del nostro Paese.
Ciascuna delle organizzazione è interessata a
qualsiasi attività criminale che possa consentirgli guadagni:
dal traffico degli stupefacenti al commercio delle armi, dalla
prostituzione al traffico di profughi clandestini, dal traffico
di rifiuti al voto di scambio.
Ad una precedente stagione di sangue, in cui le
organizzazioni criminali si fronteggiavano per avere il
monopolio assoluto su tutte le attività illecite, è seguita una
stagione del silenzio in cui le varie mafie hanno deciso di
introdursi nella politica e nella gestione di appalti pubblici
per la fornitura di servizi. Tutto ciò inevitabilmente
comporta connotazioni nuove, diverse dal passato, con il
ricorso a sofisticate gestioni finanziarie e patrimoniali di
risorse pubbliche, creando una ricchezza sommersa parallela
al PIL dell’Italia e che, con una progressiva
internazionalizzazione della gestione, è legata ad altre
organizzazioni criminali con chiare ripercussioni sulla
sicurezza dei cittadini e sul buon andamento della gestione
della cosa pubblica.
La terza ed ultima dinamica dei fenomeni socio-
criminali in Italia riguarda il fenomeno del terrorismo
islamico.
Ad oggi, l’Italia non ricorda sul proprio territorio
attacchi terroristici ma ciò non vuol dire che situazioni del
genere non possano verificarsi.
In realtà due diverse circostanze portano a pensare
che la minaccia terroristica possa costituire un serio
problema per il nostro Paese: la prima riguarda la vecchia
alleanza, diplomatica e militare, con gli U.S.A.; la seconda
nasce dalla relazione semestrale dei vertici dei servizi
segreti italiani al COPASIR (
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) del 12 febbraio 2007: i
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Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica
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direttori di Aisi e Aise (
5
) hanno dichiarato di aver ricevuto
dagli agenti di FBI e CIA informazioni relative alla
preparazione di attentati in Italia per colpire luoghi simbolo
della cristianità.
Come si evince il potenziale pericolo non manca.
Anzi, la materializzazione di tali situazioni troverà di sicuro
reminiscenze nelle diverse operazioni condotte nel 2007/08
dai Carabinieri del R.O.S. attraverso cui sono state
individuate cellule terroristiche dedite alla preparazione,
non solo di attentati contro luoghi simbolo della cristianità
ma che utilizzavano moschee presenti in diverse città
italiane come luogo attraverso cui scambiarsi informazioni e
materiale contraffatto da utilizzare in potenziali attacchi
terroristici in Italia e all’estero (dvd inneggianti la guerra
santa, passaporti e documenti falsi) (
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) : quest’ultima
vicenda ha una connotazione importante perché rende l’idea
di come l’Italia venga utilizzata come base per cellule
terroristiche che organizzano attentati il altri Paesi.
Alla luce di quanto detto, emerge in maniera
inequivocabile come il concetto di sicurezza vada rivisto
non solo alla luce dello studio delle dinamiche attuali ma
perché si tratta di situazioni con connotati strutturali del
tutto nuovi rispetto al passato e che necessitano pertanto di
un affinamento delle armi del diritto.
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Aisi ( Agenzia Informazioni e Sicurezza Interna) e Aise (Agenzia Informazioni e
Sicurezza Esterna). Sono state instituite con Legge 3 agosto 2007, n. 124, recante
Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e nuova disciplina del
segreto.
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21 Luglio 2007 “Operazione Numidia”